Riportiamo la traduzione, a cura di Franco Palazzi, di una lettera indirizzata nei giorni scorsi a Franco Berardi da Selim Nabi, un ricercatore indipendente di stanza sull’isola di Lesbo, dove migliaia di migranti sono stat* bloccat* e costrett* a vivere in condizioni insostenibili in una località priva delle infrastrutture minime per poterl* accogliere – una situazione disumana che chiama in causa tanto le autorità dell’Unione Europea quanto quelle greche. É di queste ore la notizia che alcune centinaia di persone sono state autorizzate a sbarcare nella Grecia continentale, ma come riporta Reuters la situazione di sovraffollamento e disagio resta estremamente critica. Nei giorni scorsi, diverse organizzazioni umanitarie hanno protestato ufficialmente contro quella che il sindaco di Lesbo ha definito la Guantanamo del Mediterraneo. La situazione invibibile dei migranti a Lesbo era già stata ricostruita nel dettaglio da un’inchiesta di Der Spiegel. Alla lettera segue un commento del destinatario.
Sono un ricercatore indipendente che lavora sulla situazione dei rifugiati nell’isola greca di Lesbo. Le sto inviando una e-mail per un duplice motivo: da un lato, sono consapevole del suo sincero impegno nella lotta contro le politiche disumane dell’Unione Europea nei confronti dei rifugiati e dei migranti e, dall’ altro, so che lei è un fautore del pensiero critico.
Sta avendo luogo sull’isola una serie di rivendicazioni conflittuali che è stata violentemente repressa dalla polizia lo scorso mercoledì. Di conseguenza sono previsti per domani, sabato 24 novembre, una manifestazione ed il ritorno dei rifugiati alla loro protesta a Mitilene, la principale città dell’isola. Ci aspettiamo un approccio repressivo e violento da parte delle forze dell’ordine alla stregua di quanto avvenuto mercoledì, quando i diritti costituzionali in Grecia sono stati sospesi senza preavviso. Mi limiterò a copiare e incollare la dichiarazione rilasciata dai gruppi di solidarietà presenti a Lesbo, in modo da riportare la prospettiva degli organizzatori e delle organizzatrici della mobilitazione di domani. Spero che otterremo il suo sostegno e la sua solidarietà, in quanto solo il supporto internazionale potrà esercitare una pressione sulla polizia e sulle autorità locali. Ho contattato tutti i pensatori e le pensatrici di sinistra e radicali che conosco tramite Facebook, e spero che il sostegno dell’aiuto internazionale giunga con forza.
La ringrazio in anticipo per il suo sostegno e la sua solidarietà.
Dichiarazione del Coordinamento Lesbo a sostegno dei rifugiati e dei migranti
Sabato 25 novembre alle ore 12:00 in piazza Sappho siete tutte e tutti invitati ad unirvi alla protesta a sostegno dei rifugiati.
La loro giusta lotta è in atto da oltre un mese in quella stessa piazza ed è il risultato diretto delle condizioni di vita disumane che il governo di SYRIZA-ANEL ha imposto a più di 8000 rifugiati e immigrati attualmente intrappolati sull’isola.
La loro esistenza è stata resa un inferno e hanno tutto il diritto di chiedere l’apertura delle frontiere per continuare il proprio viaggio verso le destinazioni inizialmente previste. Dichiarano di essere rifugiati e non criminali e si battono solo per il loro ovvio diritto di lasciare liberamente Lesbo.
La loro lotta per la vita e la libertà si scontra con il muro delle politiche anti-rifugiati dell’Unione Europea e del governo greco, nonché con l’ accordo UE-Turchia che ha portato all’intrappolamento di migliaia di rifugiati nelle isole orientali dell’ Egeo.
Oltre a tutto il resto, la strategia governativa di deterrenza ha prodotto terreno fertile per tutti i tipi di fascisti e auto-proclamatisi salvatori della patria.
L'”assemblea pubblica di protesta” organizzata in piazza dal sindaco lunedì 20 novembre ha scatenato degli attacchi non provocati sia ai rifugiati di piazza Sappho che a tutti i loro solidali nei giorni successivi a questo evento.
Coloro che hanno minimizzato o, peggio, coperto il carattere criminale di diverse formazioni di estrema destra (tra cui Alba Dorata) sono sicuramente da biasimare. Polizia e governo le hanno tenute sotto la loro ala. Il capo della prefettura dell’ Egeo orientale Christiana Kalogirou, il sindaco di Lesbo Spyros Galinos, il parlamentare del Partito per la Nuova Democrazia Charalambos Athanasiou, in collaborazione con il governo di SYRIZA-ANEL, sono direttamente responsabili degli attacchi fascisti contro i rifugiati e contro il movimento di solidarietà – poiché hanno agevolato e lavorato fianco a fianco con tutti gli apparati statali, scegliendo di “accarezzare” i neonazisti della banda criminale di Alba Dorata che, in collaborazione con altri elementi di estrema destra, stanno attualmente cercando di riaffiorare ed ottenere un posto sotto i riflettori diffondendo il loro veleno razzista e discorsi pieni d’odio sulla nostra isola. I loro tentativi non daranno frutti. Riceveranno da noi la risposta che meritano.
Tutto questo accade mentre il popolo greco subisce attacchi particolarmente feroci dopo l’attuazione delle leggi più reazionarie in materia di lavoro, istruzione e salute. É stato un tentativo consapevole di disorientare l’opinione pubblica su chi detiene di fatto la responsabilità di questa profonda crisi finanziaria. I neonazisti e i loro seguaci stanno usando i rifugiati come capro espiatorio, così i banchieri, gli armatori e il capitale rimarranno indenni per continuare ad aumentare i propri profitti nonostante la crisi. Essi diffondono deliberatamente il loro veleno razzista contro i rifugiati che sono in realtà vittime, di modo che l’attenzione dell’opinione pubblica si discosti da coloro che dovrebbero essere chiamati in causa per l’impoverimento delle nostre esistenze.
Le azioni della polizia sono inaccettabili, illegali e condannabili. Hanno trasformato Piazza Sappho in una strana zona sanitaria dove è vietato l’accesso a qualsiasi tipo di manifestazione pacifica. Il recente contesto di conflitto razzista che si sta instaurando negli ultimi giorni a Lesbo non troverà sostegno tra la popolazione dell’isola.
Condanniamo esplicitamente l’attacco fascista/razzista che è stato rivolto il 22 novembre contro un giornalista che si occupava degli eventi e verso tutti coloro che agiscono in solidarietà con i rifugiati che vengono minacciati.
Noi abitanti non permetteremo a una manciata di nostalgici seguaci di Hitler di usare l’isola come base di operazioni per attacchi razzisti. Lesbo è e rimarrà un’ isola antifascista, un’ isola di solidarietà per tutti i rifugiati! Le piazze pubbliche appartengono a tutte le persone in difficoltà, indipendentemente dalla nazionalità, dal colore e dalla religione, e non alle forze di repressione.
Invitiamo tutti i cittadini democratici a isolare ogni sorta di fascistoidi e ad unirsi a noi nella nostra lotta per porre fine all’incarcerazione di tutte le rifugiate e i rifugiati degli hotspot, per alzare le nostre voci in modo che il centro di detenzione infernale di Moria sia chiuso per sempre, che il rilascio della necessaria documentazione sia agevolato ed assicurato a tutti coloro che desiderano continuare il proprio viaggio e, non ultimo, per chiedere l’ immediata rimozione della NATO e di FRONTEX da Lesbo.
Stiamo organizzando una protesta sabato 25 novembre a mezzogiorno in piazza Sappho per rivendicare le seguenti richieste:
Soddisfazione immediata di tutte le domande dei rifugiati in protesta
Chiusura del centro di detenzione di Moria
Annullamento dell’accordo UE-Turchia
Condizioni di vita veramente umane per tutte e tutti i rifugiati e gli immigrati
Concessione dei documenti di viaggio e d’identità necessari per la libera circolazione dei rifugiati
Arresto di tutte le deportazioni verso la Turchia
Interruzione di tutti gli interventi imperialisti in Asia e Africa che continuano a generare migliaia di rifugiati.
Contrasto di qualsiasi politica anti-rifugiati e anti-immigrazione attuata dall’UE
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Il messaggio di Selim ci permette di conoscere un altro degli innumerevoli punti della ragnatela razzista che sta intrappolando milioni di uomini tutt’intorno al continente europeo. Sull’isola di Lesbo 8000 migranti vivono in condizioni intollerabili e attendono una soluzione che non arriva. A poca distanza, nell’isola di Leros, migliaia di migranti vivono in un vecchio edificio che fu un tempo un manicomio. Aspettano. Un’artista argentina, di nome Sol Prado, ha filmato la loro vita quotidiana, la loro depressione, la loro attesa infinita, e sta preparando un film di cui ho potuto vedere recentemente alcune scene. La pellicola si chiamerà alla fine: Endless waiting game.
Nei mesi scorsi sono stato coinvolto in una vicenda che ha interessato la stampa tedesca e nordeuropea, mentre in Italia non ne è giunta quasi alcuna eco.
Si tratta della polemica scatenata dalla performance (mai messa in scena) Auschwitz on the beach.
Molti giornalisti (e alcuni centri sionisti) hanno contestato il mio diritto a usare quella parola, a fare quel paragone.
Io rivendico quel diritto per la semplice ragione che ciò che sta accadendo nel Mediterraneo ha le caratteristiche etiche e politiche di una ripetizione dello sterminio nazista. Qualcuno può obiettare che le cifre non sono quelle dell’Olocausto. Certo, non lo sono ancora. Ma se aspettiamo lo diverranno, perché, in mancanza di una politica di accoglienza e in mancanza di enormi investimenti i flussi della grande migrazione si governano soltanto con lo sterminio.
E gli investimenti mancano perché il sistema finanziario pompa risorse sottraendole alla società. Perciò la sola politica degli europei è quella del respingimento.
Noi non sappiamo quante persone siano annegate nel Mediterraneo, da quando il Ministro degli Interni italiano ha deciso che le navi delle ONG non possono salvarle. Non sappiamo quanti migranti siano morti nel mare, né quanti stiano morendo sotto tortura in un campo di concentramento in Libia, in Turchia, o in un altro dei luoghi di sterminio allestiti dagli alleati del Ministro Minniti.
Quel che sappiamo è che la qualità etica della politica europea è indiscernibile dalla qualità etica dello sterminio nazista.
Nel 1939 decine di migliaia di ebrei tentarono di fuggire dalla Germania di Hitler, verso le coste della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, ma furono respinti con le stesse motivazioni con cui noi oggi respingiamo nigeriani, afghani e siriani.
Come Adolf Eichmann anche il Ministro degli Interni Minniti non ha ucciso nessuno. Come Eichmann si limita a occuparsi di trasporti, di logistica.
Come negli anni ’40 in Germania, così oggi in tutta Europa la popolazione fa finta di non sapere, o dichiara il suo appoggio allo sterminio.
Come nella Germania degli anni ’40 pochi aiutarono gli ebrei a fuggire, a nascondersi, a sopravvivere, così oggi noi possiamo aiutare qualcuno a sopravvivere.
Ma c’è qualcosa che possiamo fare per fermare lo sterminio in corso? La mia domanda non è retorica. É un invito a riflettere.
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