Arriviamo a Ventimiglia al mattino di domenica 15 maggio 2016.

In Via Tenda, sulla riva sinistra del fiume, sotto il ponte della superstrada c’è il “nuovo” campo profughi, da giovedì scorso. Un centinaio di persone, alcune donne e bambini piccoli. Principalmente vengono dal Sudan, approdati via mare in Italia. Sono qui per passare la frontiera francese e poi dirigersi principalmente in Inghilterra. Stanno qui per il tempo necessario a trovare il modo di andare in Francia, mediamente 3-5 giorni. Nel frattempo arrivano altri.

La stazione di Ventimiglia è presidiata dalla polizia, che non permette di raggiungere i binari senza biglietto. Il medico che è con noi offre i suoi servigi e subito si crea una coda di pazienti. Tosse, ascessi, algie; fa quel che può colla borsa di farmaci portata all’uopo. L’ambulatorio è il greto del fiume, con una sedia, l’unica disponibile. Sotto il ponte c’è una ventina di tende piccole, dove dormono i profughi in quattro per tenda. Alcuni fuori con coperte. Il vasto ponte di cemento offre un tetto altissimo.

Profughi a Ventimiglia sotto il ponte 15.5.2016 IMG_2564

Prima di giovedì scorso dormivano nel campo della Croce Rossa Italiana o alla foce del fiume o all’addiaccio in stazione.

Questo 7 maggio è venuto a Ventimiglia il Ministro Alfano, e la politica da lui promessa è stata subito attuata: il campo della Croce Rossa Italiana in stazione è stato chiuso e chi dei profughi non si è allontanato è stato caricato d’imperio su due autobus. Un autobus è stato poi avvistato a Genova all’aeroporto, dove i profughi sono stati caricati su un aereo delle Poste Italiane e portati in Sicilia a Trapani.

Nel novembre 2015 è diventato operativo un accordo internazionale stipulato a Malta a settembre 2015, tra rappresentanti di vari stati europei ed africani, tra cui l’Italia; l’accordo prevede gli “hot spot” cioè uffici dello stato di arrivo dei profughi che li destinano ad un paese della UE in base a quote previste dall’accordo stesso. In realtà i profughi sono inviati a random, a destinazioni non scelte da loro; l’accordo è in gran parte disapplicato.

I deportati da Ventimiglia sono stati riportati a Trapani all’hot spot; si torna alla casella iniziale del gioco dell’oca. Uno dei partecipanti al crudele gioco dell’oca nel commissariato di Ventimiglia ha bevuto una bottiglietta d’inchiostro, un altro ha tentato di impiccarsi con un filo elettrico, riferisce la cronaca.

I trattati internazionali prevedono che l’asilo sia concesso dallo stato in cui il richiedente asilo fa la domanda, e che resti lì. Ma come fa chi vuole andare in Germania o Inghilterra, proveniendo dal Maghreb via mare, a non passare da Italia o Grecia e altri paesi costieri? Volando? La sua unica speranza è di non esistere, di sparire per poi materializzarsi alla frontiera dello stato dove vuole arrivare. Così il profugo non-richiedente-asilo ora diventa illegale-clandestino; parte ad esempio dalla Sicilia per la Francia via Ventimiglia; arriva alla (ex) frontiera, la polizia francese lo rimanda indietro. Non è più profugo, quindi meritevole di aiuto per antica cultura; è una “non persona” da dimenticare. L’abitante medio di Ventimiglia lo guarda con preoccupazione o peggio.

In tale situazione permane per giorni alla frontiera. Lo avvicinano dei malfattori che gli chiedono 150-200 euro per attraversare la (ex) frontiera senza incontrare la polizia, sui monti liguri; a volte si torna indietro e si ritenta pagando di nuovo. Nel frattempo il non-più-profugo (per la legge è un espulso o da espellere dall’Italia) staziona sotto il ponte, sulla riva del fiume di Ventimiglia. Il Ministro Alfano l’ha fatto cacciare dal dormitorio della Croce Rossa o dagli anfratti della scogliera o dalla stazione.

Ora sta sotto il ponte. Sono in tanti come lui, giocano a pallone, sono giovani; ridono.

Da una tendina si affaccia un bambino di due anni sorridente. Chiediamo di fargli una foto in braccio alla madre, forse aiuterà a far conoscere una situazione che non ha accesso ai media. Media che per ora hanno affibbiato il ruolo dei cattivi al governo austriaco, lontano dall’Italia e già storicamente vituperato nelle canzoni risorgimentali.

Le cento persone che dimorano sotto il ponte di Ventimiglia non vengono assistite da alcuna Istituzione. Dei giovani di Ventimiglia e di fuori cucinano e portano pentoloni a pranzo, si formano ordinate file e finisce tutto. Qualche giovane medico venuto da qualche città italiana gestisce con parsimonia una grossa borsa di medicinali raccolti in vario modo.

Nella strada che passa a lato e sopra il campo continuamente si fermano cittadini “aventi diritto”, a guardare, mormorare e fare foto. Qui il diritto non c’è, è profugo anche lui.

Nel tardo pomeriggio di oggi quasi tutti i profughi sono davanti al Municipio di Ventimiglia, che è a pochi metri dal campo; con un gruppo di militanti italiani e francesi (alcuni da Calais), tengono un presidio-manifestazione, abbastanza riuscito. La richiesta dei manifestanti è “lasciateci passare”.

 

Le fotografie che accompagnano questo articolo sono state scattate da Buranello (15 maggio 2016, Ventimiglia)

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