A me le banche stanno sul cazzo. Se fallissero, chiudessero tutte? Disastro, rovina, disoccupazione, miseria. Non oso, non devo, non posso pensarlo come un fatto positivo. Ma mi stan sul cazzo lo stesso. Vorrei vederle morte, diroccate, coi fichi che ne spaccano i muri e i colombi che ci fanno il nido, i topi che razzolano tra i loro tavoli sfasciati. Le finanziarie invece sono imprendibili, ma i finanzieri sono in carne ed ossa, almeno per poter dare un esempio.
I bancari fanno corsi obbligatori per diventare serpenti a sonagli. A volte in banca mi siedo e origlio in un angolo vicino ai cubicoli di vetro opaco dei “consulenti finanziari”, perennemente in solitario comizio con vecchietti che stringono le labbra e le fessure degli occhi, o con omini perlopiù pelati e con la pancetta che tengono un gomito in avanti sul tavolo e si sentono grandi economisti annuendo affettatamente durante il comizio (parla solo il bancario); il povero serpente-dipendente sciorina numeri mischiati a parole inglesi e non-neo-logismi italiani di certa incomprensibilità, in un discorso di pura fuffa e truffa, imparato a memoria in tristi salette con le sedie di plastica.
Per il bestiario umano che frequento, la banca e il mutuo casa sono il peggior incubo. Solitamente 800 euro al mese (subito dopo le tasse e i contributi-obbligatori: spese incomprimibili e inesorabili).
Le ossimoriche “modifiche unilaterali di contratto” che la tua (tua?) banca ti notifica ogni due per tre producono la voluta depressione ma incistano altra rabbia nella memoria di lunga durata che col tempo diventa istinto.
Nel mio esperimento mentale mi affido segretamente (non lo dirò a nessuno) alla logica spicciola: di quel che non c’è si fa senza.
Le banche sono un cartello, anzi un sistema, cambiare banca non serve a nulla. Le banche per loro natura fanno incazzare; quando passano il segno, resta una traccia nella storia. In Argentina nel 2001 le sassate della folla; nel 1929-36, le leggi bancarie Glass-Steagall.
Ma oggi io devo fare una scelta (virtuale e segreta): Oxi, o il si belato come il gregge quando il cane del pastore abbaia; se le banche greche chiudessero (improbabile ma mettiamolo nel mondo del possibile come in star treck)?
Emigrano tutti? Si suicidano? O fanno senza?
Se domani la mia banca chiude, il governo mi promette stancamente la restituzione dei magri risparmi in un futuro improbabile.
Se continuano a darmelo, lo stipendio me lo prendo da solo. Forse qualche associazione di cui faccio parte o che mi dà fiducia, anche su mia iniziativa, crea un qualcosa che banca non è ma fa quello che io voglio da una banca: conserva i soldi, magari li investe. Tutto partirebbe dal nulla; io parteciperei, malfidente, e vorrei metterci lingua sennò me ne vado. Il sistema della banca etica o della cooperativa è in parte sperimentato, ma allo stato attuale se ne sa poco e non ho notizia di entusiasmi.
Se le banche creano il 95% abbondante della moneta circolante di cui parla Keynes (ci ho sempre capito poco), sparisce la moneta cioè il credito. Torna l’età della pietra? L’umanità avrebbe un regresso, o sarebbe fenomeno locale dove le banche son chiuse? Sarebbe come a Rapa Nui, a Tiscali, dove un popolo è regredito o sparito, emigrato in toto?
Non arriverebbero banche estere? Oggi in Italia non si può ottenere il prestito garantito da ipoteca su immobili perché le banche estere non possono trascrivere l’ipoteca, per una legge che potrebbe ovviamente cambiare.
Come si entra in un circuito bancario diverso, come quello neonato dei BRICS? E’ compatibile coi trattati europei? Si potrebbe contare sul prestito interbancario della New Development Bank BRICS?
Può il (se) riconfermato governo greco creare subito una moneta “del comune” fondata sul “debito sovrano” d’imposta, senza stampare la desueta dracma?
A far solo domande l’unica speranza è che qualcuno dia delle risposte senza seccarsi troppo.
Ho paura, che mamma diceva esser buona consigliera; non lo ammetto ma sono un buonannulla circondato da miei omonimi, quasi quasi voterei si, ma per fortuna il problema non si pone (adesso): non son greco. Anzi sapete che vi dico: mi tuffo nell’incerto e voto oxi (colla fantasia)
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A special song for today's day of historic decision in Greece: Maria Farandouri singing the Theodorakis song "Ligo akoma" based on lyrics by George Seferis -["Just a little higher... so that the almond trees can blossom... so that the marbles can shine in the sun and the sea can make its waves... so that we can make a stand..."] ΛΙΓΟ ΑΚΟΜΑ Λίγο ακόμα θα ιδούμε Λίγο ακόμα θα ιδούμε Τις αμυγδαλιές ν'ανθίζουν τις αμυγδαλιές ν'ανθίζουν τις αμυγδαλιές ν'ανθίζουν Λίγο ακόμα θα ιδούμε Λίγο ακόμα θα ιδούμε τα μάρμαρα να λάμπουν, να λάμπουν στον ήλιο κι η θάλασσα να κυματίζει Λίγο ακόμα, να σηκωθούμε Λίγο ψηλότερα, λίγο ψηλότερα, λίγο ψηλότερα Λίγο ακόμα, να σηκωθούμε Λίγο ψηλότερα, λίγο ψηλότερα, λίγο ψηλότερα Link: www.youtube.com/watch?v=8t9o1P7Xi0c
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