MEETING DELLA PIATTAFORMA TSS A BOLOGNA, 27-29 OTTOBRE 2023

La guerra globale è in atto. Dopo quello tra Russia e Ucraina, il conflitto che si è aperto tra Palestina e Israele, con le sue tremende lacerazioni e contraddizioni, ripropone ancor più fortemente la necessità di potenziare un movimento transazionale di pace contro la violenza dei vari neonazionalismi che sfruttano e schiacciano le istanze di libertà e di giustizia sociale degli oppressi. L’Occidente, ammantato nella bandiera della “democrazia”, legittima ogni massacro inflitto alle popolazioni civili pur di mantenere un potere ormai esplicitamente fondato sulla sopraffazione e sulla fine di ogni diritto. La nostra responsabilità collettiva, come membri di una comunità internazionale centrata sui principi dell’internazionalismo, dell’eguaglianza e della cooperazione, ci obbliga a interrogarci sulle condizioni attuali del mondo e a sforzarci di ricreare condizioni socio politiche alternative.

Proprio perché ripensare il problema dell’organizzazione su scala transnazionale è diventato ineludibile, la piattaforma del Transnational Social Strike ha chiamato un meeting a Bologna dal 27 al 29 ottobre a cui hanno già aderito 150 attivisti di collettivi e sindacati provenienti da venti paesi europei ed extraeuropei. La piattaforma è uno spazio che connette le lotte femministe e delle e dei migranti, nella logistica e nella riproduzione sociale, esperienze di lotta sindacale e di autoorganizzazione.

Di seguito il programma completo delle giornate con descrizioni.

Leggi la traduzione italiana della call

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PROGRAMMA (in breve)

Venerdì 27 ottobre

17:00-18:00: Accoglienza

18:00-20:00: Incontro di apertura: Guerra, ascesa delle destre, razzismo, sfruttamento: a che punto siamo?

Sabato 28 ottobre

10:00-13:00: Sessione 1

Gruppo 1: La nostra transizione ecologica. Trovare modi per lottare per il clima come classe

Gruppo 2: La riproduzione delle nostre vite: sovvertire il dominio patriarcale, razzista e neoliberale

14:30-17:30: Sessione 2

La scommessa transnazionale: costruire nuovi potenziali di organizzazione

18:00-20:00: Sessione 3

Assemblea permanente contro la guerra: lotta alla normalizzazione della guerra, per una politica transnazionale di pace

Domenica 29 ottobre

10:00-13:00 Plenaria finale: Un’infrastruttura per una politica transnazionale

Per registrarsi

Per info: tssmeetingbologna@gmail.com

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PROGRAMMA COMPLETO CON DESCRIZIONI

Venerdì 27 ottobre

Ore 17.00 – 18.00

Welcome (Porta Pratello)

Ore 18.00 – 20.00

Evento di apertura (Porta Pratello)

GUERRA, ASCESA DELLA DESTRA, RAZZISMO E SFRUTTAMENTO: A CHE PUNTO SIAMO?

Stiamo vivendo un periodo di forte agitazione politica. La guerra in Ucraina, dopo la pandemia, continua a seminare morte e distruzione peggiorando le condizioni sociali ed economiche in cui viviamo e lottiamo. Ma la guerra non è confinata all’Ucraina. Gli attacchi sempre più intensi parte della Turchia in Rojava insieme alla violenza spaventosa della guerra in Israele e Palestina, mostrano un’intensificazione globale della politica di guerra, sottolineando l’urgenza di sviluppare strumenti critici per affrontare questa situazione senza rimanere intrappolati in dinamiche geopolitiche.

Una recessione economica sta emergendo e sta alimentando politiche neoliberiste con tendenze conservatrici e autoritarie che limitano le possibilità di organizzazione politica. Le politiche delle destre, il razzismo e lo sfruttamento stanno guadagnando terreno. Ma queste reazioni riflettono anche il fatto che lavoratori, migranti, donne e persone LGBTQI+, dall’Est all’Ovest, non hanno mai smesso di esprimere il loro rifiuto delle condizioni in cui sono costretti a vivere e lavorare. In questo scenario di crescente instabilità, il predominio della politica di guerra e della militarizzazione sta ostacolando il potere dei movimenti democratici di massa, dai movimenti della Primavera Araba alla vasta opposizione all’austerità che ha attraversato il mondo nell’ultimo decennio.

Questo evento introduttivo mira a discutere la situazione attuale, riconoscendo al contempo gli ostacoli che il momento attuale pone all’organizzazione transnazionale. Vogliamo approfondire i collegamenti tra le lotte e i soggetti in contesti diversi concentrandoci sui movimenti e le forme di insubordinazione che caratterizzano la situazione attuale. Partendo da cinque brevi interventi su attivismo climatico, guerra, ascesa delle destrw, lotte dei migranti e di lavoratori e lavoratrici, presenteremo il quadro generale con cui il meeting del TSS a Bologna dovrà confrontarsi, mettendo in evidenza l’importanza del carattere transnazionale per orientare e potenziare la nostra discussione e organizzazione collettiva.

Dove ci troviamo oggi e come possiamo sviluppare una comprensione condivida della fase attuale? Quali sono gli effetti sulle vite e sulle lotte di migranti, di lavoratori e lavoratrici, delle donne e delle persone LGBTQI+ in seguito alla pandemia e alla diffusione globale di una politica di guerra? Quali sono le differenze significative nel modo in cui la situazione attuale influisce su contesti diversi e dove possiamo trovare un terreno comune? Cosa significa oggi scioperare in questa situazione politica?

Sabato 28 ottobre

Ore 10.00 – 13.00

Workshop 1 (Granata, Via San Rocco 16) – LA NOSTRA TRANSIZIONE ECOLOGICA. TROVARE MODI PER LOTTARE PER IL CLIMA COME CLASSE.

Discutere della “nostra transizione ecologica” significa concentrarsi su come indirizzare i nostri sforzi collettivi come attivisti, lavoratori, lavoratrici e sindacalisti verso un cambiamento radicale del sistema. Dobbiamo organizzarci a livello transnazionale, unendo le nostre rivendicazioni ed individuando terreni comuni dove agire, riconoscendo le tensioni, le differenze e le contraddizioni che dividono le lotte già in corso all’interno della transizione ecologica – dagli scioperi di lavoratori e lavoratrici nei settori produttivi, ai movimenti sociali che richiedono apertamente un “transizione giusta” – per trasformare queste lotte in possibilità per un conflitto di classe legato al clima.

Considerare la transizione ecologica come un terreno di lotta ci permette di respingere l’alternativa tra gli investimenti cosiddetti “verdi” e le misure anti-ecologiste di destra, rese ancora più rigide dall’escalation del militarismo, del nazionalismo e degli scenari bellici. Ci consente di lottare per una politica di classe animata dalla comunicazione tra i soggetti che stanno subendo le conseguenze sociali ed economiche non solo della crisi climatica, ma anche delle politiche ecologiche dei governi, che ad esempio spingono per un maggior sfruttamento di lavoratori e lavoratrici e per un maggiore controllo sui movimenti dei migranti.

Il rifiuto di queste politiche sta già avvenendo. Mentre i lavoratori si oppongono al peggioramento delle loro condizioni lavorative nei settori produttivi considerati strategici per la transizione ecologica, attivisti e attiviste climatici organizzano blocchi e giornate globali di sciopero per il clima. In alcune occasioni, ci sono anche state alleanze tra queste due lotte. Un conflitto climatico di classe che sia transnazionale deve basarsi su questi tentativi affrontando le contraddizioni che attraversano sia la transizione ecologica che la nostra opposizione ad essa. Abbiamo bisogno di un discorso comune e di parole comuni per superare i limiti, le differenze e le difficoltà che dividono le lotte, consentendoci di riconoscere che politiche razziste, patriarcali e che promuovo lo sfruttamento si sovrappongono alle misure dei governi per consentire al capitale di trarre profitto dalle risorse “verdi”, quindi non possiamo lottare per il clima senza respingere i tentativi capitalisti di gestirlo.

In questo senso, riteniamo che un conflitto climatico di classe sia anche una prospettiva per le nostre attuali lotte ed esperienze di organizzazione che mirano a trasformare la crisi climatica e il suo governo – un problema globale con effetti locali – in un campo di lotta transnazionale. Vogliamo quindi affrontare le domande chiave che l’organizzazione transnazionale di un conflitto climatico di classe deve affrontare: come possiamo favorire un’organizzazione transnazionale che non si limiti semplicemente a riunire organizzazioni locali, ma che cerchi di superare i limiti e le difficoltà sperimentate a livello locale? Come possiamo sviluppare la capacità di intervenire nei nostri diversi contesti senza replicare la frammentazione delle nostre situazioni? Possiamo ancora considerare lo sciopero come un modo per combattere le varie condizioni legate alla crisi climatica e al suo governo?

Workshop 2 (Porta Pratello)

LA RIPRODUZIONE DELLE NOSTRE VITE: SOVVERTIRE IL DOMINIO PATRIARCALE, RAZZISTA E NEOLIBERALE.

Questo workshop, co-organizzato dal Transnational Migrant Coordination (TMC) e da Essential Autonomous Struggle Transnational (E.A.S.T.), affronterà una discussione sulla riproduzione delle nostre vite. Vogliamo partire dalle condizioni materiali in cui viviamo nell’attuale oppressione razzista, patriarcale e capitalistica, dalle diverse e gerarchiche condizioni in cui siamo costrette a lavorare e vivere; le politiche razziste sull’immigrazione che decidono chi deve sopravvivere e chi morire ai confini, quali vite sprecare nei centri di accoglienza e di detenzione, chi costringere a lavorare per salari miseri sotto il ricatto del permesso di soggiorno.

Vogliamo promuovere e costruire connessioni transnazionali che possano potenziare e amplificare le lotte in corso ai confini con quelle contro gli ostacoli che affrontiamo quotidianamente nelle nostre case e nei luoghi di lavoro. La violenza patriarcale, la divisione sessuale del lavoro e la privatizzazione del benessere sono finalizzate a controllare i corpi e il lavoro delle donne influendo sulla riproduzione delle nostre vite. La guerra in Ucraina è un nodo cruciale in queste complessità. Da un lato, sta permettendo l’istituzione di nuove gerarchie tra i migranti, legittimando e rafforzando il razzismo istituzionale. Dall’altro lato, è il terreno delle politiche reazionarie e familistiche delle destre che si giustificano nel bel mezzo di una crisi sociale affinando i suoi strumenti di autorità e di controllo sulla riproduzione del lavoro delle donne. La guerra sta assumendo un ruolo sempre più centrale, aumentando il disordine e l’instabilità, come stiamo vedendo ora con l’esplosione drammatica della guerra in Palestina, che sta reprimendo qualsiasi opposizione anti-patriarcale e anti-teocratica e ci chiede di schierarci.

Nonostante la violenza istituzionale europea confermata da accordi letali, come quello con la Tunisia, i migranti sfidano ancora le barriere razziste europee e contestano le condizioni nei centri come è successo a Lampedusa. Gli scioperi negli ospedali e nel settore della cura, dove le donne si ribellano alla svalutazione e all’isolamento del loro lavoro essenziale, spesso svolto sotto il ricatto del permesso di soggiorno; le insubordinazioni e le proteste contro la violenza maschile, le politiche familiari e gli attacchi all’aborto indicano il rifiuto di rimanere in silenzio di fronte al tentativo di disciplinare le donne e di imporre loro gerarchie sessuali.

Il workshop sarà strutturato in due momenti paralleli, concentrati su:

1) violenza patriarcale e la riproduzione delle nostre vite.

2) violenza razzista, confini e lavoro migrante.

Questi due segmenti del workshop si uniranno dopo per far emergere le condizioni materiali in cui viviamo, lavoriamo e lottiamo, così come i problemi e gli ostacoli dell’organizzazione, per trovare i punti cruciali che devono informare la nostra iniziativa transnazionale. Ci chiederemo: Quali sono i possibili terreni di lotta che potrebbero costituire il terreno di collegamento per la nostra iniziativa politica contro le condizioni razziste e patriarcali della riproduzione delle nostre vite? Come possiamo rendere visibili gli esperimenti di insubordinazione, non solo ai confini ma anche in ogni casa, centro di accoglienza, fabbrica o campo in cui i migranti sono sfruttati? Come possiamo amplificare le lotte quotidiane delle donne in modo che risuonino più forte della violenza patriarcale e delle politiche nazionali ed europee che cercano di ridurle a semplice forza-lavoro svalutata? Come possiamo ripensare in questo contesto lo sciopero delle migranti e delle donne, per rompere la presa razzista e patriarcale sulle nostre vite e interrompere questo ordine violento?

Ore 14:30 – 17:30

Workshop 3 (Porta Pratello)

LA SCOMMESSA TRANSNAZIONALE: COSTRUIRE NUOVI POTENZIALI DI ORGANIZZAZIONE.

Come abbiamo scritto nella call di questo meeting, viviamo in tempi straordinari. Dopo l’agitazione della pandemia, la guerra in Ucraina ha reso più difficile immaginare e dare forma a progetti di trasformazione radicale rispetto al passato. La guerra ha dato forma ad un contesto transnazionale che i movimenti e gli attivisti stanno ancora cercando di comprendere appieno. Lo scoppio di una guerra totale in Palestina, in una situazione già segnata da decenni di occupazione, apartheid e conflitti armati, rende più concreto il rischio di una guerra ancora più ampia. Ciò che è chiaro è che la politica della guerra sta di fatto limitando ovunque l’immaginazione politica. In questo contesto, costretti a concentrarci sulle lotte quotidiane legate ai costi di vita e alla precarizzazione, con la crisi climatica che colpisce duramente, sebbene in modo differenziato, persone e territori e ristruttura le relazioni lavorative, e con l’ascesa di politiche razziste e patriarcali, la dimensione transnazionale sembra ancora lontana dalle nostre esigenze immediate e dalle capacità collettive. Tuttavia, la dimensione transnazionale è il luogo in cui viviamo, qui e ora, ed è dove lotte apparentemente sparse si rivelano frammenti di possibili rivolte collettive.

Per citarne solo alcune: mentre la guerra in Ucraina distrugge vite e impone il riarmo e tagli alla spesa sociale, non solo le diserzioni, ma anche gli scioperi e le proteste in diversi contesti nazionali – come quelli visti in Francia, Germania, Regno Unito, Romania o lo stesso Ucraina – sono segni di una rabbia crescente e del rifiuto di farsi reclutare dalla politica della guerra e di pagarne il prezzo; mentre la “transizione verde” impone nuove politiche e ritmi per ristrutturare la produzione in tutto il mondo, non solo i movimenti climatici, ma anche gli scioperi come quelli nell’industria automobilistica negli Stati Uniti inviano un messaggio ben oltre le linee di produzione di alcune grandi case automobilistiche, indicando la possibilità di collegare le lotte per i salari alla lotta contro la devastazione ambientale; mentre il capitale e gli Stati trattano il lavoro vivo come una risorsa usa e getta e cercano di regolare e ridurre le possibilità di movimento, i migranti che sfidano i regimi di frontiera rappresentano la forma più ampia di ribellione collettiva a qualsiasi ordine e rivendicazione di stabilità.

Per trasformare i frammenti in un potenziale collettivo e costruire una voce transnazionale per questo movimento frammentato ma in corso di insubordinazione, dobbiamo compiere passi avanti nel modo in cui concepiamo cos’è e cosa può essere l’organizzazione politica, affrontando le tensioni esistenti tra il locale e il transnazionale, nonché tra i discorsi e le iniziative. In questa sezione, che coinvolgerà tutti i partecipanti all’incontro di Bologna, vogliamo affrontare uno dei principali impegno che ci siamo assunti dopo Francoforte e discutere dell’attuale discrepanza tra la realtà transnazionale e le forme di organizzazione collettiva. Vogliamo affrontare gli attuali ostacoli e le possibilità di organizzazione discutendo la dimensione transnazionale come una sfida e una scommessa politica. Vogliamo esplorare il potenziale dello sciopero sociale transnazionale come processo per innescare connessioni e rovesciare gli equilibri di potere. Vogliamo elaborare discorsi e strategie comuni per rafforzare la nostra capacità collettiva di intervenire attraverso i confini e nelle attuali condizioni in tempo di guerra. Per avere il coraggio di vincere di nuovo.

Ore 18.00 – 20.00

Plenaria (Porta Pratello)

ASSEMBLEA PERMANENTE CONTRO LA GUERRA: LOTTA ALLA NORMALIZZAZIONE DELLA GUERRA, PER UNA POLITICA TRANSNAZIONALE DI PACE. 

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Assemblea Permanente Contro la Guerra si è opposta alla guerra in Ucraina e ai suoi effetti globali prendendo posizione a fianco di donne e uomini, migranti, persone LGBTQ+ e lavoratori che ogni giorno e da entrambi i fronti rifiutano la guerra, pagando un caro prezzo anche con la propria vita. Questa è ciò che abbiamo chiamato politica transnazionale di pace, che è sempre più urgente di fronte alla guerra in Medio Oriente. Il conflitto tra Israele e la Palestina non è nuovo ed ha una storia di apartheid, violenza, segregazione e sfruttamento che è innegabile. Ciò che è nuovo è il disordine mondiale esacerbato dalla guerra in Ucraina in cui questo sanguinoso conflitto esplode. Il fronte occidentale è pronto a mostrare la sua unità sostenendo la violenta repressione israeliana contro la popolazione a Gaza. Dall’altro lato, milioni di palestinesi che lottano per la libertà sono silenziati dalle dinamiche internazionali e regionali che li equiparano a terroristi o cercano di coinvolgerli in progetti egemonici regionali e progetti confessionali che non hanno nulla a che fare con quella libertà.

Questa è la logica della guerra che invade tutti gli spazi. Sia quando la compattezza dei governi occidentali si fa sentire, con un numero sempre maggiore di governi che mettono in discussione il loro sostegno incondizionato all’esercito ucraino, sia quando quel fronte si riallinea a sostegno dell’oppressivo Stato sionista, la guerra sta riducendo gli spazi di lotta e le possibilità di migliorare le nostre condizioni, mentre la morsa materiale ed ideologica della guerra ha spianato la strada all’ascesa e al consolidamento della destra ovunque, in Europa e oltre. Tuttavia, c’è un’opposizione alla guerra che la guerra invisibilizza ma non sopprime, e che continua nonostante la repressione che colpisce i dissidenti su entrambi i fronti, a cominciare dai centomila disertori. In Ucraina e in Russia ci sono donne che si stanno organizzando per la riproduzione quotidiana della vita e forniscono supporto alle donne che hanno subito stupri di guerra e che devono abortire; ci sono medici e infermiere che lottano contro i tagli alle spese sociali e sanitarie giustificati dalla guerra; ci sono lavoratori in sciopero per salari migliori e contro la loro svalutazione causata dall’aumento del costo della vita che si oppongono concretamente agli effetti della guerra, anche se non sempre la chiamano con questo nome; ci sono persone che lottano contro qualsiasi forma di politica confessionale, indicando la possibilità di stabilire collegamenti che superano le politiche belliche degli Stati e i conflitti nazionali o etnici; ci sono lotte contro l’ingiustizia climatica che si oppongono al fatto che la guerra diventi una scusa per ritardare il pensionamento dei combustibili fossili o accelerare l’accumulo capitalistico verde; ci sono migranti che si spostano in Europa e sfidano concretamente le gerarchie razziste esacerbate dalla guerra.

A Bologna, vogliamo discutere insieme di come dare voce all’opposizione alla guerra già presente in tutte queste lotte, che sono le nostre risorse per una politica transnazionale della pace. Abbiamo la possibilità di mettere in evidenza il legame tra politiche sfruttatrici, razziste e patriarcali e politiche belliche, tra lotte sociali e opposizione alla guerra, indicando la possibilità di collegarle sul terreno di una politica transnazionale di pace. Mentre chiediamo la fine immediata della strage di centomila vite, ci chiederemo: come evitare di essere intrappolati dalle alternative imposte dalla guerra e dalla sua escalation? Come collegare il transnazionale al locale e rendere la politica transnazionale di pace una possibilità concreta contro l’idea che non esista un’alternativa alla guerra? Come possiamo praticare efficacemente una contro-egemonia?

Domenica 29 ottobre

Plenaria finale (Porta Pratello)

UN’INFRASTRUTTURA POLITICA PER UNA POLITICA TRANSNAZIONALE. 

 

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