Dopo Expo, Expo continua. L’abbraccio velenoso del grande-evento ha stordito la sinistra milanese, abbattuto Pisapia e incoronato Beppe Sala a (candidato) sindaco di Milano. Un testacoda mortale che blocca la città al ritmo del Pd renziano. Nell’epoca del post-Expo si muove la post-politica dei commissari e dei manager, scorciatoia autoritaria per una classe politica debole, conformista, allineata alle posizioni del capo.

Un dibattito vero, laico, sul rapporto costi/benefici di Expo non ci sarà mai, perché in questi sette anni tutti, da destra a sinistra (con poche, pochissime eccezioni) hanno scelto di farsi cooptare nella gustosa spartizione. Negandosi la possibilità di pronunciare parole se non contrarie, almeno ragionate, critiche, su quanto stava producendo l’octopus Expo. Ora è troppo tardi, lo ha dimostrato l’imbarazzante dibattito elettorale delle primarie, con politici e persone silenti fino a un secondo prima, risvegliatesi paladine della trasparenza, dei conti pubblici, delle ricadute sulla città. Un po’ come quando ti risvegli di colpo da un brutto sogno e con un sussulto istintivo torni vigile e reattivo, per poi riprendere, madido, a rilassarti una volta realizzato che appunto, si trattava solo di un brutto sogno. Ecco, passate le primarie, sbrigata la pratica Sala, sono tutti ritornati comodamente a dormire.

Quelle domande però, e non solo quelle sui “numeri” di Expo, restano sul tavolo e vi restano senza risposte. Noi abbiamo scelto dieci temi attorno cui incrociare opinioni e rimettere in circolo ragionamenti. Temi che riguardano la Milano metropolitana, il suo presente e quello che verrà.

Parleremo dell’abitare, in una città che Expo o non Expo, non è riuscita a migliorare le condizioni di vita di chi abita nei quartieri popolari, non riesce a dare risposte alla domanda di case a basso prezzo e si prepara a tracciare le prossime linee di gentrificazione.

Parleremo di retorica e innovazione, la bolla di Expo cosa ha prodotto nella città di maker, startuppari e sharing economy?

Expo, procura e poteri, perché Expo è stata fatta in un contesto di illegalità diffusa, e non era quella dei No Expo. Perché la Procura dopo aver avviato indagini pesantissime, svelando la “cupola di Expo”, ha dovuto stendere un velo sulle inchieste per non compromettere lo spettacolo che ogni sera per sei lunghi mesi è andato in onda sul palco del sito espositivo. Una sorta di ragion di stato modello Expo.

Tirati giù i padiglioni, in verità ancora quasi tutti su, Expo ha diffuso per il paese l’ebrezza dei commissari, delle deroghe a contratti e appalti, dell’addomesticamento delle norme: lo abbiamo fatto a Milano, facciamolo altrove! E’ l’eredità politica dell’Esposizione, la post-politica dell’emergenza pianificata, dello stato di eccezione che si fa novella normalità.

Parleremo del debito che la kermesse lascerà alle casse pubbliche. Come dite? Expo si è chiuso con un conto economico positivo? Chiudete quel giornale, su!

Tutt’attorno, lungo le direttrici di espansione e nello sprawl infinito, con la scusa di Expo si è spinto e si sta spingendo sull’asfalto, alla faccia dei fallimenti conclamati di BreBeMi e Teem: dagli errori non si impara mai. Per questo la voce andrà anche ai territori coinvolti e protagonisti di resistenze vincenti in più di un’occasione.

Il lavoro al tempo di Expo è precario, gratuito e schedato. La vergogna dei pass negati a 800 lavoratori per motivi di polizia, lo sdoganamento dell’immagine del lavoro gratis come possibilità tra le altre.

E infine quello che succederà ora, che sembra molto simile a quello che abbiamo visto fino ad ora. Nei prossimi giorni il Governo pomperà di soldi pubblici la macchina del “post”, oggi ferma ai blocchi partenza. E rivedremo deroghe, commissari e promesse disattese (do you remember “sull’area Expo sorgerà un grande parco pubblico”?).

Dieci temi, dieci interventi (ci saranno tra gli altri Frank Cimini, Andrea Fumagalli, Marco Liberatore, Roberto Maggioni, Giovanni Giovanneli, Marco Pitzen, Luca Beltrami Gadola), quindici minuti a testa. Ogni intervento sarà preceduto da una clip video o una voce “dai territori”.

Ne parleremo mercoledì 17 febbraio, con inizio alle 10.30, presso l’aula Crociera Alta di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano, in via Festa del Perdono.

Un dibattito, un contributo che proponiamo per non restare soffocati dal partito di Expo.

 

Informazioni ulteriori su offtopiclab.org e su fb

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