Presentiamo la traduzione italiana del commento, relativo agli attentati di Parigi, di Gianfranco Sanguinetti, pensatore, scrittore, attivista, rivoluzionario, membro dell’Internazionale situazionista. La versione francese originale, pubblicata ieri da Effimera, si trova qui

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I francesi devono essere consapevoli che stiamo andando incontro ad attentati maggiori.
I poteri politici devono quindi dire ai francesi che ci saranno attentati di massa”

Generale Vincent Desportes 29.10.2015 [1].

 

È necessario fare un po’ di ordine concettuale per evitare che le emozioni, la propaganda e l’isteria rischino di fuorviare la considerazione equilibrata di ciò che è successo a Parigi l’altro ieri, il 13 novembre 2015 .

A Parigi ci troviamo di fronte a una Operazione Morale. Nell’arte della guerra non ortodossa, sono definite Morale Operations quelle operazioni il cui scopo è di infliggere stordimento, panico e mistificazione seminando sfiducia, paura e confusione nelle file del nemico o dell’incerto alleato. Si tratta di un tipo di guerra psicologica già elaborata e realizzata nel 1943 dal colonnello William J. Donovan dell’OSS dell’esercito degli Stati Uniti [2].
Il comando militare francese sapeva benissimo chi c’è dietro Daech (ISIS) . Lo dimostra il fatto che il generale di divisione Vincent Desportes, lo scorso 17 dicembre 2014, proprio poco prima dell’operazione Charlie Hebdo, in un dibattito al Senato in seduta pubblica, di fronte alla Commissione per gli Affari Esteri, della Difesa e delle Forze Armate, dichiarava:
“Chi è il dottor Frankenstein che ha creato questo mostro [Daech]?Affermiamolo apertamente, perché ciò ha delle conseguenze: sono gli Stati Uniti. Per opportunismi politici a breve termine, anche altri attori – alcuni dei quali ostentano amicizia per l’Occidente – hanno contribuito, per compiacenza o per volontà deliberata a questa costruzione e al suo rafforzamento. Ma i primi responsabili sono gli Stati Uniti [3].”
L’entrata in gioco delle forze russe in Siria contro l’Isis ha sparigliato le carte e scombinato tutti i piani degli Stati Uniti e di Israele, di cui l’ISIS è il giocattolo costoso: anche il governo francese, un paio di giorni prima di Putin, aveva preso l’iniziativa, in modo indipendente, di bombardare l’Isis in Iraq e (due volte) in Siria. Per i veri padroni dell’Isis , si è trattato di una sfida: è stato quindi necessario richiamare all’ordine i francesi e riunire il fronte occidentale sotto il loro comando.
Il 13 novembre, grazie ad azioni diversificate di commando militari nel pieno centro di Parigi, contro luoghi scelti con cura e simbolici, i politici francesi sono stati bruscamente avvertiti.
Non esiste da nessuna parte nel mondo nessuna guerra contro il terrorismo, dal momento che tutti gli Stati se ne servono: sappiamo che il terrorismo non è un nemico, ma semplicemente uno dei mezzi per condurre la guerra.
Già nel 2008 il tenente colonnello Jean-Pierre Steinhofer scriveva su Revue Défense Nationale: “il concetto di ‘guerra globale contro il terrorismo’ è una perversione semantica, strategica, militare e giuridica: confondendo il nemico con il metodo di combattimento del nemico, i paesi occidentali si sono persi in un vicolo cieco intellettuale che offusca il loro pensiero in molti settori e porta a situazioni assurde “. [4]
Le velleità d’azione indipendente del governo francese, così come la dispersione delle sue forze armate su troppi teatri di guerra, dall’Africa al Medio Oriente, oltre alle isteriche vacillazioni della sua politica, non solo condannano al fallimento la sua azione militare, ma espongono anche la Francia a ogni possibile ritorsione. Come infatti abbiamo appena visto a Parigi.
I politici francesi si trovano ora nella scomoda situazione di fingere di non sapere perché la Francia è stata attaccata, e da chi, e preferiscono come sempre mentire alla popolazione e passare per imbecilli incoscienti, piuttosto che rischiare di inferocire ulteriormente i loro alleati traditori. Nello stesso tempo, i tedeschi e gli altri alleati sono stati anch’essi avvertiti.
Lo spettacolo delle maschere, il teatro delle ombre, i trucchi e gli imbrogli, la messa in scena, la drammaturgia e la narrativa mainstream degli avvenimenti fanno parte di quello che il tenente colonnello sopra citato definisce “l’impasse intellettuale che offusca ovunque il pensiero in molti campi e finisce per creare situazioni assurde”.
Nel frattempo, si abituano le popolazioni ai massacri che si preparano per loro. Devono imparare nel sangue che è complice del terrorismo non solo chi lo comanda e chi lo esegue, bensì anche tutti quelli che credono le versioni ufficiali. Senza di loro, il terrorismo sarebbe un’arma spuntata, e anche molto pericolosa per chi se ne serve.

Gianfranco Sanguinetti – Ginevra, 15 novembre 2015

 

Note

[1] http://www.franceinter.fr/emission-le-79-vincent-desportes-un-jour-ou-lautre-il-y-aura-un-attentat-de-masse-en-france

2 cfr., per esempio: https://en.wikipedia.org/wiki/Morale_Operations_Branch

3 Presieduta da Jean-Pierre Raffarin la Commissione a interrogato durante il dibattito il Generale Henri Bentégeat (2S), ex-capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il Generale di corpo d’armata Didier Castres, vice-capo di Stato Maggiore Operazioni, il Signor Hubert Védrine, ex-ministro degli Affari Esteri, il Generale di Division (r) Vincent Desportes, professore associato a Scienze Politiche a Parigi e il Signor Jean-Yves Le Drian, ministro della Difesa. Si può dunque concludere che non soltanto i militari, ma anche tutti i responsabili politici ne erano pure al corrente. Cfr : http://www.senat.fr/compte-rendu-commissions/20141215/etr.html

4 [1] J.P. Steinhofer, L’Ennemi innomé. In Revue Défense Nationale, n°712.

 

Immagine in apertura: Jeanne Menj, Around Bataclan

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