La cattura e l’estradizione di Cesare Battisti hanno messo in evidenza i peggiori istinti vendicativi e repressivi di un apparato statale cui sembra ancora bruciare, a 40 anni di distanza dagli accadimenti, il fatto che una parte consistente di quella generazione abbia combattuto, anche con metodi illegali e che hanno causato  vittime, un potere economico e politico arretrato, corporativo, bigotto e repressivo in nome di una speranza di cambiamento, liberazione, modernità. Una stagione che, non dimentichiamolo, ha subito una brusca accelerazione violenta a partire dalla violenza della strage di Stato di Piazza Fontana.

Lungi dal poter rappresentare un momento di riflessione su quella stagione passata, come accaduto in altri contesti europei (si pensi alla Germania), per mettere finalmente la parola fine al conflitto sociale di quegli anni, l’arresto di Battisti è stato usato come un monito, per generare paura e per ingabbiare ulteriormente la libertà di pensiero e di espressione.

Una cappa è scesa sui social: le persone sembrano essere, bene o male, coscienti del rischio nel quale si potrebbe incorrere dichiarando in termini troppo accesi il proprio dissenso e criticando troppo apertamente l’operazione mediatica che ha accompagnato l’arresto di Battisti e il suo arrivo in Italia, essere umano ridotto a trofeo di caccia. Un’operazione che ha visto le massime autorità vestirsi di uniformi poliziesche, a conferma di ciò che già sappiamo: ci stiamo avviando verso uno stato di polizia.

In questo clima, Francesco Caruso, docente di sociologia all’Università Magna Grecia di Catanzaro è stato minacciato di espulsione e si chiede che le sue lezioni siano sottoposte a monitoraggio da parte di un commissario preposto. Si tratta di richieste fatte da amministratori, esponenti di polizia, consiglieri e amministratori comunali della destra catanzarese. Un deputato leghista ha presentato una interrogazione parlamentare chiedendo al Miur la sostanziale rimozione dall’incarico di Caruso.  Questa la dichiarazioni di Caruso: “A distanza di 40 anni da episodi del tutto deprecabili, questo accanimento (l’arresto di Battisti, ndr.), questo scalpo da portare in dote, di questo ormai quasi settantenne mi sembra una sete di vendetta che non ha nessuna altra funzione se non ripagare l’odio e il rancore di questi signori al governo”.

Una dichiarazione, come si può leggere, che non assolve Cesare Battisti (definito autore appunto di “episodi del tutto deprecabili”) ma che intendeva porre l’accento sulla “supposta” funzione rieducatrice (e non vendicatrice) del carcere, come sancito proprio dal art. 27 della Costituzione Italiana.

Un episodio allarmante. Odio, conformismo, inibizione e ignoranza vengono spalmati a piene mani da una struttura di potere sempre più liberticida, con l’ausilio di media e telegiornali, sdraiati dalla parte dei più forti, e in assenza di una opposizione parlamentare davvero degna di questo nome. Questa situazione dovrebbe preoccupare chiunque, a prescindere dalle differenze di pensiero e di impostazione, abbia a cuore l’esistenza di una convivenza civile e di un confronto dialettico, democratico, nel nome della libertà individuale e dell’autodeterminazione delle vite e del pensiero. Zitte e zitti non staremo.