La storia insegna che non sono mai i despoti a fare gli schiavi, ma gli schiavi a fare i despoti.
Quando una votazione è imposta da un governo non eletto e approvata da un Parlamento illegittimo, con un quesito referendario in cui si rimescola un mazzo di carte false; quando tutti i poteri forti, finanziari, politici e istituzionali internazionali si buttano unanimemente nella mischia per orientare univocamente un risultato del voto italiano – prospettando apertamente ricattatorie conseguenze del voto contrario; quando perfino il capo di un governo sine titulo entra in lizza con mezzi di corruzione di massa sottratti allo Stato; quando tutto questo succede senza vergogna e senza rivolta davanti ai nostri occhi, allora si è costretti a concludere che questa chiamata alle urne ha in realtà lo scopo principale di contare gli schiavi.
Un regime già post-costituzionale vuole ora inaugurare un dispotismo consensuale, modificando una costituzione già ripetutamente e impunemente violata. Domenica 4 dicembre questo regime vuole contare i consensi dei servi volontari. Tutti i poteri hanno sempre esaudito il desiderio di assoggettamento dei sudditi. Il nostro vorrebbe così inaugurare, in sordina, una moderna forma di servitù volontaria.
Dopodiché, se il desiderio di assoggettamento sarà maggioritario, non sarà più necessario sottoporre altri quesiti all’approvazione dei sudditi, e si potrà procedere nella direzione intrapresa. O No?
Testo ripreso da blackblog francosenia
[…] Il desiderio di servitù volontaria – di Gianfranco Sanguinetti […]