Il 25 ottobre 2018 Effimera pubblicava un contributo di Gabriele Toccaceli a proposito delle lotte degli Operatori sociali autorganizzati Perugia nei confronti di Arcisolidarietà Ora D’Aria Onlus. Facciamo seguito a quella riflessione pubblicando i due comunicati del gruppo: uno alla conclusione delle vertenze in cui le due parti erano coinvolte, l’altro in apertura di un nuovo percorso politico…

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E’ SOLO L’INIZIO (23/02/2019)

A fine Gennaio si è conclusa l’ultima delle sei vertenze intraprese contro Arcisolidarietà Perugia. Con queste poche righe vogliamo raccontare come sono andate le cose.

Breve riassunto della vicenda. Per diversi mesi ci siamo occupati come operatori sociali dell’assistenza ai migranti lavorando per Arcisolidarietà Perugia nei progetti di accoglienza (Emergenza Sbarchi) finanziati dalla Prefettura. Nei primi giorni di gennaio 2017, siamo stati mandati a casa da Arcisolidarietà. Così abbiamo deciso di iniziare una vertenza contro il nostro datore di lavoro, rivendicando i nostri diritti. Le nostre richieste riguardavano in particolar modo la necessità di avere un contratto di lavoro di carattere subordinato che superasse i famigerati contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co) imposti da Arcisolidarietà Perugia. Abbiamo denunciato condizioni di lavoro critiche: dall’assenza di formazione ai carichi di lavoro spropositati, all’utilizzo del “lavoro nero” (tutti noi abbiamo iniziato a lavorare senza aver firmato alcun contratto, solo successivamente veniva “regolarizzata” la nostra posizione lavorativa attraverso un co.co.co.). Questa situazione implicava una pessima condizione sia per noi operatori che per gli utenti inseriti nei progetti di accoglienza. Mentre a Perugia accadeva tutto questo i nostri colleghi operatori sociali dell’accoglienza, in altre Regioni lavoravano e continuano a lavorare con contratti di lavoro subordinato, con ferie, tfr e altri diritti che noi non abbiamo mai avuto.

Tutto ciò avveniva nel silenzio complice della CGIL, che quando è stata chiamata in causa ha sempre avallato le politiche di Arcisolidarietà, proponendo vergognose conciliazioni agli operatori e non prendendo in considerazione nessun tipo di rivendicazione in contrasto con le volontà di Arci. Qui a Perugia, la linea filopadronale di CGIL ha di fatto rafforzato la nostra scelta di andare avanti sia legalmente sia politicamente in modo autonomo dai sindacati confederali. Altrove, ad esempio, a Bologna la CGIL e l’Arci hanno sottoscritto accordi per garantire a tutti i suoi lavoratori la copertura dell’art. 18, mentre a Perugia, in Arcisolidarietà c’erano solo co.co.co. a scadenza per tutti. La dirigenza di Arci Perugia ha sempre rifiutato qualsiasi nostra richiesta a tal proposito ed è per questo che a Gennaio 2017 abbiamo deciso di intraprendere una serie di vertenze al fine di vedere riconosciute in sede legale le nostre richieste. Addirittura alla prima nostra richiesta formale, il Presidente di Arcisolidarietà ci rispondeva che l’associazione aveva sempre agito nel pieno rispetto della legge, sottolineando “gentilmente” che in caso di sconfitta in tribunale avremmo dovuto pagare le spese del processo. Ci siamo quindi ritrovati in tribunale. Pochi giorni fa abbiamo concluso tutte le vertenze, nonostante le ostentate certezze iniziali di Arcisolidarieta’, l’associazione ha preferito trovare accordi piuttosto che continuare i sei processi, pagando persino le spese legali dei nostri avvocati. In virtu’ di tali accordi sottoscritti fra le parti, Arcisolidarietà ha versato a noi operatori le dovute somme, riconoscendo fino al 40% dello stipendio percepito da un operatore nell’ultimo anno di lavoro.

Nelle aule di tribunale, ci siamo trovati ad essere il primo caso a livello nazionale di operatori sociali dell’accoglienza che, come nel caso dei riders, rivendicano la subordinazione e i diritti connessi. Ci auguriamo che il risultato raggiunto possa essere un punto di partenza per chi verrà dopo.

Un piccolo segnale certamente, ma per noi molto importante, che riconosce la fondatezza delle nostre istanze e soprattutto dimostra come i diritti non vanno elemosinati, ma vanno conquistati con la lotta. Una lotta che nel nostro caso è costata il posto di lavoro, ma che portiamo avanti con fierezza e determinazione. La nostra piccola storia è importante e può essere d’incoraggiamento anche per chi fino ad oggi ha esitato a rivendicare condizioni di lavoro migliore, trovandosi spesso in condizioni di estrema ricattabilità e precarietà. La nostra lotta è solamente iniziata, vogliamo allargare il nostro raggio d’azione approfondendo e intervenendo in modo diffuso e generale nel terzo settore e in tutti quei servizi esternalizzati che sono da sempre causa di sfruttamento, precariato e fonte di profitto per pochi.

Quello che stiamo sperimentando materialmente è che la solidarietà e la condivisione delle lotte sono delle armi vincenti ed è per questo che vanno usate ancora di più per rivendicare la nostra dignità nei luoghi di lavoro. Uniti si vince.

 

OSA PERUGIA VOGLIAMO RIPRENDERCI QUELLO CHE CI SPETTA! APRE LO SPORTELLO SOCIALE! (05/04/2019)

Negli ultimi mesi di lotta, come Operatori Sociali Autorganizzati, abbiamo ritenuto che sia necessario aprire una nuova fase, per noi e per la città.

Abbiamo compreso che il Terzo settore – da anni laboratorio privilegiato di sfruttamento – è terreno dove si intrecciano con forza interessi politici ed economici. E’ un mondo dominato da appalti poco chiari, privatizzazioni, esternalizzazioni e da una logica di profitto che comprime i diritti dei lavoratori e degli utenti, garantendo al contempo la creazione di bacini di voti per i politici di riferimento e uno sperpero di denaro pubblico.

E’ qui, in questo settore che ha preso piede la nostra vertenza. Da qui vogliamo ripartire. Fino ad ora abbiamo cercato, al massimo di difenderci dagli attacchi, ma ora è giunto il momento di lanciare un’offensiva, rivendicare e immaginare condizioni di lavoro e di vita migliori nella nostra città.

Troppo spesso sentiamo di lavoratori, precari e disoccupati lasciati soli, senza un ancora a cui aggrapparsi per resistere e lottare. Nella loro solitudine spesso finiscono con abboccare all’amo dei sindacati concertativi, peggiorando la loro condizione.

Ogni passo e progresso fatto per migliorare questa situazione, nella nostra città, è quindi fondamentale e necessario. Abbiamo quindi deciso di creare lo sportello sociale, luogo dove poter creare una rete di lotta e solidarietà territoriale intorno a delle tematiche concrete. Le singole vertenze interne ai luoghi di lavoro (già importanti di per se) rischiano l’isolamento o ancor peggio di dissolversi senza la presenza di un soggetto sociale capace di organizzare la lotta.

Il terzo settore e i suoi servizi pubblici essenziali sono arterie di funzionamento della città. Lo spazio urbano è un contenitore che genera diverse forme di sfruttamento e di conseguenza produce aree di emarginazione che necessitano di interventi radicali. I disoccupati ne sono un emblema. Per questo speriamo che lo sportello diventi un luogo dove i disoccupati possano organizzarsi per rivendicare alle istituzioni locali soluzioni che garantiscano condizioni di vita migliori.

Lo Sportello Sociale dei disoccupati e dei precari sarà aperto il primo e il terzo venerdi del mese in Via del Lavoro 29 (PG). Sarà inizialmente un luogo di ascolto e studio delle situazioni di sfruttamento, di costruzioni di soluzioni pratiche e di mobilitazione su scala cittadina e di quartiere al fine di portare avanti rivendicazioni condivise per il miglioramento della qualità di vita degli emarginati di questa città. Tra le tematiche che approfondiremo nelle possibili rivendicazioni vi sono: l’impiego dei disoccupati in progetti di pubblica utilità, la reinternalizzazione dei servizi pubblici attualmente appaltati ai privati e un trasporto pubblico locale realmente accessibile ai disoccupati e ai precari.

Autorganizzazione, protagonismo degli sfruttati, assenza di deleghe e di verticismi, sono le parole d’ordine di questo progetto.

La nostra determinazione non sarà scalfita dalla consapevolezza che il percorso che intendiamo intraprendere sarà duro.

OSA PERUGIA

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