#omaggio a Toni Negri 23

 

Il foglio de La Ginestra o il fiore del deserto è innestato – piantato – sulla macchina-scultura NIKE, un missile-antimissile USA, parte del sistema di difesa NATO, acquistato come rottame nel settembre 2011.

È la stagione immediatamente antecedente la crisi Medio Orientale sulla possibile esplosione del conflitto Israele-Iran, che nel novembre raggiunge il calor bianco in relazione al programma nucleare iraniano.

— 5 novembre 2011, il Presidente Shimon Peres in TV dichiara: “Israele, l’attacco all’Iran si avvicina”.

— 4 febbraio 2012, l’Ayatollah Khamenei, guida suprema Iran, risponde: “L’Iran libererà Gerusalemme”.

“Impiantare” La Ginestra nella scultura equivale a “vestire” il soggetto di una rete di rimandi, immagini, testi, schermi, essenze naturali, elementi eterogenei mobili e in mutazione che ne alterano la potenza e rimandano la pura oggettualità, apparentemente senza storia né sangue, alla misura del nascondimento, mimetismo, scatto dell’ostile, insito nella dimensione del camouflage.

La Ginestra, composta da Leopardi nel 1836 fu edita postuma nel 1845, a conclusione dei Canti, come una sorta, si dice, di “testamento spirituale”.

Questo “testamento” ha una formidabile valenza politica. Non è un testo lirico, è dramma, la forma più alta della poesia nel senso indicato da James Joyce, oltre la epica, oltre la lirica: realtà politica e militante che ci parla oggi qui e ora – nonostante le versioni dei commentatori puristi.

Il verso del foglio, manifesto, dazebao de La Ginestra, riporta il disegno a grafite di un albero con i rami tagliati “ad tronconos” come era in uso nella iconografia medioevale: da certe colonne dello sguancio del portale maggiore della Cattedrale di San Lorenzo di Genova, agli straordinari insiemi plastici dei Calvari in Bretagna.

I rami dei tronchi non sono tagliati alla radice, ma sono “amputati”, lasciati a sporgere.

Riporto l’abstract dell’intervento di Antonio Caronia, Violenza e tecnologia, per il seminario a mia cura, Arte e politica. La condizione della violenza, scuola di Scultura, Accademia di Brera, Milano 2002.

“Ogni protesi tecnica, secondo l’insegnamento di McLuhan, amputa (simbolicamente) una parte del corpo o una funzione mentale. È un trauma, a cui la cultura occidentale (e forse anche altre culture) reagiscono con un’operazione di anestesia sulla parte o sulla funzione amputata.

A questa anestesia l’arte ha da sempre collaborato (anche se con atteggiamenti ed esiti spesso opposti). Tuttavia oggi la tecnologia tende sempre più a presentarsi come ‘mondo’ piuttosto che come ‘protesi’.

Il problema della violenza inerente alla tecnologia, oggi, tende quindi a spostarsi da un livello epistemologico (o soggettivo) a un livello ontologico (o oggettivo).”

Nella fase di lavoro del 2015 su NIKE, con La Ginestra, non potevo conoscere il libro di Antonio Negri, Lenta ginestra. Saggio sull’ontologia di Giacomo Leopardi, edito lo stesso anno; quando l’ho incontrato più tardi sono rimasto sbalordito dalla concordanza delle date di elaborazione e dallo straordinario percorso nel testo, e l’ho amato.

 

La Ginestra o il fiore del deserto, recto, 2015.

Collage, inchiostro e grafite su xerocopie, materiali eterogenei, cm 96,5 x 44,5.

 

La Ginestra o il fiore del deserto, verso, Amputazione, 2015.

Collage, grafite su carta e materiali eterogenei.

 

NIKE, Testa di guerra (war-head), fase di lavoro 2015.

Sul fondo, il foglio de La Ginestra o il fiore del deserto.

 

La Ginestra o il fiore del deserto, particolare con la vite tagliata.

 

 

Immagine in apertura: Paolo Gallerani, NIKE, dal 2011, con il foglio de La Ginestra.

Due elementi mobili, Fusto e Testata; lega di alluminio e magnesio, acciaio, materiali plastici; essenze naturali, materiali eterogenei, immagini, testi; sistema idraulico-oleodinamico, sistemi di sicurezza automatici.

Dimensioni variabili, lunghezza massima dei due elementi in conseguenza, m. 11,00.

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