Franco Berardi qualche giorno fa ha inviato sulla lista di Effimera alcune domande, proponendo l’avvio di un’inchiesta sulle condizioni della nostra esistenza nell’era Covid. Ne è sorta una discussione molto utile e interessante. Gli scopi e la necessità di questa iniziativa erano perfettamente chiari e condivisi da tutte e tutti (come stiamo? come ce la passiamo da un punto di vista economico e psicologico? qual è la qualità della nostra vita quotidiana?) ma ci siamo appassionati a riflettere su forme e modi perché l’idea fosse il più possibile efficace.

Vi proponiamo, intanto, i quesiti che Bifo ha preparato e le risposte che lui stesso si è dato. Per prima cosa, cominciate con il leggere questo testo, molto bello, di Franco Berardi che, tra interrogativi e riflessioni sui medesimi, dà consistenza (con un pizzico di ironia) a preoccupazioni (e speranze) che si agitano nella testa di noi tuttx – pur nelle differenze legate a ovvi fattori soggettivi.

In secondo luogo, se avete voglia di rispondere, se vi piace l’idea di partecipare a vostra volta a questa sorta di “autointervista”, a questa chiacchierata, a questa ricerca-azione che si presta a scavare, raccontando di noi, se volete rispondere solo a una delle domande, o solo a qualcuna tra esse, se vi va di girarle a qualcun’altrx oppure di rispondere insieme, in due, in tre, in gruppo, in modo duttile e libero, potete trovarle qui:

Questo non è un sondaggio

 

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1) Come immagini i tuoi prossimi cinque anni? Hai un’idea su come guadagnarti da vivere? Pensi che le tue possibilità di reddito siano aumentate, diminuite, eguali a prima?

Cinque anni? Immagino che andrò in paradiso perché nonostante qualche peccatuccio non sono stato cattivo. Per quel che riguarda la mia provvisoria sopravvivenza debbo specificare che sono pensionato. Posso supporre di riscuotere ancora la mia pensione per i prossimi cinque anni. Ma non ne sono tanto sicuro. Ci sarà ancora lo stato italiano che mi paga la pensione. Forse sì. Ma come farà fronte al debito, se la parola debito continua ad avere un senso e una funzione nei prossimi cinque anni? Posto di fronte alla strettoia del debito lo stato greco ha ridotto ripetutamente le pensioni, in molti casi fino a dimezzarle. Debbo dire che arrotondo la magra pensione (1.320 euro) con delle lezioni o conferenze. Quando le facevo dal vivo il compenso era generalmente sugli ottocento-mille euro. Ora faccio conferenze in zoom, ma mi pagano la metà.

Direi che i compensi per il lavoro intellettuale generalmente inteso saranno mediamente dimezzati dalla smart-workizzazione pandemica.

2) Cosa è il lavoro per te? Identità, salario, socialità, sofferenza, schiavitù necessario, schiavitù che si potrebbe anche evitare? Che cosa rende un lavoro accettabile o necessario? Che cosa sei disposto a dare in cambio?

Accidenti mi sono fatto una domanda stupida. Il lavoro è tutte quelle cose elencate dall’intervistatore, ma proprio qui sta la fregatura. Desiderata socialità e maledetta schiavitù. Come pensionato non posso permettermi di fare troppo lo spiritoso sulle scelte altrui, ma direi che un lavoro è accettabile quando è ben pagato e non ripugna. E nel prossimo futuro per molti sarà necessario accettare lavoro mal pagato e in molti casi ripugnante.

3) È cambiata la tua vita sessuale nell’ultimo anno? Per esempio baceresti una sconosciuta/o bellissimo/a incontrata/o per caso in un bar (che ti fa un cenno d’intesa cui fin a un anno fa avresti risposto felicemente di sì)?

La vita sessuale di un settantenne non cambia molto per effetto della quarantena. Però posso dire che se entrassi in un caffè e incontrassi una persona che mi piacerebbe baciare (mi è capitato durante il periodo di sospensione della quarantena) mi manterrei a una certa distanza prima di tutto per non metterla/o in imbarazzo. Mi chiedo quanto a lungo durerà questa sorta di sensibilizzazione fobica, questa distorsione cautelativa della prossemica. E temo che non finirà con la dichiarazione ufficiale di scampato pericolo. Le dichiarazioni ufficiali non sono molto efficaci per l’inconscio.

4) Se vivi nella metropoli pensi di abbandonarla? Se vivi in un centro isolato pensi di correre verso la metropoli? Dove vuoi andare quando sarà possibile viaggiare di nuovo? Sarà mai possibile viaggiare di nuovo? Nel breve periodo prossimo ti vedi solo, in due, in gruppo? In te prevalgono la speranza o la paura, la rabbia o l’incertezza, il desiderio o la rinuncia?

Vorrei vivere il tempo che mi resta in un’isola dell’adriatico dove un mio amico sta fantasticando (e non solo fantasticando) di creare una scuola internazionale e internazionalista. Tra tutte le cose che ha elencato l’’intervistatore non vedo comparire la cosa che prevale in me: curiosità. Non sono favorevole alla longevità, ho sempre pensato che vorrei estinguermi prima di diventarmi antipatico, e negli ultimi tempi cominciavo a sentirmi un po’ antipatico. Però questa tragedia apocalittica dalle imprevedibili evoluzioni mi ha risvegliato una curiosità pazzesca, per cui ho deciso di procrastinare il seppuku.

5) Con che animo hai seguito la rivolta nera seguita all’assassinio di George Floyd? Pensi che adesso, con la presidenza Biden, la violenza poliziesca smetterà? E se non smetterà pensi che la nuova amministrazione prenderà misure contro il razzismo nei ranghi della polizia? Oppure pensi che la violenza poliziesca continuerà? C’è altro modo di proteggersi contro la violenza della polizia che non sia organizzare la difesa con ogni mezzo necessario? Hai presente cosa vuol dire la frase (proposta da Malcolm X) “con ogni mezzo necessario”?

Ho presente cosa vuol dire MalcolmX. Vuol dire che se qualcuno intende ammazzarti o rovinarti la vita faresti bene a renderlo inoffensivo. Insomma vuol dire che la violenza è pessima, ma anche subire la violenza lo è. Si tratta di una questione cui ho pensato molto in questi ultimi tempi, perché temo che la minoranza bianca che detiene il potere tenda a divenire sempre più feroce. Lo sterminio dei migranti che si svolge alle frontiere terrestri e marine d’Europa è la prova di questa ferocia. Se nel prossimo futuro emergeranno esperienze di autonomia sociale possiamo star certi del fatto che non potranno sopravvivere senza affrontare il problema della violenza. Vecchio problema, si dirà. Ma le forme in cui questo si manifesta sono in gran parte nuove. Per esempio in Nord America non ha molto senso pensar di affrontare il Ku Klux Klan in divisa con delle armi da fuoco. Gli strumenti di cui dispone il nuovo proletariato precario possono essere molto più penetranti e devastanti che una mitragliatrice. 

Pensiamo all’esperienza di Wikileaks, pensiamo all’hacking in corso dell’intero sistema informativo degli USA. L’argomento è largamente ignorato dalla stampa, ma l’infiltrazione del software Orion della Solar Winds da parte di un agente X (che forse sono i russi, ma forse chissà) è un evento gigantesco che contribuisce a paralizzare la più grande potenza imperialisti di tutti i tempi. Credo che per il futuro dovremmo pensare a forme di infiltrazione e sabotaggio dei sistemi informativi, organizzativi, amministrativi, finanziari su cui il potere si regge. 

Da questo punto di vista l’esperienza Wikileaks è stata importante, ma non è quella più utile per il futuro. Rivelare la verità è diventato piuttosto retorico, perché tutti sanno la verità, cioè che il capitalismo neoliberale impoverisce la società e che gli stati nazionali sono organizzazioni criminali. Il compito di domani non è diffondere l’informazione, ma bloccare la circolazione dell’informazione del potere, sabotarla.

I lavoratori di Google si organizzano sindacalmente. Forse qualcuno di loro potrebbe cominciare ad organizzare delle strutture di sabotaggio interno. E’ questa la strada su cui la battaglia si potrebbe vincere. 

6) Quale libro (quali libri) quadri spettacoli musiche riflette meglio lo stato d’animo che hai vissuto nell’anno 2020?

Quichotte di Salman Rushdie. Scritto prima della pandemia, parla della fine del mondo come solo Rushdie sa fare. Parla della diffusione delle droghe da parte di BigPharma, del cinismo dei media, e dell’implosione degli Stati Uniti d’America. Insomma, la fine del mondo raccontata da un don Chisciotte dalla faccia scura e di origine indiana innamorato di una star televisiva di origine indiana in un’America in cui la maggioranza bianca sprofonda nella demenza.

Un altro libro che coglie lo spirito del tempo è Radiation and Revolution, di Sabu Kohso, anche questo scritto prima della sindemia, dedicato alle conseguenze fisiche, psichiche e sociali dell’evento Fukushima. La fine del mondo e il ritorno della terra. La fine della storia e il ritorno dell’evoluzione. Quando il nemico è costituito da particelle sub-visibili come le radiazioni, e da processi irreversibili come la proliferazione nucleare, dice Sabu, noi siamo fritti, la politica non ci serve più a niente. 

7) Quale sarà il futuro del cinema dopo Netflix 2020?

Non lo so. Ma credo che il cinema diverrà una specie di laboratorio poetico privo di uno sbocco distributivo di massa. Non mi dispiace, perché sono favorevole alle nicchie elitarie. La qualità della produzione di massa mi pare migliorata proprio perché la pandemia ha trasformato gli elitari in spettatori di massa e ha costretto i grandi autori a mescolarsi con la folla dei produttori pulp.

8) Pensi che ci sia un modo per redistribuire la ricchezza che (secondo quanto sostengono tutte le ricerche in proposito) si è accumulata nelle mani di una piccola minoranza a scapito della grande maggioranza, le cui condizioni di vita sono peggiorate negli ultimi trent’anni, e rischiano di precipitare per effetto della sindemia? Quali misure adotteresti se tu fossi quello che sei, cioè una persona come le altre che non ha alcun potere di imporre a Jeff Bezos di restituire un po’ di quello che ha sottratto alla comunità?

Credo che il solo modo per distribuire la ricchezza sia l’esproprio. Naturalmente è auspicabile un criterio più equo dell’imposizione fiscale, è auspicabile una patrimoniale, è auspicabile un prelievo fiscale dell’80% sui redditi superiori ai duecentomila euro… eccetera. Ma non esiste nessuna forza statuale capace di farlo fin quando non si diffonderà un movimento di massa di insolvenza e di esproprio.

La nobilissima parola esproprio (espropriare gli espropriatori è un comandamento non meno importante degli altri dieci) è stata criminalizzata per decenni. Ma sono convinto che nei prossimi anni l’esproprio diverrà la sola forma di sopravvivenza per una parte crescente della popolazione prima di tutto in forma di insolvenza.

Credo che i miei amici (a cominciare da me) dovremmo smetterla di immalinconirci e dovremmo cominciare a fare propaganda sistematica per la redistribuzione, l’insolvenza e l’esproprio. E dovremmo studiare tecniche capaci di redistribuire la ricchezza senza correre i rischi previsti dalla legge scritta dai proprietari.

9) Pensi che la sospensione della socialità produrrà effetti di lungo periodo o che gli effetti svaniranno non appena il virus sarà debellato? Vuoi avere dei figli?

Avendo settantun anni quell’eventualità è assai lontana. Non sono contento di molte cose della mia vita, ma di questa sì: non ho procreato, non ho imposto a nessuno di venire al mondo senza avermi dato il suo assenso. Per me sarebbe stata una mancanza di tatto imperdonabile. Non faccio previsioni deterministiche a proposito del futuro. Faccio ipotesi.

L’ipotesi che mi sembra verosimile è che il distanziamento stia provocando una sensibilizzazione fobica al corpo dell’altro: alla pelle, alle labbra.

È una bomba atomica sull’inconscio umano, sul piacere, sulla solidarietà, sull’empatia, su tutto. Ma credo che proprio questa sia la battaglia culturale più importante: creare le condizioni per la coscienza di questo pericolo, creare forme di trasformazione psichica che ci permetta di baciarci ancora spudoratamente sulla bocca. 

10) Che cosa è per te “politica”? O “impegno politico”? Pensi che possa essere utile impegnarsi nell’azione politica? Pensi che ci siano forme di organizzazione autonoma della vita quotidiana che permetteranno di sopravvivere e forse anche di vivere nel corso della sindemia? C’è spazio per cambiare l’ambiente, l’acqua, l’aria? Oppure la sanità e l’istruzione? O ancora il lavoro?

Quante domande affastellate. Pessimo l’intervistatore, speriamo che gli intervistati siano meglio. La politica è la tecnica per decidere in condizioni di decidibilità. Poiché l’iper-complessità e la iper-velocità hanno creato condizioni indecidibili penso che la politica sia morta. Almeno quella che intendevano Machiavelli e Lenin. La volontà umana non conta più quasi niente. Quello che conta forse è la sensibilità

Credo che il posto che fu della politica debba essere preso e dall’autoanalisi collettiva, dall’azione sperimentale, e dall’auto-organizzazione del lavoro cognitivo. La catastrofe prodotta dalla sindemia è la condizione in cui dobbiamo cominciare a dirlo e a farlo.

11) Quale delle affermazioni qui sotto ti sembra più condivisibile?

I movimenti sociali dei decenni passati non hanno cambiato niente, l’oppressione e la miseria sono immutati.

I movimenti sociali avrebbero potuto mutare tutto se ci fosse stata una direzione politica chiara.

I movimenti sociali non hanno come scopo un mutamento stabile della società, ma sono intervalli di socialità felice in una storia tragica di dominio e sfruttamento?

I movimenti sociali possono  prefigurare una forma di vita autonoma dal dominio.

Oppure hai una proposta strategica originale per i movimenti sociali?

I movimenti sociali non hanno come scopo un mutamento stabile della società, ma sono intervalli di socialità felice in una storia tragica di dominio e sfruttamento. Questo l’ho imparato negli anni 75-77.

Ma in seguito ho imparato un’altra cosa: che dai movimenti sociali debbono emergere istituzioni autonome. Non lo abbiamo fatto negli anni 70 perché l’ideologia leninista ha distrutto quella possibilità.

Ora dovremmo pensare all’insurrezione come cura della solitudine e della paura, e alla creazione di istituzioni autonome dell’apprendimento, della sperimentazione tecnologica, dell’alimentazione, della distribuzione eccetera.

E anche istituzioni di difesa dell’autonomia. Armate? Ebbene sì, armate. Non di pistole e fucili che non sappiamo usare, ma di strumenti per il sabotaggio l’infiltrazione, la distruzione delle strutture del capitale.

12) Ma esisteranno mai più dei movimenti sociali consapevoli, oppure avremo solo improvvise esplosioni di violenza in risposta alla violenza del potere?

Certamente ci saranno esplosioni come quelle dell’autunno 2019 e quella dei giovani americani di primavera 2020.

Compito dei poeti degli psicoanalisti degli ingegneri e dei filosofi, degli insegnanti e insomma compito nostro è inserire in queste rivolte elementi di auto-organizzazione comunista.

Mi scuso se uso delle parole che non vanno bene per un’inchiesta.

13) Zoom ci perseguita, ma parteciperesti a un seminario Zoom che parta da queste domande?

Ci sto pensando.

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