Pubblichiamo oggi la recensione a Prontuario di Ecosofia – Bibliografie Metastabili di Gianluca de Fazio, Paulo D. Lévano, Irene Sorrentino. Di recente uscita per Ventura Edizioni, il prontuario nasce dal laboratorio Ubi Minor – laboratorio di ricerca e didattica in Ecosofia, dell’Università di Bologna.
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Una domanda sorge spontanea sin dalla prima lettura del pamphlet Prontuario di Ecosofia – Bibliografie Metastabili (Ventura Edizioni 2020), uno dei risultati del lavoro di ricerca svolto negli ultimi anni, presso il dipartimento FILCOM dell’Università di Bologna, da Ubi Minor – laboratorio di didattica e ricerca in Ecosofia: perché un prontuario? Il testo, curato da Gianluca De Fazio, Paulo F. Lévano e Irene Sorrentino, oltre a contenere l’ampio catalogo bibliografico messo assieme in questi anni dal laboratorio, mostra sin dall’introduzione come il prontuario sia innanzitutto uno strumento che porta con sé possibili sviluppi di un lavoro sull’ecologia filosofica. Si presenta anzi come lo strumento stesso di questa possibilità: la forma prontuario, infatti, non esprime una tesi scolpita sulla pietra, piuttosto traccia una metodologia in divenire. Con la sua capacità di porsi al margine, al limite del discorso che essa stessa porta avanti, tale forma è in grado di segnare un percorso aperto, individuato ma non definitivo, un percorso che si compie solo quando viene condiviso.
La forma prontuario, inoltre, aderisce particolarmente bene al tentativo di tracciare una pragmatica analitica che si configura come ecosofica, ovvero relativa alla capacità di concepire l’oggetto (di un discorso, di un sapere, di un desiderio…) come “ecologico” e “situato”, piuttosto che autonomo e indipendente; mettendo in discussione le relazioni “parte-tutto” (p. 17) di queste “situazioni”, nonché molti dei paradigmi concettuali e analitici che hanno modellato queste stesse relazioni. L’ecosofia è innanzitutto una metodologia filosofica che si presenta in chiave antidogmatica e ambientale, ossia una metodologia con l’obiettivo di cogliere e far emergere i conflitti, le macchine astratte e i concatenamenti collettivi che attraversano i territori semiotici. Nel fare questo, la pratica ecosofica scandaglia e ricompone non solo i dualismi fondativi del pensiero moderno (primi tra i quali res cogitans e res extensa, trascendente e immanente, natura e cultura), ma anche i grandi ostacoli della crisi ecologica attuale, come quella concezione naturalistica dell’ecologia che relega costantemente l’ambiente ad un “altro” trascendente e incontaminato che chiamiamo Natura (p. 27). È facile comprendere come una concezione di questo tipo, ancorata ad un’immagine edenica dell’ambiente non antropizzato – ammesso che questo esista -, tenda a limitare il raggio di pensiero e d’azione che possiamo mettere in campo di fronte a faglie di conflittualità che si aprono in continuazione. È quindi quanto mai urgente che analisi in grado di sviluppare questi problemi non siano più esclusive ad ambiti accademici lontani da un sentore più ampio.
L’ecosofia – ci suggerisce il Prontuario – problematizzando la relazione tra pensiero e azione (p. 27), si presenta come uno strumento per pensare ed agire nell’immanenza, ovvero per farsi carico, da un punto di vista teorico, della forza d’urto dell’azione a livello molecolare, ossia la cosiddetta dimensione micropolitica. L’impronta di Félix Guattari[1], uno degli autori di riferimento del testo, si fa piuttosto visibile e rende chiaro come l’atteggiamento ecosofico attraversi in modo trasversale molti percorsi di lotta, da quello femminista a quello decoloniale e, più recentemente, quello ecologista: da qui, l’articolazione tripartita dell’ecosofia – proprio sulla scia di Guattari – di una ecologia psico-sociale, una epistemica e una ambientale, più una pragmatica analitica etno-ecologica (pp. 31-32). Non è un caso, ci sia concesso di segnalare, che Guattari abbia condiviso con forza, piuttosto precocemente rispetto ad altri autori uomini, le argomentazioni in favore della centralità del lavoro riproduttivo e dell’attenzione al quotidiano. Vorremmo così partire da qui per restituire un percorso possibile all’interno del Prontuario.
Seguendo Guattari, possiamo dire che il tradizionale dibattito politico rivoluzionario, collocato solitamente a livello molare e macro-politico[2] e reduce da fallimenti che è quanto mai necessario analizzare, invisibilizza quelle voci che invece l’atteggiamento ecosofico tenta di far emergere. Così, per far fronte a quello che Guattari chiama Capitalismo Mondiale Integrato[3], conoscere ed assumere la metodologia ecosofica potrebbe offrire spunti al fine di intrecciare vari percorsi di analisi teoriche e di lotte.
In Caos, territorio, arte, ad esempio, Elisabeth Grosz analizza il manifestarsi dell’arte in ogni sua forma interpretandola come espressione della vita nella sua dimensione più “bestiale”[4], ovvero come un animale che si muove nei territori, che attraversa svariate forme di ambienti in un senso profondamente molecolare[5]. L’arte, nella lettura dell’autrice, è vita che crea, connota e trasforma un territorio[6]. In quest’ottica, essa è l’esatto opposto di una proiezione trascendente su di esso, ovvero è una metamorfosi che si attua dentro e contro le asperità dei territori. Con Grosz, possiamo dire che «l’arte è l’arte dell’affetto piuttosto che della rappresentazione, un sistema di forze d’urto dinamiche piuttosto che un sistema di singole immagini operanti sotto il regime dei segni»[7]. Così intesa l’arte, possiamo dire che la connotazione che Grosz ne dà – rifacendosi in maniera esplicita a Deleuze e Guattari – appare propriamente ecosofica. L’autrice parla di un divenire-arte, un vero e proprio atto di creazione nell’immanenza[8]. L’arte, così, è intuibile come il divenire molecolare della politica o, con le parole dell’autrice – che creano un interessante rimando a Clausewitz: «l’arte è la continuazione della politica con altri mezzi»[9]. Del resto, lo stesso Guattari sostiene, nel noto testo Le tre ecologie, che il modo di fare dell’ecosofia, specie nella sua declinazione mentale – che nei termini del Prontuario rimanda all’ecologia psico-sociale – sarà più simile a quello dell’artista piuttosto che degli “esperti”[10] ed anche Deleuze, a rimarcare questa connessione tra Ecosofia (col suo portato etico-politico) e l’arte, ci parla di una «bizzarra ecologia: tracciare una linea di scrittura, di musica e di pittura»[11].
Questa lettura ci porta a cogliere la necessità di riconnettere molte delle azioni e dei discorsi che attraversano le nostre lotte ad una dimensione immanente e non telelologica. Tendere collettivamente verso il “sogno” di una società libera da ingiustizie (in questo senso alcuni percorsi sono ancora fortemente teleologici), per quanto possa fungere da spinta idealistica verso l’azione, non tiene conto di una complessità del reale che è qui ed ora. La centralità che ancora ricopre la concezione di un futuro “rivoluzionato”, figlia di quell’assalto al cielo semioticamente legato al secolo scorso, rischia di creare un’Alternativa che è solo ideale e non attuale, così come è solo ideale e non attuale la Natura di molte istanze ecologiste. Le lotte femministe degli ultimi cinque anni, col portato dei loro linguaggi e delle loro azioni, hanno avuto un ruolo preminente nel ribaltare tale dimensione teleologica dei percorsi di lotta: i corpi liberati vivono una rivoluzione immanente, esistono in quanto Alternativa incarnata. Questo ha molto a che fare con quella concezione di arte, in linea con le tesi che stiamo qui abbozzando, che si fa espressione delle “vibrazioni”, dei “movimenti” che attraversano un territorio, delle linee di fuga e di conflitto che lo caratterizzano. L’ecosofia, in questo senso, si presenta come una metodologia di lavoro che tenta di far divenire-arte la politica: come scrivono gli autori e l’autrice del prontuario, «fare Rizoma significa estrarre e far proliferare, dall’imputridimento della teleologia, una molteplicità di finalità senza scopo» (p. 73).
Possiamo forse dire, dunque, che uno degli obiettivi dell’ecosofia proposta nel Prontuario, è quello di stimolare una modalità “artistica” per pensare ai percorsi di lotta, una modalità che sia in grado di non confinare il proprio universo semiotico a finalità trascendenti, ovvero a scopi e “valori” estranei ai corpi e non aderenti al vissuto (p. 60). Il metodo ecosofico di questo testo tenta quindi di destituire di senso i dualismi che pietrificano le attuali istanze di conflitto (sessuale, etnico, sociale, etc) e che bloccano continuamente il proliferare di linee di fuga semiotiche e semantiche. Si tratta di immaginare un percorso che sappia rendere il pensiero integrato all’azione e viceversa, che sappia darci gli strumenti, come sostiene Guattari[12], per comprendere le modalità con cui siamo attraversatx dal Capitalismo Mondiale Integrato, in ogni sfaccettatura dell’esperienza, dagli arcani del quotidiano (p. 27) ai più intensi momenti collettivi.
Da questo punto di vista, suggerisce il Prontuario (pp. 24-26), possiamo trovare un fondamentale contributo in Arne Naess, una delle voci fondatrici dell’azione di stampo ecologista e che ha coniato il termine stesso di Ecosofia[13]. L’ecologismo di Naess – al cui pensiero si rifà, certo con non poche ambiguità, la cosiddetta corrente dell’ecologia profonda – è legato in primo luogo ad una concezione olistica dell’ambiente e, in secondo luogo, a una philia verso una ‘natura incontaminata’, ovvero al grado zero di antropizzazione. Tale approccio ha il difetto manifesto di subordinare l’azione ecologista a una teleologia trascendente, col rischio di richiamare un posizionamento di pacifismo indiscusso «del tutto incapace di riconoscere le istanze di conflitto che scaturiscono all’interno di una crisi ecologica» (p. 19), per cui appare a tratti incompatibile con un’ecosofia di stampo guattariano come quella proposta nel Prontuario, che invece si pone l’obiettivo «di mettere in evidenza la razionalità che ogni conflitto comporta» (p. 33). Nondimeno Naess, ed è questo il punto fondamentale che gli autori e l’autrice del Prontuario vogliono sottolineare, concepisce l’ecosofia come una «pragmatica atta a preparare ogni punto di vista individuale al proprio divenire-minoritario» (p. 25). Così interpretata l’ecologia di Naess, è possibile tornare a parlare di ecosofia nei termini di strumentario in grado di accompagnarci nel nostro divenire-minoritario, ossia, come scrissero Deleuze e Guattari, nel divenire-donna, nel divenire-animale: infine, nel nostro divenire-molecolare permettendoci, in questo modo, di cogliere il potenziale del divenire-arte dei nostri percorsi politici in tutta la loro portata trasformatrice e creatrice.
In questo divenire minoritario del pensiero, è possibile contrastare i dogmi del capitalismo e del patriarcato – sistemi i quali si autosanciscono, appunto dogmaticamente, come i migliori dei mondi possibili – attraverso l’abbattimento di qualsiasi teleologia trascendente che impedisca alle istanze di lotta e di trasformazione di collocarsi in una dimensione radicalmente immanente. Contro le istanze sussuntive dei corpi messi al lavoro e individualizzati, opporre il piano semiotico-politico del transindividuale (ossia il piano del divenire-minoritario) all’individuo proprietario e al piano valoriale trascendente dà fiato alla sperimentazione fattuale di un’Alternativa: di nuovo ce lo dicono chiaramente, e a queste si ispirano gli autori e l’autrice del Prontuario (pp. 51-65), le pratiche femministe, in cui l’affermazione dell’esistenza transindividuale dei corpi non è scindibile da una dimensione resistenziale che, come ci ricorda ancora Guattari, apre alla fioritura di strumenti di lotta e «macchine da guerra rivoluzionarie efficaci»[14].
Per concludere, ciò di cui oggi abbiamo forse bisogno, usando la felice formulazione di André Gorz, è di «liberare l’immaginazione riguardo a ciò che è possibile fare per cambiare la vita»[15]. Dunque, dare corpo al possibile – continuamente escluso da una concezione realistica e relegato alla dimensione negativa dell’utopia – è il percorso in divenire necessario e fondamentale di cui questo Prontuario di ecosofia si fa strumento.
Note
1 Cfr. F. Guattari, Rivoluzione molecolare. La nuova lotta di classe, Pgreco, Milano, 2017.
2 Cfr. Ivi, pp. 5-25.
3 F. Guattari, Piano sul pianeta. Capitalismo mondiale integrato e globalizzazione, Ombre Corte, Verona, 1996.
4 Cfr. Elizabeth Grosz, Caos, territorio, arte, Milano, O barra O edizioni, 2011, p. 81.
5 Può essere utile ricordare che Grosz si ispira al concetto di Umwelt del biologo estone von Uexküll.
6 Sul rapporto tra ecologia, forme di vita e trasformazioni del territorio il rimando è a T. Villani, Ecologia politica. Nuove cartografie dei territori e potenza di vita, Manifestolibri, Roma, 2013.
7 Ivi, p. 11.
8 Il rimando è G. Deleuze, F. Guattari, Che cos’è la filosofia?, Einaudi, Torino, 2002.
9 E. Grosz, op. cit., p. 96.
10 Félix Guattari Le tre ecologie (1989), Milano, Edizioni Sonda, 2019, p. 21.
11 Gilles Deleuze, Claire Parnet, Conversazioni (1977), Verona, Ombre Corte, 1998, p. 80.
12 Cfr. Félix Guattari, Piano sul pianeta, cit., p. 60.
13 Cfr. A. Naess, Ecosofia. XXX
14 F. Guattari, Piano sul pianeta, cit., p. 58.
15 André Gorz, Ecologia e libertà (1977), Napoli, Orthotes, 2015, p. 81.
Ecosofia operaia, isocratica e anti-sindemica
Dirigo questo commento in primo luogo a te, caro Bifo, suscitato dal tuo articoletto del 29 scorso sull’ex-quotidiano comunista il Manifesto: Volontà, potenza, disperazione. Criticando tanto per cominciare la tua opinione, alla fine della seconda colonnetta dell’articolo, a proposito di isocrazia e cittadinanza attiva. Temi che a loro volta proponevano Ardeni e Banaga in un recente intervento sullo stesso giornale, e da cui prende appunto avvio l’articolo.
Prima questione:
uso ormai da anni il termine di operaio NON come sinonimo di lavoratore. Anche se ai più sarà passato inosservato questo decisivo argomento, questa proposta teorica radicale. Forse essendo il sottoscritto un fantasma ‘politico’ oltre che un migrante …quasi illetterato.
Cioè:
trattiamo di una dimensione sociale ben più vasta e profonda della anticamente denominata “classe lavoratrice”. O appunto operaia, come sinonimo marxista e pure marxiano di lavoratrice, oltretutto ben prima che si demolisse lo stesso concetto originario di classe. Parlo di una dimensione ecosofica, teorica, sociale e politica globale che comprende, oltre