Cooperazione sociale, autodeterminazione, Commonfare

Sperimentazioni sociali e autonomia possibile

 

Sessione I, mattina di sabato 28

Andrea Fumagalli

Manifesto per il Commonfare (welfare del comune)

Le trasformazioni produttive, tecnologiche e del lavoro hanno reso sempre più impellente la necessità di ridefinire il sistema di welfare, adeguandolo a quelle che sono i nuovi processi di accumulazione, valorizzazione e sfruttamento, insiti nell’odierno capitalismo bio-cognitvo.

Il welfare del comune (Commonfare) può fornire una prima risposta. Tale proposta va oltre il tradizionale welfare pubblico keynesiano, mantenendone, tuttavia,  gli obiettivi di universalità e di equità economica) e si oppone all’instaurarsi, all’interno della dominante ideologia neoliberista, di modelli di workfare e/o di sussidiarietà.

Il Commonfare deve essere in grado di rispondere allo sfruutamento insito nel capitalismo bio-cognitivo, che si ciba della relazione negativa tra la precarietà della vita e la cooperazione sociale come fonte di valore. A tal fine, per liberarsi di ale sfruttamento, è necessario remunerare la cooperazione sociale, da un lato, e favorire forme di produzione sociale alternative, dall’altro.

Per questo, la proposta del Commonfare si basa su quattro pilastri, che andremo a presentare nel manifesto:

  • reddito di base incondizionato
  • libero accesso ai beni comuni e riappropriazione del comune, come base dell’accumulazione odierna
  • un’idea alternativa di produzione e di cooperazione
  • la moneta del comune come strumento necessario per l’autonomia economia e monetaria

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Cristina Morini

Riproduzione sociale e pratiche di vita

A partire da una continuità con alcuni movimenti storici (femminista, ecologista, pacifista, queer…), e a partire da torsioni della soggettività contemporanea sempre più percepibili (disagio, solitudine, impoverimento), siamo sollecitati a ricercare e a inventare nuove modalità del vivere e del produrre. Nell’intervento si metterà in luce la tensione verso un’esigenza trasformativa di cui sono intrise le pratiche di vita, le esperienze collettive, le comunità plurali e mutevoli, presenti nel tessuto metropolitano di Milano ma ovviamente non solo, raccontate anche dalla ricerca Commonfare Pie News. Come scrive Lucia Bertell (2016): “Siamo già in un processo di transizione che da una dimensione lavorativa (e di vita) mercificata, immersa e confusa in una economia separata da società e politica, si spinge nella direzione di nuove forme di lavoro (e di vita) incarnate nella società e nella politica”. Le buone pratiche e i loro protagonisti sono già attuazione vivente di un processo in divenire che da un lato risponde, dall’altro cerca di sovvertire gli attuali assetti produttivi, cioè ri-produttivi. Che cosa significa e dove può portarci tutto ciò

 

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Chiara Bassetti

Il progetto di ricerca Commonfare.net

L’intervento presenta il progetto PIE News, finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma Horizon 2020, e la piattaforma commonfare.net, che ne costituisce il principale strumento e risultato. Nel momento in cui le principali piattaforme digitali propongono modelli di iper-sfruttamento del lavoro o mercificazione delle relazioni sociali, PIE News sta costruendo una tecnologia altra, commonfare.net, orientata alla collaborazione sociale come fonte primaria di ricchezza comune. Tra gli obiettivi primari del progetto, la comprensione e la promozione di forme alternative e sostenibili di gestione dal basso delle risorse, lo sviluppo di modelli economici altri rispetto a quelli dello sfruttamento capitalistico e di strumenti di welfare partecipativo basati sulla condivisione e la cooperazione da parte di persone e comunità allo scopo di migliorare le condizioni di vita di tutte/i. L’intervento fornirà una panoramica sulle attività di ricerca e co-design svolte dal consorzio di progetto insieme a molte persone in diversi paesi europei –in particolare Italia, Croazia e Olanda– che sono alla base di commonfare.net.

Bio:
Chiara Bassetti è ricercatrice e docente presso l’Università di Trento, che coordina il progetto PIE News. Insegna metodi qualitativi presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, e user experience presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione, dove svolge anche il ruolo di project leader per Commonfare / PIE news. Da anni lavora all’interno di gruppi di ricerca interdisciplinari. A partire da un approccio etnografico ed etnometodologico, si occupa di comunicazione e interazione sociale, con particolare attenzione agli aspetti nonverbali e al ruolo delle tecnologie. E’ membro della commissione della COST Action “From Sharing to Caring: Examining Socio-Technical Aspects of the Collaborative Economy” e coordinatrice della redazione della rivista Etnografia e Ricerca Qualitativa (il Mulino).

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Stefano Lucarelli

Welfare della conoscenza e delle reti

E’ da molti anni che l’evoluzione del welfare state è caratterizzata da processi ambigui in cui in nome della formazione e della società della conoscenza le istituzioni tradizionali del welfare state (soprattutto in Italia) sono segnate da una riduzione delle risorse monetarie a loro destinate. Occorre tuttavia comprendere se all’interno dell’agenda europea per costruire un’Europa della conoscenza, agenda avviata ormai 17 anni fa, si siano o meno aperti spazi di sperimentazione politica e sociale davvero significativi.
Alcune esperienze mutualistiche di nuova generazione sono effettivamente emerse. Quali sono state le loro conseguenze sulla composizione dei movimenti sociali? Qual è il ruolo che in questo scenario possono svolgere le nuove tecnologie digitali? E’ possibile immaginare una nuova forma di mediazione innanzitutto con le istituzioni locali in cui le retoriche bottom-up o grassroots possano effettivamente essere messe da parte per lasciare il posto ad un nuovo modello relazionale “digital commons oriented”?

Bio:

Stefano Lucarelli (Marsciano, 1975), insegna Politica Economica presso l’Università degli Studi di Bergamo. Ha partecipato al progetto europeo D-Cent e partecipa al progetto europeo DECODE (“DECODE provides tools that put individuals in control of whether they keep their personal data private or share it for the public good”). Collabora ad Effimera.org.

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Leon Blanchaert, (Spazio di Mutuo Soccorso)

Mutuo soccorso: soddisfare i bisogni e lottare assieme

Dalle strade di un quartiere di Milano o di Atene nascono esperienze di solidarietà attiva e, talvolta, di autogoverno dei territori. La difesa della casa dagli sfratti diventa una rete di scuole di lingua o doposcuola, un mercato di scambio di beni di prima necessità, uno sportello legale, una festa in piazza: la solidarietà è contagiosa quando serve a lottare. Come si dice: “A ciascuno secondo i suoi bisogni. Da ciascuno secondo le sue possibilità”. Il Mutuo Soccorso può essere un’arma per ricostruire il tessuto sociale del nostro territorio, per dare nuovamente il potere di agire all’interno di una comunità a chi si è rassegnato a disoccupazione o lavori precari, per riappropriarsi di un welfare che viene sempre più tagliato.
Bio di Spazio di Mutuo Soccorso: A Milano nel 2013 abbiamo occupato uno spazio, lo Spazio del Mutuo Soccorso, con l’intenzione di sviluppare un laboratorio all’interno della città che sapesse coniugare la necessità di costruire mobilitazioni che rivendichino diritti con quella di avere un luogo fisico di condivisione di saperi, esperienze, tempo ed energie che costruisca un nuovo welfare comunitario.

Sessione II, pomeriggio di sabato

Moneta del Comune

Andrea Ghelfi, (ricercatore indipendente)

Ecologie del comune

Nel 1989 Guattari scrive Le tre ecologie. Tre sono le tendenze storiche a partire dalle quali Guattari si pone il problema dell’ecologia nel mezzo di alcune rilevanti trasformazioni del capitalismo contemporaneo: l’impatto sociale della progressione tecnoscientifica che altera tanto le forme della produzione quanto di riproduzione della vita sociale, la crisi ecologica che mette in discussione la sopravvivenza di migliaia di forme di vita sulla terra, il dilagare di forme di implosione e di infantilizzazione regressiva nel rapporto che la soggettività ha con la sua esteriorità. Tre processi nei quali, nel nostro tempo, siamo immersi. Da qui la proposta di riproporre il tema politico ed esistenziale dell’ecosofia come chiave di lettura della questione ecologica.

Paolo Cacciari, (giornalista, attivista)

Come fare commoning

“Non essendomi ancora del tutto chiaro il “ciò che chiamiamo comune” (common) ed essendo io un attivista praticone e un teorico solo dilettante, sento il bisogno di cercare di rendere meno astratto il concetto di “comune”. La dimensione della condivisione autodetermianta, si sostanzia attraverso una azione collettiva (chimiamola commoning) capace di creare ambiti spaziali-sociali (chiamiamolo commons, comunanze…) che generano ricchezza sociale (prosperità, commonwealth) all’interno dei quali si istituiscono nuove relazioni intersoggettive (sentimentali e istituzionali), una governace autonormata che possimo chiamare comunitaria, conviviale, sostenibile… comunista. Molti di questi elementi trasformativi li possiamo intravvedere nelle esperienze dell’economia solidale (Social and Solidarity Economy, per usare l’etichetta internazionale).”

Riccardo Sacco

Buen vivir: la natura come spazio e tempo di vita

Perno della cosmovisione andina dei popoli indigeni dell’Ecuador, il buen vivir  (o sumak kawsay) racchiude in sé un’idea di società e di economia “altre” rispetto all’attuale realtà plasmata dalle politiche neoliberiste. Frutto di una filosofia alla cui base si trova, da una parte, l’assenza della dicotomia sottosviluppo/sviluppo, mentre, dall’altra, la capacità di riconoscere l’umanità-nella-natura – questo modello si propone come un ripensamento radicale delle relazioni che intercorrono tra individuo, società, economia e natura. Parte delle potenzialità custodite all’interno del sumak kawsay sono state fatte proprie dalla Costituzione del 2008. Parallelamente al percorso costituente, la cultura e la cosmovisione indigena hanno, da sempre, mantenuto vive le proprie pratiche a livello comunitario, dove spicca l’importanza della minga nella “costruzione” e cura del comune e dei legami solidaristici all’interno della comunità

Emanuele Braga (Macao)

La sperimentazione della moneta del comune, la banca del comune, il desiderio e la felicità

Processi decisionali democratici su larga scala, nuove tecnologie e contratti sociali devono definire il campo della nuove infrastrutture finanziarie e produttive. Se si riesce a definire questo campo senza che ci sia accumulo di potere nei processi di governance in termini di monopolio e mancata redistribuzione di capitale, abbiamo fatto un passo avanti significativo nella costruzione di nuove forme di cooperazione e organizzazione sociale. In questo intervento presenterò tre progetti di cui facciamo parte e che stiamo sviluppando:
Commoncoin a Macao; la cooperativa per lavoratori Freedomcoop; il progetto di banca del comune, con portafogli in mutlicurrency ovvero Bank of the Commons.
In particolar modo voglio soffermarmi su il lato più percettivo, o per dirla in altro modo sui processi di soggettivazione della cooperazione sociale.
Si può essere felici usando una criptomoneta? Che cosa desideriamo quando pensiamo ai soldi? Perchè organizzare il comune?
Siamo nel territorio in cui si fa interagire l’umano, l’aspetto relazionale e il desiderio con la macchina, l’organizzazione, la pianificazione.
È un territorio spurio, intressante, un interregno. Due gli aspetti da sottolineare: il primo, come si fa ad essere felici programmando macchine?
Due, quale è il punto di vista delle macchine? Che cosa ci dicono le macchine?
Marco Sachyn(Dyne.org):
Aspetti monetari del Commonfare: quale alternativa?

La Moneta per Commonfare e’ una proposta teorica sulla possibilità’ di creare concretamente politiche monetarie collettive che generino possibilità’ di scambio da basso al servizio dei partecipanti ad un sistema monetario. Partendo dall’assunzione che la moneta e’ un accordo in una comunità di adottare un oggetto, materiale o digitale, come mezzo di pagamento, si propone l’utilizzo di cryptomonete e registri distribuiti per decentralizzare le pratiche economiche in un contesto sociale cooperativo. Nel contesto del progetto PIE News / Commonfare, questo processo si può’ attuare nel contesto dell’incremento del reddito con l’adozione di una cryptomoneta complementare, che sia al servizio di comunità per risolvere le problematiche della’ povertà’, l’incostanza di reddito e la disoccupazione. Marco propone l’utilizzo del portafogli digitale sociale, Freecoin e discute delle tre opzioni per la piattaforma Commonfare per l’adozione di una moneta digitale che aiuti nel processo di crescita della sfera del Comune in ambito socio-economico con il fine di produrre impatto sociale durevole e malleabile, per essere riproposto in vari contesti a partire dalle necessita’ del cittadino

Marco Sachy e’ dottorando alla University of Leicester School of Business con una tesi dal titolo: ‘Money for the Common Wealth of the Multitude – towards a user-managed currency and payment system design’. Nel progetto PIE News / Commonfare si occupa del design ed implementazione della moneta digitale complementare per la piattaforma Commonfare.net.

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Sessione III, domenica mattina 29 ottobre

 

Gianni Giovannelli (Giuslavorista, Effimera.org)

Nuove frontiere del diritto e del conflitto: autonomia, precarietà, cooperazione sociale

Gerarchia e stabilità non sono più gli elementi che caratterizzano la prestazione di attività lavorativa. Flessibilità e precarietà costituiscono i presupposti fondanti di qualsiasi moderno rapporto salariato. Di conseguenza mutano le norme; la transizione si va compiendo rapidamente travolgendo qualsiasi opposizione. Come notava Hegel già nel 1821 il diritto astratto è diritto di violenza. Il controllo telematico sui singoli soggetti è ora legittimo, la filiera di comando poggia sulla macchina. Le nuove norme accompagnano la sussunzione. Modificandosi il diritto variano necessariamente anche le frontiere del conflitto.

L’uso della cooperazione sociale e l’esproprio del comune sono il terreno dello scontro e delle battaglie. La precarietà è il lato negativo dell’autonomia, l’altra faccia della medaglia. L’autonomia è liberazione dalla stabile catena di fabbrica e ufficio, ma al tempo stesso il bisogno di acquisire i mezzi di sussistenza diviene precarietà, ovvero disponibilità sottomessa e cessione dell’esistenza. Dentro la flessibilità precaria il singolo soggetto agisce da solo contro un meccanismo imprenditoriale unito e complessivo. Cade il diritto costituzionale al compenso sufficiente per una vita dignitosa. Cade il welfare che di tale diritto era logica articolazione.

La riappropriazione della ricchezza legata alla cooperazione sociale impone nuove forme di solidarietà e mutualismo, uscendo dal ghetto della contrattazione meramente salariale, misurandosi con la forma autoritaria che lo stato ha irrevocabilmente scelto proprio per  piegare ogni resistenza dei sudditi. Il mutualismo deve legarsi alla scelta antagonista apertamente riconoscendosi come il nemico irriducibile del nuovo assetto autoritario sovranazionale.

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Susana Martìn Belmonte (Economist, research program on social innovation related to Basic income and a local currency, Comune di Barcellona)

Resources for a Basic Income

There is increasing evidence that permanent economic growth is not compatible with sustainability, but there is scarce research on how our economic system would react to GDP stagnation or degrowth. Economic stagnation has various side effects which may threaten Basic Income as a solution to unemployment, including public budget stagnation and increasing wealth inequality.  On the other hand, basic income may cover the basic needs of the population but would not change by itself the consumption and production models that we have today, which are intimately linked to the imperative of growth. The evolution of our monetary and financial system may provide an answer to these challenges. Bitcoin and block-chain technology have proven that P2P networks can create money and allocate resources overcoming the classic money-creation model of banking.

Qui il programma completo e l’introduzione alla discussione

Immagine in apertura: Seth, Roma

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