La manifestazione NoExpo-Mayday del 1 maggio 2015 a Milano sarà sicuramente al centro di un vivace dibattito, cui Effimera non intende sottrarsi. Pubblichiamo come primo contributo un testo di Bifo. Seguiranno altri commenti.
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Di prima mattina ho fatto una ricognizione per Milano per decidere che fare.
Piovigginava e l’asma mi rallentava il passo: dopo aver camminato un’oretta ho capito che era meglio tornarmene a Bologna. Si sapeva che a un certo punto sarebbe scoppiata la baraonda. La polizia non poteva farci niente per una ragione facile da capire: gli occhi di tutto il mondo erano puntati sull’inaugurazione dell’EXPO, un morto nelle strade di Milano non sarebbe stato buona pubblicità. A Genova quindici anni fa (come passa il tempo!) il potere intendeva dimostrare che i grandi del mondo sono inavvicinabili e se ci provi ti ammazzo. A Milano intendeva dimostrare di essere tollerante. Da una parte si fa festa con Armani e Boccelli perché ormai i giovani sono talmente frollati dalla disperazione che fanno la fila per poter servire gratis al tavolo di Monsanto e di McDonald. Dall’altra si permette di sfilare a qualche migliaio di sessantenni i quali, poveretti, credono che per telefonare ci vuole il gettone, e quindi sono ancora dietro a quelle vecchie storie dei diritti.
Poi tremila teppisti hanno rovinato il banchetto, tutto qui.
Ho letto l’articolo di Luca Fazio e vorrei esprimere un’opinione diversa dalla sua. Fazio scrive che i teppisti hanno rovinato una manifestazione democratica.
Sarò brutale con spirito amichevole: a cosa serve manifestare per la democrazia? che utilità può avere sfilare per le vie della città dicendo: diritti, costituzione, democrazia?
Io lo faccio talvolta (quando l’asma me lo permette) per una ragione soltanto: incontro i miei amici e le mie amiche. E’ quel che ci è rimasto della sfera pubblica che un tempo chiamavamo movimento. Ma non penso neanche lontanamente che si tratti di un’azione politicamente efficace.
C’è ancora qualcuno che creda nella possibilità di fermare l’offensiva finanzista europea, o l’autoritarismo renziano con pacifiche passeggiate e referendum?
A proposito: ci sarà un referendum contro la legge elettorale denominata Italicum. Probabile. Giusto per riepilogare voglio ricordarvi gli antefatti. Esisteva una legge elettorale denominata Porcellum (perché coloro che la avevano promulgata dichiararono fra le risate che si trattava di una porcata). La Consulta dichiarò quella legge incostituzionale, dunque sancì l’illegittimità del Parlamento eletto con quella legge. Fino al 2011 c’era almeno un Primo Ministro votato da una maggioranza. Si chiamava Berlusconi (remember?). Fu esautorato per volontà della Bundesbank, venne un primo ministro direttamente eletto dalla finanza internazionale di nome Monti. Il disastro fu tale che si tornò alle urne. Le urne risultarono enigmatiche, e dopo varie tergiversazioni emerse un tizio che nessuno ha votato ma nei sondaggi risultava vincente. Dal momento che questo tizio ha la fiducia dei mercati il Parlamento, eletto con una legge incostituzionale, ora si prostra ai suoi piedi. La cifra vincente del governo Renzi è il totale disprezzo delle regole costituzionali, perciò un parlamento incostituzionale vota una legge elettorale incostituzionale imponendola con il voto di fiducia. Tombola.
A questo punto qualcuno raccoglierà le firme per un referendum.
Referendum? Io ne ricordo un altro: il 90% del 70% degli elettori votarono contro la privatizzazione dell’acqua. Vi risulta che la privatizzazione dell’acqua sia stata fermata? A me risulta il contrario. E allora perché dovrei andare a votare al prossimo referendum?
Qualcuno mi risponde: per difendere la democrazia.
Democrazia? Ma di che stai parlando? L’80% dei greci appoggia il suo governo, ma la Banca Centrale europea ha detto con chiarezza che le regole non le stabilisce l’80% dei greci, ma il sistema bancario, quindi che i greci vadano a farsi fottere, e con loro la democrazia.
Ma torniamo a Milano. Tremila teppisti spaccano tutto? Non esageriamo, ma certo hanno fatto abbastanza fumo. E i giornali parlano di loro più che di Renzi Armani e Boccelli. Come posso non essergliene grato?
Sto forse proponendo una strategia politica? Credo io forse che spaccando le vetrine di tre banche (o magari di trecento o di tremila) il potere finanziario si spaventa? Non scherziamo. So benissimo che il potere finanziario non sta nelle vetrine delle banche, ma in un circuito algoritmico virtuale che nessuna azione teppistica può distruggere e nessuna democrazia influenzare. So benissimo che mentre tremila spaccavano vetrine diciassettemila e cinquecento correvano a lavorare gratis e questo è l’avvenimento più importante. So benissimo che nell’azione teppistica non vi è alcuna strategia politica. Ma c’è forse una cosa più seria. C’è la disperazione che cresce, limacciosa e potente, ai margini del mondo levigato.
Cosa ne pensa Fazio (al quale rivolgo un saluto in amicizia) dei teppisti di Baltimore e di Ferguson? Pensa che dovrebbero avere fiducia nella democrazia?
Io ricordo di avere visto (era la CBS?) un’intervista a una ragazza che stava in strada a New York una notte del novembre 2014. Il giornalista le chiedeva qualcosa sui bianchi e sui neri e lei rispose: “This is not about white and black. This about life and death.”
Nel tempo che viene non capirete niente se penserete alla democrazia. Occorre pensare in termini di vita e di morte, e allora si comincia a capire.
Ci stanno ammazzando, capito? Non tutti in una volta. Ci affogano a migliaia nel canale di Sicilia. Un numero crescente di ragazzi si impiccano in camera da letto (60% di aumento del tasso di suicidio nei decenni del neoliberismo, secondo i dati dell’OMS). Ci ammazzano di lavoro e ci ammazzano di disoccupazione. E mentre la guerra lambisce i confini d’Europa, focolai si accendono in ogni sua metropoli.
Perché dovrei preoccuparmi dell’Italicum? E’ una forma di fascismo come un’altra.
Abbiamo perso tutto, questo è il punto, e il primo maggio 2015 potrebbe essere il momento di svolta, quello in cui lasciamo perdere le battaglie del passato e cominciamo la battaglia del futuro. Non la battaglia della democrazia né quella per i diritti, meno che mai la battaglia per la difesa del posto di lavoro, che è stata l’inizio di tutte le sconfitte.
La battaglia necessaria (e forse a un certo punto anche possibile) è quella che trasforma la potenza della tecnologia in processo di liberazione dalla schiavitù del lavoro e della disoccupazione. Quella battaglia si combatterà cominciando a comportarci come se il potere non esistesse, rifiutando di pagare un debito che non abbiamo contratto, rifiutando di partecipare alla competizione del lavoro e alla competizione della guerra.
E’ impossibile? Lo so, oggi è impossibile, i giovani che hanno aperto gli occhi di fronte a uno schermo uscendo dal ventre della madre si impiccano a plotoni perché per loro il calore della solidarietà politica e della complicità amichevole sono oggetti sconosciuti. Ma se vogliamo parlare con loro è meglio che lasciamo perdere i gettoni, la democrazia e i diritti. E’ meglio che impariamo a parlare della vita e della morte.
che cinismo disgustoso: citare (a casaccio) i suicidi per sostenere la propria tesi (peraltro assai discutibile)
peggio di emilio fede, lui sicuramete era più umano
Grazie del contributo così generoso. Ho qualche perplessità sul fatto che una presenza più adeguata nella organizzazione del corteo non potesse risparmiare tutto quel fumo, mi piacerebbe poi incontrare chi ha comprato le maschere antigas, pagato i viaggi fino a Milano, organizzato la logistica e capire quanto costoro siano antagonisti e quanto siano speculatori o infami. Ma non sono molto informato. Il punto più importante, per me, di ciò che scrivi, è la citazione da New York: dobbiamo combattere per la vita. Poi ci sono altre questioni importanti da sviluppare. A proposito della democrazia, la considero tal quale la realtà: spesso fa schifo ma non abbiamo altro. A proposito della tecnica e del metodo, sfruttando al meglio la tecnologia, promuovo il collettivismo nonviolento. Ancora grazie.
Vi mando quanto ho scritto al manifesto, credo possa andare bene lo stesso per voi.
Caro Manifesto, ho partecipato al corteo pomeridiano del primo maggio,
dietro lo striscione “No Expo – No Israele”. Eravamo a viso aperto,
come sempre, ed è chiaro che non mi son piaciute alcune devastazioni
davvero inutili. A viso aperto, mentre gli accordi tra Italia ed
Israele sono segreti perché contengono sostegno ai crimini dello
stato sionista. Ma di questo tutti restano muti.
Trovo davvero inquietante l’articolo di Norma Rangeri, da lei mi sarei
aspettato un pensiero almeno un tantino più profondo dei giornali
normali. Come fanno le devastazioni ad oscurare tutto il lavoro dei
movimenti che in 7 anni hanno costruito quello No-Expo? Viene oscurato
da quelle e quelli che mai sono stati d’accordo a boicottare il
criminale evento che potrebbe davvero durare sei mesi, oscurato da
quanti nella “sinistra di alternativa” che volevano migliorare l’opera
criminale.
Se le ragioni c’erano, e ci sono, perché l’intervento violento
dovrebbe oscurarle? Incomprensibile, se non appunto, per chi è invece
d’accordo con l’esposizione che ha dato tanti soldi alla ‘ndrangheta,
multinazionali e padroni.
E poi, quanta indignazione, Madamo Dorè…
Nel 2012, a Milano, un vigile urbano ha ucciso a sangue freddo un
ragazzo cileno, di cui ancora non si conosce l’età giusta, chi scrive
19, chi 28, chi 29. Quello che è certo è che è stato ucciso
volontariamente. Quello che è certo è che l’assassino non ha fatto un
solo secondo di carcere, quello che è certo è che lavora ancora alle
dipendenze del Comune di Pisapia, quello che è certo è che è stata
pagata una cifra per la sua morte (sarebbe interessante sapere chi ha
pagato).
Ecco, la morte di un giovane è stata meno importante di 10 macchine
bruciate, dato che non ho letto tanta “indignazione” sui giornali,
nemmeno sul vostro.
E quanta indignazione per il ragazzo 21enne morto nel cantiere Expo:
Renzi ed il sinistro Pisapia non lo hanno nemmeno nominato. Già non
era nemmeno Italiano,
Ok, si facciano i servizi d’ordine….Ma non credete più utili dei
servizi d’ordine per quella “sinistra” che ci porta guerre, miseria,
umiliazioni? La Fornero gira ancora liberamente dopo i crimini
commessi contro i pensionati, e lo stesso chi ha stuprato la Libia,
l’Iraq, ed oggi la Siria.
Ieri, un signore di 53 anni si è ammazzato perché non prendeva lo
stipendio da mesi….certo un provocatore, che col suo gesto voleva
mettere in cattiva luce le bellezze dell’Expo.
Per fortuna i giornali democratici, anche il vostro, restano muti, o
qualche riga tra tante righe di indignazione per vetrine di banche,
auto e cartelloni della pubblicità.
Francesco Giordano
Milano, 03.05.2015
[…] [UPDATE: ci mancava l’ideologo] […]
Con i nostri soldi, quelli che dovrebbero servire per ospedali, scuole, stato sociale, pensioni, stipendi, hanno fatto una kermesse dove a fare il grano saranno Farinetti e soci e chi venderà i biglietti. La ricchezza non si crea, si sposta. Neppure i soldi per i ragazzi che sono lì a lavorare. Tutti volontari, o quasi, secondo i desiderata di Poletti. Ma chi sono i veri teppisti quei ragazzi vestiti di nero o luridi figuri in doppiopetto grigio con cravatte da centinaia di euro che hanno fatot questa operazione ?
Si, mi sembra che siamo alla disperazione ed allo sbando.
Ma con la pancia piena e i piedi al caldo.
Caro Bifo, tu parli al plurale ponendo ti fra i migranti annegati.
Non è onesto.
Lucido, puntuale, sferzante, necessario, smascerante, condivisibile Bifo!
Queste considerazioni/riflessioni costituiscono un’ottima analisi politica, assolutamente istruttiva.
Baro Bifo, penso che lei sopravviverà al carico di lavoro, alla traversata e a qualche altra cosa.
Magari qualche altro avrà problemi, ma lei no. Se la caverà.
Poi le pacifichepasseggiate, che miseria!
Molto più utili, come si è visto, le iniziative vivaci che lei suggerisce e alcuni praticano.
Grazie. Ora si riposi un po’ lei che può farlo.
caro, caro, non baro.
ridicolo questo articolo. E questo autorizza a spaccare tutto? a distruggere auto di privati e vetrine? A vanificare risparmi di una vita? ma per piacere
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e i primi censuratori e filtratori di notizie siete voi. come i peggiori fascisti che descrivete nell’articolo
I commenti vengono moderati per evitare lo spamming di cose che non c’entrano. E poichè la gente lavora, anche se sottopagata e spesso sfruttata e prer questo pure si incazza, l’approvazione dei commenti avviene quando si ha tmpo di farlo. Sei forse abituato ai privilegi o sei permaloso?
L’articolo lascia intendere che se Monti fosse stato efficace o popolare non si sarebbe andati a votare nel 2013. Mi sembra che ciò sia indice di scarsa lucidità da parte dell’autore.
Mi sembra che la fiducia nella tecnologia sia parallela a quella nei diritti che si sarebbero dovuti estendere all’infinito. La tecnologia sta distruggendo posti di lavoro e quelli che crea risultano insufficienti a colmare il divario. Il tema dei piaceri delle masse ( dei singoli individui che diventano masse ) non viene minimamente affrontato. Quali sono i desideri? cento anni fa c’era la fame, si moriva di pellagra per denutrizione: oggi di fame non muore nessuno. Si muore di guerre, di catastrofi naturali, di altro ma non di fame. Bifo individua nella fine della stagione dei diritti la fine di un’epoca: ma non riesce, a mio parere, a immaginare realisticamente una nuova di epoche. Che sarebbe troppo riduttivo limitarla a quella tecnologica perchè ancora non sappiamo ipotizzare del tutto le controindicazioni di tecnologie sempre più avanzate: di certo una sorte di ” monadismo ” o di autismo sociale è aiutato da certa tecnologia. La socializzaione ( la parte pubblica ) non viene meno solo per processi di urbanizzazione alienati ma anche per involuzioni umane tipiche delle crisi epocali. Difendiamo solo il nostro clan, sordi alle istanze degli altri.e se la difesa del clan passa attraverso la distruzione significa avere perduto del tutto la voglia di trovare alternative. e, forse, anche la capacità di trovare alternative.
Caro Francesco Giordano, spero, con tutta la mia speranza che ilmanifesto pubblichi la tua lettera!
Anita, verrà pubblicata domani…
@luigi
Banche, multinazionali, assicurazioni, agenzie interinali e macchine di lusso sono stati gli obiettivi dei riottosi. Nessun attacco ai risparmi di una vita dei privati cittadini. Poi, può essere condivisibile o meno, in ogni caso è più triste vedere le persone indignate per due vetrine rotte che per i diritti negati.
ottimo, che verita’ purtroppo, ma ben scritta, comunque ce’ un po’ di speranza grazie a gli infiltrati, nell’elite che aiutano un po!! ma sono pochi e a volte vengono uccisi o assorbiti….come ci sono le spie e gli infiltrati tra chi si ribella e combatte…..
@luigi n°2
Nei blogs, se non attivi la filtrazione dei messaggi, dopo un ora trovi 10mila messaggi di spam di viagra, cialis etc etc. Quindi non sono fascisti i gestori del blog come tu sostieni, ma sei tu che sei male informato e scrivi giudizi affrettati e senza la minima competenza in merito.
Questo autorizza ha spaccare tutto capito molto bene, la gente dorme, e va spaccato tutto, per il bene dei tuoi e vostri figli, schiavi per niente, per una moneta elettronica, per una verita’ e liberta’ che non esiste, spaccare tutto per svegliare il popolo, spaccare tutto per salvare milioni di vite che vengono uccise ogni giorno.
Con la tecnologia che esiste, non si puo’ passare un tubo di acqua per portarlo agli assetati e morenti, ma vi rendete conto.
I potenti si barricano e ti danno i loro avanzi, e tu devi stare zitto, ce gente che ha studiato e fa la fame, solo perche’ deve essere cosi, e allora io spacco tutto.
In Australia, stanno vaccinando la gente obbligatoriamente, e tutti zitti e mosca, siamo succubi dell’Elite, e basta, e allora io spacco tutto.
Io spacco tutto fino a che non trovero’ altri che si sveglieranno……
Forse chi scrive dovrebbe leggere il primo articolo, non mi pare che dicesse che occorre spaccare tutto. Ha cercato di dare una spiegazione su quanto è successo a Milano, è diverso da dire che propone di spaccare tutto.
Una banca che brucia (una volta tanto non i risparmi o le elargizioni della bce) anche con tutta la buona volonta, non riesce a farmi pena.Altrettanto un automobile da 60mila euro, molto probabilmente coperta dalla casco (non quello dei teppisti) che brucia, non riesce a farmi provare dolore, non quanto le auto in cui sempre piu’ persone sono costrette a vivere. Ammetto ls mia insensibilita’.
i tuo articolio mi ha fatto venire i brividi….sei riuscito a racchiudere tutto ciò che io provo in questo momento!!!!!!
[…] Dare fuoco alla macchina di un postoperaista a cazzo, tanto poi è contento. Passaggio consigliatissimo anche a chi non abbia progetti politici. Si può tranquillamente farlo […]
Condivido in pieno…grazie Bifo.
Non potevano mancare quelli delle “macchine di lusso” (sapessero quanti muratori bergamaschi preferiscono rinunciare alle ferie per farsi il BMW), l’espertone di polizze (la Kasko non c’entra nulla e le assicurazioni non coprono i danni per atti vandalici) e quelli delle vetrine delle banche (mi spiegassero cosa c’entrano allora le vetrine della storica pasticceria Venchi). Non poteva mancare l’antisionista che non c’entra un cazzo ma che salta fuori dappertutto. E poi abbiamo il nostro Bifo, che crede davvero che quei mille stronzi con le maschere antigas abbiano nel cervello tutti questi sofisticati ragionamenti invece che della semplice segatura come i talebani cui li paragonava nel ’98.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/03/15/sono-come-talebani.html?ref=search
“Condividiamo una riflessione a caldo di una nostra compagna, poco dopo essere tornata dalla manifestazione NoExpo di Milano.
Dopo il corteo di ieri a #Milano mi aspettavo la cascata di merda di oggi… e mi sono più volte detta che questa volta avrei scelto il silenzio come risposta… purtroppo non ci riesco… perché ogni parola che leggo è una ferita sul mio corpo, un’altra ferita da aggiungere alle tante collezionate in anni di lotte…
Mi colpisce profondamente l’aggressività con cui oggi ci si scaglia contro studenti e manifestanti.
Mi colpisce profondamente la rabbia che si è manifestata ieri in piazza a Milano.
Mi colpisce profondamente la violenza che tutti i giorni subisco tentando di arrivare a fine mese
Mi colpisce profondamente l’incapacità umana di guardare oltre il proprio naso e l’irrefrenabile desiderio di esprimersi solo quando si devono attaccare le nuove generazioni
Mi colpisce profondamente l’uso di termini individualistici da parte di quelle che oggi vengono definiti “i semplici cittadini”… come se io non lo fossi… l’utilizzo di “la mia macchina” “la mia vetrina” “la mia casa” “il mio lavoro” “i miei soldi” e pure i libri di scuola dicono che noi siamo una cultura che mira alla collettività non all’individualismo
Mi colpisce l’isolamento in cui oggi ci costringono a vivere, o che noi stessi creiamo per vivere, un isolamento che è lacerante, demoralizzante, violento…
Non ho mai visto un’anziana avere così tanta voglia di aggredire verbalmente e fisicamente i politici, che ci opprimo e che fanno leggi per il loro tornaconto, come quella che ho visto oggi scagliarsi contro dei ragazzi che potrebbero essere suoi figli e augurarsene la morte…
Oggi ho visto un paese palesarsi in tutta la sua difficoltà…
Partendo da un corteo che è stato incapace di incanalare la propria rabbia verso obiettivi legittimi e leggibili. Perché sappiamo che questo è il gioco, cercare di essere leggibili agli occhi di un mondo che non vuole leggerci…
Una piazza incapace di mantenere il controllo, direi anzi una piazza che non ha voluto mantenere il controllo, non si può controllare la rabbia. È difficile, forse impossibile. E non si può pretendere che qualcuno lo faccia. Perché chi lotta per non essere controllato dovrebbe poi controllare chi come te decide di sfogare la propria rabbia?
Ho visto il classico gioco dei media mainstrem deviare l’opinione pubblica verso argomenti più futili per non pensare al potenziale politico che era in piazza ieri, li ho visti incanalare l’attenzione su un ragazzetto che in questo mondo non trova identità e la va cercando da chi questa identità ce l’ha già ben formata… lo ha fatto diventare emblema di una protesta per poterla ridicolizzare e il paese è riuscito solo a vedere il ridicolo che c’era in quelle dichiarazioni.
Ma mattia forse non è diverso dagli altri, cerca se stesso in un scenario devastante e distruttivo che viviamo tutti i giorni e non riesce poi a staccarsi dalla dinamica del controllo parentale…
Ho visto i politici di turno parlare dei figli di papà, rimembrane il g8 di Genova ma è troppo semplice citare quelle 4 parole che fanno presa su tutti, che sono i fantasmi più brutti del nostro passato.
Ho visto poi una diffusa opinione pubblica scaldarsi e scagliarsi contro una generazione che, nel giusto o nel torto, è il nostro futuro. Ho visto l’incapacità o anzi la non volontà di capire che su un piatto della bilancia pesano di più i danni fatti dall’expo che quelli fatti dai no expo. Ho visto l’incapacità e la non volontà di provare a capire chi oggi mette in gioco la propria vita. Perché qui non parliamo di cosa è giusto o sbagliato, ma di persone che ogni giorno rischiano la vita per affermare i proprio ideali, e lo fanno da anni, nei modi più diversi, ma nessuno si è mai preoccupato di ascoltarli.
E in mezzo ci sono i movimenti, i black block, gli incappucciati… ci sono persone…
Stanche, incazzate, depresse, frustrate che oggi agiscono nei modi più disparati.
Cosa credete, che a noi piace farci spaccare la testa, andare in galera o farci intossicare con i lacrimogeni? Credete sia un divertimento per noi?
Non ci piace piangere, vomitare, svenire quando ci abboffate di lacrimogeni.
Non ci piace avere i punti di sutura a causa di una manganellata.
Non ci piace perdere i denti o un occhio per un lacrimogeno lanciato ad altezza uomo.
Non ci piace morire nelle piazze…
Non vi chiedete quanto sia preoccupante che una intera generazione metta a rischio la propria vita per i propri ideali?
Non vi chiedete quanto sia preoccupante questo fenomeno sociale? Farsi picchiare per farsi sentire?
Siamo la generazione che non può scegliere…
Non può scegliere quale università fare, che lavoro avere, quali sogni coltivare, che sentimenti provare.
Non può scegliere come protestare, come incazzarsi, come dissentire.
Non può scegliere come agire per colpire tutti quelli che fino a oggi hanno pensato a innaffiare solo il proprio orticello.
PER QUELLO CHE E’ SUCCESSO IERI A MILANO SIAMO TUTTI RESPOSANBILI. NESSUNO SI SENTA ASSOLTO.
Sono responsabili quelli che rimangono a casa dicendo che scenderanno solo quando ci sarà la vera rivoluzione, ma secondo voi chi la fa sta vera rivoluzione? Secondo voi non si costruisce con il tempo, nei collettivi, nei luoghi dell’orizzontalità e non della verticalità? Chi dovrebbe costruire questa rivoluzione per voi? Per permettere anche a voi di raccontare un giorno ai vostri figli che voi c’eravate?
Siete tutti responsabili, voi che pontificate da dietro una tastiera senza toccare il disagio, che dite cosa è giusto e cosa sbagliato, su come noi giovani dovremmo vivere, proprio come fanno i politici dalle loro case sorvegliate.
Siete tutti responsabili, voi che adesso vi svegliate e attaccate una generazione che, nel torto o nel giusto, tutti i giorni si fracassa i coglioni con discussioni, assemblee e ragionamenti su quale potrebbe essere il modo migliore per far rispettare le proprie idee. Perché noi sappiamo di avere ragione, la storia ce lo insegna, le ragioni di una minoranza si scoprono essere giuste solo 50 anni dopo, quando ormai è troppo tardi.
Siete tutti responsabili, voi che guardate la vetrina e non cosa c’è dietro la vetrina, siete quelli dei selfie e della chirurgia plastica, delle città vetrina.
Siete quelli che non leggono il conflitto ma solo l’estetica della piazza.
Sono responsabili i movimenti che non sono riusciti a organizzare una piazza degna della portata politica di quel giorno e di tutte le persone che erano lì…
Ma scusateci se da soli non riusciamo a gestire la rabbia del paese, scusateci se dopo giornate in cui lottiamo per arrivare a fine mese, ci svegliamo all’alba e mangiamo il cibo dell’eurospin, corriamo a lavoro prendendo mezzi che non ci faranno mai arrivare puntuali, e meccanicamente svolgiamo il nostro lavoro sottopagato, poi corriamo a lezione perché ci avete cresciuti inculcandoci che un pezzo di carta ti aiuterà a lavorare, poi corriamo alle assemblee quelle in cui dopo giornate infernali proviamo a ragionare guardando oltre, raccogliendo le forze che ti rimangono, spremendo le meningi e cercando di capire cosa succede in questo mondo alienante e alienato, non pensando alle violenze subite, mettendo da parte la rabbia per trovare il modo mediaticamente migliore per farci ascoltare e far capire al mondo che in realtà abbiamo ragione.
Poi torni a casa, che chiamarla casa è un parolone, una stanza in affitto fredda e mal curata con un boiler da 10 litri per 5 persone e da sola poggi la testa sul cuscino, ed è lì che la tua rabbia cresce quando ti rendi conto della solitudine in cui vivi e del futuro che non vedi di fronte a te…
Solitudine, isolamento, frustrazione che voi tutti contribuite ad accrescere…
Scusateci se a fine giornata ci sentiamo violentati, lacerati, feriti, aggrediti.
Scusateci se la nostra violenza vi balza all’occhio più di quella che subiamo tutti i giorni.
Scusateci se abbiamo ancora la voglia e la forza di lottare.
Scusateci se per noi esiste ancora un noi…
Scusateci se noi cerchiamo un futuro…
Scusateci se a volte non ci riusciamo, se non riusciamo a capire come voi la pensate e come vorreste che scendessimo in piazza.
Scusateci se non abbiamo la palla di vetro, se non capiamo in anticipo che Milano era una trappola per costringerci ancora di più nell’isolamento.
Scusateci se non riusciamo a essere così lungimiranti, così pronti nel prevedere il futuro, così capaci di dare voce anche ai pensieri di chi sta davanti la tv o dietro un pc, di chi non ho mai visto nelle assemblee, scusateci ma ci state dando un po’ troppe responsabilità.
Scusateci se a fine giornata siamo stanchi, fisicamente ed emotivamente…
Scusateci se sappiamo ancora provare sentimenti, se sappiamo ancora essere umani e non automi o supereroi purtroppo batman non esite neanche catwoman, o robin hood.
Siamo noi e siamo quello che siamo, e preferisco di gran lunga essere noi che voi…
Siete così indottrinati, così schiacciati dal potere, che non vi rendete conto che fate lo stesso gioco di chi ci governa, di chi ci cancella il futuro e ci chiude in un isolamento dal quale a fatica, con le unghie e con i denti, ogni giorno si cerca di uscire.
Il nostro è odio mosso d’amore… e se vedete solo odio è perché non ci date la possibilità di esprimere amore…”
[…] (4) http://effimera.org/dalla-parte-dei-teppisti-di-franco-berardi-bifo/ […]
Parafrasando “This is not about white and black. This about life and death.” Basta parlare di fascismo e antifascismo parliamo di vita e di morte. Lasciamo il passato alle spalle e pensiamo al futuro.
[…] Franco Berardi Bifo su Effimera, clicca […]
[…] Due riflessioni di Aldo Giannulli: la prima, la seconda. Le domande e i dubbi di Carlo Gubitosa Dalla parte dei teppisti, di Franco Berardi Bifo (non fermarti al titolo. Vero, gli abbonati a Slow News non lo fanno, ma […]