Riceviamo da Emanuele Braga e da Macao un resoconto sulla situazione relativa al possibile sgombero della palazzina liberty in Viale Molise dove, dal 16 giugno 2012, Macao ha trovato casa, portando doni, in questi anni, per tutti noi e per la città di Milano in generale. Lunedì 24 aprile, a partire dalle h. 18.00, presso l’Arco della Pace (Parco Sempione) a Milano si terrà un’assemblea pubblica per fare il punto della situazione e discutere le iniziative da intrapprendere.
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La questione è questa, come forse avrete già capito:
Sogemi (la parapubblica che gestisce i Mercati Agroalimentari di Milano e che è anche la proprietaria delle palazzine Liberty in viale Molise fra cui quella di Macao) vuole vendere tutto al massimo del profitto.
In realtà è il Comune di Milano che l’estate scorsa glielo ha chiesto. Sogemi deve incassare circa 50ml di euro per poter ristrutturare la società, e in parte sta cercando di fare questi soldi anche vendendo patrimonio in disuso.
Questo il punto. Macao ha proposto al Comune di Milano di acquistare l’edifico, ma Macao non può competere in una logica di messa a vendita per il massimo del profitto e senza una regia politica da parte del comune di Milano. In una parola se lasciamo andare avanti Sogemi indisturbata Macao è finito.
Il nuovo direttore di Sogemi Cesare Ferrero, messo da Sala dopo che ha vinto le elezioni, è un ex BNP Paribas, (direttore del settore Real Estate Italia), è piuttosto aggressivo e arrogantello, e gli piace molto dire che lui conosce il mercato immobiliare e sa come mettere a valore gli immobili con il massimo del profitto. Ferrero sta andando dritto, molto determinato, sta lavorando con una immobiliare che ha incaricato in modo un pò nascosto, e abbiamo la sensazione che in breve tempo, se non bloccato, uscirà con dei bandi rivolti al mercato dei palazzinari…
Il Comune cosa centra? Il Comune è il proprietario di Sogemi. Fino ad ora il Comune sta tenendo la posizione timida del gioco delle tre carte, da un parte dice che riconosce che Macao è molto importante per la città, dall’altra non dice a Ferrero di non vendere ai palazzinari l’edificio in cui è Macao. L’impressione è che metterà la testa sotto la sabbia quando sarà il momento, Sogemi troverà un bel compratore e il comune dirà che purtroppo non ci può fare nulla…
Un po di mesi fa noi abbiamo lanciato questa idea: compriamo noi e trasformiamo l’edificio in una proprietà comune per sempre invendibile e fuori dal mercato. E’ chiaro che per questa strada ci vuole tempo, e un tavolo col Comune che ne definisca la road map. Insomma per rendere possibile questa strada ci vuole la politica. Il Comune deve fare regia su Sogemi e obbligarla a scorporare quell’edificio dal piano di vendita al massimo del profitto. Il percorso col quale arrivare all’acquisto dell’edificio da parte di Macao e trasformarlo in una proprietà comune, è sicuramente il nodo della questione, e di sicuro processo lungo e non immediato.
Il momento che stiamo vivendo contiene un pò di sfide che riguardano credo tutti:
In primo luogo abbiamo lanciato una campagna per lanciare un associazione di artisti, cittadini e attivisti: dobbiamo dimostrare con in numeri della campagna, l’adesione alla associazione, uno spaccato ampio, locale e internazionale, di composizione sociale di Macao, mostrare che siamo una forza con cui non si può non fare i conti.
Questo è molto importante per entrare sul piano mediatico e negoziale, in modo autonomo e forte, potendo sostenere lo sguardo di fronte al comune e Sogemi, senza concedere terreno.
In secondo luogo dobbiamo spiegare nel dibattito pubblico come questa azione dell’acquisto sia una azione (non tanto economica) quanto politica. La questione è che se vogliamo incidere sul piano urbanistico, dobbiamo fare i conti sulla nostra capacità di agire sugli assetti proprietari. La sfida che stiamo lanciando è dimostrare che possiamo togliere assetti proprietari dal mercato immobiliare, e creare delle proprietà del comune. Il destino delle occupazioni (soprattutto degli squat artistici) sappiamo quale è. Basti citare l’Isola in cui io ho vissuto 15 anni e mi sembra piuttosto un caso emblematico. Bulk, Garigliano, Pergola, Volturno, Metropolix, Isola Arte Center e la Stecca… un impero nel giro di 4 vie… tutto raso al suolo. E eravamo tutti li 15 anni fa! Non tanto tempo… il problema politico che sta sotto questa sfida che lanciamo non è solo salvare il culo a Macao in Viale Molise, ma piuttosto dimostrare che possiamo incidere sulle questioni importanti: la produzione e la riproduzione sociale… All’Isola il modello di riproduzione e produzione sociale lo ha vinto Catella, Heinz, l’emiro del Quatar, la Moratti, con il timido bene placido di De Cesaris e Pisapia… All’orto mercato in Viale Molise vorrei che lo vincesse la forza del comune, della appropriazione dal basso, della capacita di costruire infrastruttura organizzativa e produttiva, che non viene spazzata via appena la vita reale entra in scena.
Per acquistare la palazzina Liberty di via Molise 68 non ci vogliono pochi soldi, per quanto si possa contrattare sul prezzo motivandolo per la funzione sociale e culturale. Questo comporterà trovare soluzioni in cui l’azionariato debba essere popolare e il sostegno sia di tutti e diffuso.
Ma sinceramente i soldi non contano. La vera questione è politica. I soldi si trovano… si negoziano, lo sapete bene, noi i soldi li abbiamo anche creati dal nulla… La vera questione è invece più politica, quello che conta è il capitale simbolico, è il linguaggio e il modo in cui crediamo di spezzare dei regimi simbolici. Quello che conta è il corpo, le relazioni, quanto decidiamo di fare un salto nello sconosciuto, e dimostrare che l’attivazione collettiva non segue sempre i soliti schemi prestabiliti. E parlare di schemi prestabiliti in questo caso per me significa: avere portato avanti un progetto importante in un luogo per 5 anni, ed ora che arriva il mercato immobiliare, farsi sgomberare con un po di insulti e conflitti e spostarsi un pò bastonato da una altra parte… questo è lo schema prestabilito, il simbolico da spezzare, e visto che la vita non è poi cosi lunga, tanto vale tentare di spezzare, di fare la differenza, piuttosto che reiterare considerazioni ciniche, e frasi di circostanza…
Se questi sono i presupposti, quello che possiamo fare lo decidiamo col massimo di libertà e desiderio. Di sicuro quello che non voglio (sempre per quanto vale la mia parola) è di far indebitare la gente in modo insostenibile. Il modo in cui dobbiamo portare avanti questa negoziazione deve preservare il processo di Macao dallo snaturarsi. E con questo voglio dire che l’eventuale reale acquisto dell’edificio, deve essere sostenibile, e non deve pesare sui progetti e le produzioni che ora sono basate in Macao. Ci sono molte variabili per capire come questa cosa si fa, non voglio perdere tempo qui ad entrare nello specifico, ma per me questo è l’obiettivo.
Ecco vedete voi se tutto quello che ho scritto è roba che vi riguarda, se pensate cinicamente che siano sfide troppo alte e irreali o che stiamo solo sparandole grosse per rimanere a galla (per quanto tattica da sempre nobilissima)…
Chi invece ci conosce e ha capito che se stiamo dicendo le cose di cui sopra è perché ci sembra una delle proposte politiche più significative che Macao possa fare per dare una opportunità alla città e ai movimenti di misurarsi sulle questioni della costruzione del comune e del diritto alla città e della sua abitabilità, ci segua, a cominciare dall’inscriversi in sta cazzo di associazione… e venire fisicamente, col proprio corpo all’assemblea pubblica del 24 aprile all’arco della pace, ore 18.
e se avete altre idee efficaci, forti, gioiose e spiazzanti, fatevi sotto, siamo tutti orecchie.
un abbraccio a tutti
Emanuele Braga
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Qui i dettagli dell’incontro di domani, 24 aprile, a Milano, “Se Macao non ci fosse”
https://www.facebook.com/events/121494218398530/
24 aprile 2017 / dalle 18.00 @ Arco della Pace / INCONTRO PUBBLICO
* se Macao non ci fosse *
Dopo il lancio dell’associazione, dopo più di 1500 adesioni, di fronte al perdurare del silenzio da parte del Comune di Milano, facciamo sentire le nostre voci ad una amministrazione che continua a tacere, lasciando che Sogemi proceda velocemente verso la vendita dell’Ex Macello all’ennesimo palazzinaro.
Parliamone fortissimo, con tutt* e tra noi; parliamo della differenza tra il prezzo di un palazzo e il valore di una esperienza; parliamo di come comprare Macao significhi confrontarsi con l’idea che la città, dal basso, possa trasformare un immobile in un bene comune; discutiamo insieme di come rendere possibile e permanente questa trasformazione; capiamo come sottrarre spazio urbano e tessuto sociale al mercato immobiliare e come cambiarne il destino, cambiando il modo in cui siamo soggetti della nostra città e delle nostre vite.
Se Macao non ci fosse
/ non avrei cambiato (quasi) ogni cosa / non avrei scoperto che / non avrei ballato con // SE HAI ALMENO UN MODO PER COMPLETARE QUESTA FRASE // non avrei letto quel libro / conosciuto quell’artista / fatto le 7 a parlare sulle scale quella sera in cui poi / non mi sarei innamorata di uno sguardo / non sarei caduto / non mi sarei rialzata / non avrei mai pensato a tutte queste notti // SE HAI ALMENO UN MODO PER COMPLETARE QUESTA FRASE // se Macao non ci fosse // NON PUOI NON ESSERCI // cosa perderemo / non avrei suonato urlato cantato provato // SE HAI ALMENO UN MODO PER COMPLETARE QUESTA FRASE // NON PUOI NON ESSERCI
24 aprile 2017
dalle 18.00 @ Arco della Pace
INCONTRO PUBBLICO
h 18.00 | DJ set / Nicopolidis, missin red, GLAMourga Macao
h 19.00 | Incontro Pubblico *Se Macao non ci fosse*
h 20.30 | Cena + Tango Macao
h 21.00 | DJ set / DNN & Daemon Tapes (Lobo), Hencote / Henkot, Red Army Fracture
I menù
h 18.00 | aperitivo
Pasta fredda della Cucina Pop con rondelle di canapelle I-Tal
h 20.30 | cena
Risotto salsiccia e barbera | Risotto taleggio e pere | Risotto alle ortiche | Pane salamella e verdure grigliate
Cucina a cura di Andrea Cattaneo di Strawberrry Fields / Genuino Clandestino | Marco Farè di I-Tal Buffet / Genuino Clandestino | Atta / Macao
Il punto centrale di quanto scrive Emanuele Braga è quando dice:
“La vera questione è politica… La vera questione è invece più politica, quello che conta è il capitale simbolico, è il linguaggio e il modo in cui crediamo di spezzare dei regimi simbolici”
Se intendiamo nello stesso modo la parola politica, ma soprattutto cosa voglia dire fare politica, quanto scrive Braga rivela tali contraddizioni che in fondo non fanno che rispecchiare quelle che Macao si è portato dietro in tutti questi anni, con indifferenza verso altri soggetti presenti a Milano.
E tale questione politica doveva essere scoperta non oggi quando la proprietà pubblica decide che, in fondo, Macao non serve più, anzi è un ostacolo, ai veri interessi immobiliari-speculativi.
Parliamo chiaramente della giunta Pisapia come se negli anni di tale gestione non c’erano stati problemi politici riguardanti gli spazi pubblici di cui c’era e c’è ampia fame e che erano ampiamente presenti nel programma e nelle promesse elettorali.
Da parte di associazioni o meno, da cittadini o gruppi di cittadini italiani o meno, organizzati o meno, da centri sociali man mano sgomberati sono stati posti i problemi ma si è risposto aprendo fittizi tavoli di discussione, di obbligare ad aprire fittizie associazioni culturali sempre ricattabili piuttosto che poi decidere per quelli occupati, all’interno del comitato per la sicurezza (con prefetto, comune, ecc,), il loro sgombero.
E forse questa non era già una questione politica?
Nella mia esperienza diretta, e non solo, Macao ha fatto la scelta dell’isolamento intellettuale dai cittadini che cercavano di organizzarsi per contrastare il prevalere degli interessi privati e contro la distruzione del territorio e lo spreco di soldi pubblici (Expo e PGT padre e madre di tutto e che vediamo soprattutto oggi).
Quando si cercavano e si chiedevano spazi ove potersi confrontare e organizzare momenti di discussione ma anche di lotta o conflitto, mai a nessuno veniva in mente gli spazi di Macao, perchè tutti i tentativi passati erano falliti e il distacco da un modo di operare era ormai incolmabile.
Affermare inoltre : ”In primo luogo abbiamo lanciato una campagna per lanciare un associazione di artisti, cittadini e attivisti: dobbiamo dimostrare con in numeri della campagna, l’adesione alla associazione, uno spaccato ampio, locale e internazionale, di composizione sociale di Macao, mostrare che siamo una forza con cui non si può non fare i conti.
In secondo luogo dobbiamo spiegare nel dibattito pubblico come questa azione dell’acquisto sia una azione (non tanto economica) quanto politica. La questione è che se vogliamo incidere sul piano urbanistico, dobbiamo fare i conti sulla nostra capacità di agire sugli assetti proprietari” ci fa capire che si intende proseguire nella stessa logica seguita fin dall’occupazione: non voce dei cittadini autonomi, non vincoli istituzionali e al contrario si propone di rientrare nella logica istituzionale altro che azione .. politica elaborata autonomamente con le forze vive, certamente deboli e contradditorie, presenti anche a Milano.
Insomma Macao si presenta come un intellettuale che si guarda allo specchio. Uno specchio deformante perchè lo fa vedere più grande di quello che è il reale ruolo che ha scelto in questi anni, oltretutto nasconde chi gli sta dietro, cioè noi cittadini o militanti nella quotidianità della politica o chi interviene concretamente nel sociale che tendono di impedire la continuità dello scempio di questa città proprio da quelle istituzioni pubbliche, iniziando dal comune, che hanno deciso che tutto debba essere privato (Expo, Scali ferroviari, M4, M5, Città Studi, Atm, ecc).
Io, Macao in tutto questo non l’ho visto.
Nel quotidiano la Repubblica di oggi 24 Aprile l’assessore Tajani è sollecita nella posizione del comune “Siamo pronti ad aprire un dialogo per la regolarizzazione di Macao” e chiaramente in termini difficili da capire quanto sinceri o meno, prosegue: “Al momento non ci sono progetti di aleniazione per gli spazi. Il piano di cui stiamo discutendo con Sogemi non subordina i lavori alla vendita delle palazzine. Prendiamo poi come buona notizia il fatto che Macai abbia pubblicamente chiesto un percorso verso la regolarizazione. Da parte nostra siamo disponibili a confrontarci e a costruire un tavolo per capire esattamente quale sarà la loro proposta”.
Insomma Macao, cosa può offrire al comune?
Macao può offrire solo una ulteriore normalizzazione della cosìdetta “cultura” milanese del dopo Expo in coerenza con quanto promosso in Expo e sinceramente, se esaminiamo tutta la sua attività in questi anni, si può liberamente dire che Macao non è portatore di alcuna novità in termini di cultura e di proposizione di qualsiasi conflitto o di posizioni contrastanti con quelle scellerate del comune in termini di urbanistica e di violenza al territorio a Milano e neppure di una analisi e studio delle trasformazioni o semplicemente di una provocazione intellettuale.
Insomma Macao come un altro Leoncavallo?
Non sarebbe ora di cambiare non la politica del comune ma la vostra politica?
Vincenzo Robustelli
[…] Emanuele Braga: “Quello che conta è il corpo, le relazioni, quanto decidiamo di fare un salto nello sconosciuto, e dimostrare che l’attivazione collettiva non segue sempre i soliti schemi prestabiliti. E parlare di schemi prestabiliti in questo caso per me significa: avere portato avanti un progetto importante in un luogo per 5 anni, ed ora che arriva il mercato immobiliare, farsi sgomberare con un po di insulti e conflitti e spostarsi un pò bastonato da una altra parte… questo è lo schema prestabilito, il simbolico da spezzare, e visto che la vita non è poi cosi lunga, tanto vale tentare di spezzare, di fare la differenza, piuttosto che reiterare considerazioni ciniche, e frasi di circostanza…” […]
[…] le regole ci sono. Principalmente, i luoghi condivisi implicano, come ricorda Emanuele Braga, che 1. non si vada in rosso. 2. non se ne tragga profitto. 3. non si […]