Introduciamo il secondo dei seminari di studio a cura di Effimera sul tema dell’Enigma del Valore. Al link seguente la presentazione del ciclo:
Lavoro, corpo e natura: forme e processi di sfruttamento nel capitalismo digitale
Di seguito, testo e programma definitivo della giornata che si svolgerà sabato 1 febbraio 2020 alla Casa delle donne in via Marsala 10, Milano.
(Qui il link alla presentazione del primo seminario e i materiali multimediali della prima e seconda parte)
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Valore, biosfera, conflitto: La crisi ecologica e l’accumulazione
Nella loro essenza più intima i processi di valorizzazione sono riusciti a collocarsi al centro della costruzione delle relazioni sociali e progressivamente della stessa strutturazione del nostro mondo. Il capitalismo ha ristrutturato e convertito tutte le relazioni della biosfera e ne ha ricomposto le forme della riproduzione in una catena di produzione di valore di scambio. Tutti gli elementi che definiscono il vivente, dalla base biologica alla produzione autonoma di relazioni e informazioni, sono rientrati così progressivamente nel grande processo di produzione e riproduzione del mondo capitalista. All’origine della crisi ecologica globale e della crisi climatica si trova adesso proprio la modalità con cui i processi di valorizzazione hanno trasformato le pratiche di vita e spinto all’estremo tutte le forme di estrazione di valore.
Nell’analisi di questo processo, emergono alcuni nodi ancora irrisolti sia nel dibattito che ha caratterizzato la grande critica alla modernità capitalista sia nelle pratiche di mutamento sociale proposte all’interno dell’esperienza dell’operaismo, del femminismo e del pensiero decoloniale. Come ad esempio la questione del lavoro umano come strumento di asservimento di tutte le forme di vita, quella delle relazioni di sfruttamento e oppressione operate nei confronti di tutte le forme del vivente, quella relativa alle modalità di funzionamento di quel meccanismo che è stato definito nel dibattito marxiano riproduzione sociale complessiva e che è stato rielaborato nel dibattito femminista in termini del tutto innovativi. La riproduzione sociale è risultata intimamente connessa alle modalità con cui si costruisce e determina il valore in tutte le sue forme, attraverso la conversione delle esistenze individuali, dei corpi e della produzione di pensiero. Le modalità con cui si può uscire dai meccanismi del suo funzionamento sono ancora l’oggetto di buona parte del dibattito sul mutamento sociale: il modo in cui si può uscire dal mondo-fabbrica che converte il vivente rimane ancora una delle grandi questioni aperte.
Il secondo seminario del ciclo L’enigma del valore, organizzato da Effimera, affronterà il nodo della riproduzione socio-ecologica, cercherà di porre in discussione le specifiche modalità con cui il dibattito dell’ecologia politica negli ultimi anni ha tentato di affrontare la questione del valore e cercherà di riflettere sulle modalità con cui questo dibattito sta attraversando i grandi conflitti attuali.
Sul piano dell’analisi dei movimenti sociali, la fase attuale è segnata in tutto il pianeta, da diversi anni, dai conflitti ambientali e dall’acuirsi delle varie forme di repressione, dirette espressamente a bloccare le nuove pratiche di lotta. La difesa del vivente è diventata una linea di conflitto planetaria che caratterizza anche alcune tra le riflessioni più radicali dei movimenti politici. Nelle aree del pianeta in cui le forme più esplicitamente predatorie di estrattivismo hanno portato a forme di conflitto aperto, ad esempio, si stanno anche realizzando evidenti saldature tra il pensiero femminista, quello ecologista e l’innovazione nelle interpretazioni di classe. In tutto il pianeta le lotte per la giustizia ambientale subiscono dure forme di repressione, come avviene in Europa e in Italia negli ultimi mesi, proprio perché possiedono un forte potenziale di trasformazione e toccano direttamente i nodi centrali dei processi di accumulazione. Il conflitto tra capitale e vivente si articola infatti in forme complesse e pervasive, coinvolge tutti gli elementi della vita quotidiana, mira a inglobare tutto e rende quasi tutto inessenziale e sacrificabile, purché riproducibile all’interno del sistema, come avviene con la vita della maggior parte degli esseri viventi.
Un sistema che affronta la sua crisi più grave non può permettersi però movimenti che tocchino direttamente i nodi della riproduzione ed estremizza la violenza delle sue reazioni. La riproduzione complessiva del sistema è diventata così anche un luogo essenziale di conflitto, è il luogo della rimodulazione delle pratiche di lotta, offre nuove possibilità di allargamento della base di partecipazione ai movimenti sociali.
Il seminario affronterà anche il legame che si è creato tra le varie esperienze di lotta e le modalità con cui nuove rivendicazioni e forme di conflitto si sono espresse negli ultimi anni insieme a nuove teorie prodotte dall’interno dei movimenti sociali nella ridefinizione dell’idea di liberazione e dei percorsi collettivi contro tutte le forme di oppressione.
Programma
Sabato 1 febbraio 2020
Casa delle donne, via Marsala 8
Milano
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Prima parte
Crisi ecologica e pratiche di opposizione alla valorizzazione
Ore 10.00-13.00
Modera Elena Bassi
Emanuele Leonardi – Pensare l’ecologia con e oltre l’operaismo
Andrea Ghelfi– EcoVisioni. Le forme della politica ecologista
Dibattito
Pausa
Miriam Tola – Femminismi, riproduzione socio-ecologica, futuro
Maurizio Lazzarato – Come introdurre le lotte di classe anche nell’ecologia
Dibattito
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Pranzo
13:00-14:15
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Seconda parte
Interrompere i processi di riproduzione dell’ordine sociale
14:15-16.15
Introduce e modera Gianni Giovannelli
Stefania Barca– Forze di ri/produzione. Per una narrazione anti-padronale dell’antropocene
Massimo De Angelis – Il metabolismo sociale del comune
Alice Dal Gobbo –Decolonizzare l’ecologia. Soggetto, politica, vita
Dibattito
Pausa
16.30-18.30
TAVOLA ROTONDA
Svalutare il mondo. Le lotte contro la valorizzazione capitalista
Coordina Salvo Torre
Interventi di: Ecologia Politica Milano, Ecologia Politica Torino, Comitato No Grandi Navi Venezia, Globalproject.info, NUdM-TCTSU, FfF/Milano, Macao, Off Topic.
Vorrei partecipare all’intera giornata del 1° febbraio. E’ necessario iscriversi?
Cara Sandra, grazie, no non è necessario. Ci vediamo sabato!
Vivo un po’ lontano ma ho avuto la fortunata occasione di assistere, molto interessato, all’incontro di sabato scorso nella Casa delle donne. Ho esperienze sociali e culturali d’oltralpe, ma vorrei comunque apportare qualche appunto sull’interessantissima giornata. Qui, oppure c’è un altro spazio accessibile?
Complimenti per questo (nuovo) passo avanti di connessione di movimenti, idee, teorie e proposte!
Caro Carlo, grazie mille per essere venuto e per il tuo commento. Siamo contenti che tu abbia trovato interessante il nostro spazio di dibattito. Ovviamente puoi lasciarci qui un commento, ma ci farebbe molto piacere se tu potessi scrivere un testo anche breve per un post da pubblicare nel sito 🙂 Grazie, cari saluti! alice
D’accordo Alice, ci proverò. Con il mio italiano un po’ bistrattato dalle migrazioni…
E con una grossa carenza: sono giunto un po’ tardi all’incontro e mi son perso così il potente inizio.
*Prospezioni aeree dell’incontro su enigma del valore, biosfera, conflitto, crisi ecologica, accumulazione*
Sia ben chiaro: ho pochissima esperienza diretta di incontri radicali anticapitalisti italiani. Prima di questo alla Casa delle donne l’ultimo a cui ho assistito era organizzato a Passignano da Euronomade, diversi anni fa. Direi comunque che le riflessioni che propongo qui mi si presentano quasi abitualmente.
1. La prima concerne lo stato d’alienazione generale delle nostre società, ed ora delle corrispondenti e crescenti robotizzazioni (a) attraverso i dominanti complessi telematici e mediatici nell’attuale capitalismo globale della sorveglianza.
Una chiave che tradurrei nell’abbandono, ripiegamento e crescente difficoltà di naturali rapporti umani empatici, affettivi, genuini e spontanei. Persino tra di noi.
Cioè: non trattiamo abbastanza nei nostri apporti teorici, politici o semplicemente di espressione di esperienze personali o collettive questa progressiva degenerazione delle odierne relazioni umane più comuni. Sia le giornaliere più consuete e affettive – quando o se esistono ancora… – che le più specifiche, sia occasionali che di movimenti (classi?) o di gruppo, cioè in collettivi, organismi ed organizzazioni. Con il corrispondente insorgere di individualismi, solitudini e situazioni peggiori che constatiamo come sempre più forti ed evidenti. Soprattutto nelle cosiddette società avanzate. E non solo nei suoi centri più deliranti tipo New York, Shangai, ecc.
Una chiave – che ha poi origine nell’alienazione proprietaria che segnalo nella terza tematica – e che dovrebbe stare invece alla base o attraversare qualsiasi dibattito che si pretenda critico dell’attuale e generale processo degenerativo sociale. Capitalismi di stato inclusi, logicamente.
Un processo che l’abbrutimento mediatico-istituzionale-elettorale yankee di questi tempi ci mostra con aspetti forse ancor più terribili, o temibili, della reazione nazional-socialista (!) del secolo scorso, che si contrappose – deliberatamente, e sempre lo dovremmo risaltare! – al mirabile movimento rivoluzionario tedesco del 1918-19 (b).
2. La seconda riflessione sui nostri dibattiti concerne la scarsezza di variazioni e molteplicità interpretative a proposito del concetto e termine di “movimento” (sociale). Che in parte penso sia proprio conseguenza dell’impoverimento politico-teorico indotto o connesso alla precedente alienazione del punto 1. Anche se nell’incontro di Milano sono apparse tematiche molto interessanti e importanti sull’argomento. Per esempio nel capitolo “ecologia sociale”.
Riprenderò la questione più avanti, a proposito della 6° riflessione sull’organizzazione, mentre comincerei ora con l’osservare che sebbene la questione dei movimenti sociali si stia presentando politicamente sempre più centrale, quando se ne parla – forse o soprattutto per limiti di linguaggio, e certo non è fortuito… – non si riesce a svilupparne tutte le ricchezze, specificità, caratteristiche, forme, funzioni, diversità, contraddizioni esistenti attualmente in un’infinità di “movimenti”. In ogni processo sociale, popolo, nazione, ecc. in movimento… appunto, attraverso molteplici fenomeni di ribellione, lotte o anche solo resistenze, emersioni o apparizioni più o meno puntuali o di massa.
Quando invece proprio alcune attuali straordinarie esperienze del tipo comunalista messicano, nei municipi autonomi del Chiapas, Oaxaca, ecc. o del poliedrico Confederalismo democratico curdo, oppure altre assai meno conosciute del tipo del processo sociale basco degli ultimi decenni del secolo scorso (c), e naturalmente altre più recenti della varietà argentina, cileno-mapuche, ecc., rivelano l’assoluta necessità del saper analizzarne le specifiche diversità di livelli, strutture, processi, collegamenti, ecc. di e in ogni processo con forti caratteristiche o potenzialità anticapitalistiche. Modalità, connessioni, conformazioni, precedenze, intrecci espliciti, evidenti o sommersi, permutazioni e dinamizzazioni ‘politiche’ e/o ideologiche oggettive o strumentali, ecc. di movimenti che costituiscono le chiavi sia in termini tattici che strategici del reale superamento o rivoluzione della società. Cioè degli essenziali – e ormai sempre più indispensabili – cambi rispettivi di paradigma. Ma soprattutto dell’urgente conversione globale, planetaria.
Non si può limitare un processo storico sociale alla genericità del solo concetto/termine di ‘movimento’! Direi che il caso basco era (è) il più chiaro: si definiva “Movimento” di liberazione sociale e nazionale basco – MLNV – proprio un complesso estremamente multiforme però strettamente connesso di processi e movimenti di ogni tipo, con cosiddetti ‘partiti’ ivi compresi… logicamente troppo macchinoso per i fedeli dell’antico dogma di un Partito Centralista Democratico eccetera eccetera dei secoli XIX e XX…
E ciò dev’essere BEN definito, capito, spiegato e sviluppato, per poter avanzare realmente e dappertutto.
3. Terza riflessione. Sarò breve. Come mai si parla oggi sempre più – Greta Thunberg, per esempio – della necessità di cambiare “il Sistema”, o di un cambio di paradigma… mentre persino tra ‘comunisti’ o ‘anarchici’ non si tratta quasi più della questione capitalista essenziale dell’alienazione proprietaria, dell’appropriazione privata dei Beni Comuni, del dominio etico, ideologico, morale e normale dell’Avere su ma in realtà contro l’Essere umano?
Cioè: com’è possibile che la questione di base dello sviluppo capitalistico, una ben determinata concezione della proprietà, non sorga se non in continuità e profondità, almeno come sottofondo elementare di ogni analisi e discorso critico?
Tanto più oggi quando sempre più ‘dati’ – beni – personali e questioni individuali e soggettive del proprio essere intimo (a), o sociale, vengono controllati, assorbiti, appropriati e trasformati come averi e ricchezze capitaliste monopolistiche attraverso processi telematici sempre più sofisticati e spadroneggianti!
4. Quarta: sulla dimensione informazionale (1).
Pensando soprattutto all’intervento di Massimo De Angelis, mi pare tra i più vivaci dell’attiva giornata, a proposito del denominato metabolismo sociale (del comune), e sul superamento delle ideologie marxiste lavoriste proprio sulla base dell’etica e lavoro teorico marxiano. Ideologie fondate in modo quasi perentorio sul sacrosanto lavoro (più o meno salariato) e, direi di nuovo: non prima di tutto sull’alienazione e appropriazione proprietaria. Oltre che sul tema dell’entropia. Anche con un esposto a mio giudizio forse insufficiente a proposito della fondamentale dialettica tra un linguaggio e quadro quantitativo (avere) e uno qualitativo (essere) della nostra società, rapporti umani, valori e ideologie (d).
5. Quinta: i linguaggi appunto.
Se ne parla sempre più, per varie ragioni come la colonizzazione dei miagolii yankee-texani dei nostri testi e discorsi, l’infobesità sia nei termini e contenuti, che come conseguenza della robotizzante moltiplicazione e incidenza di mezzi telematici di massa, e così via. E così pare che non ci preoccupiamo troppo di ripulire le nostre riflessioni da nomenclature come quella di ‘democrazia’ a proposito degli attuali Regimi parlamentari o Partitocrazie degli stati del Capitale, comprese le più sofisticate svizzere o dei paesi nordici della UE. In realtà pure profondamente antidemocratiche. Oppure confondendo i concetti di nazione e di stato, con invece migliaia di nazionalità originarie e popoli assoggettati da solo 200 stati riconosciuti!
O utilizzando l’antico termine marxiano di ‘classe’ ormai secondo le sue più o meno sottili manipolazioni delle sociologie sistemiche, marxisteggianti comprese, fino al punto da assumere il concetto liberista di ‘classi medie’! E così via. E persino parlando ancora di ‘comunismo’ a proposito di certi stati, movimenti ed organizzazioni anticomuniste, sia presenti che del passato come le staliniste.
6. Il tema dell’organizzazione.
Certo c’è da presumere che anche nell’intenso e bell’incontro preparato da Effimera il quesito o quesiti dell’Organizzazione circolavano soprattutto intraverso nelle riflessioni. Ma penso che non si abbiano ancora manifestato o persino trovato sufficienti energie e informazioni per affrontarne finalmente ed esplicitamente le crescenti urgenze, con solide proposte di processi e configurazioni dei e nei movimenti. Di fronte a sempre più gravi fenomeni globali di super-organizzata degenerazione capitalista che il cosiddetto ‘homo sapiens’ continua a procreare nel pianeta Terra. Acquisito alla delirante ma appunto molto organica sovrapposizione dell’Avere sull’essere umano, o meglio: su tutti gli esseri viventi.
Mi pare ormai inconcepibile che dai diversi punti di vista di gruppi e movimenti antipatriarcali, ecologisti, della salute, cura e lavoro, cultura, educazione, ricerca e così via non si dedichino ben più energie alla questione PRIORITARIA del come organizzarsi congiuntamente, in modo ben connesso, di fronte all’organizzazione del delirio autodistruttivo del Capitale. In primo luogo delle infime delinquenti minoranze super-proprietarie, miliardarie, con i loro media, governi, eserciti, partiti, nuclei e centri complottistici, e così via riproducendosi patologicamente.
Ripetendo invece, come per esempio ci mostrano quasi tutti i giorni le prime pagine de Il Manifesto, fanfaronate, litanie, macchinazioni “di sinistra” – appunto delle sinistre del Sistema – ben racchiuse nelle gabbie del regime parlamentario e delle sue partitocrazie, come se questa fosse la vera questione di una possibile organizzazione sociale alternativa. Cioè realmente disruttiva dei processi politici sistemici, dei poteri capitalisti.
Tanto più che non mancano esempi, come il Kurdistan siriano insegna. E appunto, tra l’altro, dove la lotta anti-patriarcale, incarnata poi in modo straordinario nella gineologia del movimento, rafforza molto efficaci reti e strutture trasversali d’organizzazione tra tutti i movimenti sociali, sia comunali che nazionali curdi o di altre culture della vasta regione. Ciò che del resto sembra riprendere in modo più aperto la praticamente sconosciuta esperienza del Kas basco (2), con la sua chiave di strutturazioni e dinamizzazione strategica trasversale attraverso lo sdoppiamento (politico) (c) di ogni ‘attivista’. Basato però sul principio della tripla militanza.
Da riflettere. Ecologia politica. Lotta femminista; o di classe. Di quartiere, sull’alimentazione e l’agricoltura. Internazionalismo attivo verso le centinaia di movimenti ‘indigeni’ già oggi in azione. Culturale, anti-robotizzazioni personali e sociali degli algoritmi Gafam & Co. Per diverse architetture ed urbanizzazioni umane, associative, legate a nuovi processi di cure o per la salute, l’educazione, la ricerca… un’infinità di temi, spazi e processi associativi che dobbiamo connettere, congiungere ai giusti livelli, sapendo dinamizzarli per reali cambi di paradigmi > > >
Continua, speriamo!….
Karlo Raveli
Note:
(1)
Dimensione informazionale intesa inoltre come inclusione ed estensione del concetto marxiano di General Intellect. Tenendo però conto di concetti posteriori (Freud o Jung, per esempio) come i fondamentali inconsci collettivi. Sia di interi popoli originari che di grandi civiltà continentali come l’europea-”occidentale”. Pensando cioè, per esempio, agli Yanomani di Davi Kopenawa di fronte alle deliranti ma ‘moderne’ e ‘sviluppate’ mostruosità di un Manhattan. O alle periferie e ‘banlieux’ metropolitane non lontane da regioni più o meno ‘marginali’ o agricole …e/o appunto “più primitive”.
Comunque, per capirci meglio, trattando soprattutto dei più recenti concetti di dimensione informazionale Qi sviluppati nella fisica quantistica. Cioè oltre le classiche (Newton, Einstein, ecc.) dimensioni spazio-temporali, energetiche e così via, sostegni del vecchio ‘materialismo dialettico’.
Dando quindi anche piede, secondo alcuni, a concezioni ‘più moderne’ o ‘razionali…’ di spiritualità, diversamente ‘trascendentali’ (o trascendenti!) e ben oltre quelle ‘materialiste’ basate sulla tradizionale ‘materia’ ante-Higgs col suo bosone. Perciò ben lontane dal classico materialismo, scientifico o meno, appunto…
(2)
La rapida evoluzione sociale basca a partire dagli anni ‘80, in assenza dell’indispensabile lavoro teorico (del tipo italiano), critico, marxiano diremmo, ha poi aperto la strada ai suoi settori interni ‘socialdemocratici’ che, riuscendo ad occupare poco a poco leve importanti del movimento generale (il MLNV già citato) sono riusciti a disattivare le principali cariche rivoluzionarie o eversive di tutto il complesso-movimento.
Comunque chi volesse approfondire un po’ meglio alcuni argomenti segnalati può ricercare in rete questi collegamenti:
(a) Robotizzazione e alienazione dall’essere collettivo.
(b) Il più importante fallimento marxista: la rivoluzione tedesca 1918-19.
Rosa Luxemburg e la democrazia operaia.
(c) Le chiavi del KAS, Coordinatrice basca socialista.
Cominciamo con una prima caratteristica basilare
(d) La proprietà: chiave di volta rimossa dalle sinistre sinistre.
3. – Quantità più che Qualità…
Visto che il mio barbaro… commento non ha nemmeno suscitato una reazione, c’ho dato dentro per un articoletto sano e potente, prendendo al volo l’occasione eccezionale degli Stati Popolari, e che dovrebbe uscire in rete nei prossimi giorni: “Dimensione operaia degli Stati Popolari, Sardine, ecologismo, antirazzismo, antipatriarcato…”.
Coraggio, che ha ripreso a soffiare un buon vento di rivolta in sempre più ‘popoli’, spazzando via i reazionari populismi neo-fascisti, razzisti, maschilisti, piccolborghesi, bobo-sinistri, ecc.
Saluti e abbracci dall’Europa!
Immagino che ormai…
Ma comunque per chi fosse interessato ecco il collegamento:
https://sinistrainrete.info/analisi-di-classe/18209-karlo-raveli-dimensione-operaia-degli-stati-popolari-sardine-ecologismo-antirazzismo-antipatriarcato.html
Piccolo ‘dibattito’ in sintonia, per tentar di svegliare qualche dormiente…
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/18571-karlo-raveli-ecologismo-comunista-comunismo-ecologista-mamma-mia-luciana.html