La manifestazione NoExpo-Mayday del 1 maggio 2015 a Milano sarà sicuramente al centro di un vivace dibattito, cui Effimera non intende sottrarsi. Pubblichiamo come primo contributo un testo di Bifo. Seguiranno altri commenti.
* * * * *
Di prima mattina ho fatto una ricognizione per Milano per decidere che fare.
Piovigginava e l’asma mi rallentava il passo: dopo aver camminato un’oretta ho capito che era meglio tornarmene a Bologna. Si sapeva che a un certo punto sarebbe scoppiata la baraonda. La polizia non poteva farci niente per una ragione facile da capire: gli occhi di tutto il mondo erano puntati sull’inaugurazione dell’EXPO, un morto nelle strade di Milano non sarebbe stato buona pubblicità. A Genova quindici anni fa (come passa il tempo!) il potere intendeva dimostrare che i grandi del mondo sono inavvicinabili e se ci provi ti ammazzo. A Milano intendeva dimostrare di essere tollerante. Da una parte si fa festa con Armani e Boccelli perché ormai i giovani sono talmente frollati dalla disperazione che fanno la fila per poter servire gratis al tavolo di Monsanto e di McDonald. Dall’altra si permette di sfilare a qualche migliaio di sessantenni i quali, poveretti, credono che per telefonare ci vuole il gettone, e quindi sono ancora dietro a quelle vecchie storie dei diritti.
Poi tremila teppisti hanno rovinato il banchetto, tutto qui.
Ho letto l’articolo di Luca Fazio e vorrei esprimere un’opinione diversa dalla sua. Fazio scrive che i teppisti hanno rovinato una manifestazione democratica.
Sarò brutale con spirito amichevole: a cosa serve manifestare per la democrazia? che utilità può avere sfilare per le vie della città dicendo: diritti, costituzione, democrazia?
Io lo faccio talvolta (quando l’asma me lo permette) per una ragione soltanto: incontro i miei amici e le mie amiche. E’ quel che ci è rimasto della sfera pubblica che un tempo chiamavamo movimento. Ma non penso neanche lontanamente che si tratti di un’azione politicamente efficace.
C’è ancora qualcuno che creda nella possibilità di fermare l’offensiva finanzista europea, o l’autoritarismo renziano con pacifiche passeggiate e referendum?
A proposito: ci sarà un referendum contro la legge elettorale denominata Italicum. Probabile. Giusto per riepilogare voglio ricordarvi gli antefatti. Esisteva una legge elettorale denominata Porcellum (perché coloro che la avevano promulgata dichiararono fra le risate che si trattava di una porcata). La Consulta dichiarò quella legge incostituzionale, dunque sancì l’illegittimità del Parlamento eletto con quella legge. Fino al 2011 c’era almeno un Primo Ministro votato da una maggioranza. Si chiamava Berlusconi (remember?). Fu esautorato per volontà della Bundesbank, venne un primo ministro direttamente eletto dalla finanza internazionale di nome Monti. Il disastro fu tale che si tornò alle urne. Le urne risultarono enigmatiche, e dopo varie tergiversazioni emerse un tizio che nessuno ha votato ma nei sondaggi risultava vincente. Dal momento che questo tizio ha la fiducia dei mercati il Parlamento, eletto con una legge incostituzionale, ora si prostra ai suoi piedi. La cifra vincente del governo Renzi è il totale disprezzo delle regole costituzionali, perciò un parlamento incostituzionale vota una legge elettorale incostituzionale imponendola con il voto di fiducia. Tombola.
A questo punto qualcuno raccoglierà le firme per un referendum.
Referendum? Io ne ricordo un altro: il 90% del 70% degli elettori votarono contro la privatizzazione dell’acqua. Vi risulta che la privatizzazione dell’acqua sia stata fermata? A me risulta il contrario. E allora perché dovrei andare a votare al prossimo referendum?
Qualcuno mi risponde: per difendere la democrazia.
Democrazia? Ma di che stai parlando? L’80% dei greci appoggia il suo governo, ma la Banca Centrale europea ha detto con chiarezza che le regole non le stabilisce l’80% dei greci, ma il sistema bancario, quindi che i greci vadano a farsi fottere, e con loro la democrazia.
Ma torniamo a Milano. Tremila teppisti spaccano tutto? Non esageriamo, ma certo hanno fatto abbastanza fumo. E i giornali parlano di loro più che di Renzi Armani e Boccelli. Come posso non essergliene grato?
Sto forse proponendo una strategia politica? Credo io forse che spaccando le vetrine di tre banche (o magari di trecento o di tremila) il potere finanziario si spaventa? Non scherziamo. So benissimo che il potere finanziario non sta nelle vetrine delle banche, ma in un circuito algoritmico virtuale che nessuna azione teppistica può distruggere e nessuna democrazia influenzare. So benissimo che mentre tremila spaccavano vetrine diciassettemila e cinquecento correvano a lavorare gratis e questo è l’avvenimento più importante. So benissimo che nell’azione teppistica non vi è alcuna strategia politica. Ma c’è forse una cosa più seria. C’è la disperazione che cresce, limacciosa e potente, ai margini del mondo levigato.
Cosa ne pensa Fazio (al quale rivolgo un saluto in amicizia) dei teppisti di Baltimore e di Ferguson? Pensa che dovrebbero avere fiducia nella democrazia?
Io ricordo di avere visto (era la CBS?) un’intervista a una ragazza che stava in strada a New York una notte del novembre 2014. Il giornalista le chiedeva qualcosa sui bianchi e sui neri e lei rispose: “This is not about white and black. This about life and death.”
Nel tempo che viene non capirete niente se penserete alla democrazia. Occorre pensare in termini di vita e di morte, e allora si comincia a capire.
Ci stanno ammazzando, capito? Non tutti in una volta. Ci affogano a migliaia nel canale di Sicilia. Un numero crescente di ragazzi si impiccano in camera da letto (60% di aumento del tasso di suicidio nei decenni del neoliberismo, secondo i dati dell’OMS). Ci ammazzano di lavoro e ci ammazzano di disoccupazione. E mentre la guerra lambisce i confini d’Europa, focolai si accendono in ogni sua metropoli.
Perché dovrei preoccuparmi dell’Italicum? E’ una forma di fascismo come un’altra.
Abbiamo perso tutto, questo è il punto, e il primo maggio 2015 potrebbe essere il momento di svolta, quello in cui lasciamo perdere le battaglie del passato e cominciamo la battaglia del futuro. Non la battaglia della democrazia né quella per i diritti, meno che mai la battaglia per la difesa del posto di lavoro, che è stata l’inizio di tutte le sconfitte.
La battaglia necessaria (e forse a un certo punto anche possibile) è quella che trasforma la potenza della tecnologia in processo di liberazione dalla schiavitù del lavoro e della disoccupazione. Quella battaglia si combatterà cominciando a comportarci come se il potere non esistesse, rifiutando di pagare un debito che non abbiamo contratto, rifiutando di partecipare alla competizione del lavoro e alla competizione della guerra.
E’ impossibile? Lo so, oggi è impossibile, i giovani che hanno aperto gli occhi di fronte a uno schermo uscendo dal ventre della madre si impiccano a plotoni perché per loro il calore della solidarietà politica e della complicità amichevole sono oggetti sconosciuti. Ma se vogliamo parlare con loro è meglio che lasciamo perdere i gettoni, la democrazia e i diritti. E’ meglio che impariamo a parlare della vita e della morte.
che cinismo disgustoso: citare (a casaccio) i suicidi per sostenere la propria tesi (peraltro assai discutibile)
peggio di emilio fede, lui sicuramete era più umano
Grazie del contributo così generoso. Ho qualche perplessità sul fatto che una presenza più adeguata nella organizzazione del corteo non potesse risparmiare tutto quel fumo, mi piacerebbe poi incontrare chi ha comprato le maschere antigas, pagato i viaggi fino a Milano, organizzato la logistica e capire quanto costoro siano antagonisti e quanto siano speculatori o infami. Ma non sono molto informato. Il punto più importante, per me, di ciò che scrivi, è la citazione da New York: dobbiamo combattere per la vita. Poi ci sono altre questioni importanti da sviluppare. A proposito della democrazia, la considero tal quale la realtà: spesso fa schifo ma non abbiamo altro. A proposito della tecnica e del metodo, sfruttando al meglio la tecnologia, promuovo il collettivismo nonviolento. Ancora grazie.
Vi mando quanto ho scritto al manifesto, credo possa andare bene lo stesso per voi.
Caro Manifesto, ho partecipato al corteo pomeridiano del primo maggio,
dietro lo striscione “No Expo – No Israele”. Eravamo a viso aperto,
come sempre, ed è chiaro che non mi son piaciute alcune devastazioni
davvero inutili. A viso aperto, mentre gli accordi tra Italia ed
Israele sono segreti perché contengono sostegno ai crimini dello
stato sionista. Ma di questo tutti restano muti.
Trovo davvero inquietante l’articolo di Norma Rangeri, da lei mi sarei
aspettato un pensiero almeno un tantino più profondo dei giornali
normali. Come fanno le devastazioni ad oscurare tutto il lavoro dei
movimenti che in 7 anni hanno costruito quello No-Expo? Viene oscurato
da quelle e quelli che mai sono stati d’accordo a boicottare il
criminale evento che potrebbe davvero durare sei mesi, oscurato da
quanti nella “sinistra di alternativa” che volevano migliorare l’opera
criminale.
Se le ragioni c’erano, e ci sono, perché l’intervento violento
dovrebbe oscurarle? Incomprensibile, se non appunto, per chi è invece
d’accordo con l’esposizione che ha dato tanti soldi alla ‘ndrangheta,
multinazionali e padroni.
E poi, quanta indignazione, Madamo Dorè…
Nel 2012, a Milano, un vigile urbano ha ucciso a sangue freddo un
ragazzo cileno, di cui ancora non si conosce l’età giusta, chi scrive
19, chi 28, chi 29. Quello che è certo è che è stato ucciso
volontariamente. Quello che è certo è che l’assassino non ha fatto un
solo secondo di carcere, quello che è certo è che lavora ancora alle
dipendenze del Comune di Pisapia, quello che è certo è che è stata
pagata una cifra per la sua morte (sarebbe interessante sapere chi ha
pagato).
Ecco, la morte di un giovane è stata meno importante di 10 macchine
bruciate, dato che non ho letto tanta “indignazione” sui giornali,
nemmeno sul vostro.
E quanta indignazione per il ragazzo 21enne morto nel cantiere Expo:
Renzi ed il sinistro Pisapia non lo hanno nemmeno nominato. Già non
era nemmeno Italiano,
Ok, si facciano i servizi d’ordine….Ma non credete più utili dei
servizi d’ordine per quella “sinistra” che ci porta guerre, miseria,
umiliazioni? La Fornero gira ancora liberamente dopo i crimini
commessi contro i pensionati, e lo stesso chi ha stuprato la Libia,
l’Iraq, ed oggi la Siria.
Ieri, un signore di 53 anni si è ammazzato perché non prendeva lo
stipendio da mesi….certo un provocatore, che col suo gesto voleva
mettere in cattiva luce le bellezze dell’Expo.
Per fortuna i giornali democratici, anche il vostro, restano muti, o
qualche riga tra tante righe di indignazione per vetrine di banche,
auto e cartelloni della pubblicità.
Francesco Giordano
Milano, 03.05.2015
[…] [UPDATE: ci mancava l’ideologo] […]
Con i nostri soldi, quelli che dovrebbero servire per ospedali, scuole, stato sociale, pensioni, stipendi, hanno fatto una kermesse dove a fare il grano saranno Farinetti e soci e chi venderà i biglietti. La ricchezza non si crea, si sposta. Neppure i soldi per i ragazzi che sono lì a lavorare. Tutti volontari, o quasi, secondo i desiderata di Poletti. Ma chi sono i veri teppisti quei ragazzi vestiti di nero o luridi figuri in doppiopetto grigio con cravatte da centinaia di euro che hanno fatot questa operazione ?
Si, mi sembra che siamo alla disperazione ed allo sbando.
Ma con la pancia piena e i piedi al caldo.
Caro Bifo, tu parli al plurale ponendo ti fra i migranti annegati.
Non è onesto.
Lucido, puntuale, sferzante, necessario, smascerante, condivisibile Bifo!
Queste considerazioni/riflessioni costituiscono un’ottima analisi politica, assolutamente istruttiva.
Baro Bifo, penso che lei sopravviverà al carico di lavoro, alla traversata e a qualche altra cosa.
Magari qualche altro avrà problemi, ma lei no. Se la caverà.
Poi le pacifichepasseggiate, che miseria!
Molto più utili, come si è visto, le iniziative vivaci che lei suggerisce e alcuni praticano.
Grazie. Ora si riposi un po’ lei che può farlo.