Nel fine settimana di Effimera un bellissimo (poetico e politico) racconto di Franco Berardi. Un testo molto intenso, tratto da un suo intervento del settembre 2011. La figura di Pier Paolo Pasolini diventa il centro di una storia che si snoda nell’Italia del dopoguerra con le sue figure di sottoproletari, di ruffiani, sordidi e ingenui a un tempo, spazio “maschio-centrico” cui non appartengono le donne se non come madri; fino al 68, che Pasolini non capì e interpretò in maniera sbagliata perché era “un ideologo antiquato che conosceva male il pensiero di Marx”; fino al 77, “anno dello spartiacque” con Gennariello “diventato indiano metropolitano e operaio autonomo che rifiuta lo sfruttamento”. Fino al presente dei leader del Pci, dei partiti comunisti ufficiali, convertiti alla fede neoliberista. Fino a Tottenham (ricordate le rivolte scoppiate dal 6 al 10 agosto dal quartiere di Tottenham a Londra?). Scrive, Berardi: “Ora voglio andare a Tottenham con Pasolini. In quel quartiere londinese un giovane di nome Mark Duggan è stato ucciso dalla polizia il 4 agosto. Dopo il suo assassinio migliaia e migliaia di giovani lavoratori e disoccupati e studenti sono scesi in strada nei quartieri di Londra Birmingham e Manchester e hanno attaccato banche e negozi portando via merci dai supermercati dando fuoco alle case e attaccando la polizia. Il Primo Ministro inglese, rientrato rapidamente dalle sue vacanze toscane ha dichiarato che sono solo criminali. Io ho cercato di vedere le quattro notti di rabbia dal punto di vista di Pasolini…”

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pasolini a tottenham(1)

Qui la versione inglese, originale, del testo

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