Simposio InteRGRace, Interdisciplinary Research Group on Race and Racisms (FISPPA, Università di Padova) in collaborazione con il Centro Interuniversitario di Storia Culturale, DISSGeA, Postcolonialitalia, Docucity, ZaLab e Centro Universitario Cinematografico

[…] la visualità [è] il luogo principe della codificazione del discorso egemonico sulla razza – che stabilisce ciò che si può e deve “vedere” e ciò che resta “invisibile” – e al contempo come luogo della sua sovversione creativa mediante la rivendicazione di “progetti estetici” anti-razzisti. I “regimi estetici” difformi non solo rompono la “naturalità” della ripetizione – nel senso di “regime di verità” come serie di ripetizioni che naturalizzano una specifica lettura degli eventi trasformandola in verità e norma – ma la “svelano” in quanto tale (parziale ed egemone/bianca)” (Giuliani 2015, 11)

Nel panorama accademico italiano non sono molte le occasioni per incontrarsi e discutere di razza, genere, classe e sessualità in una prospettiva intersezionale, interdisciplinare e transnazionale. L’oggetto del convengo internazionale “Visualità e (anti) razzismo” tenutosi presso l’Università di Padova dal 20 al 22 gennaio 2016, organizzato dal gruppo di ricerca InteRGRace (acronimo di Interdisciplinary Research Group on Race and Racisms) riguardava proprio l’interconnessione di queste prospettive rispetto al campo specifico della visualità.

In Italia la costellazione disciplinare di matrice anglosassone dei Cultural Studies (intesa in senso esteso come comprendente anche postcolonial, decolonial, gender, race e visual studies) vive di un’esistenza clandestina e inclassificabile. Non riconosciuti dal ministero dell’educazione come settori scientifico-disciplinari, o addirittura sconsigliati (Perniola 2000), gli studi culturali esistono come un prodotto d’importazione e come un oggetto di riferimento estero (ed estraneo) al paradigma delle classiche discipline umanistiche (come Lettere, Storia, Geografia, Filosofia, Antropologia e Sociologia). In realtà, esistono ad oggi alcuni dipartimenti (Palermo, Napoli, Bergamo e recentemente Bologna e L’Aquila) nei quali possiamo trovare dei programmi dottorali e dei corsi specifici di studi culturali. Il gruppo InteRGRace (composto da Gaia Giuliani, Gabriele Proglio, Vincenza Perilli, Daniele Salerno, Elisa Arfini, Annalisa Frisina, Tatiana Petrovich Njegosh, Devi Sacchetto, Alessio Surian, Valeria Deplano e Alessandro Pes) riunisce studios* di varie discipline quali letteratura, storia, filosofia politica, semiotica, sociologia e geografia umana con il progetto di analizzare criticamente la costruzione sociale, politica economica e visiva dei corpo razzializzato e genderizzato.

Questo progetto collaborativo ha preso avvio a partire della tavola rotonda dedicata alla presentazione del numero monografico della rivista Studi Culturali (n.2, Agosto 2013) a cura di Gaia Giuliani intitolata “La sottile linea bianca. Intersezioni di razza, genere e classe nell’Italia postcoloniale” (Bologna, maggio 2014). A Padova, nel dicembre 2014 si è tenuto il primo simposio di InteRGRace, “Intorno alla costruzione storica, sociale e culturale del corpo”, ed un secondo evento, dedicato tema delle Black Icons (Padova, giugno 2015), organizzato da Anna Scacchi e Annalisa Oboe. È importante segnalare l’esito più recente del gruppo di ricerca: il volume collettivo curato da Gaia Giuliani “Il colore della nazione”, pubblicato nel 2015 e presentato durante la prima giornata dell’incontro (Giuliani 2015). Il tema principale del libro e del convegno del 2016 tenutosi a Padova è quello della visualità della razza, con una particolare attenzione al caso italiano.

In Italia ciò che altrove è stato identificato come “invisibilizzazione del privilegio (bianco)” si accompagna al “nascondimento” del razzismo: la nostra idea è che tali processi abbiano bisogno di un’analisi specifica e che essa debba interrogare i testi – soprattutto visivi – mediante i quali razza e bianchezza vengono continuamente riprodotti” (Giuliani 2015, 1)

Ricollegandosi al cosiddetto Visual Turn nel campo delle scienze umane (Mitchell 2008; Belting et al. 2008; Pinotti e Somaini 2009), ed in particolare al concetto di countervisuality di Nicholas Mirzoeff (2011), nel corso del convegno si sono discussi vari case studies di costruzione dell’immaginario razzializzato nella storia culturale italiana coloniale e post-coloniale, ma anche di casi più estesi al panorama internazionale. La costruzione della razza è stata interpretata come un’intersezione di fattori di razza, classe, genere e religione che si installano su un sostrato biologico “vuoto”. Compiendo un lavoro di rimediazione fra il discorso post-coloniale (Mezzadra 2008; Mellino 2005), teoria performativa del genere (Butler 2013) e studi storici sul razzismo (Du Bois 2010; Fanon 2015; Hall 2006), emergono quelle che Giuliani chiama “figure della razza”, ovvero “[…] quelle rappresentazioni – testuali e visuali – che ricorrono sia nella cultura alta sia in quella popolare, nel linguaggio privato come in quello istituzionale […] e che sono il risultato della stratificazione di immagini che ritraggono l’alterità coloniale e schiava prodotte ai quattro angoli del globo coloniale […]” (Giuliani 2015, 1,2). In questo senso le figure della razza diventano oggetto di una produzione egemonica di natura eterogenea e differenziale: non sono immagini statiche, ma reagiscono alle alterazioni storiche, geografiche, economiche e politiche del caso.

Nel corso del convegno non si è però parlato solamente degli effetti pervasivi delle narrazioni egemoniche ma si è anche cercato di individuare i casi specifici di contro-narrazione, soprattutto nel corso della seconda giornata. Durante la seconda parte del convegno si è infatti approfondito l’aspetto transmediale della diffusione/contestazione degli stereotipi visivi della razza (attraverso la proiezione/analisi di documentari, film e fotografie e performance artistiche).

Le qualità più rilevanti del convengo sono state la matrice interdisciplinare degli approcci (analisi di documenti testuali, visivi, appartenenti alla cultura alta e popolare, disseminati in un periodo storico che procede dall’inizio del colonialismo ai giorni nostri), e l’attenzione intersezionale rispetto ai nessi razza-classe, razza-genere e razza-religione.

Nel dettaglio: nel corso della mattina della prima giornata (21 gennaio), si è parlato di Studiare visualmente i razzismi, con due interventi delle keynote speakers Monica Moreno Figueroa (Università di Cambridge) e Anna Scacchi (Postcolonialitalia / Università di Padova) nei quali si è parlato di razzismo, anti-razzismo e beauty studies in America Latina e delle pratiche di blackface e whiteface coloniali e post-coloniali. Nel pomeriggio si sono susseguiti due panels: nel primo sono intervenut* Irene Fattacciu, Camilla Hawthorne, Chiara Giubilaro e Goffredo Polizzi discutendo del controverso caso dell’identità razziale di Rachel Dolezal, delle complesse declinazioni italiane dell’anti-razzismo “razzista” in alcune produzioni cinematografiche contemporanee, dei regimi visuali della rappresentazione della migrazione, ed infine della codifica di una narrazione “multiculturalista” della migrazione rappresentata nel film Terraferma (Italia-Francia 2011) di Emanuele Crialese.

Nel pomeriggio sono intervenute Monia Dal Checco, Mackda Ghebremariam Tesfaù, Marcela Magalhães de Paula ed Eleonora Meo, dialogando di politica della rispettabilità delle donne afroamericane e movimenti per i diritti civili, delle narrazioni crossover di Shonda Rhimes, della figura razziale della donna nera nella stampa brasiliana ai primi del ‘900 e del rapporto fra razza, visualità e cittadinanza nella situazione delle banlieues. La sera si è assistito alla proiezione del lungometraggio Io sto con la sposa (2014) di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry.

La mattinata del secondo giorno (22 gennaio) è stata caratterizzata dalla tematica del Praticare l’antirazzismo con metodi visuali, più legata alle pratiche transmediali di documentazione e contro-narrazione. Sono stati proiettati e discussi alla presenza degli autori: Negotiating Amnesia (Italia, 2015) di Alessandra Ferrini, Milano Centrale – Stories from the train station (Italia, 2007) di Alan Maglio e La vita ci vuole come voi. Storie di immigrazione cinese a Nordest (Italia, 2014) di Marco Toffanin. Nella tarda mattinata, invece, sono seguiti gli interventi di Michela Palermo, Linde Luijnenburg, Elena Brugioni, Giulia Grechi sulla rappresentazione fotografica delle seconde generazioni di migranti provenienti da paesi dell’Africa e dell’est Europa nella città campana di Castel Volturno, degli stereotipi della razza nelle commedie all’italiana fra gli anni ’50 e ’70 e delle problematiche nella riappropriazione di immagini di soggetti subalterni africani per campagne mediatiche e delle recenti performances teatrali del gruppo Motus e dell’ethnographic turn nell’estetica contemporanea.

Anche nel pomeriggio della seconda giornata si è dato ampio spazio alla proiezione ed al commento di documentari ed opere cinematografiche legate alla questioni di razza e visualità: Morena La Barba (Università di Ginevra) ha discusso Lo stagionale di Alvaro Bizzarri (Svizzera, 1971) sulla condizione degli emigrati italiani in svizzera, Farah Polato (Università di Padova, Postcolonialitalia,) si è occupata del cinema di Dagmawi Yimer ed in modo particolare del film Va pensiero. Storie ambulanti (Italia, 2013), Sabrina Tosi Cambini (Università di Verona) e Barbara Giovanna Bello (ASGI) hanno invece commentato alcuni estratti da Io Rom Romantica di Laura Halilovic (Italia – Bosnia – Erzegovina, 2015).

Per concludere: il convegno è stato ricco di riflessioni e prospettive di approfondimento che spaziano dalla storia culturale del colonialismo alle recenti rappresentazioni mediatiche delle migrazioni, ed ai regimi scopici (Jay 1988) razzializzati di film, serie televisive, pubblicità, documentari e pubblicità contemporanee. Il filo conduttore degli interventi e delle produzioni documentarie e cinematografiche è stato l’indagine della dialettica fra figure della razza e contro-rappresentazioni: un nodo problematico e contraddittorio che non è stato risolto in una dicotomia rigida, ma che è stato presentato nella sua complessità eterogenea.

Sitografia

Il sito di InteRGRace: http://www.intergrace.it/, dove si può trovare una sezione dedicata al simposio del 2016 “Visualità e (anti) razzismo”, con gli Abstract e le bibliografie degli intervenienti:

http://www.intergrace.it/?page_id=697

Il canale YouTube del simposio del 2016, dove si possono trovare le registrazioni degli interventi:

https://www.youtube.com/channel/UCxmDIrPEse-baMBwmUnmozQ

Bibliografia

Belting, Hans, Michele Cometa, Philippe Hamon, Beyer Andreas, e W. J. T. Mitchell. 2008. Cultura visuale : paradigmi a confronto. A cura di Roberta Coglitorie. Tradotto da Federica Mazzara, Roberta Coglitore, Michele Cometa, e Roberta Gambino. Palermo: Duepunti.

Butler, Judith. 2013. Questione di genere : il femminismo e la sovversione dell’identità. Tradotto da Sergia Adamo. Roma-Bari: Laterza.

Du Bois, William. 2010. Sulla linea del colore : razza e democrazia negli Stati Uniti e nel mondo. A cura di Sandro Mezzadra. Bologna: Il mulino.

Fanon, Frantz. 2015. Pelle nera, maschere bianche. Tradotto da Silvia Chiletti. Pisa: ETS.

Giuliani, Gaia, a c. di. 2015. Il colore della nazione. Firenze: Le Monnier università.

Hall, Stuart. 2006. Il soggetto e la differenza : per un’archeologia degli studi culturali e postcoloniali. A cura di Miguel Mellino. Roma: Meltemi.

Jay, Martin. 1988. «Scopic Regimes of Modernity». In Vision and visuality, a cura di Hal Foster, 3–23. Seattle: Bay Press.

Mellino, Miguel. 2005. La critica postcoloniale : decolonizzazione, capitalismo e cosmopolitismo nei postcolonial studies. Roma: Meltemi.

Mezzadra, Sandro. 2008. La condizione postcoloniale : storia e politica nel presente globale. Verona: Ombre corte.

Mirzoeff, Nicholas. 2011. The right to look : a counterhistory of visuality. Durham NC: Duke University Press.

Mitchell, W. J. T. 2008. Pictorial turn saggi di cultura visuale. A cura di Michele Cometa. Tradotto da Valeria Cammarata, Andrea L. Carbone, e Federica Mazzara. Palermo: duepunti edizioni.

Perniola, Mario. 2000. «Chi ha paura degli studi culturali?» Ágalma: Rivista di studi culturali e di estetica 1: 15–19.

Pinotti, Andrea, e Antonio Somaini, a c. di. 2009. Teorie dell’immagine: il dibattito contemporaneo. Milano: Raffaello Cortina.

 

Immagine in apertura: Man Ray, Noire et Blanche (1926).

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