#omaggio a Toni Negri 19

La vita è costellata di svolte, e con il passare degli anni si identificano chiaramente le tappe cruciali. Per me, ci sono state due svolte fondamentali, e in entrambe Toni è stato una presenza significativa, se non addirittura determinante.

La prima avvenne all’inizio degli anni 70 probabilmente il 72 o il 73, quando, giovane neolaureato, con alle spalle una partecipazione appassionata ai movimenti studenteschi milanesi, stavo rientrando nei binari di una vita standard che sembrava già programmata. Improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, la fine di una relazione avviata al più classico dei matrimoni, mi spinse a rimettere tutto in questione. Così ripresi l’attività politica, il contesto era favorevole, ed entrai in contatto con i compagni e le compagne di un’area dell’autonomia che stava emergendo. Dopo poco venni presentato a Toni in un bar di Via Torino e subito fui trascinato dal suo entusiasmo… Ricordo che il mio amico Giuliano, anche lui ingegnere, mi disse che era un onore incontrare uno dei grandi teorici dei movimenti di quell’epoca rivoluzionaria. Sebbene sia stato nel collettivo che avvenne la mia svolta, la sua visione e l’esempio del suo impegno personale contarono moltissimo per me.

Salto ora agli ultimi anni del secolo. Sono a Parigi da quasi due decadi. Dopo il periodo tribolato degli anni 80 caratterizzato dalla sconfitta, dall’esilio e dal conseguente cambiamento di vita, sono ormai imbrigliato in un impegno lavorativo, che oltre ad essere necessario, mi interessa, ma lascia pochi margini ad altre attività. Tuttavia mantengo i contatti e seguo da lontano le ricerche e i lavori che Toni ed altr* compagn* continuano a fare con tenacia in quel ventennio di vacche magre. Fu allora che partecipai con la tristezza in cuore alla festa di despedida di Toni quando decise di tornare in Italia.

Poi nacque il movimento altermondialista e con lui una nuova speranza. Il saggio “Impero” si rivelò una delle più stupefacenti sorprese della mia vita, proprio quando ero ormai convinto che la nostra epoca storica si stesse chiudendo. La situazione era stata ribaltata, Toni e Michael, in modo che mai avrei potuto immaginare, riuscirono ad aprire una nuova prospettiva teorica a livello mondiale. Gli telefonai in Italia, dov’era ancora, e mi disse con la sua mitica risata: gliene stiamo facendo vedere delle belle!

Quel momento segnò l’inizio di una seconda fase di cambiamento nella mia vita. Anche questa seconda volta ripresi ad investirmi, partecipando alle iniziative collettive di ricerca, discussione e confronto. Toni mi spronò a indagare e portare la contraddizione nelle istanze della cooperazione cognitiva-tecnologica gestita dal capitale in cui mi trovavo. Con tutti i miei limiti, cercavo di ispirarmi, riattualizzandole, alle pratiche di conricerca di Romano Alquati.

Negli ultimi anni, quando usciva meno per i suoi acciacchi, ogni tanto andavo a trovare il Professore, come talvolta lo chiamavamo amichevolmente fra noi. Terminato il lavoro salariato avevo trovato più tempo anche per scrivere e pubblicare e Toni mi aveva elogiato più volte per essere riuscito ad evitare lo “spleen” del pensionamento. A settembre, gli avevo inviato alcuni capitoli del mio ultimo lavoro, sperando di poterne discutere con lui al mio ritorno a Parigi. Purtroppo questo non avvenne, ma con la sua ultima email ricevetti anche un suo ultimo benevolo incoraggiamento. «Caro Giorgio, dopo aver letto i tuoi testi ho proprio l’impressione che tu ce l’abbia fatta a trovare un sentiero narrativo davvero nuovo – e a realizzare un’ambizione letteraria e politica adeguata alla forza (ed alla continuità) con la quale l’hai perseguita…. ”

Non ebbi mai la lucidità di dirgli quanto il quadro teorico che aveva dato dall’epoca de “l’operaio sociale” sino ai primi movimenti globali del XXI secolo insieme al suo coinvolgimento appassionato siano stati fondamentali per me. Lo faccio ora: ciao Toni e grazie.

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