Premessa
In questo testo cerco di capire l’attuale situazione delle migrazioni facendo riferimento a Sayad, in particolare al suo ultimo testo Immigrazione e pensiero di stato Negli ultimi anni, le migrazioni sembrano essere l’argomento principale dell’agenda politica locale, nazionale, europea e mondiale, sia per quelli che lo usano strumentalmente, sia per chi reagisce a questo e ovviamente per tutti i media. Siamo giunti allo spettacolo grottesco di vedere le prime pagine dei media zeppe di incitamenti all’odio a fianco di chi invece invoca pietà e ancora accanto al repertorio dell’idiozia di massa[2] (notizie di ogni sorta- anche sui grandi quotidiani che si pretendono seri- su “stelle e stelline” dei social media, su personaggi sportivi o neo-principesse e principini mescolati con notizie trash, gossip e volgarità a volontà – in particolare nei media italiani e nei paesi dove si registra il maggior successo dei cosiddetti sovranisti-populisti[3]). Sempre più spesso si annebbiano le possibilità di comprensione dei fatti sempre più gravi e tutti intrecciati l’uno con l’altro. Si può parlare di migrazione senza comprendere la stretta relazione con le guerre permanenti, le devastazioni dei territori di emigrazione, delle neo-schiavitù dappertutto nel mondo, del neo-colonialismo e del gioco di distrazione di massa (ormai lo sport abituale dei Trump, Salvini e altri) e, d’altra parte, le reazioni a volte ingenue, a volte ambigue, e spesso inefficaci di coloro che sono pro-immigrati e anti-razzisti? Più che mai appare, quindi, importante pensare alle migrazioni come funzione specchio[4], dietro le quali vengono occultati tutti i disastri che il neoliberismo produce in quest’era del capitalocene e della necropolitica. Vittime di crimini contro l’umanità, i migranti diventano il nemico totale: ecco cosa dice un eminente professore: “Cosa resterà della democrazia, della legge e persino di ogni sentimento morale quando è stato necessario scegliere tra l’accettare che l’Europa sia sommersa da decine di milioni di migranti …” [5] (sottolineato da me). Per parlare delle migrazione e dell’Europa di oggi sembra innanzitutto necessario cercare di comprendere i cambiamenti che sono avvenuti fra continuità e accelerazione rispetto a quelli precedentemente noti, soprattutto dalla fine degli anni Settanta (l’inizio della nuova deriva liberista). Quasi tutti i media (compresi quelli considerati moderati, democratici o di sinistra) e la scienza neoliberista delle migrazioni hanno dato credito all’idea che l’Europa si troverebbe di fronte a “un’invasione senza precedenti e insostenibile di migranti” che le destre hanno di nuovo dipinto come la “minaccia” dei Sud contro il Nord e che l’ex-sinistra, con la scusa di contrastare la deriva razzista e antidemocratica, sostiene di combattere efficacemente fermando l’immigrazione attraverso l’esternalizzazione dei confini, anche a costo di pagare le bande criminali libiche (opera dell’ex ministro degli interni del PD, Minniti[6], considerata da destre ed ex-sinistra “geniale” et iper lodata anche da Merkel, Macron, Junger ecc.). La tragedia dei migranti che attraversano la Libia o i territori sub-sahariani e altri di transito sono diventati i luoghi della competizione-scontro (ufficialmente nascosto) tra l’Italia, Francia e altri per accaparrarsi il petrolio, il gas, l’uranio e altri nuovi metalli preziosi. Ciò si accompagna alla persecuzione a volte feroce e mortale degli immigrati anche nei vari paesi europei (in Italia e in Francia e non solo in Ungheria e Austria). La menzogna del discorso anti-immigrazione appare evidente non appena si guardano le cifre: come può un’Europa più di 505 o 550 milioni di abitanti considerare come un’“invasione” l’arrivo di 500 mila o tre milioni immigrati (meno dello 0,1%, o anche dello 0,6%). Peraltro, è noto che il numero di immigrati in Europa negli ultimi anni è quasi ridicolo rispetto al numero totale dei migranti in tutto il mondo e anche rispetto agli immigrati hanno alimentato l’economia degli Stati Uniti a partire dal 1990 (per non parlare delle migrazioni interne ed internazionali degli europei dalla fine del XIX secolo sino agli anni ’60: solo i discendenti di italiani sparsi nel mondo sono oltre 70 milioni contando solo le generazioni dall’unità d’Italia, senza contare chi emigrava già dall’inizio del XIX per esempio nel Maghreb oltre che nelle Americhe). In altre parole, la cosiddetta emergenza immigrazione verso l’Europa è una menzogna totale, i numeri sono ridicoli. Allora, cosa c’è dietro questa gigantesca macchina che distorce l’agenda politica in Europa e negli Stati Uniti? Chi lo vuole? Chi beneficia? Come funziona? Cerco di rispondere a queste domande a partire anche da alcune considerazioni epistemologiche sul fascismo-razzismo-sessismo oggi. 1.1. All’origine del fascismo-razzismo-sessismo di oggi: dall’eurocentrismo colonialista, razzista e genocida alla costruzione dell’Unione europea a partire dal 1990 per il protezionismo e il proibizionismo dell’immigrazione, cioè il neocolonialismo. Riassumendo, la storia del mondo contemporaneo deriva dal processo di formazione dell’economia mondo (Wallerstein) dopo la cosiddetta “scoperta” delle Americhe segnata dal quasi sterminio dei nativi di queste terre con la benedizione cattolica (richiesta da Colombo sostenendo che si trattava di animali senz’anima e pericolosi a causa del loro aspetto umano). Questo razzismo genocida si rinnova con i Lombroso, i Gobineau e anche il Tocqueville sull’Algeria (Todorov, 1988) ed è praticato in quasi tutte le colonizzazioni direttamente dalle truppe dei paesi colonialisti, o indirettamente attraverso i Gurkha o altri gruppi etnici[7]. Si arriva poi al nazismo e alle leggi sulla razza in Italia e altrove. La razzializzazione dei non europei e dei non cristiani ha giustificato il colonialismo, il commercio degli schiavi, la sua versione “caritatevole”, l’evangelizzazione, la civilizzazione dei “poveri selvaggi”, degli “arretrati” a cui gli europei hanno “donato” la possibilità del “progresso”. Di conseguenza, i popoli e i territori che hanno sperimentato il colonialismo hanno continuato a patire guerre, rapine e devastazioni, compresi quelle ora praticate dai dominanti locali che hanno interiorizzato le peggiori pratiche del dominio coloniale (si pensi al caso algerino fra altri -Sayad, 2003). Non è quindi un caso che gli Stati Uniti siano diventati la prima potenza economica, militare e politica del mondo grazie alle élite degli immigrati che hanno interiorizzato le peggiori pratiche coloniali (rinnovandole con la riproduzione della violenta razzializzazione dei neri e in generale dei neo-arrivati, anche se cattolici, come nel caso degli irlandesi massacrati dagli inglesi che si auto-definivano “nativi americani”). Si può quindi dire che i Trump e altri, anche in America Latina e altrove, sono discendenti dei colonialisti che sono diventati dominanti e avidi di denaro e potere a ogni costo e soprattutto sulla pelle dei meno protetti e anche del pianeta Terra. Non sorprende allora come s’è configurato il processo di costruzione europea nell’attuale periodo neoliberista, non solo per le sue caratteristiche economiche ma anche per quelle politiche e quindi di polizia, in particolare dal 1990. E’ allora che si crea l’area Schengen (in vigore dal 1995) e quindi l’istituzione dei visti per i non europei. Tra le altre cose, è utile ricordare che sino ad allora, algerini, marocchini e tunisini, famiglie e commercianti, venivano a fare le compere a Palermo o Napoli, come a Marsiglia, senza ostacoli di visto. Successivamente, l’UE si è gradualmente espansa integrando i paesi dell’ex-URSS secondo una visione puramente euro-nordista, mentre il mondo mediterraneo è stato escluso nonostante la recente e lontana storia euro-mediterranea, ma non conforme con la concezione euro-centrica. Tutti gli indicatori in tutti i campi mostrano che questa nuova emarginazione del Mediterraneo ha aggravato i disastri sanitari, ambientali ed economici, le guerre e l’alimentazione dei terrorismi in questa regione. Oggi, possiamo constatare che il protezionismo europeo non ha dato all’UE le capacità economiche nel confronto / competizione con Stati Uniti, Cina e altri. Quanto al proibizionismo dell’immigrazione si può osservare che è stato adattato alle esigenze del neoliberismo: a partire dall’inizio degli anni Settanta, e in particolare a partire dal 1990, l’economia europea s’è alimentata col lavoro degli “extracomunitari” selezionati, inferiorizzati, spesso razzializzati e addirittura criminalizzati, proprio per legittimare la precarietà permanente della loro maggioranza e la riproduzione della loro schiavizzazione che si estende anche ai lavoratori europei privi di protezione. S’è riprodotta quindi la versione neoliberista del caporalato, che implica la complicità di agenti delle agenzie di prevenzione e di controllo e delle forze di polizia (le cui pratiche correnti riguardano sia l’azione repressiva del proibizionismo sia la regolamentazione del mercato del lavoro legale e illegale, in accordo con i datori di lavoro e caporali). La razzializzazione degli immigrati, un po’ come nell’esperienza degli Stati Uniti, ha prodotto la formazione di caporali etnici, power-broker, boss etnico-religiosi per scaricare i rischi e i costi dell’inserimento sugli immigrati e quindi per massimizzare il loro sfruttamento[8]. Perciò gli immigrati spesso sono stati costretti a rinchiudersi nelle “gabbie” etniche o “comunitarie” anziché integrarsi fra i lavoratori protetti da contratto regolare. In altre parole, l’etnicizzazione ha cancellato qualsiasi prospettiva di integrazione in ciò che una volta era il proletariato. Peraltro, la prospettiva universalista e l’idea di articolazione con relativismo culturale sono stati cancellati e, come sottolinea Balibar, universalismo rivela la tendenza a non aggregare, ma a divide (soprattutto quando è nazionalista o integralista, per l’acculturazione e l’assimilazionismo autoritari, ossia antitetico al relativismo culturale). Non ci sono statistiche, ma si può stimare che in particolare dal 1990 decine di milioni di immigrati sono stati super-sfruttati e anche ridotti in schiavitù in diversi paesi europei e costretti a tornare nei loro paesi d’origine perchè distrutti, malati o morti a causa di condizioni di lavoro e di vita insostenibili. S’è quindi avuto un turnover (o una rotazione) molto elevato a causa del divieto imposto da leggi e decreti che hanno sempre reso quasi impossibile o troppo costoso l’accesso ai visti, ai permessi di soggiorno e il rinnovo di questi. In questo modo è stata riprodotta la “clandestinità”, ideale per fornire manodopera schiavizzabile. E i razzisti hanno subito capito come sfruttare al meglio e come esasperare il proibizionismo: le loro mobilitazioni contro l’immigrazione hanno irrigidito le leggi, quindi, le difficoltà di accesso degli immigrati ai diritti uguali a quelli autoctoni europei. Così, il tipico padroncino razzista (leghista o di destra o anche dell’ex-sinistra) è quello che va agli incontri contro gli immigrati e poi l’indomani mattina alle cinque li va a reclutare per disporne come servi e schiavi. Questo è particolarmente il caso dell’Italia dove da oltre 25 anni le destre (e anche l’ex-sinistra) giocano questa gestione dell’immigrazione e dove governano si ha la più alta quantità di lavoro nero, neo-schiavitù, inquinamento e malati e morti da contaminazioni tossiche (Palidda 2018 ). Ma, attenzione le economie sommerse, il lavoro nero e la neo-schiavitù, l’inquinamento, la corruzione ecc. sono abbastanza comuni anche nel cuore di Parigi, in Germania e dappertutto. Tutti i paesi europei hanno praticato questo modo di gestire l’immigrazione. La competizione tra ex-sinistra e le destre ha portato al fatto che le amministrazioni dell’una e dell’altra hanno adottato più o meno le stesse pratiche. L’Italia, apparentemente più accessibile agli arrivi, è un caso emblematico: la governance dell’immigrazione s’è articolata tra legale, semi-legale e totalmente illegale o criminale. In questa gestione tanti attori istituzionali e non hanno giocato un ruolo chiave: parte del personale delle ambasciate, missionari cattolici, passeurs a volte onesti, trafficanti criminali, agenti delle polizie, parroci, associazioni a volte solidali e altre volte criminali, azzeccagarbugli e mercanti dell’accesso alla regolarità, al lavoro, all’alloggio, corporali, false cooperative, ecc. E una parte considerevole della popolazione europea ha beneficiato di questa migrazione: le famiglie per disporre di domestiche o serve 24h su 24h, spesso nero e a volte soggette a soprusi e molestie anche sessuali, artigiani, commercianti e imprenditori. La progressiva sostituzione dei lavoratori europei meno protetti con gli immigrati si è diffusa in quasi tutti i settori di attività e soprattutto dove la domanda di manodopera punta a ridurne il più possibile il costo. E questo soprattutto nei lavori più pericolosi, i più mal pagati, i più disprezzati e nelle attività devianti e talvolta criminali (contrabbando, furto, ricettazione, spaccio, prostituzione ecc.). Tuttavia, alcuni immigrati riescono a conquistare un’emancipazione relativa, cioè un inserimento decente e, in alcuni casi, anche un buon successo, sempre attraverso enormi sacrifici, “pillole amare” e senza fine. E se oggi una parte degli immigrati in Europa è relativamente ben inserita o ha persino avuto accesso alla nazionalità in diversi paesi europei, è perché questa parte di immigrati è riuscita a raggiungere un tale successo grazie al suo capitale culturale e sociale, che le ha permesso di evitare ostacoli, cogliere opportunità per sviluppare relazioni con persone autoctone non ostili e persino solidali (anche nei ranghi delle polizie, fra i datori di lavoro e altri attori sociali). Il confronto con gli Stati Uniti è interessante; si constata allora che la gestione neoliberale europea è stata molto più restrittiva. Dal 1990 al 2017, la popolazione statunitense è passata da 252 milioni a 328 milioni di persone, innanzitutto grazie all’immigrazione, che dal 1980 è passata da più di 620 mila l’anno a più di 1 milione l’anno (vedi Census Bureau). A ciò va aggiunto che dal 2005, gli immigrati irregolari negli Stati Uniti sono stati stimati a circa 13 milioni (con un alto turnover), mentre nello stesso tempo ne sono stati espulsi da 400.000 a quasi un milione ogni anno, e decine di migliaia di persone sono state uccise al confine con il Messico. In Europa, ora a 28, con circa 550 milioni di abitanti, ci sono circa 30 milioni di immigrati e molto meno naturalizzati che negli Stati Uniti. Nel 2018, in Europa le persone nate in paesi non-UE sono circa il 5% dei 550 milioni di abitanti dei paesi UE (negli Stati Uniti l’intera popolazione è di origine immigrata tranne che per i nativi, “quattro gatti” ridotti e confinati nella marginalità). Allora, come si spiega il furore fascista-razzista-sessista contro l’immigrazione nell’Unione europea? La gigantesca menzogna per legittimare la guerra all’immigrazione in Europa è particolarmente utile non solo per legittimare il crimine contro i migranti: migliaia di morti nei tentativi di emigrare via terra e via mare; 6 miliardi dati al dittatore Erdogan per rinchiudere in Turchia i rifugiati siriani e gli altri in fuga dalle guerre, lasciandoli schiavizzare (oltre centomila bambini sono ridotti in schiavitù -vedi i documentari); decine di milioni di euro date alle bande criminali libiche e di altri paesi per sequestrare e perfino abusare dei loro corpi per la loro tortura (vedere documentari tortura, ecc.) e anche la criminalizzazione dei solidali ai confini marittimi come in quelli terrestri. Il ministro italiano degli interni dell’ex-sinistra, Minniti, ha dato l’esempio e Salvini ora cerca di fare ancora di più dicendo che la Libia è un paese che rispetta i diritti umani a cui s’è premurato di offrire armamenti e finanziamenti. I documentari e anche i video sulle violenze e le morti di migranti, nonché della neo-schiavitù di immigrati e anche di italiani sono impressionanti, ma non hanno cambiato l’orientamento dell’Unione europea, che però reclama sempre di rispettare i diritti umani (Palidda, 2018). In realtà gli Orban, i Salvini e le destre naziste in ascesa sembrano far comodo all’Europa che pretende conservare un’immagine moderata e che usa il pericolo di deriva razzista se non nazista per giustificare un proibizionismo ancora più esacerbato. In tutta la storia di governo neoliberista dell’immigrazione straniera negli Stati Uniti e in Europa, così come in tutti gli altri paesi di immigrazione e di transito, lo scopo di tale ferocia è che gli autoctoni sono stati spinti a credere che la posta in gioco è di difendere il diritto alla loro indiscutibile superiorità sugli immigrati (equivalente alla frase che richiama il rischio per la democrazia il fatto che “l’Europa è sommersa da decine di milioni di migranti….”). Ne consegue che gli immigrati non debbano avere gli stessi diritti dei cittadini dei paesi di immigrazione e di transito, ma al contrario devono essere inferiori e persino ridotti in schiavitù. Questa è l’idea della cittadinanza europea che s’è diffusa sempre di più dal 1990. Un’idea che è chiaramente in continuità con il passato coloniale. Va da sé che da allora in poi l’immigrazione diventa il nemico facile da incolpare di tutti i malesseri e problemi economici e sociali che la maggior parte delle popolazioni europee deve affrontare. E ciò malgrado i sovranisti-populisti che gridano “prima i nazionali”, in realtà proteggono solo i ricchi e continuano a seguire le scelte neoliberiste in tutti i settori. Aumentando così i rischi di disastri e i malesseri e problemi economici e sociali a danno della maggioranza della popolazione. In questo contesto, un contributo straordinario alla legittimazione della guerra alle migrazioni è stato dato dal terrorismo pseudo-islamista, così come dalla riproduzione della guerra permanente alimentata dai paesi dominanti e soprattutto dalla lobby militare-poliziesca e delle nuove tecnologie (compreso il commercio di armi, i collegamenti satellitari e altri mezzi). L’immigrazione è stata quindi designata come il nemico politico che, come un’orda straniera, minaccia la democrazia, il benessere e il progresso che la costruzione europea ha promesso. E qui sta l’occultamento delle responsabilità dei disastri e dei problemi economici e sociali che il neoliberismo aggrava dagli anni Ottanta grazie alle destre tradizionali e all’ex-sinistra. Da quando è iniziata nel 2007 la cosiddetta crisi, i ricchi hanno aumentato i loro averi e i poveri sono diventati più poveri. Chi ha aumentato il debito pubblico? Chi continua ad aumentare i finanziamenti per le attrezzature militari e di polizia e le missioni militari all’estero? Chi ha devastato e reso invivibili i territori delle emigrazioni disperate di oggi che non hanno altra scelta che rischiare la morte per terra o per mare? Chi ha continuato a finanziare le grandi opere inutili, costose e dannose anziché bonificare i territori costantemente afflitti da disastri sanitari e ambientali? (e fra questi anche quelli dei paesi europei). Chi non fa nulla contro la diffusione di malattie e morti a causa delle contaminazioni tossiche? (anche tra gli elettori dei diversi partiti della maggioranza e dell’opposizione). Chi non fa nulla contro il lavoro nero e la neo-schiavitù ormai diffusi in tutta Europa e in particolare nelle aree con più attività cosiddette legittime perché si nutrono di economie sommerse? (quindi lavoro nero, corruzione, complicità e spesso connessioni anche con le mafie). Il caso italiano (apparentemente estremo a causa della deriva neo-liberista negli anni ’80 della della sinistra oltre che della destra) è emblematico del funzionamento dell’intera Unione europea. La sporca guerra all’immigrazione nasconde non solo i disastri che le imprese italiane e quelle di tutti i paesi dominanti producono nei paesi di emigrazione, ma anche i vari crimini contro i migranti: la falsa accoglienza, proficua per gruppi criminali e loro complici nel governo locale e nazionale e nei ranghi delle polizie (non solo la “mafia di Roma”); il caporalato e la neo-schiavitù che si riproducono grazie alla corruzione di agenti delle agenzie di prevenzione e controllo e delle forze di polizia, un fenomeno che aumenta perché garantisce abbastanza profitti e perché la stragrande maggioranza dei politici non osa andare contro gli illegalismi di massa[9] e innanzitutto dei loro elettori; questa maggioranza segue sempre la “regola d’oro” del dominio di tipo mafioso: “mangia e fa mangiare”. Così le responsabilità dei malesseri e dei problemi economici e sociali che affliggono la maggioranza della popolazione sono nascoste e attribuite agli immigrati. Il ministro dell’interno Salvini promette un “cambiamento totale” e non smette di gridare insulti e ignominie contro gli immigrati; ma si guarda bene dal chiedere alla polizia di controllare e perseguire coloro che schiavizzano (spesso i suoi elettori), che corrompono e sono corrotti e gli inquinatori (anche se danneggiano i suoi propri elettori). L’orientamento che persegue questo ministro, attraverso un linguaggio e modalità esplicite, ma con obiettivi non diversi da quelli dei suoi predecessori dell’ex-sinistra, richiama l’inganno mostruoso che ha fatto il successo del fascismo e nazismo: i nemici attuali sono i migranti e coloro che sono solidali con loro; ieri, gli ebrei, i rom e coloro che erano solidali con loro, gli anarchici, i comunisti, i socialisti, i democratici, i pacifisti e gli omosessuali. Tutto il processo che comincia con la prima guerra del Golfo e ancor di più con quella in Afghanistan e ancora in Iraq e conduce alle guerre permanenti, ai continui disastri sanitari, ambientali ed economici, alle migrazioni disperate, al neo-colonialismo, mostra che i dominanti del mondo non si preoccupano della prosperità e della posterità che il capitalismo edulcorato dei liberal-democratici del XIX et XX secolo avrebbero dovuto realizzare. La finanziarizzazione ha dato un potere straordinario a un numero sempre più ridotto di dominanti e alla loro pratica della cremastica, il che li porta ad essere antitetici alla res publica, cioè all’interesse collettivo e persino allo stato-nazione (Joxe, 2018 ). I dominanti di oggi sembrano scommettere sul caos (Joxe, 2003) per meglio dominare a loro piacimento, a sprezzo dell’umanità e persino del pianeta Terra. Secondo Latour (2017): una parte significativa delle classi dominanti è giunta alla conclusione che, per vivere a proprio agio, non è più necessario fingere di condividere la terra con il resto del mondo … è così convinta che non ci sarà vita futura per tutti che ha deciso di sbarazzarsi di tutti gli