Dopo i divieti di dimora e gli arresti effettuati a Bologna il 14 maggio scorso, Effimera pubblica questa lettera collettiva.

Di seguito, un testo in solidarietà a firma di UniNômade Brasile e la traduzione, in inglese e in spagnolo, dell’appello per la campagna “Libertà di dimora” a cura di alcuni compagni della Universidad de Antioquia di Medellìn, in Colombia.

Per sottoscrivere l’appello si può inviare una mail a libertadidimora@gmail.com, oppure segnalare l’adesione attraverso la pagina facebook #‎LibertàDiDimora

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Il 12 dicembre 2014 (in ritardo rispetto all’anno precedente) si è tenuta presso l’Università di Bologna la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015 della SPISA, la Scuola di Specializzazione per funzionari della Pubblica Amministrazione. L’ingresso era annunciato come libero (cfr. in <magazine.unibo.it>). Ma la polizia, senza alcuna preventiva comunicazione, ha bloccato l’ingresso a chi si riteneva potesse dissentire secondo un proprio giudizio discrezionale e insindacabile. Ed ha imposto l’ordine con la forza. In nessun paese europeo i gendarmi hanno la facoltà di impedire l’ingresso in aula universitaria degli studenti e dei visitatori, in Italia è avvenuto con il supino assenso di un Ministro e di un Rettore.

Di conseguenza vi è stato qualche tafferuglio. Poi una funzionaria (priva di poteri formali o quanto meno senza depositare l’accredito) ha presentato una denunzia contro i manifestanti. L’ufficio inquirente (nella persona del sostituto procuratore dottor Antonio Gustapane, detto Antonello) ha raccolto nell’immediatezza fotografie, filmati, relazioni d’ufficio. Nell’arco temporale che corre dal mese di dicembre (i fatti) al 14 maggio 2015 (gli arresti) non è stata svolta alcuna indagine, nulla di nulla, silenzio assoluto. Poi, senza una ragione comprensibile, sei mesi dopo il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia cautelare nei confronti di cinque persone, tutte incensurate (quattro poco più che ventenni); la contestazione cumulativa riguarda resistenza e violenza contro i gendarmi, il danneggiamento con vernice degli infissi, e reati connessi. Per giustificare la privazione della libertà l’ordinanza del Tribunale (emessa senza acquisire la versione degli imputati) evoca numerosi precedenti penali (confondendo i carichi pendenti con le condanne, in barba alla presunzione costituzionale di innocenza e tralasciando con disinvoltura la documentata assenza anche di carichi pendenti per parte degli arrestati), afferma (contro il vero e contro il buon senso) che la partecipazione era riservata, formula un giudizio di persistenza nell’intenzione di delinquere senza alcuna motivazione che spieghi come tale persistenza sia pacificamente da escludere nel periodo semestrale che separa i fatti contestati dagli arresti.

È un provvedimento grave, anzi gravissimo; è una decisione che si caratterizza per una concezione autoritaria del diritto vigente, che viola i basilari diritti della nostra Carta Costituzionale. Chiediamo l’immediata revoca e al tempo stesso

                                             accusiamo

  • il dottor Antonio Gustapane, che in qualità di inquirente ha chiesto ed ottenuto l’applicazione delle misure cautelari, di aver taciuto di essere docente a contratto presso la SPISA, circostanza questa che lo rende incompatibile con il ruolo assunto e che il GIP avrebbe potuto facilmente verificare (un simile comportamento comporta l’immediata rimozione e la sostituzione con altro magistrato, oltre a viziare il provvedimento);
  • la SPISA di avere nella relazione dei fatti descritto l’evento come manifestazione chiusa ad inviti l’inaugurazione che invece nel sito ufficiale era annunciata con ingresso libero;
  • il governo Renzi (e chi lo sostiene come male minore) di reprimere con la forza ogni forma di dissenso, e di perseguire la sistematica distruzione della pubblica istruzione, rifiutando qualsiasi confronto con studenti e lavoratori.

Chiediamo, convinti, l’immediata liberazione di Francesco Bedani, Ivan Bonnin, Parvis Jashn Tirgan, Francesca Ioannilli, Luigi Roggero, Loris Narda.

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Solidarietà a Hobo dal Brasile

Le forze del capitalismo globale non tollerano che le proteste acquisiscano la consistenza di tumulto. L’Universidade Nômade Brasile esprime solidarietà e costernazione di fronte agli arresti dei compagni del collettivo Hobo, arresti diretti a mettere a tacere e a neutralizzare coloro che si organizzano politicamente. Così è in Italia come anche in Brasile. In Italia, il governo Renzi si sostiene per mezzo di un misto di strumenti di contenzione, controllo e repressione diretta, assicurandosi in tal modo di non veder minacciato l’ordine economico di austerity e di super-sfruttamento. In Brasile, il governo Dilma allo stesso modo si sostiene per mezzo di una combinazione di biopotere, che punisce individualmente e sparge collettivamente la cultura della paura. Sappiamo come funzionano i meccanismi: dopo il potente ciclo di conflitti del giugno di 2013, in Brasile si sono aperti vari filoni di indagini nonché reti statali di spionaggio, per coprire tutte le forme di militanza che si aggiungono a un sistema penale già orientato all’incarceramento di massa, alla tortura e all’esecuzioni sommaria dei poveri e dei neri.

UniNômade Brasile

http://uninomade.net/tenda/appoggio-ai-compagni-di-hobo-arrestati/

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La traduzione dell’appello per la campagna “Libertà di dimora” in spagnolo e in inglese a cura di alcuni compagni della Universidad de Antioquia di Medellìn, in Colombia

Recurso de casación

Pronto tendremos que abandonar aquello que más hemos amado

 

El día siguiente al lanzamiento de la campaña ‪#‎LibertàDiDimora, el 14 de mayo de 2015 el fiscal de Bolonia reaccionó de nuevo abandonando todo criterio jurídico y procediendo de manera puramente política: Cinco militantes del Colectivo Hobo –Francesca, Francesco, Ivan, Gigi y Parvis–, quienes ya estaban sujetos a una “prohibición de residencia”, fueron llevados primero a la comisaría y luego puestos bajo arresto domiciliario. El pretexto fue un desafío al gobierno del primer ministro Renzi que se llevó a cabo en la Universidad de Bolonia el 12 de diciembre de 2014 (ver video) cuando la policía atacó violentamente a estudiantes y trabajadores temporales que querían realizar una reunión pública en su universidad. Estos arrestos demuestran una vez más la necesidad de tomar la palabra en contra de la arbitrariedad de las medidas preventivas y cautelares y contra la supresión ahora sistemática de la libertad de expresión y de disidencia.

Viene inverno: una pena antica geme

Dentro i macigni dei duomi potenti.

Forse è il segno promesso – e non pregare

Felici i giorni vili, il sonno morto

Che ora grava la mia nemica città.

Tutta la notte si dovrà vegliare

Soli e vicini in ascolto

Del passo ancora lontano.

(Franco Fortini, “Di Maiano”, da Foglio di via e altri versi, 1946)

Tal vez a usted no le interese, porque sigue convencido de que vive en un brillante régimen democrático; pero la búsqueda de la libertad, una búsqueda que no está satisfecha con el simulacro creado para todos nosotros por el neoliberalismo, es tan válida hoy como lo fue en el pasado. Esta vez sin la resistencia de los esclavos sometidos al chantaje, rechaza como imposible e intolerable cualquier acto de insubordinación. Debemos, por lo tanto, hacernos fuertes para salvaguardar a los que, en un entorno difícil como este, en el camino cuesta arriba y la crisis infinita sin atajos, tratan de modificar, para mejorarla, la vida cotidiana, transformar la sociedad, la universidad, la ciudad, la prestación de todos ellos, aceptando totalmente la responsabilidad de todos; y todos debemos sentirnos llamados si queremos dar un sentido a nuestra existencia.

Tal vez usted no lo sepa, pero luego de muchos años, incluso de siglos, lo que se llamó “el exilio” durante el fascismo se vio agravado con el nombre de “confinamiento” (¿recordamos el internamiento en Ventotene, Ustica, Lipari?), que ahora se llama “prohibición de residencia”. En 2015, en Bolonia y en otras ciudades italianas, los que expresan su disidencia, que no se adaptan a la situación actual (precariedad, trabajo gratis, fábricas de conocimiento, supresión de todo pensamiento libre, control de todo impulso a la autodeterminación), están siendo obligados a “exiliarse”. Todo esto incluso sin acusaciones probadas, como se espera en un estado de derecho.

Entre otros, Loris y Parvis, dos estudiantes de la Universidad de Bolonia, el 29 de abril 2015 fueron obligados, por orden de la Fiscalía de Bolonia, a recoger rápidamente sus cosas, ponerlas en una maleta y salir de Bolonia, en cuestión de horas. Acusados de resistir el desalojo de un espacio autónomo de los estudiantes en la universidad más antigua de Europa (ver video). Obligados a emigrar, dejando sus afectos, relaciones, su compromiso social y sus estudios. La aplicación de medidas cautelares de este tipo se está extendiendo: medidas que afectan directamente sus vidas porque suprimen la red de relaciones en que se desarrolla la vida, y, además, sin ningún pago por el Estado.

Las mismas, insoportables, medidas de represión de la libertad de movimiento que se les están imponiendo a los migrantes y los refugiados que huyen de las situaciones creadas por los infames gobiernos occidentales, la Europa Schengen de la actualidad las está aplicando cada vez más a aquellos que manifiestan la disidencia política.

Es el Código Rocco (promulgado bajo el fascismo) que establece “la prohibición de alojarse en uno o más municipios o en una o más provincias” que puede ser impuesto a aquellos “culpables de un delito contra el carácter del Estado, o contra el orden público o declarados criminales por razones políticas”.

Por lo tanto, esto no es nada nuevo. Siempre estamos en la misma página de la historia. No debe parecer insolente recordar los precedentes, porque lo que han hecho tantos y tantos en los últimos años, ha tenido siempre, en concordancia con la diversidad de las formas tomadas por el poder, el mismo empuje para no sucumbir a sus exigencias y su fuerza, luchando por un futuro diferente.

Después de todo, esto le sucedió a Dante –condenado en 1302 a destierro perpetuo de Florencia acusado de “barateria, fraude, falsificación, dolo, blanqueo, pederastia

[…] y si es capturado, se le condena a la hoguera, o sea, a muerte”–, o a Maquiavelo –que en 1513 enfrentó el exilio de la política para salvarse de la cárcel y la tortura–, sin olvidar a Antonio Gramsci, Carlo Rosselli, Emilio Lussu, Sandro Pertini, Umberto Terracini, Camilla Ravera, Altiero Spinelli, y ahora Loris y Parvis, acusados de expresar su desacuerdo, esta vez contra la lógica de la privatización y la mercantilización del conocimiento universitario.

El autoritarismo se expande, gana espacio, trata de imponerse a todos los niveles. Las libertades de expresión, de acción y de movimiento están siendo restringidas cada vez más. Hay que reafirmar la solidaridad porque eso significa llegar a ser solidariamente responsables y construir redes, apoyar los propósitos comunes que nos mueven, que es el deseo común de construir un mundo completamente diferente.

Los firmantes de este llamado quieren denunciar una ola de represión que encaja muy bien en la situación de creciente empobrecimiento y graves problemas económicos, así como en el clima de “regresión constitucional” que hoy se está tratando de imponer. Los firmantes de este llamamiento pretenden denunciar tales actos represivos, exigien la retirada de una medida de carácter fascista e incompatible con el imperio de la ley como es la “prohibición de residencia” que se les impuso a Loris y Parvis.

Para firmar esta petición, enviar un mensaje a esta página de Facebook, #‎LibertàDiDimora o a la dirección libertadidimora@gmail.com (indicando el nombre, apellido, actividad, ciudad, país).

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Call #LibertàDiDimora: against the precautionary measures, for the freedom of dissent

 

[The day after the campaign #LibertàDiDimora was launched, the Bologna D.A. again reacted in a purely political way that is beyond legal standard: Five militants of the Hobo collective- Francesca, Francesco, Ivan, Gigi and the Parvis, already subject to the “prohibition of residence”- were first brought to the police station and then placed under house arrest. The pretext of these actions was a confrontation with the government minister Renzi that took place at the University on December 12, when the police violently responded to students and temporary workers who wanted to come to a public meeting. These arrests once more show the need to declaim the arbitrariness of the preventive and precautionary measures and the systematic denial of freedom of expression and dissent]

Perhaps you all ignored it—because you remained convinced that you live in a shining democratic regime—but the pursuit of liberty, a search that is not satisfied with a staged simulacrum of neoliberalism, pays today as well as it paid in the past. This time without courage it takes slaves under blackmail, and rejects any act of insubordination as impossible and intolerable. We must, therefore, ask you to forcefully safeguards those who, in as difficult a struggle as this, in a long and uphill climb of infinite crisis without shortcuts, look to modify, to improve everyday life through the transformation of society, the university, the city, those who provide everything for themselves, entirely accept and assume that responsibility to which all and everyone ought to feel themselves called if we want to make sense of our existence.

Perhaps you did not know it, but through the years, even the centuries, that which is called “exile,” and during fascism was intensified as “confinement,” (remember the internment at Ventotene, Ustica, Lipari?), today it is called “prohibition of residence.” In 2015, in Bologna and in other cities of Italy, those who express dissent, who do not adapt to the status quo (to precarity, unpaid work, fabricated knowledge, suppression of all free thought, limits on each thrust of self-determination), have now been forced into “exile.” All this without the accused having ever been proven guilty in the eyes of the law.

Amongst others, Loris and Parvis, two students at the university of Bologna on April 29 2015 were forced, by the order of the District Attorney of Bologna, to quickly take their things, to pack a suitcase and to leave Bologna in the span of a few hours. They are accused of having resisted the destruction of an autonomous, self-managed student space at the oldest university in Europe. They are now forced to emigrate, leaving loved ones, relations, their social commitments and studies. The use of precautionary measures of this kind, measures that directly affect lives by reducing the fabric of relations in which life develops, for the most part outside of commitments to the State, has only increased. The same heinous measures that repress the freedom of movement have been imposed by Schengen’s Europe on immigrants and refugees who escape from abhorrent situations created by the same Western governments, and are more frequently applied to those who show political dissent within them.

The Rocco code (promulgated during fascism) proscribes that “the ban from traveling in one or more districts or in one or more Provinces” can be imposed “to those guilty of a crime against the character of the State or against public order, or of a crime committed for political motives.”

However, this is nothing new. We are always on the same page of history. It should not seem insolent here to remember illustrious precedents, seeing as what has driven so many over the course of time takes diverse forms against [State] power in the struggle against its prescriptions and its force, and that fights instead for a different future.

At its base, what happened to Dante, condemned in 1302 to perpetual exile from Florence “for fraud, forgery, malice, laundering, pederasty […] and if he is [taken], to the stake, so he will die”—or otherwise to Machiavelli—who in 1513 faced exile from politics in order to save himself from prison and torture—not to mention Antonio Gramsci, Carlo Rosselli, Emilio Lussu, Sandro Pertini, Umberto Terracini, Camilla Ravera, Altiero Spinelli, is the same for Loris and Parvis, who are accused of expressing dissent, this time against the logic of privatization and the commodification of university knowledge.

Such authoritarianism expands, conquers space, and tries to impose itself at every level. Liberty of expression, of action and movement are always subject to its restriction. This must be affirmed in solidarity because doing so means to become responsible to each other and to build networks, sustaining the common purposes that ultimately move us, that are the common desire to construct a completely different world.

The signatories of this plea want to denounce the repressive wave that suits a situation of growing and grave economic impoverishment, as well as a climate of “constitutional regression” that it wants to impose today. The signatories of this plea denounce that punitive act and demand the withdrawal of a provision of such fascist nature that is inconsistent with the rule of law, as is the “prohibition of residence” that has been imposed on Loris e Parvis.

 

 

 

 

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