Appunti verso il seminario “Valore, Biosfera, Conflitto: la crisi ecologica e l’accumulazione” di sabato 01 febbraio 2020, Milano.
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La grande accelerazione nei processi di finanziarizzazione, partita all’inizio degli anni Settanta, ha segnato un punto di svolta nella storia del capitalismo, ma ha anche contribuito a ridefinire i rapporti di produzione e i ritmi di vita. L’affermarsi delle cosiddette “economie della conoscenza” non ha solamente significato l’estensione del tempo di lavoro oltre il limite che aveva avuto nei secoli precedenti, ma ha anche favorito la sussunzione generale ai meccanismi di circolazione delle merci e la colonizzazione del vivente in tutti i suoi aspetti. Le relazioni biologiche ed i corpi sono coinvolti in questo processo, sono il luogo di forme sempre più estremizzate di appropriazione, perché i nuovi processi di estrazione di valore individuano in tutte le potenzialità ri-generative una componente attiva dei processi di produzione. I prodotti dell’ingegneria genetica, i servizi ecosistemici e i crediti di carbonio, sono merci che vengono immesse nel nuovo mercato creato grazie alla crisi ecologica e alla crisi climatica. Lo stesso mercato è però contemporaneamente un luogo di sperimentazione di nuove forme di controllo. Sono tutti nuovi campi dell’accumulazione capitalista che vengono creati proprio dai grandi mutamenti prodotti dalla crisi, si pongono in continuità con l’estrattivismo dell’ultimo secolo e realizzano forme di grande innovazione nelle modalità con cui agiscono e nei processi di cui si nutrono. Lo stesso vivente si trova ad essere ridefinito dai nuovi processi estrattivi: dal capitalismo fossile, alla green economy, dalle sperimentazioni della bioeconomy alle piattaforme digitali, la vita è costantemente un campo di accumulazione.
I processi di mercificazione si muovo nello spazio astratto del mercato, trasformando in astrazione tutto ciò che viene inglobato al loro interno, seguendo uno schema che ha sostenuto il potere per tutta la modernità. Allo stesso modo riemergono le forme del dominio di stato e della segregazione spaziale, nelle politiche sui confini, nella definizione di zone economiche speciali e dei territori sacrificati alle grandi opere. Le forme di gerarchizzazione del vivente si ripropongono nella loro costante capacità di determinare la realtà sociale, agiscono all’interno delle logiche del valore, attraverso il debito, nella costruzione dei mercati, rappresentando una sostanziale continuità con l’esperienza coloniale e con la forma necropolitica del potere[1]. È la forma di potere che opera quando i corpi, umani e non umani, sono sottoposti alle logiche del valore e le stesse potenzialità riproduttive sono asservite ai ritmi dell’accumulazione.
Intersezioni, convergenze, conflitti nella sfera della riproduzione
Il fatto che il vivente e la crisi climatica siano diventati il terreno dell’accumulazione spiega perché la pluralità di conflitti sociali, resistenze e nuove forme di insubordinazione, emerse negli ultimi anni in tutto il pianeta, si esprima proprio nella sfera della riproduzione. Non solo nella Francia del Gilet Gialli, in Cile, in Rojava, per citare i momenti insurrezionali più acuti, ma con diverse forme un po’ in tutto il mondo si sono attivati movimenti femministi e movimenti per la giustizia climatica. Ni una Menos e Fridays for Future sono sorti come risposta alla pretesa di onnipotenza e alla violenza del sistema capitalistico-patriarcale. Più si intersecano le contraddizioni di razza, classe, genere, clima più la lotta diventa intersezionale e si pone la condizione affinché possano affiorare convergenze inedite. Anche in Italia, nonostante tutte le difficoltà che presenta la specificità politica del nostri territori, abbiamo assistito all’intrecciarsi dei temi di genere, lavoro, clima e grandi opere, proprio nelle assemblee di Non Una Di Meno, Fridays for Future e di vari sindacati di base.
Ciò che si cerca di superare è la contraddizione tra salute e lavoro, imposta insieme al ricatto salariale subito da gran parte della popolazione. Il caso dell’Ilva è un esempio, come lo sono le varie “terre dei fuochi”, sparse un po’ su tutto il territorio per l’azione delle eco-mafie, o il sistema delle grandi opere “inutili”, che drena soldi pubblici per arricchire mafie e imprese. È su questo asse che si mantiene una frattura insanabile tra ricatto salariale e salute. Per ora ci sembra utile assumere come dato positivo l’apertura di un campo d’azione in cui si iniziano a indicare dei responsabili, individuare i nemici. L’ultima mossa di Fridays for Future, colpire Eni con sanzionamenti e flash-mob in venti diverse città, va nella direzione giusta. Le rivendicazioni degli attivisti sono state: “stop al fossile”, “basta greenwashing”, “chi inquina deve pagare”. Inizia ad imporsi la lotta sui costi della conversione ecologica, su chi debba nei fatti pagare la transizione, dato che fino ad ora gli unici pallidi tentativi di introduzione di misure ecologiste in Europa sono sempre stati a carico dei contribuenti con reddito medio-basso. Come dimostra la mancanza di chiarezza delle proposte di Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, che a Davos ha rilanciato il suo progetto di Green Deal, indirizzato a sostenere una “crescita verde”, promettendo “mille miliardi di investimenti”[2]. Non è chiaro però da dove verranno prelevati questi soldi né a chi verranno destinati. La lotta di Fridays for Future per chiedere alle multinazionali di pagare i danni ambientali che hanno causato e la rivendicazione di Non Una di Meno che pretende un reddito di base incondizionato sono un modo per dire che c’è bisogno di un radicale ripensamento dell’attuale sistema economico e sociale.
La discussione è aperta, una pluralità di fratture si rendono evidenti davanti a noi in tutto il mondo, creando canali inediti dentro i quali la possibilità di vivere bene, e non di un mero sopravvivere, diventa concreta. Partendo proprio da questi spunti parteciperemo come Fridays for Future e come collettivi di Ecologia Politica all’incontro del 1 Febbraio “L’enigma del Valore, Valore, Biosfera, Conflitto: la crisi ecologica e l’accumulazione”.
Note
[1] Su questo Maura Benegiamo “Territori estrattivi e la politica dei morti viventi. Lo sviluppo capitalista nell’era della crisi ecologica” http://www.leparoleelecose.it/?p=36606
[2] https://www.corriere.it/economia/finanza/20_gennaio_22/i-grandi-davos-web-tax-lo-scontro-si-parla-tregua-8c316a70-3d61-11ea-a086-4a0558b00e99.shtml
Immagine di copertina: Fridays for Future Italia
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