Il porto di Calais, cancello di ingresso alla Gran Bretagna, è stato teatro in questi mesi dell’arrivo di molti di quei profughi che le stesse guerre di Francia e Gran Bretagna hanno generato. È il punto di approdo di una multiculturalità ricchissima, occasione più unica che rara per sperimentare processi di “melting pot”, pur nella gravità e precarietà della situazione, tra condizioni di sopravvivenza estreme e repressione degli apparati di polizia.
Un gruppo di musicologi della Soas (School of Orental and African Studies) di Londra si è mobilitato a sostegno dei profughi e ha cercato di registrare e studiare i differenti orientamenti culturali e sociali proprio partendo dalla produzione musicale che si sviluppa nel campo. Questa è la cronaca di tale originale e interessantissima esperienza.
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‘SOAS GOES TO CALAIS’ – Perspectives on radical ethnomusicology
Immagine in apertura: London calling e, sullo sfondo, un’opera di Banksy, disegnata nel campo di Calais.
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