La mattina del 30 aprile pedalavo sulla mia vecchia bicicletta e meditavo, con immensa tristezza e un po’ di rabbia. Meditavo sul libro che ho letto negli ultimi giorni, Marcia su Roma e dintorni, di Emilio Lussu, parlamentare socialista aggredito dai fascisti, arrestato dalle autorità italiane, confinato nell’isola di Lipari e infine fuggito all’estero per sfuggire agli aguzzini. Un libro bellissimo che consiglio a coloro che vogliono capire cosa sia stato il fascismo e cosa sia l’identità nazionale. Stavo riflettendo e forse anche mormorando tra me e me, come mi capita talvolta di fare quando sono solo e non c’è pericolo che qualcuno mi stia ad ascoltare. Ma a quel punto nella tasca della giacca è suonavo il cellulare.

Ho risposto e una voce mi ha detto: qui ADN Kronos, vorrei sapere cosa pensa di quello che è successo a Parigi negli ultimi giorni. Si riferiva naturalmente all’arresto di una decina di settantenni rifugiati in Francia per sfuggire a condanne seguite alla loro militanza in gruppi dell’estrema sinistra negli anni ’70, e io, senza por tempo in mezzo, come se continuassi il mio silenzioso monologo, gli ho risposto, senza fare alcun riferimento alla questione specifica: “Gli italiani sono un popolo di infami.”

Mi dispiace avere detto quella frase perché non la penso, e perché non è vera, come mostra il fatto che Emilio Lussu era un italiano. E anche mio padre, partigiano comunista, detenuto per sei mesi nelle carceri fasciste, era un italiano. E anche i fratelli Cervi uccisi dai nazisti, e anche Giuseppe Pinelli era un italiano. E anche Lauro Farioli, operaio comunista, era un italiano. E anche Giorgiana Masi, uccisa dalla polizia di Cossiga era un’italiana. E anche Francesco Lorusso, ucciso da un carabiniere del governo democristiano stalinista, era un italiano. E altri mille operai e operaie, studenti e studentesse uccisi da Mussolini, Tambroni, Cossiga, erano italiani.

Per questo mi dispiace avere detto quella frase senza senso, mentre pedalavo. Al cronista avrei dovuto semplicemente dire che negli anni ’70 in questo paese vennero uccisi 625 militanti della sinistra per effetto della legge Reale, e che tra il 12 dicembre 1969 e il 23 dicembre 1984 i fascisti uccisero innumerevoli persone, non solo di sinistra. Quasi nessuno di loro è stato arrestato, pochissimi hanno scontato una pena. Una parte del movimento operaio e studentesco decise di rispondere al fuoco, provocando vittime seppure in numero molto più esiguo delle vittime del terrorismo fascista. Quella risposta armata alla violenza armata del fascismo fu un errore, per quanto a mio parere comprensibile. Ma se per i fascisti non c’è stata in generale nessuna pena, per coloro che credettero di poter rispondere al fuoco fascista con il fuoco la vendetta è interminabile, come fu interminabile la vendetta contro i Comunardi dopo il 1871. Allora ventimila furono uccisi sul posto, e a migliaia furono poi mandati nelle colonie penali, a morire.

Questo avrei dovuto dire al cronista.

Quanto al popolo confesso che non so neppure cosa sia. La nazione, il popolo, la razza, non sono che fantasmi della mente aggressiva. Io conosco gli individui, conosco i gruppi di amici e le classi sociali, ma il popolo no. Non lo conosco, e sospetto che proprio non ci sia, che sia solo un’invenzione di coloro che traggono il loro profitto e il loro potere dalla guerra, dal respingimento, dallo sfruttamento e dal razzismo.

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