Da qualche anno alcuni demografi ma anche alcuni ambientalisti e/o ecologisti prestano sempre più attenzione sia alle migrazioni, sia al “cambiamento climatico” e anche al cosiddetto continuo aumento della popolazione mondiale (assai significativo l’articolo di Le Monde “Troppi umani per il pianeta”). L’approccio di questi tre temi appare sovente assai contraddittorio. Chi ragiona rispetto alla demografia dei paesi di immigrazione è in genere favorevole a questa innanzitutto secondo una visione demo-economica nell’interesse del paese di arrivo: gli immigrati sono più produttivi dei nazionali -in Italia si stima il loro apporto a più del 15% del PIL mentre sono circa il 9% della popolazione, contando sia i regolari che le stime affidabili degli irregolari-, sono “più giovani” dei nazionali, pesano meno sulla spesa sociale e sanitaria e soprattutto pagano e pagheranno la pensione di una parte di nazionali anche perché tanti immigrati non recuperano i contributi per la quiescenza. In altre parole, ancora una volta l’immigrazione è considerata essenziale per la sacra crescita economica che ossessiona sempre i dominanti. E la maggioranza dei pro-immigrati, sorvolando sulle garanzie di un’effettiva uguaglianza dei diritti fra immigrati e autoctoni e quindi sulla effettiva tutela contro le discriminazioni, agita solo la “ragione economica” considerandola la più efficace per creare consenso favorevole alla c.d. “accoglienza”. In altre parole, l’idea dominante è che così come per le donne è il lavoro che ne favorisce l’emancipazione, per gli immigrati è lo stesso, a prescindere, ovviamente, dal fatto se sono inferiorizzati se non oggetto di violenze e schiavizzazione (alla donna immigrata irregolare tocca dunque il trattamento più estremo che comunque tocca a chiunque non può disporre di tutele).

Chi invece ragiona rispetto al “cambiamento climatico” paventa un evidente allarme per quello che diventerebbe l’insostenibile esplosione delle cosiddette “migrazioni climatiche”, ipotesi considerata ancor più realistica in relazione al cosiddetto continuo aumento della popolazione mondiale. Propongo qui di seguito la critica di questi ragionamenti a partire da quanto scrivono due eminenti demografi italiani, entrambi schierati nel campo democratico e antirazzista e quindi pro-immigrati, ma paradossalmente entrambi apparentemente “travolti” -sicuramente in buona fede- dallo “spettro” del continuo aumento della popolazione mondiale e delle “migrazioni climatiche”, senza probabilmente accorgersi che rischiano tanto di dar credito a quella che oggi si configura come la tanatopolitica neoliberista.

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L’articolo pubblicato da Corrado Bonifazi su Neodemosmerita qualche commento. Va ricordato che Bonifazi è il miglior demografo italiano, nonostante questa “disciplina” (sin dai tempi del fascismo) non abbia avuto tanta fortuna. In questo articolo, l’autore propone una riflessione sull’ascesa del consenso alla fermezza che l’Italia e l’Europa hanno adottato rispetto all’immigrazione. Mostra quindi i dati del calo degli arrivi e constata che ciononostante la maggioranza dell’opinione pubblica si schiera a sostegno delle scelte di Salvini.

Bonifazi comincia scrivendo che l’Europa non ha mai amato gli immigrati ecc. Ma, appare però utile ricordare che sin dal XIX secolo tutta la cosiddetta Europa del nord s’è nutrita sempre più di migrazioni interne e internazionali, razzializzandole per inferiorizzarle e meglio sfruttarle. E Bonifazi trascura anche di spiegare il perché negli ultimi cinquanta anni la nuova ostilità alle immigrazioni entra in quello che lui chiama -giustamente- il “mito costitutivo” dell’UE.

Nonostante le dichiarazioni d’intenti sempre intrise dalla retorica “pelosa” di generici appelli anti-discriminazione, pro-diversità ecc., l’UE quale oggi la conosciamo nasce quando il neo-liberismo globalizzato s’è già imposto dappertutto. Nasce nel frame“meno stato più mercato”, cioè asservimento dello stato di diritto agli interessi privati, ergo più flessibilità, meno regolarità e legittimità a prescindere dalle norme che garantivano (in parte) i meno fortunati. L’economia europea dal 1970 in poi, tranne ancora alcune eccezioni sino agli anni Ottanta e raramente dopo, non ha più avuto bisogno di manodopera regolare da fissare stabilmente nelle sue strutture produttive. Ha invece prediletto una manodopera precaria e meglio se irregolare e quindi al nero totale e persino facilmente schiavizzabile. Ciò perché l’economia neoliberista è caratterizzata dalla “segmentazione eterogenea, discontinua e segmentata”, quindi instabile e precaria. E’ proprio per soddisfare questa domanda di manodopera e per l’esasperazione della massimizzazione del profitto che l’ostilità all’immigrazione è sostenuta innanzitutto da chi vuole solo immigrati senza diritti uguali ai nazionali e meglio se schiavizzabili (vedi appunto sia gran parte della base elettorale della Lega e delle destre, ma anche della base elettorale di quel centro-sinistra e PD diventata neoliberista, ossia gente che trae profitto dall’oscillazione fra precariato, semi-precariato, quindi semi-nero e nero totale).

Purtroppo, Bonifazi, come altri ricercatori degni di stima, trascura di prendere in considerazione la devastante portata del neoliberismo globalizzato … Sembra prevalere sempre quella sorta di autocensura come se parlare di neoliberismo vada a detrimento della “scientificità” di quanto si scrive e -più concretamente- minacci la carriera se non addirittura il posto di lavoro (visto che destre ed ex-sinistra sono palesemente neoliberisti e anti-immigrazione, anche se quando stanno all’opposizione sembrano riscoprire -parzialmente- un po’ di umanitarismo anche per non perdere i voti dei cattolici non ancora approdati al razzismo).

Come mostrano alcune ricerche europee e italiane, ben al di là dei fuorvianti modelli, schemi, paradigmi ed equazioni (tipo push&pull, modello “assimilazionista” francese, meltingpot statunitense o gastarbeiter tedesco ecc.) le migrazioni contemporanee hanno molte similitudini con quelle del passato e inglobano un po’ tutte le modalità conosciute. Ma c’è una differenza di fondo rispetto alle migrazioni del XIX e XX sec. sino agli anni Settanta. Il contesto neoliberista globale predilige migrazioni irregolari che in parte sono poi regolarizzate e in parte diventano per un certo periodo neo-schiavi e poi “vite di scarto o “a perdere” o “umanità in eccesso”.

L’Europa s’è configurata come protezionista e proibizionista (delle immigrazioni) perché non ancora neoliberista come gli Stati Uniti che invece hanno puntato sui vantaggi straordinari del super sfruttamento degli indocumentados. Come ebbe a scrivere la Rand Corporation alcuni anni fa, è grazie agli oltre 13 milioni di irregolari (con un alto turnover) che gli USA hanno realizzato una crescita economica assai forte dal 1990 sino al 2008 e poi anche per il superamento della crisi sino ad oggi. Allo stesso tempo, ogni anno, centinaia di migranti sono stati assassinati alla frontiera messicana e centinaia di migliaia sono stati espulsi. Ma, dal 1990 al 2015 la popolazione degli USA è passata da 250 a 320 milioni di abitanti grazie innanzitutto alle naturalizzazioni e concessioni continue della green card. Nell’Europa di 550 milioni di abitanti, nonostante gli oltre 36,5 milioni di stranieri in regola e forse neanche 5 milioni di irregolari, l’aumento complessivo della popolazione non c’è stato. Anzi in Italia e in altri paesi l’immigrazione regolare compensa solo in parte la tendenza alla diminuzione degli abitanti, all’invecchiamento, insomma al declino demografici (per un’analisi critica degli ultimi dati Istat sul calo della popolazione in Italia vedi qui, fatto assai singolare se si tiene conto che è il paese della Chiesa cattolica e di un recente passato rurale e familistico).

A quelli che vogliono meno immigrati bisognerebbe proporre di scoraggiare la crescita economica, smantellare tutte le economie sommerse che aumentano persino nel centro città di tutte principali capitali europee (Parigi, Berlino, Londra e Milano in testa) e notoriamente soprattutto in Italia, Spagna, Grecia. Eliminiamo tutte le attività che super-sfruttano e persino schiavizzano gli immigrati regolari e ancor di più gli irregolari e anche una parte non trascurabile di nazionali, attività sempre intrecciate con quelle cosiddette regolari. Ma, sappiamo che i signori leghisti come tutti i partiti scartano tale ipotesi perché una parte per nulla trascurabile del loro elettorato trae beneficio dalle economie semi-sommerse e sommerse, quindi dall’immigrazione regolare inferiorizzata (tanto quanto parte di quella italiana) e ancor di più da quella irregolare. La riduzione delle economie sommerse provocherebbe sicuramente un calo del PIL appunto perché tutta l’economia si nutre di semi-sommerso e sommerso (è ibridizzata) e fra l’altro significherebbe colpire la frode fiscale e contributiva e la corruzione o la concessione di illegalismi tollerati insieme alla cosiddetta “pace fiscale”. Ma, come ha scritto anche il direttore di un noto settimanale questa tolleranza vale almeno 10 milioni di voti.

Il revival e l’esasperazione dell’incitamento all’ostilità all’immigrazione da parte dei Trump, Salvini, Orban, austriaci e altri (anche nei paesi di solo transito come di fatto è stata anche l’Italia) non è dovuto alla crisi economica, ma soprattutto alla potentissima distrazione di massa che fa della guerra alle migrazioni e quindi della designazione di queste come principale nemico politico la più facile e oggi redditizia operazione per occultare le cause e responsabilità dei veri malesseri e problemi locali, nazionali e mondiali. Ricordiamo, en passant, che in Italia, mentre gli immigrati dal 1990 a oggi sono aumentati di 5 volte, tutti i reati e in particolare quelli gravi sono diminuiti in misura considerevole al punto che l’Italia è uno dei paesi con il più esiguo numero omicidi(peraltro quasi tutti in famiglia o di criminalità organizzata e non commessi da stranieri). Si si può quindi dire che questo netto calo di tutti i reati si ha grazie agli immigrati, nonostante che le polizie e l’opinione pubblica da anni siano aizzate a criminalizzarli arrestandone a volte alcuni con false imputazioni (ma sempre per reati meno gravi di quelli attribuiti agli italiani). Da osservare bene che mentre i leader priva citati incitano alla guerra alle immigrazioni, sono altrettanto solerti a sollecitare le polizie affinché tollerino gli illegalismi convenienti ai dominanti e ai loro clientes).

I programmi di bonifica e regolarizzazione delle economie sommerse e delle realtà di neo-schiavitù non saranno mai discussi così come nessun governo prenderà in considerazione la ridistribuzione delle gigantesche ricchezze sempre più in crescita a fronte di un altrettanta crescita della povertà; lo stesso vale per le misure indispensabili per evitare la riproduzione di catastrofi e disastri sanitari-ambientali dovuti all’abuso di consumo di carbone, petrolio, nucleare, pesticidi ecc. La produzione e commercio di armamentiche alimentano la riproduzione delle guerre permanenti. Sono anch’essi argomenti indiscutibili. E’ proprio tutto ciò che oggi provoca migrazioni disperate che di fatto sussumonotutti i disastri e le scelte scellerate dei dominanti di tutti i paesi. Fior fior di eminenti economisti neoliberisti (quali per esempio Larry Summers, ex capo del comitato scientifico dell’FMI e poi anche consigliere di Obama) sin dal 1990 hanno teorizzato che le attività più nocive e devastanti devono essere delocalizzate nel terzo e quarto mondo. E tra le righe dei testi di questi signori si capisce bene la loro paura di fronte al c.d. spettro della sovrappopolazione mondiale … spettro che angoscia i neo-ricchi di tutto il mondo (vedi Evan Osnos sul New Yorker; anche nella scelta dei vari Bezos -Amazon-, Musk -SpaceX, Tesla- e Branson -Virgin- che stanno investendo nell’industria spazialeper l’eventuale fuga nello spazio in caso di ecatombe umana c’è l’idea della tanatopolitica.

Appare allora alquanto costernante che Massimo Livi-Bacci, il più celebre e stimato demografo italiano da sempre considerato progressista e antirazzista, scriva due articoli in cui sostiene che Malthus aveva ragione e che ci sono ben 4 argomenti più che convincenti per temere l’aumento della popolazione mondiale. Queste 4 ragioni sarebbero: l’invasione delle grandi foreste/aree incontaminate e quindi rischio di estinzione dell’equilibrio bio-naturale;l’aumento dell’urbanizzazione in habitat siti in luoghi sempre più precari e a rischio catastrofi naturali; l’esplosione urbana (e qui allude di fatto a troppi gravi conflitti sociali) e il riscaldamento globale. E’ assai inquietante che quest’insigne esperto -come altri- dimentica che i disastri sanitari-ambientali ed economici e l’insostenibilità dell’aumento della popolazione mondiale sono dovuti innanzitutto ed esclusivamente alla abnorme ingiusta distribuzione della ricchezza, all’abuso sempre più devastante di carbone, petrolio, minerali radioattivi, veleni e chimica nell’agricoltura, deforestazione per opera di lobby e multinazionali che sono anche artefici della grandi opere (vedi dighe in India e altre opere in Amazzonia o Benetton in Patagonia). Se le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche fossero destinate a migliorare il futuro di tutti si potrebbe vivere decentemente anche in oltre 10 miliardi con un’equa distribuzione della ricchezza e dei mezzi e saperi, per creare lavoro liberato escludendo l’accumulazione di capitali e potere. Insomma Livi Bacci e altri demografi e anche ambientalisti ignorano cos’è il capitalocene (vedi articoli su effimera.org).

Sicuramente in buona fede e magari con l’intento di “allarmare per sensibilizzare”, lui e diversi altri eminenti autori non si rendono conto che così stanno dando credito ai luoghi comuni reazionari rischiando diavallare la tanatopolitica, cioè l’idea razzista-nazista di lasciamoli morire… non solo i migranti che scappano da guerre e terre devastate dalle multinazionali. Lo spreco gigantesco per la riproduzione delle guerre permanenti, grandi opere inutili, dannose e iper-costose genera solo disastri per poi finanziare i “salvatori” (che non salvano nulla e operano per lo sviluppo neoliberista come quelli che hanno “salvato” New Orleans dopo Katrina o gli altri posti devastati da tzunami ecc.). Ma, appunto la proliferazione delle catastrofi e la diffusione delle pandemie è voluta appunta dalle lobby del “salvataggio” e della farmaceutica, da quelle che Naomi Klein descrivecome l’affare dei capitalisti che trasformano il disastro in progetto “paradisiaco” per straricchi, quindi con l’eliminazione dei poveri(incitati dal governo ad emigrare).

Oggi, la scelta della guerra alle migrazioni è quella di privilegiare la tanatopolitica(il lasciar morire) anziché la biopolitica (il lasciar vivere -che serviva e serve a sfruttare, avere più popolo che paga tasse e consuma e più carne da macello da mandare a fare le guerre-). Questo è l’approdo prevedibile del neoliberismo globalizzato. Ovviamente i dominanti di oggi non possono dire esplicitamente che vorrebbero tanti genocidi; ma, nei fatti, cosa fanno lobby e multinazionali in giro per il mondo ma anche nei paesi c.d. ricchi? Da sempre sappiamo che muoiono soprattutto i più “sfortunati”, cioè i meno abbienti e in genere le persone che non possono contare su alcuna tutela. Ricordiamolo, la maggioranza dei decessi a livello mondiale e anche nei paesi “ricchi” è dovuta a malattie da contaminazioni, da inquinamento dell’aria, dell’acqua, dei cibi, di ogni elemento costitutivo dell’ambiente e persino dell’abbigliamento, oltre che da incidenti sul lavoro. E lo stesso vale per la maggioranza delle vittime di incidenti sul lavoro o di neo-schiavitù e violenze appunto perché privi di tutele adeguate.

I demografi dovrebbero fare attenzione a parlare di previsioni che rischiano di alimentare spettri apocalittici come quello della “crescita demografica dell’Africa subsahariana che continua con inalterato vigore e da qui al 2050 aggiungerà alla popolazione di questa parte del pianeta 1,2 miliardi di altre persone di cui 700 milioni in età lavorativa” (lo scrive anche Bonifazi nell’articolo sopra citato). L’autore cita anche l’ennesimo sondaggio di Demos-Repubblica che chiede “Secondo Lei rispetto alle navi di migranti e profughi dirette verso le coste italiane, è meglio puntare soprattutto…” e la scelta proposta è tra “accoglienza, respingimenti o non so”. Come sappiamo dall’analisi critica dei sondaggi di questo tipo in particolare rispetto all’immigrazione, all’insicurezza ecc. (vedi fra altri le pubblicazioni di Marcello Maneri) da oltre venti anni si “estorce ai sondati ciò che si vuole” (lo riconosce lo stesso Ilvo Diamanti); il ruolo di questi sondaggi nel sostenere il consenso alla deriva razzista è stato costante (ma DemosRepubblica passa per essere un’entità democratica…). È evidente che questo genere di indagini non offrano alcuna informazione interessante, ma legittimano l’ostilità all’immigrazione. In questa congiuntura dominata da una potente e super pervasiva distrazione di massa, è ovvio che chiedere se si è favorevoli ai respingimenti anziché al soccorso ai migranti si ottiene una maggioranza di risposte (peraltro sempre a campioni via telefono) a favore del proibizionismo delle migrazioni. Perché non fanno sondaggi su: siete favorevoli o sfavorevoli a una regolarizzazione massiccia di ogni impiego semi-regolare e al nero? Siete favorevoli o sfavorevoli ad aumentare le tutele effettive alle persone soggette a super-sfruttamento e neoschiavitù? Siete favorevoli o sfavorevoli a un vasto programma di bonifiche di tutte le situazioni a rischio di catastrofi e disastri sanitari-ambientali e di implementazione di dispositivi di effettiva prevenzione? Siete favorevoli o sfavorevoli a una tassa progressiva che faccia pagare chi s’é arricchito sempre di più? E ancora: siete favorevoli o sfavorevoli ad azzerare la produzione e commercio di armi e le spese militari che alimentano la riproduzione delle guerre permanenti?  Siete favorevoli o sfavorevoli a vietare ai politici e media di sprecare tanto danaro per bombardare l’opinione pubblica di anatemi contro presunti nemici anziché affrontare i principali malesseri e problemi del paese e del mondo e cioè i rischi di disastri sanitari-ambientali e di supersfruttamento dovuto all’assenza di tutele dei più deboli? I media sono direttamente legate alle grandi lobby e multinazionali e i giornalisti di successo sono capaci di dire l’opposto di quanto hanno potuto dire qualche tempo prima (si pensi alla sig.ra Gabanelli che prima era NoTAV e ora milita per le grandi opere invocate a fuor di tutti i media come da tutta la destra e l’ex-sinistra, accusando chi vi si oppone come nemico politico pari a un terrorista). Si può anche trovare dei pezzi di reportage su scandali ENI o sui 10 milioni di dollari fatti dare da Minniti a una banda criminale libica, così come altri che mostrano i diversi loschi affari di Salvini & C., come prima di altri leader e partiti; ma nessuno dei principali media ha detto che le multinazionali italiane praticano in Africa e altrove le stesse attività neocolonialiste devastanti di quelle francesi e di altri paesi dominanti.

Ancora una volta, sia nel campo della demografia, come dell’economia e di tutte le scienze umane, politiche e sociali appare cruciale la lotta per la diffusione di conoscenze e saperi che forniscano in tutti i campi strumenti utili alla decostruzione del discorso dominante.

Immagine di copertina: “Migration”, Eiko Ojala Illustration

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