A dieci anni dalla scomparsa di Antonio Caronia.

Sabato 28.10 @Teatro LaCucina Olinda (Ex OP Paolo Pini)

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Credo che discutere oggi di Antonio Caronia, a dieci anni dalla sua scomparsa, significhi in primo luogo chiedersi quanta della sua opera possa essere ascrivibile o meno a quella grande narrazione che occupa ormai in modo imponente l’intero immaginario, e che può essere riassunta nell’ormai celebre sentenza: è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo. Decretare la morte dell’utopia (rifiutando qualsiasi aspirazione a una sua possibile rinascita) e di conseguenza minare le fondamenta dell’idea stessa di rivoluzione, vuol dire stare dentro un campo di battaglia in cui c’è rimasto solo conflitto senza posta alcuna in gioco. Prese a se stanti le ultime video interviste visibili su youtube (fatte da Macao nella primavera del 2012 alla libreria Utopia) sembrano fare appello a una rivoluzione a carico di quel soggetto, tanto instabile quanto mutevole, che definiamo idealmente e molto sinteticamente “Movimento”, tramite una politica di sabotaggio che avrebbe il fine di rompere gli ingranaggi della macchina capitalistica facendola saltare definitivamente. Questo confermerebbe l’idea di un ribellismo comunque dentro l’angusto perimetro di una “rivoluzione passiva” che non prevede nulla oltre il collasso del sistema capitalistico, e quindi, in definitiva, altro che non sia la fine del mondo. Cosicché il fine ultimo del capitalismo, e di qualunque opposizione, ad esso finirebbero inevitabilmente a coincidere in quello che, in modo ossimorico, è stato definito “un mondo senza di noi”.  

È su questo crinale che dobbiamo fare i conti con Caronia, perché è il crinale su cui tutti poggiamo in questo momento, nella nostra assoluta (permanente o temporanea, chi lo può dire) impotenza di immaginare altro dall’esistente. L’immaginario è già tutto occupato, “l’immaginazione al potere” alla fine è stata raggiunta, ma non da noi. E allora come si fa a occupare ciò che è già occupato e ben sorvegliato da formidabili meccanismi di cattura? Eppure è lì che si gioca il potere di renderci impotenti e rassegnati, con in cambio pillole di felicità e lasciandoci ampie forme di ribellismo sempre riassorbibile ai fini del potere stesso. Che significato ha, allora, l’invito di Antonio Caronia a occupare l’immaginario se i giochi sono stati tutti fatti e noi ne siamo stati esclusi? È puro pessimismo e ribellismo nichilista? Credo che tutte queste ambiguità, per potersi sciogliere (pur mantenendo quel tanto di ambivalenza inevitabile per chiunque non aspiri a una purezza angelica) abbiano bisogno di un punto da cui poter essere osservati che si trovi in quel campo di interessi e di studi che ha riguardato proprio la fantascienza. Genere peraltro poco amato da Antonio (come ebbe a dire molto acutamente uno dei suoi più cari amici e collaboratori Daniele Brolli) che però lo ha accompagnato da sempre fino all’ultimo anno della sua vita quando insieme al seminario su Foucault curava la ristampa dei Labirinti della fantascienza e scriveva un articolo su Dick narratore-filosofo.

Proprio la fantascienza di cui aveva decretato la morte (con grande scandalo per i critici e i fan del genere) e rispetto alla quale rifiutava di considerarsi un suo critico, proprio questa, credo, debba essere considerata il passepartout di tutti quei temi caldi e di così estrema attualità: il cyborg, il postumano o le possibilità creative entro il dominio di un governo algoritmico, per dirne solo alcune, ma ancora e soprattutto il poter leggere la realtà come fantascienza, cioè come quello che realmente è diventata.

La fantascienza, quindi, non come semplice narrativa ma come dispositivo di soggettivazione. Dispositivo che oggi, dopo aver espletato le funzioni legate al periodo storico che l’aveva visto nascere, oggi si ritrova a dover essere risignificato nelle sue nuove funzioni. Ed è da questa prospettiva, con l’aiuto di Caronia, oltre Caronia, che possiamo tentare di uscire da quella cappa nichilista del realismo capitalista imperante. Con Antonio Caronia, oltre Antonio Caronia, sia mettendolo in discussione che seguendolo sul terreno minato del nemico dove nessuno di noi può considerarsi immune dalla tentazione di trovare vie di fuga individuali piuttosto che di decidere di farsi saltare in aria.

Programma e info: occuparelimmaginario.noblogs.org

 

 

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