Traduzione integrale del discorso di Yanis Varoufakis alla Festa della Rosa di Frangy-en-Bresse, lo scorso 24 agosto. E’ un documento straordinario per comprendere il colpo di Stato antidemocratico che l’Eurogruppo ha perpetrato nei confronti della Grecia, la condizione di protettorato politico ed economico in cui versa la Grecia oggi e colpirà chiunque si opporrà ai diktat relativi all’austerità dei Signori dell’Euro. E’ una guerra contro la democrazia. E la stiamo perdendo.

Tratto da Essere a Sinistra

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Lasciate che vi dica perché sono qui con le parole che ho preso in prestito da un famoso vecchio manifesto. Sono qui perché:

Uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro della democrazia.

Tutte le potenze della vecchia Europa si sono riunite in una santa alleanza per esorcizzare questo spettro: i banchieri sponsorizzati dallo stato e l’Eurogruppo, la troika e il dottor Schäuble, gli eredi spagnoli del lascito politico di Francisco Franco e la leadership dell’ SPD di Berlino, i governi baltici che hanno sottoposto le loro popolazioni a una terribile e non necessaria recessione e la risorta oligarchia della Grecia.

Io sono qui di fronte a voi, perché una piccola nazione ha scelto di opporsi a questa santa alleanza. Per guardarli negli occhi e dire: “La nostra libertà non è in vendita“. La nostra dignità non è all’asta. Se noi abbandonassimo la libertà e la dignità, come ci chiedete di fare, l’Europa perderà la sua integrità e perderà la sua anima.

Io sono qui di fronte a voi, perché nulla di buono succede in Europa, se non parte dalla Francia.

Io sono qui di fronte a voi, perché la Primavera di Atene che ha unito i Greci e ci ha ridato

• il loro sorriso
• il loro coraggio
• la loro libertà dalla paura
• la forza di dire NO all’irrazionalità
• NO alla mancanza di libertà
• NO a una sottomissione che, alla fine, non beneficia anche l’Europa dei forti e dei potenti,

quella magnifica Primavera di Atene, culminata in un 62% che afferma un maestoso NO all’irrazionalità e alla misantropia, la nostra Primavera di Atene, possa essere anche l’occasione per una primavera di Parigi, di Frangy, di Berlino, di Madrid, di Dublino, di Helsinki, di Bratislava, una primavera di Vienna.

Sono qui perché la nostra Primavera di Atene è stata schiacciata, proprio come la Primavera di Praga prima di essa. Naturalmente non è stato schiacciata con i carri armati. E’ stato schiacciata con le banche. Come disse una volta Berthold Brecht: “Perché inviare assassini quando possiamo impiegare gli ufficiali giudiziari?”.

Perché organizzare un colpo di stato quando è possibile inviare a un governo appena eletto il presidente dell’Eurogruppo per raccontare al nuovo ministro delle Finanze, tre giorni dopo il suo insediamento, che si trova di fronte una scelta: il programma di austerità preesistente, che ha portato alla Grande Depressione del suo paese, o la chiusura delle banche della nazione? Perché mandare truppe nel Paese quando si possono avere visite della Troika mensili con l’esplicito  scopo della presa in consegna di ogni ramo del governo e la scrittura di ogni atto legislativo di una nazione?

Le elezioni non possono cambiare nulla

Quando nel mio primo incontro dell’Eurogruppo, a febbraio, ho suggerito ai ministri delle Finanze un compromesso tra l’attuale programma di austerità della troika e il nostro programma di riforme del governo appena eletto, Michel Sapin ha preso la parola d’accordo con me – per discutere in modo eloquente a favore di un terreno comune tra il passato e il futuro, tra il programma della Troika e il programma elettorale del nostro nuovo governo che il popolo greco aveva appena approvato.

Il Ministro delle Finanze tedesco intervenne subito: “Le elezioni non possono cambiare nulla”, ha detto. “Se ogni volta che c’è un’elezione cambiano le regole, la zona euro non può funzionare.”

Riprendendo la parola, ho risposto che, dato il modo in cui l’Unione è stata progettata (molto, molto male!), forse il dottor Schäuble non aveva tutti i torti. Ma ho aggiunto: “Se è vero che le elezioni non possono cambiare nulla, dovremmo essere onesti con i nostri cittadini e dire loro che, forse dovremmo modificare i Trattati europei e inserire al loro interno una clausola che sospende il processo democratico nei paesi costretti a prendere denaro in prestito dalla Troika. Che sospende le elezioni fino a quando la Troika decide che esse possono essere tenute di nuovo. Perché dovremmo porre il nostro popolo di fronte ai rituali di costose elezioni se le stesse non possono cambiare nulla? Ma, ho chiesto ai miei colleghi ministri, “è questo ciò per cui l’Europa è nata,  colleghi? E questo ciò per cui il nostro popolo ha firmato?”

A pensarci bene, questa ammissione sarebbe il miglior regalo mai fatto al Partito comunista cinese, che crede anche lui che le elezioni siano una complicazione pericolosa per ottenere un modello di governo efficiente. Naturalmente si sbagliano. Come disse Churchill, la democrazia è un sistema terribile. Ma è la migliore di tutte le alternative, anche in termini di efficienza economica, a lungo termine.

Un gelido silenzio seguì per qualche secondo nell’Eurogruppo. Nessuno, nemmeno il solitamente abrasivo sig, Djisselbloem, riusciva a trovare qualcosa da dire fino a qualche collega dell’Europa orientale non ha rotto il silenzio con un altro incantesimo del Libro dei Salmi dell’Austerità della Troika.

Con la coda dell’occhio vedevo Michel Sapin con lo sguardo desolato. Mi sono ricordato di qualcosa che mi aveva detto a Parigi, quando ci siamo conosciuti nel suo ufficio: “La Francia non è più quella di una volta.”

Sino dalla mia gioventù ho guardato alla Francia come ispirazione, forse ricordando che il modo con il quale la Grecia riemerse nel mondo moderno è stato ispirato dalla rivoluzione francese, con l’eco di citazioni di Voltaire e Rousseau nella mia testa. In quel momento, il silenzio di Michel è stato difficile da sopportare. La vista e il suono di impotenza della Francia è un presagio di un’Europa che ha perso la sua strada.

Un colpo di stato molto europeo

Ripenso ai giorni della dittatura in Grecia del 1967-1974, quando i carri armati governavano le strade di Atene, e i democratici greci venivano in Francia, viaggiavano in Germania, Austria, Svezia, Canada, Australia, per raccogliere sostegno per la nazione greca assediata. Galvanizzare la solidarietà con il popolo greco nella sua lotta contro la dittatura fascista.

Amici, io non sono qui oggi per raccogliere sostegno a favore della democrazia greca schiacciata.

Sono qui per dare il supporto e la solidarietà del popolo greco verso la democrazia francese.

Perché questo è ciò che è in gioco. La democrazia francese. La democrazia spagnola. La democrazia italiana. La democrazia in tutta Europa. La Grecia era e rimane, purtroppo, un laboratorio dove il potere distruttivo di auto-fallimento dell’ austerità è stato provato e testato. La Grecia non è mai stata un problema per la Troika ed i suoi tirapiedi. Voi lo siete!

Non è vero che i nostri creditori sono interessati ad ottenere i loro soldi indietro da parte dello Stato greco. O che vogliono vedere le riforme in Grecia. Se lo fossero, avrebbero discusso seriamente le nostre proposte per la ristrutturazione del debito pubblico della Grecia in modo da garantire che ottengano indietro la maggior parte di esso. Ma non gliene poteva importare di meno. Hanno invece insistito per la nostra resa.

Era l’unica cosa della quale si sono curati.

Si preoccupavano unicamente di una cosa: di confermare l’affermazione del Dottor Schäuble che le elezioni non possono essere autorizzate a cambiare qualcosa in Europa. Che la democrazia finisce dove inizia l’insolvenza.

Quelle orgogliose nazioni che hanno problemi di debito  devono essere condannate a una prigione del debito entro la quale è impossibile produrre la ricchezza necessaria per ripagare i propri debiti e uscire di prigione. Ed è così che l’Europa si sta trasformando dalla nostra casa comune alla nostra comune gabbia di ferro.

Questo è importante. Voi leggete i giornali e ascoltate i programmi radiofonici e televisivi che ci bombardano con la narrazione calmante che l’Eurogruppo, la troika attorno alla quale l’Eurogruppo è costruito, i programmi di austerità vertono tutti su RIFORME, tutti sul costringere la fallita economia greca ad aumentare la sua ricchezza in modo che possa pagare i propri debiti e fermare quell’imposizione sul resto d’Europa.

Solo, che questo, non è come funziona l’Europa in pratica. Se voi foste stati una mosca sul muro, guardando i nostri negoziati avreste visto così come ho visto io, che la signora Lagarde, Draghi, Juncker, certamente il dottor Schäuble, erano interessati a una cosa sola: dettarci ‘condizioni di resa’.

Condizioni che mettessero fine alla Primavera di Atene. Condizioni che spazzino via il sorriso di coloro che in tutta Europa ci guardavano e pensavano che una nuova politica è possibile. Condizioni imposte dai creditori, che, incredibilmente, garantiscano che il debitore non possa essere in grado di ripagargli i debiti, vecchi e nuovi.
La medicina tossica

Molti di voi si chiederanno, a ragione: ma perché i creditori impongono condizioni alla Grecia che riducono la capacità della Grecia di ripagare il proprio debito agli stessi creditori? Perché i creditori chiedono al governo greco di fare cose che impediscono che le vere riforme vengano attuate? Le riforme che renderebbero la Grecia in una posizione migliore in Europa? Non potrebbe essere che la Troika stia semplicemente cercando di fare in modo che i greci prendano una medicina amara ma necessaria? E che i greci non vogliano prendere la medicina? Non vogliamo fare il nostro dovere, come direbbe la signora Merkel?

Queste sono questioni cruciali. Esse sono di fondamentale importanza per voi, per il popolo francese. Perché? Perché se noi greci siamo i responsabili dei nostri stessi problemi, e se è vero che siamo viziati, pigri, che rifiutano di fare il loro dovere e prendere la loro amara medicina, allora non avete nulla da temere. Vi consiglio di non perdere altro tempo ad ascoltare persone come me.

Ma, se non è così, se la medicina che ci viene chiesto di prendere più e più volte è velenosa, se abbiamo fatto il nostro compito ma l’insegnante non ha nemmeno voglia di leggerlo, poi quello che succede in posti come la Grecia non ha nulla a che fare con la Grecia. Si tratta allora della politica d’Europa, in particolare riguardo la Francia.

Quindi, permettetemi di essere chiaro su questo: la medicina non è solo amara. È tossica. Un medico che consigliasse una simile medicina mortale ad un paziente sarebbe stato arrestato e radiato dall’associazione medica. Ma nell’Eurogruppo, il fatto che la medicina sta uccidendo il paziente è visto come la prova che la stessa medicina è necessaria. Che la dose deve essere aumentata!

Per cinque anni il programma di austerità della troika ha creato la più lunga e profonda recessione nella storia. Abbiamo perso un terzo del nostro reddito collettivo. La disoccupazione è passata dal 10% al 30% in un paese dove solo il 9% dei disoccupati ha ricevuto l’indennità di disoccupazione. La povertà ha inghiottito 2 dei nostri 10 milioni di popolazione. E non è mai andato in un altro modo.

Nel 2010 lo Stato greco è fallito. Il nostro stato non poteva pagare i suoi debiti verso i francesi e le banche tedesche. Allora, che cosa ha deciso l’Europa di fare? Ha deciso di dare allo Stato greco in bancarotta il più grande prestito della storia, alle condizioni di austerità che hanno ridotto il reddito tra il vecchio e il nuovo piano, in modo enorme, così che i prestiti potranno essere ripagati. Dopo dieci anni si può dire che il fallimento non si può eliminare attraverso ulteriori prestiti, basati sulla condizione che il tuo reddito diminuisca.

L’austerità fa in modo che il reddito diminuisca mentre i debiti crescono. Più debito, sotto forma di nuovi prestiti di salvataggio, a condizione di ancora più austerità che fa diminuire il reddito, porta con precisione matematica ad una catastrofe.

Tutti sapevano questo. Allora, perché l’Europa lo ha fatto? Perché l’obiettivo non era certo quello del salvataggio della Grecia, o dell’Irlanda, o del Portogallo, o della Spagna! L’obiettivo restava quello del salvataggio di Deutsche Bank, BNP Paribas, Finanz Bank, Societé Generale, le banche tedesche e francesi con i soldi dei contribuenti e mettere tutto il peso sui più deboli tra gli europei, causando una crisi umanitaria in Grecia e una lenta crisi che brucia in Francia.

E poi, quando è stato rivelato che tutta questa austerità ha infatti spinto il debito della Grecia dal 120% al 180% del reddito nazionale, invece di ridurlo, che cosa ha deciso l’Europa di fare? Più o meno quello che ha fatto nel 2012, nel 2013, nel 2014. I redditi hanno continuato a scendere, la povertà è aumentata, la disoccupazione ha raggiunto il livello record del mondo, ognuno doveva dei soldi a tutti gli altri e nessuno poteva pagare. Più prestiti allo stato a carico dei più deboli tra i cittadini non è mai una politica economica che possa funzionare. Come Macbeth che ha aggiunto crimine al crimine, cercando di nascondere il suo crimine precedente commettendone uno nuovo, così ha fatto la troika nell’aggiungere salvataggi tossici per i suoi salvataggi tossici, estendendo la crisi, rendendola più profonda, mentre per tutto il tempo si è fatto finta che la crisi stava per essere risolta.

E’ stato questo processo contrario a ogni principio di umanità che ha spento la speranza in Grecia dal 2010 al 2015. Lo scorso gennaio siamo stati eletti per riportare la speranza. Invece di sedersi nell’oscurità e maledire il buio, abbiamo deciso di accendere una candela. Per dare alla speranza e alla razionalità un’altra possibilità. E la gente ha preso nota. La piccola candela che abbiamo acceso ha illuminato i volti delle persone, e non solo in Grecia.

Dal punto di vista della Santa Alleanza dela Vecchia Europa, questo è stato un terribile crimine per il quale noi, e coloro che hanno votato per noi, avremmo dovuto essere puniti. Con un altro enorme prestito. Con più austerità autolesionista che presto porterà il nostro debito pubblico al 205% del reddito nazionale. Con un’altra decisione dell’Eurogruppo di condanna della nostra gente a inutili sofferenze per il crimine efferato di cominciare a sperare e, peggio ancora, la diffusione di questa speranza nel resto d’Europa.

Terreno comune?

Tornando alla mia prima apparizione nell’Eurogruppo, devo dirvi che ho camminato sin là con la determinazione di trovare un terreno comune, come ha fatto anche Michel Sapin. Permettetemi di leggervi alcuni estratti dal mio intervento con il quale ho proposto un nuovo partenariato con le istituzioni e con i miei colleghi, gli altri ministri delle finanze:

La nuova partnership che ci proponiamo dovrebbe essere basata su obiettivi realistici e politiche efficaci.

Noi, il nuovo governo greco, dobbiamo guadagnare una moneta molto preziosa senza esaurire un importante bene capitale: dobbiamo guadagnare la vostra fiducia, senza perdere la fiducia del nostro popolo – degli elettori tra i quali godiamo, per ora, notevoli indici di gradimento. Perchè tale consenso è un bene-capitale importante nella lotta europea per riformare la Grecia e per renderla stabile e normale.

In questo momento di cambiamento, abbiamo ascoltato le vostre preoccupazioni circa le intenzioni del nostro governo. Abbiamo bisogno, in modo chiaro, di tranquillizzarle.

Sono qui oggi per trasmettere a voi un messaggio chiaro sul programma e gli impegni del nuovo governo ai suoi partner dell’Eurogruppo.

La Grecia, come membro della zona euro, è pienamente impegnata a trovare una soluzione discussa congiuntamente tra i partner, al fine di rafforzare la nostra unione monetaria.

Siamo impegnati a cooperare in buona fede con i nostri partner europei e internazionali, su un piano di parità.

Siamo impegnati a finanze pubbliche sane. La Grecia ha fatto un grande aggiustamento negli ultimi cinque anni a fronte di un immenso costo sociale. Il suo deficit è ora al di sotto del 3% in termini nominali, in calo del 15% del 2010. Ora abbiamo un avanzo primario e il nostro avanzo strutturale, come misurato dal Fondo Monetario Internazionale, è il più grande in Europa.

Il nuovo governo prende questo aggiustamento come punto di partenza.Vogliamo ora andare avanti, sulla base di un nuovo partenariato reciprocamente vantaggioso con i partner europei.

Siamo impegnati a profonde riforme strutturali.

Il nostro programma di riforme mira a ricreare fiducia tra i cittadini greci, la crescita dell’economia, e la credibilità in Europa. Riconosce la necessità di riforme profonde per ancorare la prosperità a lungo termine della Grecia all’interno della zona euro.

Ci rendiamo conto che il programma di aggiustamento precedente riflette gli impegni assunti tra la Grecia e suoi partner dell’Eurogruppo.

Riconosciamo gli enormi sforzi fatti dai contribuenti dei vostri paesi per sostenere il debito della Grecia e mantenere l’integrità dell’euro.

Tuttavia, obiettivi di bilancio non realistici, fallimentari  sono stati imposti al nostro paese e alla popolazione e, quindi, devono essere rivisti. Un obiettivo di avanzo primario superiore al 3% del reddito nazionale anno in anno non ha precedenti storici in qualsiasi situazione simile a quella della Grecia di oggi.Semplicemente non sarà possibile per il nostro paese crescere se restiamo sul sentiero di austerità che inaridisce la crescita imposto alla nostra economia. Ed è anche abbastanza incoerente con il raggiungimento di un modello sostenibile per ridurre il rapporto debito-reddito.

Il nuovo accordo che proponiamo di discutere con voi dovrebbe riconoscere questa evidenza.

Il nuovo accordo si baserà su riforme che siano ‘proprietà’ dei cittadini e delle istituzioni nazionali, con molti elementi dell’agenda politica da noi precedentemente concordata. Questo significa anche che la speranza di una prosperità condivisa deve essere riproposta in tutta Europa.

Vogliamo discutere con voi questa agenda elaborata da noi che riflette sia il nostro potenziale che vincoli specifici. Vogliamo che la nostra crescita sia inclusiva, basata sugli investimenti, e incrementi di produttività. Una crescita basata su un’ulteriore compressione del costo del lavoro non può funzionare in Grecia ed è stata respinta dal nostro popolo.

Basandosi su obiettivi più realistici di avanzo primario e della nostra crescita interna, interamente di proprietà, con le riforme e la crescita all’ordine del giorno, il nuovo accordo che proponiamo ripristinerà una traiettoria di debito sostenibile.

Invitiamo il Fondo monetario internazionale a lavorare con noi per valutare la sostenibilità del debito greco  strutturandola sugli impegni del governo. La Grecia sarà pronta a fare proposte concrete per i suoi partner, a tempo debito, in un menu di strumenti innovativi per ridurre l’onere del debito in modo efficiente, inclusi contratti swap del debito.

Poi ho concluso con queste parole:

“Cari colleghi,
L’Europa è una e indivisibile, e il governo greco ritiene che la Grecia sia un membro permanente e inscindibile dell’Unione europea e della nostra unione monetaria.
Alcuni di voi, lo so, si sono dispiaciuti della vittoria di una sinistra, una sinistra radicale, del suo partito. Per loro ho questo da dire: sarebbe un’occasione persa vederci come avversari.
Siamo europeisti convinti. Teniamo profondamente ai nostri cittadini, ma non siamo populisti promettendo tutto a tutti. Inoltre, possiamo portare il popolo greco ad un accordo che sia veramente utile alla media europea. In noi troverete partner affidabili che non vedono questi incontri come mezzo per estorcere qualcosa dal nulla, di guadagnare a spese di chiunque.  Non vedo l’ora di discutere con voi oggi, in un vero spirito di cooperazione e di partenariato, e di scrivere insieme questa nuova pagina del nostro rapporto. Vi ringrazio molto per la vostra attenzione”.

Mi scuso per la lettura di questi estratti. Ma ho voluto rappresentarvi un soffio dello spirito di collaborazione con cui ci siamo avvicinati all’Eurogruppo. Mentre stavo esponendo queste righe nell’Eurogruppo, a Bruxelles trapelavano ”fonti” che ero stato maleducato, che volevo indottrinare i miei colleghi, che volevo respingere le “riforme” della troika. Non ho preso queste rivelazioni  a livello personale perché non sono state pensate come un attacco personale. Faceva parte di una campagna di propaganda brutale con cui giustificare la demonizzazione del nostro governo, un tentativo di dipingere noi radicali come comunisti in modo da preparare il pubblico in Europa per il nostro rovesciamento.

Per cinque lunghi mesi, la nostra parte ha presentato chiare, elaborate proposte:

• sulla riforma l’ufficio delle imposte, che lo rendono totalmente indipendente del mio ministero, ma anche dell’oligarchia;

• su una ristrutturazione del debito che minimizzi nuovi prestiti della Grecia e conduca a massimizzare i rimborsi ai nostri creditori;

• su una nuova banca di sviluppo che utilizzi i beni pubblici e che avrebbe lavorato in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti;

• una nuova bad bank per le sofferenze del sistema bancario greco, con cui affrontare i debiti privati ​​con caratteristiche peggiori che intasano i circuiti di credito, ed impediscono alle banche di prestare anche a redditizie imprese dedite all’export;

• su meccanismi di lotta contro la corruzione, la determinazione dei prezzi nei mercati al dettaglio, il lavoro sommerso nel mercato del lavoro, la riforma delle pensioni che riduca il pensionamento anticipato senza spingere i più anziani nella povertà.

Ogni volta che abbiamo proposto una misura sensibile o una riforma, siamo stati buttati fuori.

I miei colleghi francesi erano chiaramente tagliati fuori, essendo tristemente poco influenti. Anche quando abbiamo concordato qualche misura con Michel Sapin o Pierre Moscovici, si diceva: e allora? Se il presidente dell’Eurogruppo ha scelto così, il nostro accordo non sarebbe nemmeno stato ascoltato nell’Eurogruppo – non perché, naturalmente, il sig. Djisselbloem abbia mai preso queste decisioni per conto suo.

Quando, consapevoli di questo, ho presentato la questione al Dr. Schäuble, Wolfgang si è rifiutato di negoziare con me su qualsiasi elemento di sostanza: il programma già esistente (e fallito), era la sua linea, la sua autostrada.

“Vai alle istituzioni!”

[mi è stato ordinato]. Cosa che ho puntualmente fatto.

Ostruzionismo

I nostri negoziati con le istituzioni, la Troika, sono stati l’esperienza più frustrante si possa mai avere. Come quelle persone maleducate che vogliono parlare con te di tutto in una volta, il che significa che si finisce per parlare di niente, le istituzioni hanno insistito su una “revisione completa” che portasse ad un “accordo globale”, il che significava che volevano parlare su tutto.

Asserivano di aver bisogno di tutti i dati sul percorso fiscale su cui l’economia greca si basa, di aver bisogno di tutti i dati sulle imprese di proprietà statale, tutti i dati sui fondi pensione, sulle compagnie energetiche, su questo, quello e quell’altro. Per dimostrare la nostra collaborazione abbiamo concordato con questa procedura, abbiamo risposto ai questionari, tenuto innumerevoli incontri per fornire i dati. Dopo che una grande quantità di tempo è stato sprecato per trovare fatti che già i ministri conoscevano da prima,  allora ci hanno chiesto che cosa avessimo intenzione di fare in materia di imposta sul valore aggiunto, l’IVA. Abbiamo fatto tutto il possibile per spiegare loro i nostri accurati e moderati piani per l’IVA. Invece di ascoltare, ci hanno guardato poco convinti, hanno rifiutato la nostra proposta, ma non sono mai riusciti a presentare una loro proposta. E poi, prima di  puntare su un accordo in materia di IVA, sono quindi passati ad un altro problema, come la privatizzazione. Ci hanno chiesto cosa vogliamo fare per le privatizzazioni, gli abbiamo posto davanti qualcosa di sensato e moderato e lo hanno rifiutato.  Poi, si sono spostati su un altro argomento, come le pensioni, da lì ai prodotti nei mercati, da lì ai rapporti di lavoro, dai rapporti di lavoro a ogni sorta di cose. Così è stato come un cane che si morde la coda.

Forse il più grande ostacolo al conseguimento di un negoziato ragionevole era proprio nella frammentazione della troika. Il FMI è stato vicino a noi sull’importanza della ristrutturazione del debito, ma ha insistito su fatto che dovevamo eliminare  ogni residuo di tutela dei diritti dei lavoratori e dei professionisti della classe media, come i farmacisti o gli ingegneri. La Commissione era molto più in sintonia con noi su questi temi sociali, ma ha proibito qualsiasi discorso su una ristrutturazione del debito perché non si turbino Berlino e Francoforte. La BCE aveva il suo ordine del giorno. In breve, ciascuna delle istituzioni ha delineato diverse linee rosse, il che significava che eravamo imprigionati in una griglia di linee rosse.

Peggio ancora, abbiamo avuto a che fare con l’opera di  ‘disintegrazione verticale’ da parte dei nostri creditori, così come i capi del FMI e della Commissione avevano un ordine del giorno diverso dai loro sottoposti,  i ministri delle Finanze tedesco e austriaco avevano un ordine del giorno totalmente in contrasto con quello dei loro Cancellieri.

Nel frattempo, i giorni e le settimane passavano a causa della determinazione dei nostri creditori per ritardare, ritardo su ritardo, mentre rivelavano alla stampa, allo stesso tempo, che eravamo noi a tenere in stallo i negoziati, quando era il nostro governo che era stato asfissiato di proposito dalla BCE.

Ancora prima che fossimo eletti, la BCE aveva segnalato che avrebbe ridotto l’accesso alla liquidità delle banche greche. I nostri avversari sulla stampa hanno trasformato questo in una gigantesco campagna allarmistica, incitando efficacemente i depositanti a prendere i loro soldi dalle banche. Non c’è niente di più facile al mondo per una banca centrale che incentivare una corsa agli sportelli – quella corsa agli sportelli che le banche centrali sono state create per prevenire.

Alcuni giorni dopo essere stati eletti, mi precipitai a Londra per parlare con i finanzieri della città, al fine di calmare i nervi e convincerli che il nostro governo era pro-business, ma allo stesso determinato a salvaguardare l’interesse della nostra popolazione sofferente. Ha funzionato. La mattina successiva la borsa greca era aumentata del 12% per le azioni bancarie e del 20% in più in totale. Il giorno dopo, la BCE ha annunciato che era intenzionata a limitare l’accesso delle nostre banche al suo meccanismo di liquidità. Lo scambio azionario crollò di nuovo. Perché la BCE ha fatto questo al nostro nuovo governo?

La risposta ufficiale è stata perché ‘il programma’ della Grecia sarebbe dovuto scadere alla fine del mese di febbraio “sollevando dubbi sulla capacità collaterale delle banche greche”. In realtà, la BCE stava mettendo alle strette il nostro governo per farlo smettere di sognare di riaccendere la speranza e spingerlo ad accettare il programma fallimentare della troika come è stato – forse con alcune modifiche estetiche.

E’ interessante confrontare ciò che la BCE ha fatto a noi con quello che aveva fatto nell’estate del 2012, quando è stato eletto un nuovo governo e, ancora una volta, il ‘programma’ greco era in un limbo: allora, la BCE ha aumentato la liquidità delle banche di enormi livelli in una sola volta e ha aumentato il limite della carta di credito dello Stato greco (o T-Bill) da 15.000 a 18.300 milioni. Nel nostro caso? Nel nostro caso, la BCE ha aumentato la liquidità delle banche poco a poco, giorno dopo giorno, creando la paura per i depositanti che forse un domani il limite non sarebbe stato alzato e le banche sarebbero dovute girare a secco. Naturalmente la corsa agli sportelli è peggiorata.

Per quanto riguarda il limite della carta di credito del governo, invece di spingere in su da 15.000 a 18.300 milioni, la BCE ha spinto verso il basso, con un trucco legale senza precedenti da 15 a 9 miliardi. E tutto questo in un momento in cui ho dovuto trovare 7 miliardi per effettuare i pagamenti al FMI, il pagamento originariamente pensato per essere alla base di nuovi prestiti che non ci sono mai stati elargiti.

La loro strategia era molto, molto semplice: ritardare qualsiasi accordo con noi, scaricare la colpa del ritardo su di noi e su ‘la mancanza di’ credibilità’ delle nostre proposte, fino a quando il nostro governo, il nostro Stato, fosse rimasto a corto di liquidità. Poi ci hanno colpito con un ultimatum sotto la minaccia di chiusura immediata delle banche. Questo non è stato altro che un colpo di stato.

Come ho detto, nel 1967 ci sono stati i carri armati e nel 2015 ci sono state le banche. Ma il risultato è lo stesso nel senso di aver rovesciato il governo o di averlo costretto a rovesciarsi da solo – come il Primo Ministro Tsipras purtroppo ha deciso di fare la notte del nostro magnifico referendum, la notte che mi sono dimesso dal mio ministero, e poi di nuovo il 12 luglio.

Pesci più grandi da friggere

Tornando a febbraio, ho potuto leggere con chiarezza la scritta sul muro. Ho potuto vedere che la Troika non era interessata a riforme che avrebbero toccato l’oligarchia, in parte perché erano in un rapporto intimo con gli oligarchi (la cui stampa ha sostenuto fino in fondo la Troika nella sua lotta contro di noi) e in parte perché avevano pesci più grandi da friggere, la Francia è il più grande.

Che cosa potevo fare per rendere più difficile per loro l’ignorare le nostre proposte? Ho fatto due cose. Ho suggerito loro quello che pensavo fosse un decente, ragionevole compromesso  per quanto riguardava il procedimento negoziale. Ho detto loro: lasciateci approvare una risoluzione su tre o quattro riforme importanti su cui siamo come il sistema fiscale, come l’IVA, come un sistema per contrastare la corruzione negli appalti, e cerchiamo di implementarle immediatamente mentre la BCE rilassa le sue restrizioni sulla liquidità. Volete un accordo globale? Andiamo avanti a negoziare per arrivare a questo – ma nel frattempo lasciateci introdurre queste riforme in parlamento di comune accordo.

La loro risposta?

“No, no, no, questa deve essere una revisione globale. Nulla sarà attuato se ci sfidate a introdurre qualche legge. Sarà considerata un’azione unilaterale ostile al processo di raggiungimento di un accordo”.

Così, in risposta, ho provato qualcosa di diverso, qualcosa che mi è stato consigliato da una persona molto in alto nel Fondo monetario internazionale. Utilizzando un team di esperti di talento, ho deciso di creare un piano di 60 pagine per il recupero della Grecia, un programma di riforma per la Grecia, un Piano per porre fine alla crisi greca. In questo sforzo ho arruolato la consulenza di esperti non greci di valore. Larry Summers, l’ex Stati Uniti Segretario al Tesoro, Lord Lamont, il mio amico ed ex ministro britannico delle finanze, Thomas Mayer, ex capo economista della Deutsche Bank, il mio grande amico Jamie Galbraith, della University of Texas, e Mariana Mazzucato, della Sussex University. Poi, Jeff Sachs, della Columbia University, che ha contribuito a mettere insieme molti programmi di riforma nazionali per conto del Fondo monetario internazionale, mi ha aiutato a modificare il documento.

Ho consegnato il documento agli altri ministri delle finanze, l’ho inviato ai governi e ai funzionari delle istituzioni. Qualcuno ha prestato attenzione ad esso? Ovviamente, no. Anche il mio primo ministro era troppo timoroso di sottoporlo agli altri capi di governo, temendo che la Troika avrebbe considerato il nostro documento completo come una sfida alla sua autorità, al suo “processo di revisione globale”.

Nel frattempo la Troika, varie persone della Commissione, dal ministero delle Finanze tedesco e altri centri di potere, hanno accelerato le loro esternazioni ai media dicendo che ci rifiutavamo di riformare il paese, che stavamo perdendo tempo, che non avevamo nulla di credibile da offrire!

Vi esorto a guardare il mio sito dove ho caricato quel documento e, se avete tempo ed energia, confrontarlo con il ‘contratto’ che è stato alla fine imposto al Primo Ministro Tsipras.

Una rapida occhiata vi convincerà che il nostro piano, quello che nessuno ha discusso, quello che anche il governo greco non è riuscito a pubblicare, metterebbe fine alla crisi greca, a differenza dei termini della resa dettati il ​​12 luglio, che il nostro Parlamento ha approvato di recente, che alimenteranno ulteriormente la crisi, con effetti disastrosi sui più deboli tra i cittadini greci.

Fine del gioco

E così il negoziato senza fine è continuato fino a che la liquidità del nostro Stato si è esaurita completamente. Alla ore 11, il 25 giugno, quattro giorni prima che le banche greche venissero chiuse dalla BCE, la troika ci ha fornito la proposta del loro accordo. E ‘stato un ultimatum. Prendere o le vostre banche non potranno mai più aprire di nuovo le porte.

Leggiamo le loro proposte. Erano assolutamente velenose… totalmente non attuabili e tossiche. Ci volevano far promettere una quantità folle di nuova austerità, di aumentare l’IVA per gli hotel delle nostre Isole dell’Egeo dal 6% al 23%, quando in Turchia è del 7%, di tagliare le pensioni dei pensionati più poveri di un terzo. La lista degli orrori sulla quale hanno insistito non finiva mai.

Per mesi hanno asfissiato il nostro governo e l’economia con una corsa agli sportelli simultanea a una carenza di liquidità, hanno insistito che il nostro stato stressato dovesse mantenere il rimborso al Fondo monetario intenzionale per indebolire la nostra resistenza ancora di più, e hanno ritardato i negoziati fino a quando non abbiamo raggiunto il bordo del scogliera. E a quel punto hanno fatto il tipo di proposta che si fa quando non si vuole un accordo. La domanda è: perché hanno voluto fare questo?

L’hanno fatto per farci accettare di riforme? Ovviamente no. Eravamo disperatamente concordi nel voler introdurre riforme. Quando parlavano di riforme non hanno mai fatto sul serio. Non è una riforma tagliare le pensioni di un pensionato da 300 euro a 200 euro al mese. Le nostre proposte di riforma del sistema pensionistico sono vere riforme – abbiamo avuto un piano su come far leva su asset pubblici al fine di creare investimenti che avrebbero pagato i dividendi che, a loro volta, potevano sostenere le casse pensionistiche. Abbiamo proposto una ristrutturazione dei fondi pensione e restrizioni drastiche per il pensionamento anticipato. Ma non erano interessati a questo.

Passo ora alla questione del debito. Il punto fondamentale di una ristrutturazione del debito è quello di ridurre i nuovi prestiti necessari per il recupero di un debitore fallito. I creditori offrono una riduzione del debito per ottenere più valore indietro e per estendere il meno possibile nuovi finanziamenti per l’entità dello stesso. I creditori della Grecia hanno fatto il contrario. Si sono rifiutati di ristrutturare il debito e hanno insistito per farcene assumerne sempre di più in condizioni che garantiscono, in pratica, che non potrà essere restituito.

Durante i negoziati, non ho mai smesso di suggerire ai nostri creditori una serie di contratti swap del debito intelligenti per puntare a due obiettivi: ridurre al minimo i nuovi prestiti. E per garantire che la Grecia fosse qualificata per il tipo di supporto della BCE che il resto degli stati membri dell’Eurozona ricevono quotidianamente, come il modo migliore per fermare gli oneri dei contribuenti europei. Hanno rifiutato le mie proposte e ora hanno imposto un nuovo prestito che è il doppio di quello che era necessario.

Le nostre proposte non sono state di fatto respinte. Questo è ciò che conta davvero: le nostre proposte non sono mai state discusse! Anche se abbiamo dimostrato che erano tecnicamente rigorose e giuridicamente corrette, la volontà politica dell’Eurogruppo è stata quello di ignorare le nostre proposte, di lasciare che i negoziati fallissero, per chiudere le nostre banche, e costringere il governo greco a cedere su tutto – tra cui una nuova massiccia dose di prestito, molto più grande di quello che abbiamo proposto.

Perché?

Quindi, tornando alla terribile domanda: Perché i creditori della Grecia preferiscono elargire un nuovo pacchetto di prestito molto più elevato del necessario? Perché ignorano le nostre proposte di riforma che sapevano che avremmo potuto e voluto attuare? Perché hanno sprecato la grande opportunità che gli abbiamo presentato come l’unico governo che ha avuto il sostegno della stragrande maggioranza del popolo greco? Non hanno ‘realizzato’ che eravamo gli unici in grado di chiedere ai Greci di prendere l’amara, anche se non quella tossica, medicina riformista? Perché hanno insistito sul fatto che il farmaco doveva essere velenoso e non terapeutico?

Non c’è una risposta economica qui. L’unica risposta è quella che risiede fermamente nel regno della politica di potenza. La più grande paura della troika era che il nostro governo potesse avere successo. Che la loro saggezza e autorità superiore potesse essere messa in dubbio da voi cari amici, dai cittadini europei. Alla troika non interessa che la Grecia sia come una ferita infetta in modo permanente. Il ministro delle finanze tedesco non è nemmeno preoccupato di ottenere indietro il denaro dei contribuenti tedeschi.

Coloro che gestiscono lo spettacolo in Europa sono disposti a versare molto di più di soldi dei loro contribuenti in un pozzo senza fondo, quello greco, mentre il popolo greco è sofferente, se questo è l’unico modo per poter perpetuare il loro controllo sul loro stesso popolo.

• Il debito è il potere del creditore e un debito insostenibile dà ai creditori ancora più potere.

• Non volevano i soldi indietro.

• Volevano rovesciare il nostro governo a spese vostre.

• Ancora meglio, ci hanno voluto mettere su un letto di chiodi e quindi lasciarci su di esso per nostra volontà, e avremmo dovuto anche ringraziarli per averglielo lasciato fare.

• Volevano umiliare l’unico governo che ha osato porre in dubbio la logica di una politica economica illogica.

La nostra lunga trattativa di cinque mesi è stata una gara tra il diritto del creditore di governare una nazione debitrice e il diritto democratico dei cittadini di quella nazione di autogovernarsi. Non c’è mai stata una trattativa tra l’Unione europea e la Grecia come uno stato membro dell’UE.

Questo è il motivo per cui sono qui. Sono qui perché quello che è successo a noi sta cominciando ad accadere a voi. La Grecia è un campo di battaglia sul quale si sta provando e testando una guerra contro la democrazia europea, contro la democrazia francese.

A maggio, a margine di un altro riunione dell’Eurogruppo, avevo avuto il privilegio di una conversazione affascinante con il dottor Schäuble. Abbiamo parlato a lungo sia per quanto riguarda la Grecia che per quanto riguarda il futuro della zona euro. Più tardi, in quella giornata, all’ordine del giorno della riunione dell’Eurogruppo è stato incluso un articolo sulle future modifiche istituzionali per rafforzare la zona euro. In quelle conversazioni, è diventato evidente che cosa Dr Schäuble stava progettando per l’Europa. Era anche chiaro che la grande maggioranza dei ministri delle finanze erano d’accordo. Michel Sapin non era uno di loro, ma, ancora, non riesco a ricordarlo protestare apertamente per la visione del dottor Schäuble. La Francia non è più chiaramente quella di una volta…

E qual è il piano? Francois Mitterrand sapeva che la zona euro era mal costruita. Egli credeva che la prima grande crisi dell’euro avrebbe costretto i suoi successori ad introdurre l’unione politica necessaria per salvare l’Europa da una frammentazione del tipo del 1930. Aveva torto.

Una crisi su larga scala è, naturalmente, inevitabile quando il controllo sul denaro delle diverse nazioni è delegata a “tecnocrati” non controllati da un processo parlamentare per tenerli sotto esame o per farne un backup in caso di necessità. Una volta che le inevitabili crisi colpiscono, gli interessi nazionali riaffiorano come una nemesi. La storia ha dimostrato che Mitterrand sbagliava: la crisi ha posto le orgogliose nazioni una contro un’altra e ha spinto una soluzione federale in un futuro ancora più lontano.

Il che ci ha lasciato con il piano del dottor Schäuble: Un Signore del Bilancio dell’Eurozona (forse una versione amplificata del Presidente dell’Eurogruppo), dotato solo di poteri negativi, o di veto, rispetto ai bilanci nazionali.

Il bilancio della Francia per essere precisi.

Un Eurogruppo che diventa sempre più potente, mentre la Commissione europea passa in secondo piano, limitandosi alla cura di questioni di minore importanza.

A chi parla di ‘più Europa’ e in favore di un ‘unione politica’, dico: attenzione! Anche  l’Unione Sovietica era una unione politica. La domanda è: che tipo di unione politica? Un regno democratico di prosperità condivisa? Oppure una gabbia di ferro per i popoli d’Europa?

Una democrazia federale, lasciate che vi ricordi, come la Germania, gli Stati Uniti o in Australia, si fonda sulla sovranità dei suoi cittadini che si riflette nel potere positivo dei loro rappresentanti federali a legiferare su cosa deve essere fatto in nome del popolo sovrano.

In netto contrasto, il Piano Schäuble prevede soltanto poteri negativi: un Grande Feudatario del bilancio che può solo dire ‘No’, ma ha capacità molto limitate di redistribuire le eccedenze dal surplus alle regioni deficitarie d’Europa – che è ciò che un sistema federale dovrebbe fare.

Il problema su questo piano è duplice. In primo luogo, non contribuirebbe a salvaguardare e gestire la macroeconomia della zona euro. In secondo luogo, violerebbe i principi fondamentali della democrazia liberale occidentale.

Quindi, perché la Grecia è rilevante in tutto questo? Perché fa parte del piano di usare la Grecia come una narrazione morale, come una dimostrazione alla vostra gente di quello che vi aspetta se si resiste a questa versione disciplinare di unione politica. Il Grexit è inteso come una minaccia che costringe il popolo francese ad accettare come male minore l’austerità permanente, la crisi permanente e un controllo diretto sul vostro destino da parte di pseudo tecnocrati irresponsabili, senza volto, economicamente analfabeti.

Non commettete errori in questo: il nostro governo è stato schiacciato perché abbiamo osato dire no alla Troika in un’epoca in cui sono già in corso programmi della Troika di venire a Parigi. Non dite che non siete stati avvertiti. “Siamo tutti greci ora“, non perché c’è qualcosa di superiore nei greci, ma perché la Primavera di Atene ha acceso una piccola candela che emette una luce di speranza per tutti gli europei. Una candela che la troika ha dovuto spegnere a tutti i costi, per timore che la sua autorità potesse essere contestata dallo spettro della democrazia.
La perdita di sovranità nei ministeri-chiave dello Stato

Una delle considerazioni più scioccanti dopo aver assunto il Ministero delle Finanze è stato constatare il modo in cui cinque anni di governo della troika avevano trasformato lo Stato greco in un formaggio svizzero. Interi pezzi del nostro governo erano stati inghiottiti dalla troika, rispondevamo direttamente a loro, rendendo irresponsabili i ministri o, addirittura, il Parlamento.

E non era solo il caso della Banca della Grecia, che era stata incorporata nella Banca centrale europea – la stessa banca centrale che, invece di aiutare il nostro governo (come le banche centrali sono stati inizialmente istituite per fare), ha cercato di asfissiarlo. No, mi riferisco ad altre istituzioni fondamentali come il Fondo ellenico di stabilità finanziaria – HFSF – (che possiede per conto dello Stato tutte le banche), la compagnia che gestisce tutte le privatizzazioni, l’Istituto statistico e, ovviamente, la segreteria del mio ministero delle Entrate.

Quando ho deciso di ridurre gli enormi stipendi dei manager HFSF, nominati in gran parte dalla troika, ho ricevuto una lettera da Mr Thomas Wieser, il presidente dell’Euro Working Group, un funzionario chiave della Troika, che mi ha detto che non potevo farlo senza la sua approvazione.

In un paese dove la Troika impone continui tagli alle rivendicazioni salariali e pensionistiche, il ministro non può ridurre gli stipendi esorbitanti dei “Troika boys and girls” – stipendi pagati dalla nostra nazione in bancarotta.

In un’altra occasione ho cercato di chiedere spiegazioni alla Segreteria delle entrate pubbliche del mio ministero circa il ritardo di  quattro mesi dell’apertura delle applicazioni web con cui le aziende potevano fornire le loro dichiarazioni dei redditi – lo stesso periodo di quattro mesi in cui il nostro Stato veniva asfissiato e aveva un disperato bisogno di gettito fiscale. Mi è stato detto che io, il ministro, non avevo alcuna autorità sulla segreteria delle Entrate Pubbliche che è stata, di fatto, collegata direttamente alla Troika. Ben presto, nel corso dei negoziati, la troika aveva una maggiore autonomia per legiferare sulla Segretaria generale, di me che assistevo al soffocamento del nostro Stato!

E quando, dopo le mie dimissioni, ho parlato a un gruppo di finanzieri del mio piano per ristabilire la sovranità nazionale su quella particolare segreteria, sono stato improvvisamente messo di fronte a una campagna denigratoria, da parte dei media greci troika-friendly, come incriminato per … alto tradimento.

Io tutto questo lo dico di modo che siate avvertiti. Quando la Troika arriverà a Parigi, di persona o in spirito, sappiate questo: imporrà una perdita spaventosa di sovranità nazionale anche ai ministri francesi – se questa non è già stata imposta.
Vorrei ora riportarvi alla fine di giugno. Il primo ministro Tsipras aveva annunciato il referendum sulla base del fatto che non avevamo né il mandato per accettare un accordo mortale, né di scontrarci con l’Europa. Così, abbiamo messo l’ultimatum della troika di fronte al popolo greco.

Nella riunione dell’Eurogruppo che ha avuto seguito il 27 Giugno, sono stato criticato aspramente da diversi ministri delle finanze per aver osato porre di fronte alla gente comune questioni finanziarie complesse. Che cosa? Non è questo il punto della democrazia? Porre domande complesse a gente comune, in base al principio di una persona un voto? Stavo sentendo questo correttamente? L’Eurogruppo – l’organo della più grande economia del mondo dove vengono prese tutte le decisioni che modellano le nostre economie sociali – mi rigettava la democrazia in faccia?

In quella riunione, il presidente Dijsselbloem annunciò che stava per convocare una seconda riunione dopo quella sera senza di me; senza che la Grecia fosse rappresentata. Ho protestato che non poteva, di sua iniziativa, escludere il ministro delle Finanze di uno stato membro della zona euro e ho chiesto un parere legale sulla questione.

Dopo una breve pausa, il parere è arrivato dal Segretariato dell’Eurogruppo:

“L’Eurogruppo non esiste nel diritto europeo. Si tratta di un gruppo informale e, di conseguenza, non ci sono regole scritte per vincolare il suo Presidente”.

Regole non scritte, relazioni non pubblicate e registrate (di modo che i cittadini possano vedere ciò che è stato deciso a loro nome), senza alcun rispetto per la democrazia. Questa è l’istituzione che decide per te e per me, per i vostri figli e la mia.

È questa l’Europa per cui Adenauer, De Gaulle, Brandt, Giscard, Schmidt, Kohl, Mitterrand, etc. hanno lavorato? O è l’epitaffio dell’Europa che avevamo sempre pensato come nostro punto di riferimento, la nostra bussola?

Una settimana dopo, il popolo greco, nonostante le banche chiuse e la paura diffusa dai media greci, ci ha consegnato un sonoro NO al referendum. Il giorno dopo il vertice euro ha risposto imponendo al nostro Presidente del Consiglio un accordo che può essere descritto solo come “termini di resa” del nostro governo. E qual’è stata l’arma di ricatto del vertice euro? La minaccia illegale di amputare la Grecia dalla zona euro.

Qualunque cosa si pensi del nostro governo, e nonostante le divisioni tra di noi causate da quella resa, questo episodio passerà alla storia europea come il momento in cui l’Europa ufficiale ha dichiarato guerra alla democrazia europea.

La Grecia si è arresa ma è l’Europa che è stata sconfitta.

Il nostro disaccordo

Come avrete sentito, in quella notte non ero d’accordo con il Primo Ministro Tsipras e mi sono dimesso. Noi eravamo in disaccordo già prima su una serie di problemi.

Facendo concessioni alla Troika alla fine di aprile sulla promessa di avanzi primari ridicolmente elevati, senza il mio consenso, si stava andando sempre più a incoraggiare i nostri creditori. Una volta che si ammettono elevati avanzi primari, cioè si accetta nuova austerità, si segnala che non si è seriamente intenzionati a una ristrutturazione del debito. E una volta che si rinuncia a porre in discussione austerità e debito, la Troika sa che ti sta battendo. Tutto quello che dovevano fare era di aspettare la nostra capitolazione.

La ragione per cui non mi sono dimesso allora, alla fine di aprile o all’inizio di maggio, era che la mia sicurezza che la Troika non avrebbe offerto al mio primo ministro nessun accordo anche mezzo decente dopo che avesse concesso loro quasi tutto quello che avevano chiesto. Per loro, lo scopo era la nostra umiliazione, piuttosto che un duro, austero accordo. E così ho aspettato perché Alexis irrigidisse il suo tono. Il referendum gli ha dato questa possibilità.

Quando l’Eurogruppo ha segnalato alla BCE di chiudere le nostre banche per rappresaglia al nostro referendum – le stesse banche che la BCE aveva ripetutamente dichiarato solventi – ho consigliato due o tre atti di rappresaglia favorevoli a noi. Quando sono stato messo in minoranza all’interno del nostro “gabinetto di guerra”, sapevo che eravamo al game over.

Ma poi i coraggiosi, la gente senza paura della Grecia, nonostante la propaganda condotta dagli oligarchi delle stazioni televisive e radiofoniche, ignorando le banche chiuse, hanno votato un sonoro ‘No’ alla resa. Quella notte Danae e io abbiamo sentito che avevamo avuto un’altra possibilità. O che, per lo meno, dovevamo dimetterci se pensavamo che le nostre armi fossero state tutte usate, e scendere in piazza con il nostro coraggioso popolo.

‘Non in nostro nome’, avrebbe dovuto essere la nostra risposta di sfida alla richiesta della troika di firmare un ‘nuovo’ catastrofico piano.

Questi disaccordi tra me e Alexis Tsipras sono ormai acqua passata.

Mi rattrista che le nostre strade si sono divise. In particolare, mi rattrista sentire le parole del mio compagno di lotta a sostegno di un programma che sa che non è fatto per funzionare.

Possiamo andare avanti uniti nella differenza di opinioni? La sinistra non è stata brava in questo, in passato. Ora, è tempo di migliorare.

Abbiamo bisogno di lasciare la porta aperta per tutti coloro che hanno la voglia e la capacità di unirsi a noi nella lotta per il recupero dell’ integrità dell’anima d’Europa. Per democratizzare l’Eurozona. Una falsa, ma divertente, storia dell’euro

Perché gli europei hanno creato l’euro? Una risposta analiticamente sbagliata ma divertente può essere raccontata così:

I francesi avevano paura dei tedeschi
Gli irlandesi voleva fuggire dalla Gran Bretagna
I greci erano terrorizzati dalla Turchia
Gli spagnoli volevano diventare più simili ai francesi
Gli italiani del sud volevano intensamente il diritto di emigrare in…Germania
Gli italiani del nord volevano diventare tedeschi
Gli olandesi e gli austriaci avevano tutto, ma sono diventati tedeschi
I belgi hanno cercato di guarire le loro profonde divisioni unendosi a Olanda e Francia sotto l’egida di un marco tedesco ridisegnato
Il paesi baltici rabbrividivano al pensiero di una resurrezione della Russia
Gli slovacchi non avevano nessun altro posto dove andare dopo la separazione dai loro fratelli cechi
La Slovenia stava scappando dai Balcani
La Finlandia doveva fare qualcosa che Svezia non avrebbe fatto
E, infine, i tedeschi temevano i…tedeschi!

Come tutte le grandi bugie, questa scherzosa narrazione contiene importanti piccole verità. I francesi avevano paura dei tedeschi. E i tedeschi avevano ragione di temere quella paura, così come la loro capacità propria di stato-nazione di autodistruggersi.

A questo punto vorrei dissentire da coloro che danno la colpa per la crisi dell’Europa alla Germania e a “i” tedeschi. Mi sono sempre opposto a questa tendenza per due motivi.

In primo luogo, non esiste una cosa come “i” tedeschi. O “i” greci. O “la” Francia, per questa materia. Chi conosce i tedeschi, i greci, la società francese saprà anche che c’è molto di più divergenza di carattere, virtù e opinioni tra i greci, tra i francesi, ed tra i tedeschi di quante differenze ci siano tra tedeschi, francesi e greci.

La seconda ragione per cui mi oppongo alla censura della Germania è che Parigi ha maggiori responsabilità di Berlino per il nostro attuale pasticcio.

Mi permetto di tornare indietro al 18 settembre 1992. Quel giorno, due giorni prima che i francesi votassero al referendum sul Trattato di Maastricht, Le Figaro ebbe a dire: Gli avversari di Maastricht temono che la moneta comune e la nuova Banca Centrale rafforzi la superiorità del marco tedesco e della Bundesbank. Ma accadrà l’esatto contrario. Se si arriva a Maastricht, la Germania dovrà condividere il suo potere finanziario con gli altri.

“La Germania pagherà”, dissero nel 1920. Oggi la Germania fa pagare. Maastricht è il Trattato di Versailles senza una guerra.

Nessun tedesco poteva perdonare tale insensibilità. Era una scusa che l’establishment francese stava ponendo come arma per convincere un elettorato francese scettico a votare ‘sì’ al referendum.

Il Trattato di Versailles 1919 condannò i tedeschi ad un’indicibile miseria, ha umiliato l’orgogliosa nazione tedesca, e l’ha preparata per essere conquistata dai teppisti nazisti. I nazisti sarebbe rimasti una nota a piè pagina della storia, se non ci fossero state le impossibili riparazioni del Trattato di Versailles.

Quello non era solo un editoriale ribelle di qualche giornale francese.

Il Presidente De Gaulle aveva previsto anche lui l’unione monetaria con la Germania come una “guerra con altri mezzi”, proprio nello spirito del direttore di Le Figaro. E poi nel 1983, quando Francois Mitterrand decise di abbandonare le politiche anti-austerità del governo socialista per placare i mercati e la Bundesbank, Jacques Delors sosteneva che si doveva intraprendere l’austerità perché questa poteva essere evitata solo a livello europeo.

E che cosa successe? Il piano di Delors era quello di prendersi un’istituzione molto apprezzata dal popolo tedesco, la Bundesbank, sussumerla in una banca centrale a guida francese, ed estendere verso la Germania e il resto dell’Europa le politiche europee più vicine agli interessi di Parigi.

Sì, è vero che ne ho abbastanza di sentire i politici tedeschi, come Wolfgang Schäuble, andare sempre a parare sulla santità di regole inapplicabili. Ma dobbiamo essere onesti: le élite francesi sono responsabili di aver messo le élite della Germania sulla difensiva. I laureati delle Grandi Ecoles francesi sanno parlare bene, quando parlano dell’Europa bene comune, ma in realtà erano desiderosi di sacrificare gli interessi della maggioranza dei francesi sull’altare del loro mero interesse. Hanno sempre chiesto al loro popolo e nel resto d’Europa di fare sacrifici in modo che la classe dirigente francese potesse prosperare, con marchi tedeschi o euro in tasca.

L’euro ha cambiato tutto.

Bloccati nel suo abbraccio d’acciaio, i raffinati amministratori in Europa si stanno rendendo conto che l’Unione monetaria non gli ha consegnato la Germania su un piatto.

Anzi, si stanno rendendo conto che non solo non hanno conquistato la Germania, ma che stanno perdendo la Francia. Questo non offre,  a noi impegnati umanisti europei, nessun conforto. La nostra gente in Francia, in Germania, in Grecia, in Finlandia sta soffrendo a causa dell’incapacità inane delle nostre cosiddette élite nel gestire l’inevitabile crisi dell’euro.

Formiche e cavallette

Tornando a quel vecchio manifesto con cui ho iniziato il mio intervento, resta vero che la storia dell’umanità è la storia della lotta di classe. L’unica forza politica che ha dimenticato questo è la … sinistra. La destra non si è mai smossa dal perseguire in pratica una guerra di classe mediante l’utilizzo di qualsiasi crisi per porre una nazione contro un’altra.

L’idea che tutte le formiche vivono nel nord e le cavallette tutte al Sud, ed in Irlanda, è assurda. Ci sono le formiche e ci sono cavallette in ciascuna delle nostre nazioni. Durante i tempi “buoni” della zona euro, le cavallette del Nord e le cavallette del Sud sono andate in frenesia. E quando i loro peccati hanno portato alla crisi, sono state le formiche del Nord e le formiche del Sud che hanno dovuto pagare il conto.

La troika e l’Eurogruppo rappresentano  l’adesione ufficiale europea all’ordine del giorno delle cavallette, ovunque in Europa, mettendo le formiche del Nord contro le formiche del Sud in un’Europa che sta perdendo la sua anima a causa di stereotipi, manipolazioni e per la coriacea determinazione di sporche élites illecite di non lasciare andare le leve del potere.

Nel 1929 un crollo a Wall Street ha iniziato il processo che ha smantellato la moneta comune di quel periodo – il Gold Standard. Nel 2008 un altro crollo a Wall Street ha iniziato il processo di frammentazione della zona euro.

In entrambe le occasioni, i francesi si sono rivoltati contro i tedeschi, i tedeschi contro i francesi, prima che i francesi si rivoltassero contro i francesi, i greci contro i greci e i tedeschi contro i tedeschi. In entrambe le occasioni, nel 1930 e ora, gli unici beneficiari sono stati i bigotti, i nazionalisti, gli xenofobi, i misantropi. All’uovo del serpente non ci vuole molto tempo per covare, viste le circostanze che ne derivano.

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