Qualche giorno è venuto a mancare, dopo 10 anni di malattia, Rudy Leonelli. Rudy Leonelli è stato un compagno di tante avventure e iniziative, un comunista libertario come ce ne sono pochi. Su questo eravamo spesso in sintonia. Non è facile unire l’afflato collettivo e solidale, la generosità del darsi agli altri, con la caparbietà di rivendicare la propria individualità tra pari.

Nato a Porretta Terme, vicino a Bologna, nel 1954, nei primi anni Settanta si buttò a capofitto nelle dinamiche del movimento bolognese; prima costituendo con altre compagne e compagni la Federazione Comunista Anarchica attiva soprattutto in Emilia-Romagna (di quell’esperienza il lascito più significativo sono le pagine della rivista Comunismo Libertario edizione bolognese), “sciogliendosi” poi nel movimento del ’77 di cui fu un’attivista tra i più presenti.

Dopo il periodo della repressione e i bui anni ’80, il movimento della Pantera contribuisce a rilanciare la necessità di un pensiero critico. È in questo ambito che nascono molte riviste, spesso autoprodotte. Tra queste c’è AltreRagioni, tra i cui promotori c’è Sergio Bologna, che così descrive questo periodo (21 febbraio 2001):

“Riprendo il tentativo di rimettere in piedi una rivista dopo la prima guerra del Golfo, nasce Altreragioni. Chiamo a raccolta vecchi compagni di Quaderni Piacentini, Franco Fortini, Edoarda Masi, alcuni compagni di Primo Maggio come Primo Moroni, Bruno Cartosio, Pier Paolo Poggio, Lapo Berti, altri di potop come Ferruccio Gambino, altri ancora di Sapere come Giovanni Cesareo, figure come Michele Ranchetti. Mi aiuta Giovanna Procacci, che poi prenderà in mano con Gambino la rivista. Sono gli anni in cui stringo una specie di sodalizio con Franco Fortini. Su Altreragioni – titolo inventato da Fortini – espongo per la prima volta le mie ipotesi sul lavoro autonomo e il postfordismo. Ci muoviamo tra l’ambiente dei valdesi e quello dei centri sociali. Le riunioni si fanno alla Libreria Claudiana o in Conchetta, da dove la tematica del postfordismo viene rilanciata in tutto il circuito dei centri sociali”.

Il gruppo di discussione di AltreRagioni sin dalla nascita coinvolge altri militanti e intellettuali, anche tra i giovani, tra i quali anche Rudy Leonelli. È in questa avventura che ho la fortuna di conoscerlo e a cominciare a frequentarlo nelle riunioni di redazione che facevamo, oltre a Milano, a Padova e a Bologna.

AltreRagioni è un’esperienza anomala, multidisciplinare e innovativa. Così il gruppo di discussione di AltreRagioni fa una prima analisi del lavoro fatto nei primi quattro numeri con questo testo redatto anche da Rudy , insieme ad altri, nel 1995:

“In questi anni sono fiorite molte riviste che hanno sfidato la diffusa apatia politica. Esse sono state importanti, anche perché sono spuntate fin sotto i fili spinati dei “vincenti”. Dunque, raccogliersi per una riflessione collettiva è stato possibile; ma come fare perché questa non sia effimera? Molte pubblicazioni hanno chiuso, poche continuano. Tra queste ultime, “Altreragioni”, titolo che dobbiamo a Franco Fortini. Con i primi quattro numeri abbiamo cercato di dimostrare che una continuità è possibile, anche se ardua. La rivista non si appoggia né a partiti né a corporazioni. Essa è autofinanziata dal gruppo di discussione che la firma e che rimane una redazione aperta.

Scorrendo i sommari dei primi quattro numeri, lettrici e lettori si accorgeranno che “Altreragioni” si pone a sinistra, ma non vi siede: non fa parte della sinistra istituzionale, alla quale non concede sconti né per i suoi trascorsi, né per il suo presente. È una rivista che intende criticare l’esistente, cercando di sprovincializzare dibattiti che sovente si esauriscono in discorsi prevedibili. “Altreragioni” è uno strumento di riflessione per chi vuole connettere temi che di solito rimangono separati: come la ricerca può aiutare a costruire un punto di vista critico contro le pretese del liberalismo di porsi come linguaggio politico universale, contro la ferocia del mercato, del darwinismo sociale, e dei loro inevitabili esiti di guerra? Quali sono le conseguenze dello sfruttamento in tutte le sue sfaccettature (per colore, sesso, età, istruzione) compresa la spoliazione dell’ambiente? Quali sono i dispositivi che di fatto ci governano? Tra di loro quali sono i più incontrollati? Come demistificare le favole dei mezzi di comunicazione che ci bombardano quotidianamente? È possibile scorgere tendenze nell’attività umana che già oggi si contrappongano alla schiavitù salariale? Erano questi alcuni degli interrogativi che ci ponevamo all’inizio di questa rivista …”

Il contributo di Rudy in AltreRagioni ha riguardato due principali temi. Il primo riguarda il rapporto tra Marx e Foucault. Il primo articolo, pubblicato sul n. 2 del 1993, ha per titolo: “Gli eruditi delle battaglie. Note su Foucault e Marx”, che segnerà il progetto di ricerca che porterà alla pubblicazione del testo “Foucault-Marx. Paralleli e paradossi”, Bulzoni Editore, 2010, e alla monografia “Illuminismo e critica. Foucault interprete di Kant” Prefazione di Étienne Balibar, Quodlibet, 2017

Il secondo ha come oggetto di critica il tema del revisionismo storico, che troverà spazi in due suoi contributi: “Le sventure della virtù. Per la critica del post-antirazzismo” sul n. 4 del 1995, e “Negazionismo virtuale. Prove tecniche di trasmissione”, scritto insieme a Luca Muscatello, Vincenza Perilli, Leonardo Tomasetta, sul n. 7 del 1998 .

Ricordo che il primo testo aveva dato origine a una vivace discussione. Era il frutto anche di un impegno in prima persona di Rudy sul tema dell’antifascismo e dell’antirazzismo. E non caso Leonelli era stato tra i promotori dell’iniziativa che a fine febbraio del 1992 avrebbe portato alcune centinaia di studenti dell’Università di Bologna a occupare pacificamente l’aula in cui avrebbe dovuto parlare lo storico Ernst Nolte per contrapporsi alla tesi semplificante della «guerra civile europea» che equiparava nazifascismo e bolscevismo relativizzando lo sterminio ebraico e minimizzando i tratti specifici del razzismo di Stato del Novecento. Nell’intervento introduttivo di quella storica assemblea, Leonelli “mostrò come una nuova destra europea stava preparando una cultura per le masse fondata su due assi fondamentali: 1) un nuovo razzismo, non più su base biologizzante come quello nazista e fascista, ma non meno pericoloso e aggressivo; 2) il revisionismo storico come manipolazione della memoria sociale e culturale in chiave reazionaria e normalizzatrice”.

Rudy Leonelli era in grado di coniugare la criticale intellettuale alla costante attività e presenza politica: “ha sempre speso la sua cultura, la sua creatività e la sua intelligenza rigorosa e tagliente nello spazio orale delle assemblee e delle mobilitazioni, nei bar, nelle sedi politiche, nelle strade e nelle piazze di questa città (Bologna, ndr.), senza né settarismi, né appartenenze predefinite, né patteggiamenti con l’ordine del discorso dominante”.

 

 

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