Tra i tantissimi articoli, saggi, interventi preparati per le commissioni parlamentari, recensioni, monografie, introduzioni a libri collettanei scritti da Luca Santini, abbiamo scelto questo testo, dell’ottobre 2014. Ci pare che parli al presente, ci aiuta a capire la visionarietà e la grande passione di Luca e ci consente allora di pensarlo ancora qui, tra noi, come non smetteremo di fare mai.

Luca, il presidente della Associazione Basic Income Network Italia, se ne è andato ieri con una velocità che non ci ha consentito di accorgerci che stava accadendo davvero. Per certi versi, risparmiandogli eccessi di sofferenza, mantenendo intatto quasi fino all’ultimo quel sorriso aperto che era suo tratto caratteristico, nel corpo forte di giovane uomo sportivo.

Ogni scomparsa è sempre ingiusta, lascia vuoti e rimpianti incolmabili, ma ancora più ingiusto è andarsene tanto presto, mentre il sole è allo zenit, con tanti progetti e speranze e percorsi aperti e da realizzare, tanti incontri ancora da fare, tante lotte da ultimare.

Luca, generoso e intelligente, avvocato di grande verve, difensore dei diritti dei migranti, era di una cristallina chiarezza nell’argomentare le ragioni della battaglia che con lui ci onoriamo di avere condiviso, come membri della associazione Bin Italia, quella per il reddito di base incondizionato.

Un uomo capace di cucire insieme mondi diversi: sempre dalla parte degli ultimi, si muoveva con agio e con la sicurezza di essere nel giusto anche quando era chiamato a discutere di reddito, di casa, di immigrazione, di precarietà, di impoverimento, nelle “stanze del potere”. Forse, in quelle occasioni, gli si accentuava un poco quella piccola ruga che aveva sulla fronte, tra gli occhi…

Si tratta di una grande perdita , difficilmente colmabile. Una perdita per la battaglia a favore di un reddito minimo incondizionato che Luca ha cominciato a proporre politicamente da quando ha iniziato a collaborare alla mitica rivista di movimento Infoxoa, nei primi anni 2000, e che ora ha trovato una realizzazione assai diversa da quella immaginata da lui e dai noi tutte/i.

Il suo lascito sta anche in uno stile di cooperazione e di partecipazione, uno stile di militanza, che oggi trova più scarsi riscontri. Disponibile per ogni iniziativa ma mai autoreferenziale. Un insegnamento, anche questo, che non dimenticheremo.

Saluteremo Luca venerdì 2 agosto 2019 la mattina, dalle 10 alle 12, al tempietto egizio presso il Cimitero del Verano, piazzale del Verano, a Roma.

Ciao, Luca (C.M. e A.F.)

Qui il ricordo di Luca da parte del Consiglio Direttivo del Bin-Italia con alcuni tra i suoi tanti articoli e contributi

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Che fine ha fatto il reddito minimo garantito?

 di Luca Santini

Passano gli anni, le legislature, le stagioni politiche ma il dibattito italiano su lavoro e tutele sociali sembra inchiodato a termini e condizioni inamovibili. Proviamo a leggere i giornali in questi giorni, con la loro girandola di articoli diciotto, ammortizzatori sociali e reintegri, apponendo degli omississui nomi dei vari protagonisti: non sapremmo a chi attribuire le dichiarazioni e le prese di posizione, se a Fornero, a Monti, a Renzi a Sacconi o se a Cofferati, Bertinotti, Landini e non sapremmo dire in quale anno di preciso ci troviamo di questo disgraziato passaggio di millennio.

Dopo i polveroni e le polemiche una sintesi sembra delinearsi all’orizzonte e consiste nel superamento del diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato, da bilanciare con l’introduzione, così recita il documento adottato ieri l’altro dalla direzione del PD,  di una “rete più estesa di ammortizzatori sociali rivolta in particolare ai lavoratori precari, con una garanzia del reddito per i disoccupati proporzionale alla loro anzianità contributiva e con chiare regole di condizionalità attraverso un conferimento di risorse aggiuntive a partire dal 2015”. Nulla di così nuovo, dunque: garanzie dei lavoratori indebolite in cambio in una possibile blanda estensione dell’Aspi.

Sembra insomma ancora una volta perduta l’occasione di intrecciare in modo innovativo tutele contrattuali nel rapporto lavorativo e garanzie sociali nelle fasi di transizione da un impiego all’altro. La macchina delle riforme gira a vuoto, il tormentone del cambiamento non produce rotture effettive. Sarà perché la politica nostrana si ostina e non voler vedere l’unica vera riforma tangibile, quella del reddito minimo garantito, l’unica misura che potrebbe davvero incidere nella quotidianità delle persone, e al contempo mettere un freno alla spirale discendente dei salari e delle condizioni del lavoro?

Va denunciata con preoccupazione e sconcerto la scomparsa dall’agenda politica del tema, quasi egemone nel corso della campagna elettorale, del reddito minimo garantito. Eppure la cruda realtà delle statistiche parla chiaro: un quarto della popolazione resta sul crinale dell’esclusione, il tasso di disoccupazione giovanile è ormai al 40%, i disoccupati sono circa tre milioni, senza considerare i milioni di “scoraggiati” che neanche si affacciano più al mercato del lavoro, tutte e tutti senza alcuno strumento di sostegno del reddito. Come si pensa di realizzare un vero processo di rinnovamento del mercato dal lavoro e del Paese senza dare risposte concrete a questa massa di soggetti a rischio di marginalizzazione sociale?

Possibile che non si veda da parte dei decisori pubblici la necessità di inquadrare le politiche sociali e del lavoro in una prospettiva finalmente universalistica e sottratta a logiche corporative e settoriali? L’istituzione di una garanzia intangibile e sicura di un reddito a chiunque ne sia privo, sarebbe una misura capace di innescare dinamiche innovative nella società e nel mercato del lavoro, oltre che di scolpire in una dimensione nuova la dignità delle persone. Con un sostegno del  genere un giovane privo di lavoro smetterebbe di gravare sulla famiglia di origine e potrebbe avviarsi sul suo proprio percorso esistenziale, un lavoratore precario potrebbe guardare con maggiore fiducia e serenità al proprio futuro, un occupato scontento della propria collocazione potrebbe spiccare il volo verso percorsi di riqualificazione, una famiglia in condizioni di povertà uscirebbe dalla deprivazione. Insomma, un nuovo vocabolario della dignità, della libertà e dei diritti farebbe finalmente ingresso nella vita politica e sociale di questo Paese.

In Parlamento giacciono tre proposte di legge per l’introduzione di una qualche forma di reddito garantito, depositate da tre diverse forze politiche (SEL, PD e M5S). Un campagna di raccolte firme, sostenuta da circa 170 associazioni, ha dato vita nei mesi scorsi a un’ulteriore proposta di iniziativa popolare. Sono tutti segnali, questi, che stanno a dimostrare la maturità della questione e l’assoluta necessità di un intervento sollecito sul tema.

1 ottobre 2014.

 

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