Quelli trascorsi saranno mesi difficili da archiviare.  Ancora arduo da credere che nell’infinitamente piccolo si potesse nascondere una minaccia alla vita di un sistema sociale complesso, interconnesso. Ma evidentemente fragile: il Coronavirus ha avuto il compito di rendere evidenti inadeguatezze già note. I servizi sociali che si occupano da sempre di grave marginalità – ad esempio – hanno scontato il silenzio dei provvedimenti nazionali, i grandi assenti nella decretazione d’urgenza: a fianco delle categorie bisognose di tutela si colloca il gruppo sociale ad esse speculare, altrettanto trascurato nei giorni di allerta pubblica, i lavoratori del sociale.  In campo istituzionale, le risorse sono state rivolte alla sanità pubblica, all’istruzione e alla cultura.

La responsabilità di gestire l’emergenza in quest’ambito s’è ricondotta agli enti locali e alle risposte elaborate di concerto con “imprese sociali” e volontariato.  Educatori, OSS e addetti al servizio hanno lavorato da principio con difficoltà di accesso a dispositivi di protezione o alla possibilità di sottoporsi al tampone per verificare la positività al virus. Mantenuto con fatica il funzionamento di strutture e servizi non concepiti per rispondere ai nuovi scenari ed ostacolati nell’esercizio di ciò che spesso riconoscono come centro della professione: la relazione. Infine, pur essendo a loro volta in una situazione di incertezza, anche economica, hanno comunque fatto fronte alle ansie crescenti degli utenti dei servizi in cui lavorano e contenuto al massimo le proprie frustrazioni.

Abbiamo voluto raccontarne alcune di queste storie, di professionalità e – senza retoriche di sorta – valore umano. Quelle intorno e dentro la cooperativa sociale «Al Parco» onlus, di Roma. Le immagini di questo video documentario sono state riprese a cura delle protagoniste e dei protagonisti delle stesse – spesso con l’aiuto dei rispettivi utenti o di loro congiunti – mediante dispositivi non professionali, quali smartphone e tablet. Tutt* coloro che compaiono in video – ovvero chi ne ha la potestà legale – ne hanno autorizzato l’uso. Questo ha permesso di rispettare le misure di distanziamento sociale previste dai vari DCPM in materia di prevenzione sanitaria e di garantire la veridicità di quanto raccontato. Officina Multimediale e la Coop. «Al Parco Onlus» ringraziano quant* – operatrici/ori, educatrici/ori, dirigenti – si sono res* disponibili a contribuire. Non da ultima l’utenza, centro di ogni nostra iniziativa.

 

 

Immagine in apertura: Roger de la Fresnaye – La malade (inizi ‘900), Museo d’Arte Moderna, Parigi
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