A partire da aprile 2020, non molto dopo l’entrata nel lockdown per arginare il contagio da Covid-19, Ecologia Politica Network ha lanciato una serie di webinar per dare senso alle circostanze inaudite e per molti versi spaesanti in cui ci siamo trovate improvvisamente. Pandemia: sintomi di una crisi ecologica globale è stato un momento di confronto importante per leggere gli eventi che stavamo vivendo all’interno del quadro di analisi critica che si era andato sviluppando precedentemente. All’interno della campagna #Primalasalute!, si sono articolati pensieri e forme di azione antagonisti per analizzare e costruire alternative al capitalismo globale e alla sua distruttività socio-ecologica. A poco più di un anno, esce per Red Star Press Dialoghi sulla pandemia. Crisi, riproduzione, lotte, che ospita le trascrizioni dei contributi ai webinar, accompagnati da testi che ne guidano la lettura. Ne condividiamo con piacere l’Introduzione collettiva.

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Ecologia Politica Network è una rete di compagnə di tutta Italia, uno spazio di discussione e dibattito sulla questione ecologica e sulle alternative al capitalismo, un insieme di realtà che ha cercato di costruire un dialogo proficuo con i movimenti globali per la giustizia climatica e con le esperienze di lotta nate dai conflitti ambientali. Siamo consapevoli di doverci confrontare con una sfida epocale, quella che contrappone la sopravvivenza delle specie a quella del sistema capitalista, per questo crediamo che sia necessario ripensare in modo radicale l’intero sistema.

Negli ultimi anni le manifestazioni oceaniche di Fridays for Future hanno portato al centro del dibattito politico la necessità di una relazione diversa con il vivente e la possibilità concreta che la crisi ecologica abbia compromesso il futuro di diverse generazioni. La lunga lista di conflitti ambientali diffusi sul pianeta sta disegnando da decenni uno scenario sociale in cui chi lotta contro lo sfruttamento finalizzato all’accumulazione capitalistica si dota di strumenti nuovi, immagina pratiche e percorsi autonomi di liberazione.

Dal confronto su queste questioni, sono nati, disseminati in tutta Italia, laboratori e collettivi di Ecologia Politica, dentro cui abbiamo costruito un dialogo aperto partendo dall’analisi dei casi in cui la violenza della crisi ecologica è più evidente. Abbiamo ragionato sulle modalità con cui si connettono le lotte territoriali con i movimenti globali e abbiamo provato a confrontarci con le nuove forme di sfruttamento esercitate sul vivente. Una parte del nostro dibattito ha riguardato le trasformazioni che sono avvenute anche a partire dai primi mesi del 2020, durante la pandemia, la prima identificabile chiaramente come una sindemia, cioè, secondo la definizione di Merril Singer, un processo che nasce da un insieme di problematiche sanitarie ed economiche sovrapposte e che colpisce principalmente le fasce più deboli della popolazione mondiale.

Vogliamo quindi rappresentare una voce collettiva e radicale sulla questione ecologica e sociale, ragionare sul modo in cui si coniugano il sapere critico e le pratiche quotidiane di lotta, di agitazione e di movimento.

Esistono spazi in cui saperi e lotte si possono guardare, possono riconoscersi e spalleggiarsi ancora una volta nella lotta al sistema di sfruttamento forsennato che si alimenta delle crisi, che estrae valore dalla sofferenza, che rende merce di scambio corpi, territori e pensiero. Il nostro dibattito in poco più di un anno si è arricchito di spunti, riflessioni, confronti reali e occasioni di lotta dislocate su tutto il territorio italiano, trovando spazi di condivisione con altre realtà, come quelli creati durante i due Venice Climate Camp e nel Campeggio di Ecologia Politica in Val di Susa del luglio 2020. Durante questi momenti sono stati generati e approfonditi legami che tuttora sono in crescita e che contribuiscono ogni giorno alla contaminazione delle nostre lotte.

Pandemia: sintomi di una crisi ecologica globale

La pandemia è giunta dopo anni di progressiva precarizzazione e di smantellamento delle reti di protezione sociale. Come militanti della rete di Ecologia Politica abbiamo sentito la necessità di confrontarci su quello che stava accadendo, su chi pagava maggiormente le conseguenze della crisi, sui mutamenti del sistema. Riteniamo che quella attuale sia infatti una crisi dei meccanismi di riproduzione sociale che si muove su linee diverse rispetto al passato, apre campi di lotta, ma acuisce anche gli aspetti più difficili della vita quotidiana. La nostra discussione si è articolata intorno al problema delle nuove interconnessioni tra teoria e prassi, mentre ci ponevamo il problema di analizzare e definire il momento storico in cui vivevamo, una fase di grande cambiamento vissuta però dall’interno delle nostre case. Abbiamo quindi pensato di partire nella nostra riflessione, dalla sofferenza strutturale prodotta dalla violenza capitalista, dalle modalità con cui determina i rapporti fondamentali per la riproduzione del sistema e dalla nostra capacità di identificarne i meccanismi.

Il primo incontro nazionale della rete si è tenuto poco prima del lockdown del 2020. Durante quell’incontro la discussione è partita da posizioni differenti, ha riguardato il modo in cui la world-ecology, l’ecofemminismo, il pensiero decoloniale, il transfemminismo leggono la crisi, così come la possibilità di definire una lettura propria dell’ecologia politica. Abbiamo pensato quindi di proseguire quel confronto e di allargare l’invito alla partecipazione usando i mezzi che erano disponibili. Questo volume raccoglie i testi di alcuni dei seminari on-line che sono stati organizzati all’interno del ciclo Pandemia: sintomi di una crisi ecologica globale. Le varie realtà che fanno parte della rete hanno organizzato una serie di incontri invitando esponenti del mondo della ricerca e esperienze di lotta a discutere dei vari aspetti della crisi. Agli incontri hanno contribuito: Athamanta di Massa Carrara, Collettivo Epidemia, Ecologia Politica Bologna, Ecologia Politica Catania, Ecologia Politica Firenze, Ecologia Politica Milano, Ecologia Politica Messina, Ecologia Politica Pisa, Ecologia Politica Palermo, Ecologia Politica Parma, Ecologia Politica Torino, Ecologie Politiche del Presente di Napoli. Il punto di partenza della discussione è stata la constatazione che la sindemia è una delle contraddizioni manifeste dalla crisi ecologica globale. Per questo motivo abbiamo ritenuto fondamentale la condivisione delle esperienze di lotta contro la devastazione ecologica e abbiamo chiesto a chi interveniva di provare a individuare i processi di mutamento in atto, proprio perché vorremmo che questo testo contribuisse alla costruzione di una delle narrazioni contro-egemoniche.

La crisi pandemica non è stata casuale, è il frutto di un rapporto di prevaricazione continua nei confronti del pianeta. Gli strumenti dell’ecologia politica sono stati proprio ciò di cui, come rete, ci siamo volutə dotare per analizzare meglio questo processo e capire come confrontarci con il presente. Dividere emergenza climatica-ambientale e pandemia non solo non è fruttuoso, ma è anche errato, poiché esse hanno la stessa origine e sono strettamente legate tra loro, così tanto da essere l’una interna all’altra. Pensiamo sia essenziale discutere di tutto ciò, anche perché la retorica della colpevolizzazione del singolo è sempre stata una grande arma del sistema neoliberista, che viene prontamente sfoderata per sopperire alle sue inefficienze, scaricando tutta la responsabilità sugli individui. Attorno al disastro pandemico è stata costruita un’unica grande narrazione mirante alla responsabilizzazione degli individui e focalizzata su questioni – dalla raccolta differenziata, passando per la povertà, i disagi psichici, fino agli spritz in strada – volta a occultarne le vere cause, sistemiche e strutturali.

Così si cercano di giustificare le condizioni di un pianeta devastato, una distribuzione delle ricchezze totalmente unidirezionale e iniqua, il ricatto salute-lavoro e un sistema sanitario insufficiente. Questa narrazione è inoltre funzionale alle nuove forme di speculazione, il sistema economico e finanziario scommette sul rischio, sulle crisi, che oltre a creare nuove prospettive di investimento, sono essenziali per la sua sopravvivenza, poiché grazie ad esse trova il modo di reinventarsi e rafforzarsi. Le catastrofi vengono naturalizzate, presentate come qualcosa di inevitabile e indipendente dal perpetuarsi del depauperamento continuo della biosfera. Chi avrà saputo scommettere bene sul rischio, si arricchirà, mentre le conseguenze ricadranno sempre sulle classi più deboli e sfruttate, sia in termini di salute che di disagio socioeconomico.

La normalizzazione dei danni e della morte è un procedimento che abbiamo visto attuarsi con estrema violenza in questi mesi, ma che non ha nulla di nuovo. Per questo chi è cresciutə a Taranto, tra i veleni dell’Ilva e i Wind days1, sapeva già bene cosa volesse dire doversi chiudere in casa per cercare di limitare i danni sulla propria salute, mentre ciò che li provoca continua il proprio operato. Come sapeva di dover scegliere tra andare a lavorare rischiando la vita o non mangiare.

Il sistema vigente basa il proprio funzionamento sul modello colonialista perpetuato da aziende che si impossessano delle risorse dei territori, specialmente dei paesi resi più poveri. Chi investe sull’agroindustria, sulle monocolture e sull’allevamento intensivo sta tentando di costruire un nuovo monopolio alimentare, aumentando a dismisura la pressione sulla biosfera e contribuendo in modo sostanziale ai salti di specie dei virus, alla diffusione di agenti patogeni di varia natura, all’aumento incontrollato delle malattie, alla scomparsa di interi ecosistemi. Non si possono separare quindi i vari aspetti, la crisi pandemica è provocata da un sistema predatorio che sta prosciugando, distruggendo e alterando la vita e i rapporti tra esseri viventi su questo pianeta.

La reazione a catena delle crisi dentro le crisi non si ferma qui, perché queste possono anche entrare in relazione tra loro in una combinazione di nocività esponenziale. L’aria che respiriamo è contaminata da elementi dannosi per la salute prodotti dalle industrie, dai trasporti, dalle combustioni e anche dagli allevamenti intensivi. Proprio quest’ultimi sembrano tra i maggiori veicoli dei virus. Allo stesso modo lo stare a casa, anche se come atto di responsabilità per la collettività, non ha significato e non significa per tuttə la stessa cosa. Il reddito, la possibilità di avere o meno una casa, l’essere costrettə in una cella senza distanziamento e tutele sanitarie, hanno provocato gravi danni. Limitare le persone in luoghi ristretti, la cui vivibilità si basa sulle proprie disponibilità economiche, ha chiaramente portato alla luce le contraddizioni e le ulteriori nocività su cui si basa questo sistema. Tutte le soggettività, che non corrispondono a quella identificata come dominatrice, non sono necessariamente al sicuro tra le mura domestiche, dove oltretutto si cela un carico di lavoro invisibilizzato che grava come sempre sulle spalle delle donne, che inoltre rappresentano la maggioranza della forza lavoro espulsa dal sistema produttivo. Durante la pandemia sono diventate anche più pesanti le forme di ricatto occupazionale vissute dai lavoratori e dalle lavoratrici dei servizi essenziali (salute, logisitica, supermercati). Ancora una volta le crisi si mischiano e si sovrappongono, diventando l’una interna all’altra.

In questo contesto molte reti di solidarietà si sono riappropriate delle pratiche di cura, per sottrarle alla sfera della riproduzione dell’ordine sociale e contrastare l’isolamento, per sostenere l’idea di un sistema basato sulla cura reciproca. Il capitalismo si mostra nella sua forma più pura, ma contemporaneamente emergono possibilità per la costruzione di grandi stagioni di lotte. La sindemia e la riconversione ecologica saranno un grande campo di battaglia. Se si prospetta un grande sconvolgimento politico-sociale, che sancirà un radicale cambiamento delle istituzioni moderne, sicuramente ci sarà da lottare perché l’alternativa che proponiamo non venga assorbita e perché siano visibili i percorsi concreti e attuabili che si stanno aprendo. È il momento di immaginare come attuare nuove forme di società, in cui le relazioni con gli esseri umani e non umani, siano basate sulla convivenza armoniosa e non sulla prevaricazione, dove non ci sia da scegliere tra lavorare e morire, in cui il reddito di ognunə non determini il diritto alla vita. Abbiamo bisogno di un mondo nuovo, dove il benessere dei territori e della vita che li popola siano la priorità. Un mondo che solo le lotte dal basso potranno costruire.

Loro sono solo l’1%, noi siamo tutto il resto e da qui inizia la nostra lotta!

 

Note

[1] Durante i giorni in cui a Taranto il vento soffia da Nord Est, aumenta la probabilità che le polveri sottili altamente inquinanti prodotte dagli scarichi dell’area industriale si diffondano sulle zone abitate, la popolazione è quindi invitata a aggiornarsi costantemente sull’andamento dei venti e a seguire una serie di comportamenti per autotutelarsi.