#omaggio a Toni Negri 20

Mi sono interrogato, in questi giorni, sui miei tumultuosi sentimenti. Purtroppo ci stiamo abituando alle perdite, almeno noi della “vecchia guardia”, ma questa volta è diverso. Siamo feriti nelle radici delle nostre scelte di vita.

Vogliamo bene a Toni perché vogliamo bene alle nostre vite, a noi stessi.

Le scelte che dagli anni ’70 in poi ciascuno di noi ha fatto sono state orientate dal Suo pensiero.

Non mi riferisco solo a quelle della militanza con lui, degli anni ’70, quella dura, forte, intensa, ma anche a quelle degli anni successivi.

Non solo perché nello svolgersi della storia, anche la nostra, abbiamo usato gli strumenti che ci ha fornito ma perché la sua rabbia, la forza, la determinazione, la voglia di vivere, di lottare sempre e comunque, insomma l’amore, sono state contagiose anche se inimitabili.

Ci ha trasmesso la passione e il metodo, l’ottica di “classe”, con cui guardare lo scorrere del tempo che viviamo e questo ci ha permesso di orientarci nel comprendere il nostro tempo, anche noi stessi, le nostre vite.

Le scelte che ciascuno di noi ha fatto, nella militanza, nel lavoro, negli scritti, nei dibattiti, nelle chiacchierate con gli amici, negli interventi politici, portano questa impronta. Fin dall’inizio.

Anche quei compagni che hanno espresso o esprimono dissenso non possono non averlo come riferimento ed in ogni caso si tratta di virgole, puntini. Questi dissensi hanno comunque l’impostazione che Toni ha dato. Penso anche ad Agamben che nella sua recente testimonianza, nel marcare le distanze, si è comunque avvalso delle sue teorie, così mi è parso di leggere tra queste ultime righe e nei suoi scritti.

In questi giorni ho letto pagine bellissime di compagni che lo hanno incrociato, spesso mi sono commosso, anche di chi gli era lontano, ed in ciascuno ho letto, altre la stima ed il rispetto, quanto sia stato importante anche per loro questo “incrocio”.

Mi sono accorto che quando mi è capitato di pensare a Toni, o perché ne leggevo le righe o qualcosa me lo richiamava alla mente o ricevevo una sua mail, alzavo automaticamente la testa e gli occhi a guardare in alto. È lì che risiede, in alto.

Se prima dicevamo di noi stessi di essere un po’ marxisti, un po’ spinoziani, un po’ foucaultiani, ora possiamo semplicemente dire di essere negriani!

Nel primo libro della sua autobiografia ci spiega come sia passato al rifiuto del cattolicesimo e mi sono perfettamente riconosciuto in questo passaggio (per carità con le dovute distinzioni!). È successa la stessa cosa anche a me: la carità sancisce le disuguaglianze che invece vanno estirpate alla radice del loro prodursi. È stata una consapevolezza importante, categorica e definitiva che mi ha sempre condotto, non si può essere felici in un modo infelice.

È la rabbia che ci monta dentro quando vediamo queste disuguaglianze annegare nei nostri mari o sgretolarsi sotto le bombe, una rabbia che d’istinto vorremmo soffocare ed invece ci spinge a riflettere a cercare di capirne il perché, a cercare di fare qualcosa, a ribellarci. Ce l’ha messa dentro Toni questa rabbia.

E ci ha messo dentro anche la pervicacia che ci spinge a guardare dentro, cercare la faglia in cui insinuarsi, la contraddizione da aprire.

E tante altre cose, ed è anche per questo che ringrazio Cristina ed Andrea per le bellissime “condoglianze a tutti noi”.

Print Friendly, PDF & Email