I due articoli che presentiamo, Tutta la vita deve cambiare di Cristina Morini e Soggettività insolventi. Prospettive femministe al tempo della crisi di Simona de Simoni e Beatrice Busi, sono tratti da un Nodo di Alfabeta2 intitolato “Femminismo e libertà”, pubblicato sul n. 35 (aprile-maggio) della rivista.
Se il femminismo è la filosofia della vita che punta alla sovversione del tetro universo dell’homo oeconomicus e del suo logos violento e mercantile, cioè di tutte le istituzioni androcentriche fondate sulle regole del capitale e del profitto, un ruolo essenziale – mai banale – assumono, dal punto di vista della teoria generale e della metodologia della ricerca, i concetti di libertà, felicità e piacere. Essi, sia chiaro, non sono affidati ad alcuna astratta dimensione trascendente ma risultano strettamente connessi a strategie e pratiche che hanno lo scopo di renderli concreti nella materialità del presente. Non c’è richiamo a un futuro a venire o a sovrastrutture ideologiche ma, piuttosto, a un processo progressivo di ri-appropriazione di sé (corpo e mente) e della dimensione pubblica, socialmente strutturata, nella quale i corpi agiscono.
Seguendo questa disposizione, nel Nodo di Alfabeta 2 abbiamo provato a interrogarci sul tema della libertà di scelta e sulla possibile autodeterminazione del soggetto nell’attualità deprivante del neoliberismo che complica ulteriormente gli orizzonti delle soggettività. I dispositivi di controllo e di autocontrollo, il narcisismo digitale, la frammentazione precaria, l’obbligo a “essere se stessi e se stesse” per il mercato e dentro ruoli – non solo nel privato anche nel lavoro e nello spazio pubblico – procedono, alla fine, per smontare ogni possibilità di espressione che stia veramente “scelta”, generando viceversa meccanismi di auto-rappresentazione indotti.
Ci sembra utile condividere “pezzi” di questa riflessione collettiva alla luce, anche, del dibattito che, sul tema e dintorni, si è sollevato più recentemente in rete.
Così come è stato per il femminismo degli anni Settanta, sono oggi possibili tentativi di sperimentazione di forme alternative di vita nel presente (rifiuto del lavoro, rifiuto della famiglia, della coppia eterosessuale monogamica, degli apparati istituzionali)? E’ possibile produrre uno scarto rispetto alla cosiddetta “normalità” o, viceversa, le strutture neoliberali e la condizione precaria, all’interno di un contesto apparentemente aperto e trasparente, generano una gabbia autonormativa, sottraendo al soggetto stesso capacità creative e immaginative? Dove e come si produce l’inciampo? E come sviluppare allora opposizione, lotta, resistenza? Come si genera il Soggetto Imprevisto? In quali spazi e tempi? Quali analisi e rimedi ci possono aiutare a recuperare vera autonomia nell’agire e dunque anche autentica passione per la dimensione dell’azione politica? Non sono normanti e vittimizzanti perfino e soprattutto le campagne contro la violenza sulle donne? Non fanno parte, paradossalmente, anche esse, di un apparato d’uso strumentale di noi stesse, funzionale alla costruzione del discorso di potere?
Il pensiero femminista oggi re/esiste, nonostante tutto, al di fuori della narrazione mainstream. Esso costituisce una suggestione molto utile in tempi di biopotere per la lettura straordinariamente anticipatoria che ha saputo e sa offrire delle fasi cruciali di passaggio della valorizzazione economica della vita umana, intesa come capacità riproduttiva e potenza generativa comune a tutti gli esseri viventi.
Abbiamo liberamente tratto ispirazione da Daniela Pellegrini con il suo libro, Una donna di troppo. Storia di una vita politica singolare. Senza contare, in ordine sparso, Judith Butler, Wendy Brown, Audre Lorde, Mariarosa Dalla Costa, Edward W. Said, Teresa de Lauretis, Lea Melandri, Maurizio Lazzarato, Pierre Dardot e Christian Laval e altre e altri.
Femminismo e libertà. Alfabeta2, n. 35, aprile-maggio 2014
Cristina Morini
Tutta la vita deve cambiare
Beatrice Busi e Simona de Simoni
Soggettività insolventi. Prospettive femministe al tempo della crisi
Nicoletta Poidimani
Per un femminismo post-vittimista
Daniela Pellegrini, una donna molto singolare
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