#omaggio a Toni Negri 13

Io Toni Negri non lo conoscevo: l’ho soltanto incrociato (a Piano Terra, al Teatro Garibaldi occupato di Palermo, a un convegno di Uninomade, forse da qualche altra parte), per brevi attimi. Lo ricordo ascoltare, più che parlare, seduto sulle sedie scomode in qualche assemblea, o seminario, che vertevano sempre sulla precarietà (era quello di cui mi occupavo allora, intorno al 2010, nel collettivo San Precario).

Non lo conoscevo, ma è sempre stata una presenza, per noi: ci interrogavamo sulle definizioni, sulle tesi, sulle visioni, sugli scritti di Toni Negri, ci perdevamo in mille rivoli di discussione, e il suo nome, le sue parole-concetti, tornavano sempre, sostenuti, confutati, pronunciati di nuovo. Tornano anche ora, che è morto: mi sveglio e ne parlo la mattina presto con il mio compagno, davanti al caffè, nel poco tempo che la quotidianità ci concede per superare l’orizzonte angusto del giorno. Io faccio domande (mai saputo dare risposte), lui cerca di rispondere, io ribatto, cavillo, chiedo ancora, rispondiamo insieme: un dialogo domestico, privato, che però attraverso il pensiero e le parole di Toni spalanca la finestra sulla strada ed esce nel mondo. Poi esco anch’io, pedalo nella città e mi domando, ancora, quale fortunata traiettoria abbia fatto sì che io potessi anche solo incontrare Toni Negri, e mi chiedo cosa penserebbe di questo e di quello, adesso, e mi immalinconisce il pensiero che non lo potrò più sapere davvero, ora.

Ho un ricordo solo, da una prospettiva distante, ma è un momento che mi torna alla memoria di continuo, in questi giorni: è il 2013, a Palermo, a un convegno di Uninomade. Dovevo presentare un intervento, sicuramente riguardava le lotte dei lavoratori autorganizzati nell’editoria, la precarietà, il biocapitalismo… ma non ricordo affatto cosa dissi, né io né i miei compagni. Però ricordo bene Toni seduto in una delle prime file, forse la primissima, che ascoltava, attento. Avrei notato in seguito che seguiva ogni intervento con lo stesso interesse. Ne riporto ora, a distanza di un decennio, una sensazione vivida di ascolto presente, profondo, vivo. Mi è parso allora, e mi pare adesso, che quell’ascolto creasse un varco, uno spazio comune, un luogo di potenzialità incandescenti pronte a erompere. Lo dico così come lo ricordo, senza stare ad analizzare: un ascolto profondo, che metteva in comune, che guardava avanti, che tracciava una prospettiva, che dava un senso. Ringrazio Toni per questo regalo.

Foto di apertura: Toni Negri a Piano Terra, febbraio 2013, presentazione del libro “Il diritto del comune” (Ombre Corte, collana Uninomade) con Giso Amendola e Sandro Chignola

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