Il Bitcoin è diventata negli ultimi mesi una delle criptomonete più note, anche in seguito alle ampie oscillazioni della sua quotazione in dollari. In questo articolo, uno dei più importanti studiosi di monete digitali e dei relativi algoritmi spiega l’origine e le caratteristiche del Bitcoin. L’articolo originale, in inglese, dal titolo: Bitcoin, the end of the Taboo on Money, è tratto da the DYNDY.net article series: http://jaromil.dyne.org/writings. Siamo grati all’autore per il permesso. Questa è la prima traduzione italiana a cura di Andrea Olivieri, che ringraziamo.
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“Le forze più potenti, quelle che ci interessano per la maggior parte, non sono in una relazione speculare e negativa alla modernità , al contrario si muovono su traiettorie trasversali . Su questa base non si deve concludere che si oppongono a tutto ciò che è moderno e razionale, ma che sono impegnati nella creazione di nuove forme di razionalità e di nuove forme di liberazione”.
A. Negri e M. Hardt , Commonwealth, 2010.
1. Introduzione.
Questo articolo non ha lo scopo di illustrare cos’è il Bitcoin: al riguardo ci sono diverse fonti di informazioni, a partire da un bel video di animazione[1] e da un gran numero di scritti e saggi anche accademici, citati in wikipedia[2]; vi è anche una bella drammatizzazione in un episodio della popolare serie televisiva “The Good Wife”[3].
Invece che discutere della funzionalità o della vulnerabilità del Bitcoin o cimentarsi in una sua analisi alla luce delle teorie economiche, in questo saggio vogliamo indagare gli aspetti storici e filosofici legati all’emergere di questa tecnologia. Chi scrive è stato coinvolto per più di due anni nella comunità Bitcoin, impegnandosi nello scambio cooperativo e anche critico tra i suoi nodi.
Il denaro è un mezzo fondamentale su cui costruire e consolidare una sovranità costituente. Questa ricerca discute della necessità e dell’urgenza di tale processo costituente come una forma di soggettivazione. In ultima analisi questo articolo fornisce un quadro del contesto culturale in cui è stato inventato il Bitcoin e si è sviluppato fino a ciò che è ora, al fine di offrire alcune chiavi interpretative dei suoi aspetti sociali e politici .
2. Origini
Nel 1994, quasi due decenni fa, un intervallo di tempo considerevole per l’innovazione digitale, Steven Levy pubblicò sulla rivista Wired un articolo dal titolo “E-Money (Questo è ciò che voglio)”[4] con un’introduzione che non lasciava dubbi al lettore. Riferendosi all’E-Money (Moneta digitale), infatti, scrive:
“L’applicazione sensazionale delle reti elettroniche non è il video-on-demand, ma l’E-Money. Essa andrà a colpire laddove è più importante – il vostro portafoglio. Non solo rivoluzionerà la Rete ma cambierà l’economia globale”.
Per coloro che non conoscono Steven Levy , autore di libri come “Crypto” o “Hackers”, vorrei solo dire che non è il classico tipo visionario: i suoi scritti contengono pochissima fantasia e seguono un approccio giornalistico molto documentato. In questo articolo, egli descrive il caso di David Chaum “il fondatore barbuto e coda di cavallo di DigiCash” che stava lavorando ad Amsterdam, con lo scopo di “catapultare il nostro sistema valutario nel 21° secolo”. Infatti quasi 20 anni fa, David Chaum era ricercatore al CWI, l’Istituto nazionale di ricerca per la matematica e l’informatica in Olanda, dove in questi ultimi tempi ho avuto l’onore di spiegare come funziona il Bitcoin[5] davanti a un pubblico di scienziati che hanno lavorato con Chaum, e che onestamente mi hanno fatto sentire abbastanza imbarazzato, finché non ho capito che la modestia è sicuramente una delle loro qualità.
Poiché vorrei iniziare questo articolo partendo da una prospettiva storica, non posso fare a meno di seguire le origini dell’evoluzione che Bitcoin rappresenta a partire dal seminale contributo di Levy.
Ma non è tutto. Bitcoin non è solo “moneta digitale”. La sua nascita e crescita sono state favorite da una rete di attività che, per alcuni aspetti, condivideva i principi etici e di gestazione di una comunità: sto parlando della comunità hacker.
Bitcoin è apparso per la prima volta agli occhi della comunità hacker in un Slashdot post[6] che, nell’agosto 2010, ha annunciato il rilascio della versione 0.3. In precedenza, Bitcoin era conosciuto solo su mailing list minori, oggi non più funzionanti.
Il post citato ha annunciato la nascita di un software che, attraverso il lavoro distribuito su tutti i partecipanti on line, avrebbe creato alcuni “hash” unici che avrebbero poi potuto essere scambiati come “moneta digitale”. Gli hacker a quel tempo avevano già familiarità con questo concetto poiché era già disponibile un’implementazione simile: si trattava dell’utilizzo di una cosiddetta “hashcash” per combattere lo spam digitale grazie all’accettazione di un prezzo computazionale su tutti i server di posta elettronica disposti a scambiare e-mail. Anche l’architettura distribuita, o clusterizzata di questo software suonava familiare, dal momento che molti di noi pensavano che questo sarebbe stato una sorta di SETI@Home, un software che distribuisce il lavoro di calcolo necessario per analizzare i segnali dallo spazio raccolti da osservatori della NASA.
3. Eventi memorabili
Nei due anni e mezzo seguiti alla presentazione alla comunità hacker, mi sento di individuare due eventi memorabili che possono aiutarci a capire la progressione storica di Bitcoin.
Gennaio 2011 Blocco finanziario di Wikileaks
Maggio 2011 La rivista Forbes pubblica il suo primo articolo su Bitcoin