Sulla situazione greca, dopo il referendum, pubblichiamo in italiano e in portoghese la posizione del Círculo de cidadania di Rio de Janeiro.

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Nel dire “no” nel referendum, la moltitudine ha vinto in Grecia e ha rifiutato il ricatto terrorista che le istituzioni del capitalismo globale e dell’Unione Europea impongono come unica alternativa, facendo dell’eccezione una regola. La vittoria del NO ha dimostrato che la democrazia è ancora possibile ed è viva. Invece di decidere all’interno di palazzi, gabinetti e agenzie pubblicitarie, con le loro trattative e intimidazioni, il governo di Alex Tsipras ha deciso di portare l’economia al centro della democrazia. Affermare la politica democratica come base dell’economia e non il contrario. La democrazia è il terreno aperto delle lotte dove il coraggio della verità si oppone a ogni scollamento tra il desiderio della moltitudine e le ragioni di stato.

Syriza è stato eletto nel gennaio del2015, osando dire la verità sul significato dell“austerità”, altro nome dato all’imposizione di tagli sociali e sacrifici arbitrari per la popolazione. La convocazione del referendum ha portato avanti questa audacia, mettendo in evidenza la lotta di classe che giace dietro il ricatto dell’”unica alternativa”. La realtà dello scontro è stata smascherata: banche, tecnocrazia neoliberale e casta politica riscuotendo da poveri, precari e da tutti i cittadini un debito che non hanno contratto.

Esiste un elemento decisivo nella potenza del “no”, soprattutto se visto a partire dal Brasile. Syriza non ha proposto nessun abbandono della globalizzazione, dell’Unione Europea o dell’euro. Non ha dunque intrapreso nessuna avventura isolazionista di un impossibile “socialismo in un solo paese”. Ma non ha neppure accettato il ricatto. Decisivo per Syriza è stato l’aver portato sul piano della sperimentazione democratica la possibilità di non arrendersi all’”unica alternativa” e ai suoi vincoli macroeconomici, anche quando si presentano sotto le vesti della “correlazione di forze” o della “governabilità”.

Una volta convocato il referendum, la destra, ma anche la sinistra, hanno iniziato a scommettere sulla disseminazione della paura per frenare Syriza: la vittoria di OXI determinerebbe il caos economico o addirittura un colpo di stato. Ma Syriza mostra come non può esserci democrazia dove vige la paura ed è per questa ragione che chi non può contare sulla democrazia deve disseminare il panico del fascismo, del fallimento, del “peggio”. Tsipras si è messo in prima fila per il “no” nel referendum, contro ogni separazione della moltitudine dalla politica. Ha così rifiutato che le negoziazioni di gabinetto e diventassero la base di una decisione cheavrebbe influenzato la vita di milioni di cittadini. Tsipra sa che, nel momento in cui prevale la voce del grande capitale e delle mafie, la voce della moltitudine è l’ultima ad essere ascoltata. In secondo luogo, Tsipras affermo che, nel caso il “si” avesse vinto, avrebbe rispettato la decisione, peròSyriza avrebbe perso il motivo per stare nel governo e avrebbe rinunciato. Tsipras e il suo ministro dell’economia, YanisVaroufakis, sono quindi scesi in piazza.

Quando Syriza ha vinto le elezioni nel gennaio scorso, alcuni segmenti del PT – per malizia o per inerzia del marketing elettorale – l’hanno festeggiata comparandola alla vittoria di Dilma nell’ottobre del 2014. Solo che hanno dimenticato alcuni dettagli: mentre Syriza ha vinto per democratizzare il potere e avere così migliori condizioni per affrontare l’austerità, il governo brasiliano è diventato lui stessouna brutale austerità, all’interno di operazioni mafiose e loschi affari condotti dalla vecchia casta politica. Il PT è oggi ilPasok, il vecchio partito socialista greco che, negli ultimi decenni, nonostante si presentasse come di sinistra, è stato il vergognoso gestore delle politiche della troika contro i diritti e le conquiste della popolazione. Il Pasok ha fatto della bugia e della paura gli strumenti della sua perpetuazione al potere, fino al punto che tutto è diventato insostenibile.

Syriza ha vinto le elezioni e riesce ad andare avanti grazie al coraggio della verità, mentre il PT di Lula e Dilma ha fatto una campagna nella quale la verità che ha regnato fu quella costruita dal marketing elettorale, immediatamente negata nella prime operazioni del nuovo governo. Syriza ha vinto dicendo la verità perché ha scommesso sulla mobilitazione democratica. Il PT di Lula e Dilma, al contrario, ha vinto scommettendo sulla paura e sulla verità forgiata dagli affettiche rendono passivi, ovvero, il PT ha vinto le elezioni contro la democrazia, usando i soldi provenienti dalla corruzione legata agli incentivi miliardari al grande capitale automobilistico e alle grandi opere autoritarie. Lula e Dilmahanno mentito due volte: prima, dicendo che non c’era ragione per una politica economica dell’austerità e, poi, promettendo che non l’avrebbero mai intrapresa. Il cibo, l’impiego, il “futuro” stanno scomparendo dai nostri piatti perché il PT ha vinto. In Brasile chi impone l’”unica alternativa” e impone ai poveri di pagare i costi della crisi non è Angela Merkel, ma DilmaRousseff.

Fino a quando il PT si comporterà come una delle caste mafiose che controllano il potere, sarà molto distante da un governo come quello di Syriza con la sua democrazia radicalmente trasparente. Tsipras e Syriza hanno vinto perché hanno osato dire la verità e la verità è che abbiamo bisogno di saper osare, lottare, radicalizzare la democrazia: il governo greco è in questo momento mescolato con la moltitudine e la moltitudine con il governo, riducendo al minino la separazione tra il politico e la vita dei cittadini.Varoufakis è l’unico ministro dell’economia in Europa che può passare nel mezzo della moltitudine ricevendo le mani tese, baci, abbracci. Syriza oggi è la prova viva che la politica può essere dignitosa e che l’unica sinistra che importi si trovain questa dignità, e non in slogan ben intenzionati o semplicemente cinici su una“futura” svolta a sinistra.

La politica che ci interessa, anche a livello istituzionale, è quella formata e continuamente riaperta dalla mobilitazione democratica. Possiamo praticare una nuova orizzontalità capace di mantenere la rappresentanza su questo terreno. Non vogliamo nuovi partiti, ancor meno i suoi sindacati. Siamo un partito dei senza-partito. Come ha affermato Célio Gari, uno dei netturbini in lotta a Rio de Janeiro: “non vogliamo correnti di partito (catene), ma articolazioni tra circoli e assemblee costituenti”. Non c’è nessuna riforma né della sinistra né dei sistemi finanziari che non passi attraverso il coraggio della verità e il desiderio della moltitudine, sulla base della reinvenzione della democrazia. Il lavoro dei poveri, dei precari, della cittadinanza organizzata è ciò che costruisce nuove forme di democrazia e contropotere, un’altra moneta, la moneta delle nostre città comuni, dei nostri circoli e girotondi di mobilizzazione cittadina.

Noi oggi impariamo dalla moltitudine greca. La moltitudine greca ha bisogno di noi.

(traduzione di Lalita Kraus)

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Versione portoghese

COM A MULTIDÃO NA GRÉCIA E NO BRASIL

Ao dizer “não” no referendo, a multidão venceu na Grécia e driblou a chantagem terrorista que as instituições do capitalismo global na União Europeia impõem como alternativa única, fazendo de sua exceção a regra. Mas o resultado mostrou como a democracia ainda é possível e está viva. Em vez de resolver dentro de palácios, gabinetes e agências de publicidade, com suas negociatas e intimidações, o governo de Alex Tsipras resolveu levar a economia ao centro da democracia. É a política democrática como base da economia e não o inverso. A democracia é, sim, o terreno aberto das lutas, em que a coragem da verdade contrasta com qualquer descolamento entre o desejo da multidão e razões de estado.

O Syriza foi eleito em janeiro de 2015 ousando dizer a verdade sobre o que significa a “austeridade”, outro nome para a imposição de cortes sociais e sacrifícios arbitrários da população. A convocação do referendo continuou essa ousadia, ao evidenciar a luta de classe que está por trás das chantagens da “alternativa única”. O enfrentamento foi desmascarado: bancos, tecnocracia neoliberal e casta política cobrando de pobres, precários e todos os cidadãos uma dívida que eles não contraíram.
Existe um elemento decisivo na potência desse “não”, sobretudo se olharmos a partir do Brasil. O Syriza não propôs nenhum abandono da globalização, da União Europeia ou do Euro. Mas também não caiu em nenhuma aventura isolacionista de um impossível “socialismo num país só”. O elemento decisivo do Syriza foi ter levado ao plano da experimentação democrática a possibilidade de não se render à “única alternativa” e seus constrangimentos macroeconômicos, ainda que sob as roupagens da “correlação de forças” ou “governabilidade”.

Uma vez convocado o referendo, a direita mas também a esquerda passaram a contar com a disseminação do medo para frear o Syriza. Haveria caos econômico, o governo cairia, aconteceria um golpe. Mas o Syriza mostra como não pode haver democracia onde vigora o medo e é por essa razão que quem não pode contar com a democracia tem que disseminar o pânico do fascismo, da falência, do “mais pior”. Tsipras se colocou à frente do “não” no referendo, atacando qualquer possibilidade de uma esfera separada da multidão para a política. Ele recusou que as negociações de gabinete e bastidor se tornassem a base para uma decisão que afetará a vida de milhões de cidadãos. Ele sabe que, nesses casos, a voz da multidão é a última a ser ouvida, prevalecendo a voz do grande capital e das máfias. Em segundo lugar, Tsipras disse que, caso o “sim” ganhasse, respeitaria a decisão, mas o Syriza perderia a razão de estar no governo e ele renunciaria. Então Tsipras e seu ministro da economia, Yanis Varoufakis, foram à praça.

Quando o Syriza ganhou as eleições em janeiro passado, alguns segmentos do PT — por malícia ou na inércia do marketing eleitoral — comemoraram-na comparando à vitória de Dilma em outubro de 2014. Só esqueceram de alguns detalhes: enquanto o Syriza ganhou para democratizar o poder e assim ter melhores condições de enfrentar a austeridade, o governo brasileiro se tornou ele próprio de uma brutal austeridade, dentro dos mesmos conchavos e negociatas da velha casta política. O PT está mais para o Pasok, o velho partido socialista grego que, nas últimas décadas, embora se apresentasse como de esquerda, não passou de um gestor envergonhado a serviço do governo da troika contra os direitos e conquistas da população. O Pasok fez da mentira e do medo seus instrumentos de perpetuação no poder, até se tornar insustentável.

Se o Syriza ganhou as eleições e consegue avançar graças à coragem da verdade, o PT de Lula e Dilma fez uma campanha em que a verdade que vigorou foi a construída pelo marketing eleitoral, imediatamente negada nas primeiras operações do novo governo. O Syriza ganhou dizendo a verdade porque apostou na mobilização democrática. O PT de Lula e Dilma, ao contrário, ganhou apostando no medo e numa verdade forjada por esse afeto apassivador, isto é, ganhou a eleição contra a democracia, a partir das verbas oriundas de operações corruptas, dos subsídios ao grande capital e dos megainvestimentos autoritários. E eles mentiram duas vezes: primeiro, dizendo que não havia razão de guinar a política econômica no sentido da austeridade e, segundo, que em todo caso o seu diferencial em relação aos demais candidatos é que jamais a fariam. A comida, o emprego, o “futuro” estão sumindo dos nossos pratos porque eles ganharam. Aqui quem impõe a “alternativa única” e cobra a dívida dos cidadãos não é Angela Merkel, mas Dilma Rousseff.

Enquanto o PT se comportar como uma casta mafiosa a mais no poder, estará muito distante de um governo como o do Syriza em sua democracia radicalmente transparente. Tsipras e Syriza ganharam porque ousaram dizer a verdade e a verdade é que precisamos saber ousar, lutar, radicalizar a democracia: o governo grego está nesse momento misturado com a multidão e a multidão com o governo, reduzindo ao mínimo a separação entre o político e a vida dos cidadãos. Varoufakis é o único ministro da economia na Europa que pode atravessar uma multidão recebendo mãos estendidas, beijos, abraços. Syriza hoje é a demonstração viva que a política pode ser digna e que a única esquerda que interessa está dentro dessa dignidade, e não em slogans bem intencionados ou simplesmente cínicos de “saída à esquerda”.

A política que interessa, inclusive nas instituições, é aquela constituída e continuamente reaberta pela mobilização democrática. Podemos sim praticar uma nova horizontalidade capaz de manter a representação nesse terreno. Não queremos novos partidos, ainda menos os seus sindicatos. Somos um partido dos sem-partido. Como disse Célio Gari, “Não queremos correntes, mas elos entre círculos e assembleias constituintes”. Não há reforma nem da esquerda nem de sistemas financeiros, que não passe pela coragem da verdade e o desejo da multidão, na base da reinvenção democrática. O trabalho dos pobres, dos precários, da cidadania organizada é que constrói novas formas de democracia e contrapoder, uma outra moeda, a moeda das nossas cidades comuns, de nossos círculos e cirandas de mobilização cidadã.

Nós hoje aprendemos com a multidão grega. A multidão grega precisa de nós.

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