Effimera ha seguito da vicino le lotte dei rider negli ultimi mesi, espressione particolarmente sintomatica di alcune profonde contraddizioni del capitalismo delle piattaforme. Sul tema pubblichiamo oggi le note di Giovan Battista il Ciclista comunista.

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                                                                  E già di loro si odorava

                                                                                     ammutinamento, protestando

                                                                                     di non volere uscirsene, se prima

                                                                                      non erano intieramente pagati.

                                                                                                                   Giovan Battista Adriani

                                                                                       Istoria de’ suoi tempi (Firenze, Giunti, 1583)

 

Queste note sono il frutto di una animata discussione e di una elaborazione collettiva, bevendo vino rosso in una simpatica osteria nei pressi del fiume Adda. L’argomento è quello, ultimamente piuttosto in voga, del lavoro di presa, recapito e consegna dei pasti dentro la struttura organizzata dalle piattaforme. Procederemo per punti.

I

La scelta di un taxi è priva di un incontro contrattuale fra individui. O lo si ferma con un gesto della mano, o è il primo della fila fra le vetture in attesa, o ci viene assegnato dal centralino. Così accade, apparentemente, per il recapito di una pizza a domicilio; la piattaforma organizza il sistema, dall’inizio alla fine. Ma alcune caratteristiche comportano differenze non prive di rilievo.

Si paga prima di ricevere la merce, non dopo; e si paga, mediante un circuito finanziario, la piattaforma, comunque. L’eventuale restituzione è soltanto eventuale. Bisogna rendersi parte attiva e sottoporre le motivazioni della richiesta all’esame di soggetti ignoti. L’impresa cui ci si rivolge non risponde della qualitàdel prodotto; chi cucina è estraneo alla vicenda lavorativa del rider, e non risponde del come viene effettuato il servizio. L’incidente di percorso o l’avvelenamento del cibo non vengono presi in considerazione dall’algoritmo, l’entità superiore che tutto governa.

II

Non esiste una legislazione che regoli in forme certe e puntuali la prestazione lavorativa di un rider. Questa è una scelta e non una dimenticanza, o anche solo una semplice omissione connessa alla novità della funzione. L’articolo 1322 del codice civile italiano (1942) autorizza del resto a concludere contratti che non sono riconducibili a determinate tipologie tipiche, pur rientrando nella generale categoria delle attività coordinate, continuative, a carattere prevalentemente personale. La giurisprudenza italiana, discostandosi dalle decisioni dei tribunali anglosassoni (inglese e americano) e da ultimo di quelli spagnoli esclude alla radice la possibile applicazione delle norme in tema di subordinazione. Al tempo stesso non riconosce alcuna tutela alternativa. Affidando la determinazione del compenso alla trattativa fra un soggetto forte collettivo (le piattaforme) e un soggetto singolo debole (il rider) la magistratura tutela di fatto il solo interesse d’impresa. Le piattaforme escludono che il rider possa invocare le garanzie di cui all’art. 2087 c.c. (diritto alla salute e al rispetto della personalità) e di cui all’art. 36 della Costituzione (diritto ad una retribuzione equa, commisurata alla qualità e quantità del lavoro svolto). L’unica norma almeno in astratto applicabile a questo sciame precario è quella di cui all’art. 2 della legge 14 luglio 1959 n. 741, che estende ai collaboratori anche non subordinati il salario minimo di settore. Forse la vigenza di tale risalente disposizione potrebbe essere il grimaldello che apre la porta verso l’affermazione di un diritto alla retribuzione dignitosa, ma non è certo una via piana e scorrevole.

III

Le piattaforme realizzano guadagni enormi trasformando l’intera umanità, al tempo stesso, in lavoratori e consumatori, rapinando le esistenze. Hanno creato il lavoratore precario non perché fosse felice in questa terra, ma per uno scopo più elevato, quello di rendere felice il gestore dell’impresa. Si nasce tutti quanti nudi; ma solo chi vende vestiti è ammesso nelle stanze di comando.

La necessità di mangiare, e dunque consumare, per vivere, è un dato inconfutabile, come ci viene sempre ricordato. La cultura del moderno dispotismo si fonda sulla cessione della propria vita quale condizione necessaria per ottenere il paniere minimo di sopravvivenza; la civilizzazioneoggi non è altro che piegare lo scopo della vita al paniere minimo.

La connessione rappresenta il culto di questa nostra epoca, il mezzo per connettersi è l’oggetto della devozione. Considerato il ruolo che riveste è comprensibile l’indignazione di papa Francesco nel constatare che riscuote maggiore tolleranza la bestemmia contro Dio rispetto alla contestazione del profitto finanziario. La piattaforma è barbara, non rispetta altra divinità che il denaro.

IV

Ilrider, per poter a sua volta consumare, accetta la connessione e si dichiara disponibile a pedalare, su richiesta della piattaforma, a comando; aspetta pazientemente l’ordine e sa benissimo che il rifiuto comporta l’esclusione dal serbatoio dei convocati. Sa benissimo, anche, di non poter lesinare energia, di doversi impegnare a fondo. Solo i segmenti di tempo effettivamente utilizzati dalla piattaforma consentono di ricevere la paga; e l’algoritmo decide, controllando la velocità di presa e consegna, quanto percepirà l’uno o l’altro rider.Senza cooperazione sociale neppure sarebbe concepibile l’attività d’impresa di queste società; ma l’ideologia costruita dal capitalismo finanziarizzato delle piattaforme rimuove per intero la rapina della cooperazione sociale e la rende un postulato lecito dell’organizzazione d’impresa. Non è l’unico furto che viene perpetrato.

V

Girando per le vie della città al fine di effettuare il normale servizio ogni rider indossa una colorata divisa aziendale e porta in spalla una scatola con insegna dell’impresa, riconoscibile a distanza. Dunque svolge un servizio pubblicitario permanente in favore della piattaforma, che riserva a se stessa la scelta dell’abito e del contenitore, imponendoli nel momento stesso in cui affida l’incarico. Tramontato l’antico uomo sandwich – che nessuno aveva mai pensato di utilizzare gratuitamente in epoca fordista – è nato il fattorino sandwich, propagandista non retribuito.

Il decreto legislativo 507/93 prevede che ogni pubblicità esterna sia soggetta, in via generale, ad imposta; trattandosi di attività umana si presuppone inoltre che sia prestata a titolo oneroso.

L’articolo 13 del decreto si applica a tutti i veicoli, biciclette comprese. E siamo al di fuori delle esenzioni, costruite quando le piattaforme non esistevano. Ogni Comune ha il compito di provvedere, mediante regolamenti, a riscuotere l’imposta. Per esempio a Milano opera la delibera 138/2008, con le successive variazioni fino all’ultima del 2016. Ma, omettendo di vigilare secondo l’art. 36, non interviene e lascia campo libero alle imprese.

Ilrider, pur essendo qualificato come lavoratore autonomo, non espone un proprio marchio, ma solo quello di chi assegna i recapiti; il pizzaiolo, a sua volta, non contrassegna il viaggio del suo prodotto. L’unica impresa visibile è la piattaforma, che offre la propria immagine alla platea dei potenziali consumatori senza pagare nessuno, nemmeno l’istituzione.

La gratuità viola il principio di onerosità della prestazione. Secondo l’art. 2113 c.c. la rinunzia al compenso, trattandosi quanto meno di prestazione coordinata continuativa personale, può essere impugnata entro sei mesi dalla intervenuta cessazione del rapporto. Potrebbe essere questo l’oggetto di una rivendicazione collettiva e antagonista.

VI

La prestazione di ogni rider produce informazioni, e queste informazioni vengono acquisite dalle piattaforme. Stiamo parlando di una questione diversa da quella connessa alla privacy, stiamo parlando di merce che vale molto oro anche se non pesa nulla.

Il fattorino non si limita alla presa e consegna della merce materiale riposta nel contenitore, neppure la sua funzione si esaurisce con la pubblicità dell’impresa che lo ha ingaggiato. Girando e lavorando egli produce, senza mai sosta, una merce immateriale che viene intercettata dal terminale telefonico e consegnata, per le necessarie elaborazioni, al magazzino della piattaforma. I dati raccolti da ogni singolo ciclista finiscono, come un tempo le monete a Firenze o i tulipani in Olanda, nelle banchedella piattaforma; si trasformano in questo processo di creazione del valore in banche dati e diventano oggetto di transazione commerciale. I precari su due ruote non partecipano ovviamente alla spartizione di questo ricco bottino, sono soltanto espropriati di quanto, mediante la cooperazione sociale complessiva, hanno certamente contribuito a produrre.

Ogni precario, sia quando lavora sia quando consuma, si coordina e vive di rapporti sociali; il moderno capitalista costruisce l’ideologia della frode rapinando le informazioni senza pagare nulla e rivendendole a caro prezzo proprio a chi le ha cedute gratis. I briganti erano soliti chiedere il passo ai viaggiatori appropriandosi di una strada; le piattaforme fanno la stessa cosa con i precari che vivono ormai rinchiusi nella rete, diventata necessaria per le singole esistenze. Fuori della rete esiste solo la fame; dentro la rete esiste solo la servitù. Questa è la trappola della condizione precaria.

VII

Il nuovo governo era partito lancia in restaconvocando riunioni in rapida sequenza e annunciando riforme sostanziali per garantire i lavoratori addetti al recapito del cibo a bordo delle loro biciclette.

In particolare circolava una sorta di bozza della legge da varare, con la parificazione del lavoratore in piattaforma al lavoratore subordinato e il riconoscimento di un trattamento economico non inferiore a quello dei contratti collettivi. Al tempo stesso acquisiva visibilità una carta dei diritti che voleva aprire la strada alla contrattazione collettiva.

Le principali imprese del settore hanno immediatamente aperto le ostilità e, almeno per ora, una cortina di silenzio è calata sui diritti, mentre i giornalisti, in branco, si sono dedicati a spiegare urbi et orbi che ogni regolamentazione sarebbe stata solo un danno per i precari e avrebbe determinato la fuga delle piattaforme in un esteronon meglio precisato. Peraltro è cosa nota che l’Italia, almeno attualmente, è il territorio con il peggior trattamento riservato al rider. Altrove, per le piattaforme, il costo del lavoro può solo aumentare e non certo diminuire; salvo che non si sconfini nei paesi in via di sviluppo, ma le popolazioni in genere non dispongono di risorse per mangiare a casa propria e difficilmente ordinerebbero cibi precotti a domicilio.

Molte sono le nazioni, ma una sola è la stampa.Il dispaccio dell’agenzia è uno strumento di guerra esattamente come la bomba; infatti i giornalisti diffondono, quando torna comodo a chi li paga, episodi di terrorismo per rendere maggiormente credibili le loro menzogne. La comunicazione si sostituisce alla realtà, loro ne sanno sempre di più e tutti sono costretti a crederci.

Loro vogliono difendere ogni singolo centesimo sottratto ai precari, non hanno rispetto per nessuno. Tito Boeri racconta che un provvedimento assai timido, come il decreto dignità, provocherebbe ottomila licenziamenti all’anno per dieci anni; le sue fantasie sono il più crudele surrogato di quella che un tempo era la violenza del ministro Mario Scelba. Migliorare la condizione materiale del rider non rientra nei programmi di breve periodo del capitalismo delle piattaforme; sono concentrati solo sulla fase espansiva e sul processo di sussunzione dentro la condizione precaria.

VIII

Per questo non esiste neppure un programma serio di garanzie sanitarie e assicurative da introdurre nel settore dei lavoratori addetti alla consegna dei pasti a domicilio (la definizione è contenuta nell’articolo 7 del progetto originario diffuso dal ministro Luigi Di Maio).

La pizza esce dal forno per entrare nello zaino di un rider, senza controlli sanitari e senza sigilli di sorta. Arriva in una casa privata e viene mangiata da una nidiata di bambini. Lungo il percorso la bicicletta procede veloce per via del cottimo, fra le insidie permanenti del traffico di una grande città.

La piattaforma si chiama fuori: non risponde di eventuali danni alla salute di chi mangia, è solo un supporto informatico irresponsabile. Per la stessa ragione si ritiene estranea ad ogni infortunio o incidente in cui possa incorrere il lavoratore autonomo. Anche le istituzioni si chiamano fuori: le strutture mediche pubbliche e i comuni non intervengono su questa distribuzione senza regole di cibi e bevande nel territorio di loro competenza. Non li riguarda neppure la quotidiana immissione nella circolazione urbana di centinaia di cottimisti su due ruote, continuamente incitati a fare in fretta. I nuovi barbari non conoscono Dio e disconoscono la morale. Questo è il funerale della socialdemocrazia storica, del liberalismo filantropico, della politica cristiano popolare, perfino della destra sociale corporativa.

VIII

L’emancipazione e la liberazione del rider precario non verrà mai riconosciuta spontaneamente da chi detiene il potere; ben difficilmente sarà un governo contraddittorio, debole e zeppo di divisioni a rischiare la sopravvivenza per soccorrerli, per migliorare la loro condizione economica o per promuoverli socialmente.

Porsi come obiettivo l’acquisizione della qualificazione giuridica di individui subordinati al capitalismo delle piattaforme non pare di buon auspicio qualora davvero si punti al riscatto della propria esistenza e alla costruzione di un vasto processo di autonomia, di riconquista del pieno controllo sulla cooperazione sociale complessiva.

Il processo di liberazione del rider o sarà opera collettiva dei soggetti interessati o non avrà luogo. Certamente il conflitto si articolerà per tappe, con vittorie e sconfitte dell’una parte o dell’altra. E nel corso della vicenda non mancheranno rivendicazioni intermedie, a segnare il mutamento dei rapporti di forza.

Possiamo già ora individuare alcuni passaggi che potrebbero essere significativi per una crescita del movimento:

a) il diritto di associazione mediante comunicazione fra lavoratori, libera e non controllata, con divieto sanzionato di interferire a carico delle piattaforme e legittimazione dei nomi in codice ad evitare ritorsioni;

b) espressa applicazione al lavoro in piattaforma dell’art. 36 della Costituzione, ovvero diritto non alla paga oraria soltanto, ma piuttosto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare una esistenza libera e dignitosa. Laqualità e quantità dell’attività svolta non potrà prescindere dalla produzione di dati e dalla comunicazione pubblicitaria che la piattaforma estrae dall’organizzazione del lavoro;

c) applicazione espressa e chiara dell’art. 2087 c.c. all’attività lavorativa a mezzo di piattaforma, anche laddove la prestazione sia coordinata continuativa personale pur se non subordinata;

d) parificazione normativa, infortunistica e previdenziale oltre che retributiva, con il parametro del contratto collettivo nazionale di lavoro subordinato a fronte di una prestazione in concreto equivalente;

e) a carico delle piattaforme copertura assicurativa piena, durante la circolazione in strada e per qualsiasi danno a terzi, quale condizione per autorizzazione istituzionale all’attività d’impresa.

IX

Lo sciopero tradizionale è al tempo stesso troppo e troppo poco. La sospensione del servizio diventa efficace solo e soltanto quando raggiunge la quasi totalità degli addetti; ma la fungibilità della funzione di fattorino e la facile sostituzione rende improbabile l’adesione così ampia al rifiuto puro e semplice di effettuare presa e consegna.

Lo spettro della esclusione dal meccanismo informatico e di utilizzo in senso repressivo dell’algoritmo rendono complessa e di improbabile esecuzione anche il rallentamento dei tempi di esecuzione.

Il meccanismo del lavoro in piattaforma contiene elementi che ricordano l’organizzazione delle opere nelle strutture militari. Il comando si concretizza certamente in addetti al controllo del personale addetto, ma poggia soprattutto sulla figura astratta dell’ente superiore; solo che, invece di uno sconosciuto ma potente stato maggiore abbiamo un dominatore più crudele e più impermeabile a qualsiasi petizione, il mercato.

Ilmercato non ha volto e non ha religione. Si sbarazza di qualsiasi patriottismo in cambio di futuri guadagni, compra valori che crollano, rinasce dalle ceneri altrui rafforzato. La sua molteplicità strema i sudditi, e dopo averli stremati esige che tutti si pieghino alle sue esigenze; lo stato assume la necessaria forma del dispotismo per adeguarsi all’attuale organizzazione dell’economia, organizzazione che, militarizzata, non ammette disertori e non consente diserzioni.

In questa epoca l’unica ribellione possibile è dunque l’ammutinamento. Come i marinai catturati nelle osterie del porto e imbarcati a forza sulle navi anche i precari trascinati a bordo delle piattaforme possiedono questa sola via di fuga: ammutinarsi.

L’ammutinamento si concreta al tempo stesso in una ribellione aperta contro il potere e in una presa di possesso dello strumento fino a quel momento usato per asservire la ciurma. Un ammutinamento che non si concludesse con la conquista della nave non prevedeva altro sbocco che l’impiccagione dei ribelli.

A pensarci bene è difficile ipotizzare lo scontro con la piattaforma senza appropriarsi anche della piattaforma stessa. Questo vale per la consegna dei pasti, ma anche per tutte le attività che poggiano sul dominio dell’algoritmo.

L’ammutinamento si pone in perfetta armonia con la riappropriazione del comune, con la rivolta della cooperazione.

 

Immagine di copertina dal sito submarine.it

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